DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

sabato 31 maggio 2014

Travaglio si sta separando da Grillo?

Per Travaglio è iniziata l'operazione ravvedimento e distacco da Grillo. Si è finalmente accorto che stava montando l'ennesimo cavallo sbagliato che, come Di Pietro e Ingroia, non porta da nessuna parte. Meglio tardi che mai. Avanti ora, fans di Travaglio: seguitelo!

Grillo e Farage, programmi a confronto

-----------------------------------------
Ufficio stampa di Nigel Farage:


"La politica di libertà di voto dell'Europe of Freedom and Democracy (EFD) è rispettosa di ogni partito politico. A differenza dei Verdi e di molti altri gruppi del Parlamento europeo, il gruppo EFD permette alle delegazioni nazionali di votare come ritengono opportuno secondo la propria ideologia, preferenze politiche e di interesse nazionale. Per l'EFD , un gruppo non è un partito politico. Si tratta di una scelta strategica e pragmatica al fine di ottenere posizioni nelle commissioni del Parlamento europeo, per ottenere finanziamenti, tempo di parola in parlamento, e un segretariato esperto e professionale. Non è programmatica. Ciascuna delle parti all'interno del gruppo è libera di scegliere il proprio modello di voto, direzione ideologica ecc. Nell'ottica del gruppo EFD si tratta di un matrimonio di convenienza per il reciproco vantaggio.

Lo statuto del gruppo
Il gruppo è aperto ai deputati che credono in una Europa della Libertà e della Democrazia e che riconoscono la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani e la democrazia parlamentare.
Il Gruppo sottoscrive il seguente programma :
1 . Libertà e cooperazione tra le persone di Stati diversi
2 . Più democrazia e il rispetto della volontà popolare
3 . Rispetto per la storia d'Europa , delle tradizioni e dei valori culturali. Popoli e nazioni d'Europa hanno il diritto di proteggere i propri confini e rafforzare i propri valori storici, tradizionali, religiose e culturali. Il Gruppo rifiuta la xenofobia, l'antisemitismo e qualsiasi altra forma di discriminazione
4 . Rispetto delle differenze e degli interessi nazionali: libertà di voto
Accettando di far propri questi principi nei suoi procedimenti, il Gruppo rispetta la libertà delle sue delegazioni e deputati di votare come meglio credono.

UKIP è contro la guerra
A differenza dei leader verdi e liberali ( ALDE ), che hanno entrambi urlato per la guerra in Libia, quando Hermann Van Rompuy ha visitato il parlamento a dicembre 2012, l'UKIP ha avuto una opposizione coerente e di principio alle guerre imperialistiche straniere e contrario alla Gran Bretagna come cagnolino della politica estera aggressiva dell'UE o degli Stati Uniti. UKIP si è opposta all'intervento militare dell'UE e del Regno Unito in Iraq, Afghanistan, Libia e Siria
UKIP è un'organizzazione democratica, con delle procedure decise dai suoi membri
Nigel Farage è il leader del partito UKIP, ma non decide la politica UKIP. Questa è una questione dei membri del partito e del Consiglio Direttivo Nazionale. UKIP è un'organizzazione democratica e non una dittatura. Nessuna forma di razzismo, sessismo o xenofobia è tollerataNessuno che sia mai stato membro di un partito di estrema destra può unirsi a UKIP. Questo è scritto nella costituzione del partito.
La costituzione del partito è stata modificata in modo che i membri del partito e i deputati che infrangono la legge o mettono in imbarazzo il partito possono essere espulsi. Ex eurodeputato UKIP Nikki Sinclaire è stato espulso dal UKIP dopo essere stato sorpreso nell'appropriazione indebita di denaro da parte del Parlamento europeo. La politica UKIP sugli errori dei membri è "Una volta che si trovano fuori, si sono gettati fuori". Nigel Farage si è offerto di testimoniare in tribunale contro l'ex deputato che è stato scoperto a prendere i soldi da parte del Parlamento europeo.
E' stato affermato nel corso della riunione dell'Ufficio di presidenza del Parlamento europeo all'inizio di quest'anno che le accuse formulate contro il signor Farage dal deputato liberal democratico MacMillan Scott sono state vagliate e nulla di male è emerso nei confronti del signor Farage.
Farage ha lavorato come broker al London Metal Exchange, non è mai stato un banchiere e non ha nulla a che fare con le banche o servizi finanziari.
Vedi biografia sul sito della BBC
Farage non ha mai sostenuto offerte di libero scambio UE e ha detto pubblicamente che non sosterrà l'affare TTIP. Farage ha attaccato le grandi banche, le grandi imprese e i grandi burocrati che come lui afferma dominano l'UE .
Il 15 gennaio 2014, nel Parlamento di Strasburgo, Farage ha detto: "Siamo dominati da grandi imprese, grandi banche e sotto forma di Barroso, da grandi burocrati. E in realtà è su questo che si giocheranno queste elezioni europee: sarà una battaglia tra le democrazie nazionali contro la burocrazia europea."

UKIP si oppone alla dominazione tedesca e al controllo della Troika
Farage ha difeso il diritto dei paesi di proteggere i loro poveri dagli effetti disastrosi della UE, della Commissione Europea, FMI, BCE (la Troika). Egli si oppone al federalismo dell'UE, più correttamente chiamato centralizzazione.Farage è contro la dominazione tedesca dell'Europa attraverso il suo potere politico ed economico. Il 1 febbraio 2012 ha dichiarato a Strasburgoche:
"Cameron sostiene attivamente questo patto spregevole, questo piano per distruggere e umiliare gli Stati nazionali che non sopravvivono alla visione germanica di come le economie dovrebbero funzionare. Ora, devo dire che ho pensato che le proposte del fine settimana uscite dal del Ministero delle Finanze tedesco suggerissero che un commissario europeo e il suo staff occupassero un grande edificio ad Atene per prendere le redini del paese. Nessuno può negare oggi che la Grecia è poco più che una colonia. E questo è tutto un terribile errore enorme. La Grecia non è una società controllata. La Grecia è una nazione con un'anima, una nazione con orgoglio, con la storia. Hanno inventato la democrazia! Stanno soffrendo, hanno la disoccupazione giovanile del 50% causata dal signor Van Rompuy."
Politica energetica UKIP
UKIP si oppone alla politica energetica dell'UE perché sovvenziona turbine eoliche inefficienti e assurdamente costose. Si ritiene che la politica energetica dell'Unione europea stia spingendo al rialzo i prezzi, provocando povertà di combustibile per i poveri e guidando l'industria di Europa e verso la Cina e l'India dove la manodopera e l'energia sono a buon mercato. Ha una politica di sostegno per il carbone, il gas di scisto, l'energia nucleare e delle maree.
L'appartenenza al gruppo EFD consente al MoVimento 5 Stelle di perseguire una propria politica distinta per l'energia

UKIP sostiene la democrazia diretta e si oppone all'Euro
UKIP ha sempre difeso la democrazia locale e nazionale. E' un appassionato sostenitore dei referendum locali e nazionali. Si oppone alle imponenti leggi comunitarie e alle politiche economiche sulle popolazioni che non danno il loro consenso per tali politiche. E' fortemente contrario alla centralizzazione della UE e al controllo della Troika. Si ritiene che il progetto euro abbia generato povertà e disoccupazione per milioni di persone nel sud Europa e debba per ciò essere combattuto.
Nigel Farage a Strasburgo il 15 febbraio 2012 disse: "Beh Commissario, hai scelto l'uomo giusto. Puppet Papademos è al suo posto ad Atene. Ha detto: "La violenza e la distruzione non hanno posto in un paese democratico" Quale paese democratico? Non è neanche un primo ministro democraticamente eletto. E 'stato nominato da voi. La Grecia non è gestita attraverso la democrazia, è gestita da una Troika. Tre funzionari stranieri che volano in aeroporto di Atene e raccontano ai Greci quello che possono e non possono fare. La violenza e la distruzione che si è vista è causata proprio perché le persone sono state espropriate dei diritti democratici. Che altro si può fare? E devo dire: se fossi un cittadino greco sarei stato là fuori durante le proteste! Sarei là fuori cercando di abbattere questa mostruosità."
Ufficio stampa di Nigel Farage

Grillo-Farage: la scatoletta di tonno è nella testa di Beppe


Grillo-Farage: la scatoletta di tonno è nella testa di Beppe

Così no. Così non si fa. Non si elude scientificamente la domanda ‘ma siete di destra o di sinistra’ durante tutta una campagna elettorale, e non solo, con l’esplicita finalità di non restringere il bacino elettorale in cui attingere voti, per poi, con le urne ancora calde, prendere il primo volo alla volta di Bruxelles e andare ad ipotizzare accordi con Nigel Farage. Quel Farage? Quello dell’Ukip (United Kingdom Indipendence Party), il partito populista di destra nato da una compagine secessionista del Partito Conservatore britannico? Quello che ha costruito gran parte del suo consenso in patria facendo leva sull’idea che sia stata l’immigrazione a togliere il lavoro ai cittadini del Regno Unito? Quello xenofobo, omofobo e sostenitore dell’inferiorità femminile? Quello, proprio quello.
Non si fa. Non si gioca sull’ambiguità post-ideologica che destra e sinistra non esistono più (per la cronaca destra e sinistra sono due categorie del pensiero ed esisteranno sempre) per sfuggire alle etichette che circoscriverebbero il consenso trasversale, facendo scudo alla vaghezza con concetti onnicomprensivi come l’onestà e la difesa della sovranità popolare, per poi andare a sondare le convergenze con un personaggio che sull’estremismo destrorso ha fondato la propria fortuna.
Non si conclude la campagna elettorale invitando una gremita piazza San Giovanni a inneggiare a Berlinguer, ammiccando platealmente ad un elettorato di sinistra, orfano di rappresentanza, deluso dalle contaminazioni continue e dall’abulia identitaria del Partito Democratico, per poi fargli un cappottone come la scampagnata con Farage.  
I tratti approssimativi con cui il Movimento ha tratteggiato i confini della propria sagoma, la nebulosità post-ideologica con la quale ha creduto di cavalcare il terzo millennio rischia di rivelarsi il tallone d’Achille di un gruppo politico che punta al rinnovamento totale del paese attraverso una trasparenza adamantina.
Che il fine non giustificasse i mezzi è stato il cavallo di battaglia con cui Grillo ha spiegato il gran rifiuto dei Cinque Stelle a qualunque accordo con la compromessa fauna politica italiana, a partire dai giaguari bersaniani in avanti. Stupisce dunque che il mezzo diventi giustificabile ora che ad incarnarlo è il ghigno mefistofelico di Nigel Farage, che non vorrebbe dei rumeni come vicini di casa, parole sue. E stupisce altresì che questa nuova morbidezza nella ricerca di punti d’incontro con altri soggetti politici faccia la sua comparsa post delusione elettorale, quando la paura di non aver alcun peso politico in Europa (dove in assenza di un gruppo parlamentare composto da almeno 25 deputati e da non meno di 7 paesi si finisce per contare poco e nulla) improvvisamente ha la megliosull’integrità umana e politica.
L’elettorato di sinistra che ha sperato di trovare in Grillo una possibile alternativa, una linfa nuova con cui corroborare la decadenza della struttura partitica istituzionale, questa mossa non la perdonerà. Perché essere incensurati, onesti, vigorosi, volere la legge anti-corruzione, la legge sul conflitto d’interessi, il reddito di cittadinanza, essere un’opposizione viva e propositiva è tutto molto importante, ma da che parte vira il timone è una faccenda troppo seria per non essere considerata.
Non basta nutrirsi della storia di un uomo come Dario Fo per profumare l’aria di sinistra. Al momento l’unica scatoletta di tonno che sembra essersi aperta è la testa di Grillo.
Veronica Gentili Blog

venerdì 30 maggio 2014

Grillo e Farage

Era su ..."Chi l'ha visto?" lo streaming dell'incontro di Grillo con Farage? 
Distimicamente Assente ExInFeltrito

giovedì 29 maggio 2014

Travaglio e i "poveretti"



Lettera 7
Su chi ha osato criticarlo, così scrive Travaglio: "Questi poveretti non sanno che un giornalista o sta all'opposizione di chiunque stia al potere, oppure semplicemente non è un giornalista: è qualcos' altro". Io, poveretto, allora chiedo al Sommo: se il suo beneamato Grillo avesse vinto le elezioni lei si sarebbe ipso facto messo con l'opposizione? O avrebbe smesso di fare il giornalista?
Ma si rende conto di ciò che ha scritto? E ancora: lei ha detto che la vittoria di Renzi è un risultato degno di un approfondimento psicologico o psichiatrico. Questo è essere giornalista o qualcos'altro? Non pensa che forse sta diventando lei un "poveretto", vittima della sua spocchia, della sua supponenza e del suo narcisismo sconfinato? Ma chi diavolo si crede di essere? Il depositario della verità?
E sì che dovrebbe ricordarsi di come sono finiti i suoi Di Pietro e Ingroia! Forse dovrebbe prendere qualche lezione di modestia; provi dal suo serio collega Peter Gomez. O è anche lui un "presunto collega"? O teme che toni e modi normali farebbero perdere successo a lei e copie al suo Fatto Quotidiano?

Vittorio Poveretto Distimicamente ExInFeltrito

mercoledì 28 maggio 2014

Maurizio Crip e Grillo


 C'ERAVAMO TANTO ILLUSI. CHICCO, LUCIA E IL BENSERVITO A GRILLO
Maurizio Crippa per "il Foglio"
Lei con gli occhialetti al naso disse: "Grazie di aver accettato questo invito". Lui col cappellino in zucca rispose: "Prego". Nell'esordio pieno di sussiego della prima intervista televisiva di Lucia Annunziata a Gianroberto Casaleggio c'è un che di grottesco, ossequioso, una cerimonia del Nobel fuori sincrono, che come spesso accade ai frammenti televisivi sbagliati è forse la chiave di volta per capire un fenomeno volatile eppure accaduto, lo strazio cui per due anni i conduttori indipendenti e che la sanno lunga ci hanno sottoposto, noi e la nazione: il fenomeno culturalmente fesso, mai diremo paraculesco, di prendere sul serio il Movimento cinque stelle e i loro men che probabili guru
Paola TavernaPAOLA TAVERNA
Annunziata sembrava avesse davanti Steve Jobs redivivo ("uno start-up, diciamo così"), mai una domanda cattiva, almeno straniata, mai il rischio di far alzare l'ospite irritato, come capitò al Cav
Così come di strabiliante grillismo appariva l'Huffington Post, versione Italia. Lei scriveva, pochi giorni fa: "Il Movimento 5 stelle, per nulla logorato da questi mesi in Parlamento, è tornato sulla scena politica giocando una partita molto diversa". Prosa da Istituto Luce: "Forza affidabile, partito in grado di offrire al paese un governo stabile". Grazie. Prego. Nonché: "La crescita pubblica della figura di Casaleggio, la preparazione di una squadra di governo, sorta di governo ombra fin da ora".
Ecco, con egual empito Annunziata ora scrive, ma di Renzi: "Un successo mai visto. Per il Pd e per il suo leader. Matteo Renzi ha portato il suo partito a una vittoria il cui livello a sinistra non è mai stato raggiunto... Da questo momento è il padrone d'Italia". Prego. Grazie. Altrettanto iconica, come dicono quelli della tv, è stata la trasformazione di Dr. Enrico-Mr. Mentana, quando a metà della nuttata ancora da passare, ha iniziato a inzigare Marco Travaglio, la sua guest star, il suo editorialista al sangue e supremo sacerdote della linea grillista, che già arrotava i denti: "Be', Travaglio, non si può più far finta di niente, che Grillo non abbia perso".
ALESSANDRO DI BATTISTAALESSANDRO DI BATTISTA
Per un istante è sembrato quasi Fabrizio Barca, smarrito intellò in viaggio alla scoperta dell'Italia reale. Ma ha fatto in fretta ad approdare alla sicura riva renziana. Lui, che aveva vaticinato su Grillo: "Non c'è dubbio che abbia guadagnato centinaia di migliaia di nuovi voti, non correndo il rischio di perderne nessuno". Intanto, tuìt impietosi grandinavano sul pistolero Travaglio, mollato alla deriva: "Sembra Massimo Mauro che commenta la Champions League".
Fabrizio BarcaFABRIZIO BARCA
Ma lui, lo Svelto, era già oltre. Lui, che s'accorse per primo del primo Vaffa day, e la nuotata di Sicilia, lui che non s'è perso un comizio. Ma sempre con l'alibi del cronista oggettivo: eh, è un fenomeno politico, lo registriamo. Lui che a Grillo ha fatto l'intervista, quando la primadonna barbuta con gli altri faceva la preziosa, lui che ha svezzato i tele-grillini guidando la loro rete simpatia. Lui, Mentana, adesso scroscia in un applauso a Renzi che Menichini al confronto è un freddo passacarte: "E' un visitor, un caso di scuola incredibile... La presa del potere di Matteo Renzi è da trattato". Così adesso, loro, già ci precedono in Galilea. "Renzi, è vero che lei farà l'Italia più bella che pria?". Grazie. Prego.


MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSEMATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE

Gli orifizi di Travaglio


Stella e Grillo


STELLA CONTRO 5 STELLE - L’AUTORE DELLA “CASTA”, LIBRO FETICCIO DEI GRILLINI, METTE IN FILA TUTTI I FLOP DEL COMICO GENOVESE: “NON SA VINCERE E NON SA PERDERE. IL SUO VIDEO È UNO SFOGO INFELICE”

Prima il rifiuto di parlare con i giornalisti “servi del regime” poi le interviste da Vespa, le espulsioni a raffica, l’avanti e indrè sul Porcellum, le adunate promosse e poi abbandonate, i processi in piazza, la lupara bianca, la vivisezione. E ora, è colpa dei “pensionati” se non ha vinto…


"Au Les Plus Grandes Journalistes"


Ho incontrato Travaglio, mentre usciva dal suo solito esclusivo Caffè, "Au les plus grandes journalistes". 
Provo a riassumere alcune osservazioni che ho osato fargli in merito alle ultime sue.
"Non abbiamo mai preteso di insegnare ai nostri lettori per chi devono votare".
Eh, capirai! Avete soltanto fatto di tutto per far passare per minorati quelli che non votavano come voi...
"Noi del Fatto siamo giornalisti, non politici".
Fa bene a ricordarcelo, perchè spesso, quando la sentiamo, qualche dubbio viene.
"Alcuni presunti "colleghi", abituati al giornalismo embedded e specializzati nello sport nazionale di osannare i governi e di massacrare le opposizioni...".
Già: del sommo Travaglio si può essere soltanto "presunti" colleghi. E, sù da bravi, presunti giornalisti: basta massacrare i poveri grillini del Plus Grande Journaliste!
"Il linguaggio che paga non è quello provocatorio e paradossale di Grillo (che, tradotto sui titoli di tg e giornali, diventa serio e truculento, spaventa la gente)".
Se la prende con i titoli di tg e giornali?? Ma se il linguaggio del suo Grillo in centinaia di programmi è passato direttamente dalla sua bocca alle orecchie del pubblico!
"Meno male che M5S c'è: altrimenti anche noi, come la Francia e la Gran Bretagna, avremmo gli antieuropei xenofobi e lepenisti oltre il 20%".
E già: M5S sì che è un partito europeista, xenofilo e veramente democratico!
"...non hanno soldi né favori da elargire e promettere".
Mi sbaglio o promettono anche un reddito minimo garantito di 600-1000 euro?
"Quanto durerà Renzi, o meglio l'innamoramento di una certa Italia per lui?".
Ecco, vede, ci siamo: "Una certa" Italia, lei dice; quella dei minorati, vero?

 Altro ancora ho detto al signor Travaglio che, orfano di Berlusconi, ne deve assolutamente creare un altro per farci sopra tanti bei libri e spettacolini.
Vede, Sommo, lei dice molte cose che anche altri dicono; per esempio anche il suo collega (presunto?) Gomez (che, a differenza di lei, ha la mia stima). Ma lei ha successo più degli altri per COME le dice; lei, a differenza di altri, dalla sua cattedra sfotte e prende per il c...o chi non la pensa come lei; e il suo pubblico, ride e applaude soddisfatto. Altrettanto ha fatto e fa, istrionicamente, il suo Grillo: tra i giovani, tra gli arrabbiati, quanti voti prende per le cose che dice e quanti per COME le dice? Gli arrabbiati, i "forconi", gli "indignados" de noantri arrivano a frotte dove ci sono battute, provocazioni, insulti, parolacce. Ma, i "forconi" che fine hanno fatto? La stessa che, senza un Grillo (e magari senza di lei) farebbero i grillini. Lei, signor Travaglio, oltre ad essere molto furbo, è una persona di ..."una certa" intelligenza. Bè, quell'intelligenza cosa le fa dire di un leader che vuole portare il suo movimento al governo ma che, fino all'ultimo, da Vespa a cercar voti, ripete "Noi non facciamo alleanze, devono andare tutti a casa"; e alla domanda "Ma per governare da soli dovete avere il 51%" risponde: "Ma chi se ne frega del 51 %!"? Qui non si tratta di sbagliare strategia nella campagna elettorale o di dire qualche parola di troppo: si tratta di non avere i piedi per terra; e fin da principio, Lei davvero può RAGIONEVOLMENTE votare e mandare al governo gente che pensa di poter fare tutto da sola? Ma vede, signor Giornalista, il fatto (anche questo, quotidiano per lei) è che la sua ambizione, la sua supponenza, il suo narcisismo sono così grandi che lei si deve distinguere dagli altri in ogni modo; non soltanto con la sua indiscutibilmente abile e velenosa penna rossa da maestrina; ma anche cavalcando pubblicamente e gloriosamente quello che ora le appare come il più selvaggio e nobile dei cavalli; e descrivendocelo come, una volta domato, un destriero che alla testa del suo branco può travolgere tutto e tutti e condurre l'Italia alla salvezza e alla vera democrazia. E ci fa capire che le dispiace che ci sia "una certa" Italia che vuol tenere i piedi a terra invece di cavalcare i cavalli selvaggi che lei propone. Per lei è un peccato che ci sia quella "certa" Italia che si illude che un mulo possa lavorare meglio; e anche subito. Bè, continui con i suoi rodei, lei, sventolando il cappellone verso il suo pubblico e cercando di star in sella più che può, cavaliere senza macchia e senza paura. Tanto, cavalcando i suoi tanto lodati Di Pietro e Ingroia, si è abituato a cadere senza farsi male. E, mi raccomando: continui a non aver la pretesa di insegnarci per chi dobbiamo votare...

Vittorio Distimicamente Micatantosuo ExInFeltrito

martedì 27 maggio 2014

Il Grillo ha sparlato troppo


PIAZZE PIENE, URNE VUOTE - PANSA: GRILLO HA COMMESSO L’ERRORE FATALE DI PENSARE CHE LE TUTTE PERSONE IN PIAZZA EQUIVALESSERO A VOTI, QUANDO INVECE SI VOLEVANO GODERE UNO SHOW ...A GRATIS



Piazze piene, urne vuote. L'aveva già detto sessant'anni fa il leader socialista Pietro Nenni, durante la campagna elettorale del Fronte popolare nell'aprile 1948.Comunisti e socialisti erano convinti di vincere non soltanto perché avevano un'arroganza senza limiti, ma poiché vedevano un mare di gente ai loro comizi. Nenni era più schietto di Palmiro Togliatti e un giorno se ne uscì con quella profezia.



Molto azzeccata, dal momento che le sinistre persero il confronto con la Democrazia Cristiana guidata da Alcide De Gasperi. Nel Movimento Cinque stelle nessuno ha avuto l'accortezza di rammentare il monito di Nenni al generalissimo Beppe Grillo. Lui si era convinto di vincere. Sino all'ultimo lo ha garantito alle sue truppe e ai possibili elettori strillando: «Vinciamo, anzi stravinciamo, abbiamo già vinto!».Non si rendeva conto di avere di fronte un'illusione ottica: una serie di piazze stracolme.
Da comico patentato, avrebbe dovuto pensare che quelle migliaia di persone stavano lì per godersi un show senza pagare il biglietto. Non lo ha fatto. Si è costruito da solo il proprio disastro. E adesso vediamo il perché. Il primo motivo sta nel carattere di Grillo. Lui è uno spaccone, un ganassa direbbero in Lombardia.
Mentre dalle mie parti, nel Basso Piemonte, userebbero per lui una espressione curiosa: è uno sgiafelaleon, il tipo che si crede capace di prendere a schiaffi anche i leoni. In versione pagliaccesca, piuttosto che da carogna. Il capo stellare si è sempre presentato così al proprio pubblico.
Con l'aiuto gratuito dei media televisivi, sempre disposti a mandare in onda personaggi e spettacoli da catalogare sotto la rubrica «Strano,ma vero». L'elenco delle prodezze di Grillo è impressionante. Si va dall'impresa fisico-sportiva di attraversare a nuoto lo Stretto di Messina per comiziare in Sicilia, sino a quelle politico-minacciose.

Mi è rimasto impresso ciò che ha detto martedì 20 maggio, nell'entrare a Montecitorio per impartire ai suoi gli ultimi ordini prima del voto europeo. Mentre attendeva l'ascensore,ha scorto due commessi e non ha resistito al gusto della battuta sadica: «Quando verremo qui, licenzieremo un po'di questi signori!». Renato Brunetta ha commentato: «Ai commessi è andata bene, perché Grillo non li ha invitati a fare un giro in auto sul suo Suv».

Tutte offerte, giorno dopo giorno, dal suo blog, testimonianza non contestabile del piacere di stupire e, insieme,di mettere paura. Grillo non ha mai perso l'occasione per presentarsi come uno pronto a schiaffeggiare i leoni. Anche quando non li aveva di fronte.

Il Grillo trionfante ci lascia in eredità un ritratto penoso di se stesso. Costruito senza prudenza con una serie infinita di ganassate. Dopo la vittoria, faremo i processi ai politici, agli imprenditori, ai giornalisti. Indagheremo a fondo sui loro patrimoni nascosti, sulle falsità, sulle infedeltà fiscali.
Il pugno duro non risparmierà nessuno, come dimostrano le espulsioni dei parlamentari stellati che rifiutano di obbedire ai miei comandi.Grillo era talmente sicuro del proprio potere assoluto da non temere di contraddirsi.Dopo aver vietato per mesi a senatori e deputati di andare in tivù, all'improvviso gli ha imposto di presentarsi a tutti i talkshow.
BEPPE GRILLO NUOTA NELLO STRETTO DI MESSINABEPPE GRILLO NUOTA NELLO STRETTO DI MESSINA
Con il risultato di mostrare la fragilità di tanti dei suoi. E Grillo non è stato il solo a montarsi la testa.Anche il suo socio Gianroberto Casaleggio ha pisciato fuori dal vaso, per usare un lessico da bar. Aveva sempre taciuto, nella convinzione che il mistero lo rendesse più forte. Ma quattro giorni prima del voto europeo, ha regalato al «Fatto quotidiano» un'intervista sterminata, scritta da Marco Travaglio.
Due paginate pompose e incaute che si chiudevano con tre parole rischiose. Alla domanda se credesse davvero che i grillini sarebbero arrivati davanti al Partito democratico, Casaleggio ha risposto: «Ci credo veramente». Travaglio gli ha ricordato che Grillo diceva spesso: «Se perdo le elezioni europee, mi ritiro».
Replica del guru: «Non ci credo, non è il tipo. Lo dice ogni tanto, per stanchezza. Ma anche lui persegue l'obiettivo di portare i Cinque Stelle al governo. Poi magari si ritira un minuto dopo. Anche se lo fanno ministro». Però Grillo seguita a ripetere la medesima solfa. E spesso la completa con una spiegazione che non deve sfuggirci: «Se perdomi ritiro,perché non sono adatto a questo paese!».
È un corollario interessante dal momento che apre uno spiraglio sulla vera ragione del disastro elettorale del suo partito.Non essendo adatto all'Italia di oggi,Grillo ha commesso l'errore fatale per un leader politico: non ha saputo capire come sono fatti gli italiani del 2014. Siamo da sempre un popolo di moderati che non amano le avventure.
grilloGRILLO
Lo prova il fatto che per quasi cinquant'anni abbiamo mandato al governo la Democrazia Cristiana. Pure chi votava il Pci di Togliatti, di Longo e di Berlinguer sapeva di affidarsi a una parrocchia che aveva rinunciato alle velleità rivoluzionarie o estremiste. E garantiva una stabilità senza troppe scosse. Oggi l'Italia è un paese spaventato dalla crisi economica globale.
GRILLO A SAN GIOVANNIGRILLO A SAN GIOVANNI
Teme di diventare sempre più povero. Se possiede dei risparmi in banca, ha paura di vederli falcidiati o addirittura sparire. Le tasse lo opprimono. Per non parlare del resto: la burocrazia strapotente, la criminalità organizzata, l'immigrazione clandestina senza controllo. Anch'io faccio parte di questa Italia. E come milioni di altri cittadini, non amo il caos, rifiuto i politici incapaci, pasticcioni,velleitari.
beppe grillo a firenzeBEPPE GRILLO A FIRENZE
Respingo chi promette miracoli che non è in grado di fare. Penso che al governo ci debba stare chi si adopera a farci uscire dal buio sempre in agguato.Magari sbagliando qualche passaggio, però senza traumi eccessivi. In una parola, non avrei votato Grillo neppure con una rivoltella puntata alla nuca. Ma oggi il Super comico stellare ha la metà dei voti conquistati dal Pd di Matteo Renzi.
E' un parolaio dimezzato, un predicatore che si èmesso il tappo in bocca da solo.Rimarrà sulla scena a romperci i corbelli, come temo, oppure ci offrirà la sorpresa di ritirarsi a vita privata nella villona ligure? E' troppo presto per azzardare un pronostico. Sarà più interessante vedere quale uso farà di questa vittoria il presidente del Consiglio. L'unico augurio che mi sento di inviare a Renzi è di nonmontarsi la testa.
Grillo Napoli IMG U C F U UND x LaStampa NAZIONALE k UE U UND x LaStampa it
Quello di domenica 25 maggio è un trionfo legato a tutte le promesse di riforma che ci sta offrendo. Usi con giudizio la grande occasione che gli hanno offerto gli elettori, compresi i tanti che non possono certo dirsi tifosi del Partito democratico. Infine dimostri di avere una sola certezza: la guerra alla crisi continua e la strada per arrivare alla vittoria sarà ancora lunga, lunga, lunga.

(G. Pansa) 

L'Italia senza la Pina



Lettera 21
Grande risultato delle europee: spedendola a Bruxelles ci siamo liberati della Pina Picierno.  
Vittorio Tenetevela ExInFeltrito

lunedì 26 maggio 2014

Grillo-Bracalini


Non «vinciamonoi». Lo slogan della campagna elettorale di Grillo, tutto puntato sul sorpasso del M5S sul Pd, si schianta contro la valanga Renzi e si trasforma in una sconfitta. Il Movimento Cinque Stelle si conferma il secondo partito, con un buon 22,5%, ma per Grillo rappresenta un doppio risultato negativo.
Primo, il M5S prende meno voti rispetto alle Politiche 2013, quando ottenne il 25,5%. Secondo, e soprattutto, non solo vede svanire il miraggio del sorpasso, ma viene quasi doppiato dall'«Ebetino», soprannome con cui Grillo ha fatto la campagna elettorale su Renzi. E adesso, che succede? Grillo poche settimane fa disse che «o vinciamo, o stavolta davvero me ne vado a casa, e non scherzo».

Grillo-Lerner

"Ho la netta impressione che gli sputi digitali di @beppe_grillo stiano cominciando a piovergli sulla testa. Che schifo...". Poi è il turno di Marco Travaglio ospite su La7 da Mentana per commentare i risultati delle europee. Lerner aggiusta il tiro e spara su Travaglio: "Vedo Marco Travaglio per la prima volta tortuoso in tv. Si arrampica sui vetri per liquidare lo sgravio Irpef sul lavoro dipendente -cioè un provvedimento di sinistra del governo- come mancia elettorale del populista Renzi… Non sarebbe venuto il momento per lui di esercitare il suo proverbiale spirito critico sul fiasco del MoVimento 5 Stelle? Davvero pensava che il genere televisivo dell’invettiva potesse trasformarsi in progetto politico maggioritario? Suvvia… nei prossimi giorni, passata la delusione, ci attendiamo una riflessione pacata. Senza nomignoli, senza sfottò, possibilmente senza processi popolari online e soprattutto senza sputi".

Grillo-Scanzi

mi stupisce il gap rispetto a Renzi. Nonostante i tre milioni di voti in meno rispetto al febbraio 2013, il risultato non è negativo in sé: a giugno 2013 era dato sotto al 20% e invece oggi è ormai seconda forza radicata: chi, 15 mesi fa, avrebbe detto che Di Battista sarebbe stato più forte di Berlusconi?
I problemi sono due. Il primo è la forbice sovrumana con Renzi: accettabile fino a 5, dolorosa attorno al 12 (due mesi fa si parlava di Renzi 34% e M5S al 22%), disastrosa con i quasi 20 punti attuali. Il secondo problema, forse ancora più grave, è la sopravvalutazione di se stessi. Perché insistere con ‘sto “vinciamonoi”? Perché credere ciecamente nel sorpasso (ma sorpasso de che?)? Perché dare quasi per certo il raggiungimento del 30% o giù di lì? Perché farsi così tanti autogol (“Se non vinco mi ritiro”, cit Grillo)? E’ ovvio che, giustamente, ora mezzo mondo li sfotte. E fa bene a sfottere.
Detta più chiaramente: numericamente è una sconfitta, ma visto le (folli) aspettative malamente alimentate è un’asfaltata. Non so da cosa sia dipesa tale sopravvalutazione: evidentemente i 5 Stelle si sono convinti che il mondo reale fosse la rete o la piazza piena. A furia di riempire piazze e collezionare “i like”, hanno forse dimenticato che l’Italia che vota è fatta anzitutto da chi in piazza non ci va mai e magari decide all’ultimo momento per chi votare. I milioni di indecisi, alla fine, li ha presi tutti Renzi

Grillo-Mughini

un italiano giovane e ambizioso che solitamente indossa una camicia bianca e che di nome fa Matteo Renzi, è quello che in campagna elettorale aveva schiamazzato e insultato meno di tutti. Aveva pronunziato parole sacrosante: "Cari elettori, non mandate in Europa dei buffoni". Per una volta gli italiani hanno ascoltato la voce della ragione. Allegria.

Grillo-Dago


IN UN ANNO IL MOVIMENTO 5 STELLE PERDE PER STRADA QUASI TRE MILIONI DI VOTI, MENTRE MATTEO CATERPILLAR RENZI NE GUADAGNA DUE E MEZZO.


 DOPPIATO DALL’”EBETINO”: 41 A 21! GRILLO È DISTRUTTO. INFURIATO. “SE GLI ITALIANI VOGLIONO RENZI, CHE SE LO TENGANO. NE PAGHERANNO LE CONSEGUENZE. AVEVANO UN’OPPORTUNITÀ IMPORTANTE PER CAMBIARE, NON L’HANNO VOLUTA COGLIERE” .

IN FRETTA E FURIA NELLA NOTTE GRILLO CORRE A MILANO DA CASALEGGIO: CHE FARE? 

GRILLO PRONTO A SCAGLIARSI CONTRO IL “GARANTE” DELLE LARGHE INTESE: È GIORGIO NAPOLITANO L’OBIETTIVO DELLA PROSSIMA CAMPAGNA GRILLINA: “ATTACCHEREMO LUI, DOBBIAMO COSTRINGERLO COMUNQUE ALLE DIMISSIONI. E COSÌ CADRÀ PURE IL GOVERNO GUIDATO DALL’EBETINO”. 

OLTRE A GRILLO E BERLUSCONI, RENZI CATERPILLAR ROTTAMA DEFINITIVAMENTE ANCHE LA MINORANZA INTERNA: BERSANI, D’ALEMA, BINDI NON SI FANNO VEDERE NEANCHE PER I FESTEGGIAMENTI



Grillo-Gomez


È stato poi un grave errore il rifiuto di andare a vedere il gioco di Renzi quando l’ex sindaco si era detto disposto a rinunciare alfinanziamento pubblico se il M5s avesse discusso con lui le riforme. Ed è infine stato sbagliato continuare a alzare i toni, quando era possibile rappresentare un’opposizione intransigente senza per forza ricorrere al dileggio o all’insulto dell’avversario. Apparire autorevoli e seri in una nazione popolata da una classe dirigente improbabile è un valore al quale non è più il caso di rinunciare.

Grillo-Pansa


All’inizio la storia dei Cinque stelle è sembrata un piccolo spettacolo allestito da due impresari che intendevano raccattare un po’ di pubblico. Uno era un comico al di là dei sessant’anni, ormai fuori moda, ignoto ai giovani della movida e dei rave party: Beppe Grillo. L’altro era un manager che discettava di fantapolica e immaginava un pianeta dove tutti sarebbero stati felici: Gianroberto Casaleggio, un sessantenne. E sulle prime il loro è sembrato un banale cabaret, abbastanza volgare.
Tra i due si distingueva Grillo, per le concioni sarcastiche contro i politici. E per il vezzo di storpiare i cognomi o etichettare gli avversari con soprannomi irridenti. Il presidente Napolitano era Morfeo, Monti era Rigor Mortis, Berlusconi uno Psiconano, Vendola un Busone, Prodi l’Alzheimer, Renzi l’Ebetino. Poi è accaduto qualcosa che neppure la magica coppia si aspettava.
È entrato in campo un alleato strapotente. Non era la Rete tanto strombazzata, bensì una Cosa enormemente più forte: la crisi economica globale, con i suoi drammatici corollari. Il disagio sociale e l’avversione sempre più radicale per i politici professionali, dal presidente della Repubblica sino all’ultimo parlamentare o burocrate di partito.
Chi conosce la storia europea sa bene che le nazioni messe a terra da una guerra o da una grande depressione, con governi deboli che non sanno fronteggiarla, di solito partoriscono dei mostri. È accaduto in Italia all’inizio degli Anni Venti con la nascita del fascismo e l’avvento di un dittatore, Benito Mussolini. Ed è avvenuto in Germania al principio degli anni Trenta, con l’irrompere sulla scena di Adolf Hitler e del nazismo, pronto a sterminare gli ebrei.
Sino a oggi in Italia ci è andata bene. La Grande Crisi ha prodotto soltanto la coppia Grillo & Casaleggio. Almeno finora, perché quanto accadrà in seguito può rivelarsi un guaio ben più orrendo. Quale sia nessuno lo sa. Per il momento i Cinque stelle e i loro due capi sono gli unici figli della Maxi Depressione. Però non si può escludere che, prima o poi, anche loro siano costretti a lasciare il posto a qualcosa e a qualcuno ben più aggressivo e spietato. Un vero mostro autoritario che, come primo gesto, li annullerà.
Tuttavia, per rimanere a quanto vediamo adesso e che gli italiani dovranno giudicare oggi, anche la coppia G&B ha già prodotto una serie di disastri. Il primo è di aver contaminato la politica italiana, e gran parte della nostra società, con il virus della violenza e della vendetta. Ben prima dell’arrivo dei Cinque stelle, la Casta aveva già rivelato tutti i suoi vizi, a cominciare dalla corruzione, dal malgoverno e dall’impotenza a decidere. Ma non aveva mai praticato, e neppure predicato, la violenza come mezzo di lotta politica.
Durante la lunga stagione del terrorismo rosso e nero, i partiti avevano saputo alzare un argine in difesa di un modello sociale che escludeva la liquidazione fisica dell’avversario. Se ripenso a quel ventennio, che ho vissuto anch’io da cronista e in un caso sulla mia pelle, mi appare un miracolo che l’Italia non sia andata in frantumi per i tanti delitti politici e per il clima di sopraffazione indotto dalla follia sanguinaria delle bande armate.
Ma di fronte al virus della violenza, ripetuta e gridata da Grillo & Casaleggio, per di più rimesso in circolo a tutte le ore del giorno dai media televisivi, mi domando se ne usciremo indenni. Oppure se il loro veleno non abbia già prodotto effetti che per ora non misuriamo. Se il conflitto politico deve essere comunque un atto di forza, non vedo perché il seguace di G&B non debba metterlo in pratica contro il vicino di casa che rifiuta il vangelo pentastellato.
Nell’imminenza del voto odierno, il vertice grillista deve essersi domandato se incitare di continuo alla vendetta non provochi il rigetto di una quota dei loro elettori, i più ragionevoli. Qualche giorno fa, Grillo aveva portato con sé alla Rai il plastico di un carcere che vedeva dietro le sbarre le facce di parecchi big politici. Voleva mostrarlo al «Porta a porta» di Bruno Vespa, ma per fortuna gli hanno vietato di mostrarlo. E oggi il comico stellare sta tentando una grottesca marcia indietro per non impaurire chi potrebbe votarlo.
Nei suoi ultimi comizio Grillo si affanna a gridare: «Saremo cattivi, ma senza violenza». Spiega che i processi contro politici, giornalisti e imprenditori saranno soltanto dei «processini on line». Ma al tempo stesso continua a ripetere che la vittoria dei Cinque stelle alle elezioni europee produrrà «l’Apocalisse». Un terremoto che avverrà di certo perché, giura Grillo, «noi vinciamo, anzi stravinciamo!».
Come è ovvio, neppure lui possiede questa certezza. È valida l’ipotesi che possa anche perdere, ossia conquistare qualche punto percentuale in meno del suo unico competitore, Matteo Renzi, il premier e leader del Partito democratico. Ma a questo proposito il Bestiario ha una convinzione malinconica. È la seguente: sia nel caso che vinca, come nel caso che perda, Grillo rimarrà un incubo che non sparirà più dalla nostra vita e di cui sarà impossibile liberarci. E adesso proverò a spiegarmi meglio.
Se i Cinque stelle vincono in modo netto, mi pare impossibile che non ci siano conseguenze sul governo, come sostiene Renzi, e sull’assetto istituzionale. L’euforia per il successo elettorale inciterà Grillo ad andare all’attacco del Quirinale per chiedere le dimissioni di Napolitano. Nello stesso momento, l’assalto al presidente del Consiglio diventerà furibondo.
Renzi non potrà più dire di essere un premier legittimato dalle primarie democratiche. Allora aveva raccolto 2 milioni e 700 mila voti, ma quel consenso svanirà come nebbia al sole sfolgorante del trionfo grillesco alle Europee. La richiesta di formare subito un governo pentastellato, per il quale Grillo ha già indicato il premier, il vellutato Luigi Di Maio, verrà respinta. Ma servirà ad aprire una nuova campagna politica, sempre più furiosa. E non senza effetti per l’esecutivo di oggi, alle prese con una serie di misure pesanti ancora da concretare.
Tuttavia esiste anche l’ipotesi che Grillo & Casaleggio perdano. Ma pure in questo caso, lo scenario non sarà apocalittico, ma poco ci mancherà. È facile immaginare lo sconquasso che ne verrà. Il vertice grillesco comincerà a urlare che la sua sconfitta è dovuta ai brogli nel computo delle schede, compiuti dagli specialisti dell’apparato vetero Pci passato al Pd, «la peste rossa». Dirà che il voto è stato truccato. Grazie a un complotto ordito dalle grandi banche internazionali, da Obama e da Putin, dalla Spectre alleata con i servizi segreti dell’Ovest e dell’Est. Anzi dai marziani, finalmente scesi sul nostro pianeta per accoppare due leader amati dal popolo: il Comico stellare e il suo guru.
Per farla corta, comunque vada il voto di oggi, Grillo e le sue truppe resteranno qui a guastarci le giornate. Implacabili, vociferanti, impegnati senza tregua a tenere alta una tensione che fa del male a tutti, tranne che a loro. Infatti se la tensione cala, sparisce la maschera. E Grillo appare quello che è: un parolaio isterico, un predicatore pazzo.
Del resto, i Cinque stelle sono il sintomo più vistoso della nostra decadenza come nazione. E dureranno ancora per parecchio tempo. Sino a quando non arriverà qualcosa o qualcuno, una Depressione finale o un dittatore, che li spazzerà via insieme a tutti noi.
di Giampaolo Pansa

Marce e retromarce

Lettera 7Grillo, errata corrige: "La nostra sarà una retromarcia trionfale".
Vittorio Abruxellesinvespa Distimicamente ExInFeltrito

domenica 25 maggio 2014

Al voto, al vuoto!



Lettera 10Signori, buon weekend e buon voto! E prepariamoci per lunedì: "Sì, però, rispetto alle circoscrizionali del 230 A. C. ...".
Vittorio Votante Distimicamente ExInfeltrito

giovedì 22 maggio 2014

The italian disaster

continua :
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/the-italian-disaster-anomalia-italiana-non-berlusconi-ma-77697.htm

http://www.lrb.co.uk/v36/n10/perry-anderson/the-italian-disaster

mercoledì 21 maggio 2014

Bambocci buffoni ed elezioni



Lettera 1
Stavolta, Dago, sono costretto a scrivere in prima persona; per fatto personale. In Italia c'è un duello tra un presunto "bamboccio" (Grillo dixit) e un conclamato "buffone" (ego dixi). Il "buffone" vuol vincere le elezioni europee per provocare una crisi di governo e scalzare il "bamboccio" da Presidente del Consiglio; e con lui il Presidente della Repubblica; e con loro tutto il sistema. Sistema che, d'accordo, lo sappiamo tutti, ha molte cose che non funzionano. Questo sistema, comunque, mi consente di votare ed io, come sempre, convinto che il non-voto sia un regalo agli avversari, andrò a votare anche per queste europee. Magari ancora turandomi il naso, ma voglio votare.
Ebbene, il "buffone" ha qualche problemino con la democrazia; affari suoi e dei suoi seguaci? No: sono affari anche miei. Perchè? Perchè il "buffone" mi ricatta e non mi consente di esprimere liberamente il mio voto. Mi spiego. Io, a livello nazionale, sto dando fiducia a Renzi; tuttavia alle europee vorrei votare un candidato che stimo ma che non è del PD. In una situazione normale, lo farei tranquillamente. Ma noi ora siamo in una situazione in cui qualcuno vuole attribuire alle elezioni europee una valenza nazionale e, in caso di vittoria in Europa, minaccia sfracelli in Italia.
Ed io quegli sfracelli, non li voglio. E, se non li voglio, sono costretto a votare alle elezioni europee come se fossero elezioni italiane. E quelli, come il signor Beppe Grillo, che mi impediscono di votare come voglio io mi stanno oltremodo sulle balle e mi fanno proprio incazzare.

Vittorio Vaffalui Ex InFeltrito





martedì 20 maggio 2014

Mi seguono, al funerale di Grillo a Porta a Porta:


Come al solito in pieno orgasmo oratorio: non si ferma mai, elude le domande, infila gag e minicomizi, inventa percentuali, nemici, autostrade a 15 corsie. Vespa se lo lavora col minimo sforzo di un “ma dai, su”.
(di Mattia Feltri)

Quando ha ripetuto quattro volte che ha anche sbagliato e esagerato si è capito chiaramente che la missione era tranquillizzare e rassicurare chi si era spaventato per i toni dei comizi. Per il resto il messaggio è uno solo: a casa tutti. Ma per fare cosa dell’Italia non ce l’ha detto neanche ieri sera.

Troppo clamorosa la conversione televisiva di Grillo per non sbancare l'Auditel. Vederlo andare a Canossa e sedersi sulla poltroncina bianca di Porta a Porta dopo un intero repertorio d'insulti al suo conduttore non ha prezzo

Ha cercato di presentarsi bene, camicia bianca giacca blu, senza urlare, senza dire parolacce, senza lasciarsi andare a battute. Ma poi non ce l’ha fatta. Urlare è il suo argomento. È l’attore che recita Casaleggio. Come esce dalla parte, cade. Casaleggio no.
Alcune frasi volevano essere battute, ma non facevano ridere e resteranno scolpite (“Cosa farete in Parlamento? Non mi interessa” oppure “se vinciamo? Ilgoverno deve andare a casa. Se perdiamo? Ne prendo atto”). 

Grillo funziona al massimo quando può esondare, travolgere tutto, anche la logica e l’italiano. Ma davanti ai “Su dai...” di Vespa e alle punzecchiature lo si è visto annaspare. 

L’abilità del comico, con la sua «pancia d’attore», è quella di cavalcare tutti i mal di pancia del Paese (per questo ha molto seguito), senza però mai indicare una soluzione che non sia l’avventura. Succeda quel che succeda, «non mi interessa».
----------------------------------------------------------------------------------------

IPSE DIXIT:
”La mia rabbia è una rabbia buona, questo non è un partito è un sogno”.

Ma, i sogni muoiono all'alba...