DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

giovedì 25 ottobre 2018

Il tunnel dello spread


Lettera 21
Tria, ieri sera: lo spread così alto “non è sostenibile a lungo”. Conte, stamattina: lo spread “se resta alto diventa un problema”. Poi, magari domani Salvini: “Chi se ne frega dello spread”. Di Maio, dopodomani: “Ho trovato la quadra”. Toninelli, al suo risveglio: “Se trovo il tunnel ne usciremo”. Ma questa specie di governo di sognatori che fino al 6 marzo regalava illusioni si sveglia adesso? Non so tu, Dago, ma io non ho il coraggio di guardare come stanno i miei risparmi.
Vittorio Depauperato ExInFeltrito

Pansa...per sè



Lettera 21
Gianpaolo Pansa annuncia che dopo tanti anni tornerà a votare. Perché? Perché stanno per tagliargli la pensione! Fa proprio tanto Italianuccio, questa cosa: per gli interessi del Paese non si va a votare ma appena sono in ballo i propri allora sì che ci si va. Signor Pansa, non le viene il dubbio che se lei e i troppi altri astenuti foste sempre andati a votare per qualcuno (il meno peggio lo si trova, volendo!) forse l’evoluzione della politica e la situazione italiana avrebbero potuto essere diverse?

Ora lei dice che l’Italia è “un disperato paese di creduloni”; ebbene, se questi hanno vinto (purtroppo) le elezioni è perché non le hanno snobbate. Lei sì; si prenda allora la sua parte di responsabilità nel non aver contrastato, con il voto, i creduloni.
Vittorio ChiPansapersènonfatre ExInFeltrito

mercoledì 17 ottobre 2018

UE: restare o uscire?


17.10.2018

Come conciliare i seguenti due comunicati?
Gli Inglesi si pentono e noi sogniamo ancora?


  1)



L'Italia si scopre euroscettica: se si votasse oggi, solo il 44% sceglierebbe di restare nella Ue.

Eurobarometro: il dato più basso di tutta Europa, compresa la Gran Bretagna.

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2)
BBC News
10.8.2018
If there were to be a second referendum now, 52% would vote Remain and 48% Leave, an average of polls over the past three months suggests.
So, it is a stable picture, albeit one that reverses the position in 2016.
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Europa e Brexit, i rischi possibili
Affermare che i negoziati per far uscire la Gran Bretagna dall’Unione europea non sono andati bene vorrebbe dire minimizzare. Malgrado tutte le promesse fatte durante il referendum, i sostenitori della Brexit hanno sia sottovalutato l’importanza fondamentale dell’integrazione della Gran Bretagna nell’economia paneuropea, sia omesso di spiegare i sacrifici che la Brexit comporterà necessariamente. 
Lasciare la Ue significa prendere decisioni immani tra la sicurezza economica, garantita dall’appartenenza al Mercato unico e all’Unione doganale, e la fine della sovranità condivisa...
(TONY BLAIR, NICK CLEGG E MICHAEL HESELTINE)
https://rep.repubblica.it/pwa/traduzione/2018/10/17/news/brexit_le_ragioni_per_non_uscire_dall_europa-209136184/?ref=RHPPTP-BH-I0-C12-P1-S3.4-T1
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Leslie, MP, says: 

Nobody voted to throw away £150 million a week!

The Tony Blair Institute has tonight published a report on the impact of Brexit on the services sector of the British economy.
"Theresa May's bad Brexit deal would offer next to nothing for the 80% of our economy that is the service sector.
"In a £2 trillion economy losing the 0.4% of annual growth this report points to means throwing away over £150 million a week. Nobody stuck that on the side of their bus.
"With prices already rising in the shops and doctors and nurses leaving the NHS, Brexit is already hurting our economy and damaging our public services and this report suggests there is much worse to come.
“Nobody voted for any of that and we must have a People's Vote on any Brexit deal." 

The "Great British Stop Brexit March"

Beginning at 10am on Saturday 20th October 2018, we shall celebrate the UK's place at the heart of the EU. Come and enjoy the UK and pan-European food and community stalls, enjoy the festivities and come together for the common cause. There will follow a very special speaker’s rally, showcasing voices from around Britain and the continent, before uniting as one for a mass march upon Parliament.
Join us and celebrate the country we know and love and let everyone know we are not prepared to let it go!

martedì 16 ottobre 2018

Dire pane al pane e non al pene

Dago, hai mai ascoltato su Radio 24 il programma sull'economia condotto da Sebastiano Barisoni? Ieri sera era dalla Gruby in TV, finalmente. Quello è uno che ha le idee chiare e le esprime in modo che lo capiscono anche i paracarri. Lo ascoltasse quella cava di sassi e di illusioni che c'è al governo...
Vittorio Panealpane ExInFeltrito

sabato 13 ottobre 2018

sabato 6 ottobre 2018

Di Maio in peggio



Luigi Di Maio, il principe delle fake news, titolo nobiliare guadagnato annunciando dal balcone di Palazzo Chigi di aver sconfitto la povertà sulla base di una finanziaria di cui non ha ancora scritto nemmeno i numeri, accusa il Gruppo Espresso di essere produttore di fake news. Meglio, sostiene che I giornali stanno morendo perché producono fake news.
E se questa è la vera ragione della crisi della carta stampata, viene da dire che abbiamo almeno trovato anche la ragione per cui anche la popolarità di Di Maio sta calando rovinosamente. Lo scrive Pagnoncelli oggi sul Corriere, ma siamo certi che, quando tocca i pentastellati, si tratti di fake news.
Come si vede, scherzare sugli attacchi ai giornalisti e sul vittimismo da parte dei 5stelle è piuttosto facile. Di serio, in tutta questa commedia dell'arte delle dichiarazioni contro la stampa, c'è un solo elemento: che i 5 stelle vogliono davvero la testa del Gruppo Espresso. Operazione del resto annunciata fin dall'inizio della legislatura con un'azione di moralizzazione pubblica affidata al senatore Crimi. Il gruppo Espresso era tra gli obiettivi citati e, a questo punto, si può dire che è anche il principale obiettivo.
Le ragioni per focalizzare sul nostro gruppo sono ovvie, ma le ripeto così che nessuno possa dire che non avevamo avvertito. 1) infamare la reputazione di un grande gruppo come quello dell'Espresso serve bene alla tipica tattica pentastellata di "picchiarne uno per educarne cento", tattica molto efficace in questo panorama di cuor di leone di cui è fatta l'editoria italiana; 2) smantellare il Gruppo Espresso secondo i Pentastellati libererebbe lettori e risorse che immaginano di poter redistribuire all'editoria amica (una idea che una fake news in sé); 3) soprattutto, il Gruppo Espresso fa cocciutamente, e intende continuare a fare, opposizione all'attuale governo.
Non temete. Non intendo a questo punto fare la solita tirata sulla libertà di stampa. Che i Cinque Stelle vogliano tutto questo non mi sconvolge e non mi scandalizza. Ogni premier nel mondo degli ultimi 30 anni, ha avuto un aggressivo approccio ai media. Tanto per dire, avanzo il nome di Blair che con I suoi consiglieri è stato l'architetto-avvelenatore del rapporto media-politica, per citare, con tutte le dovute sfumature, Clinton, Putin, Matteo Renzi e Donald Trump.
Il giornalismo è un potere, ed è legittimo che la politica voglia toglierselo dai piedi. Quello che trovo noioso, fino al punto di essere stucchevole, è il bisogno dei Pentastellati di nascondere questa lotta estrema fra due poteri. Il bisogno di coprire le loro tracce interpretando sempre Cappuccetto Rosso e mai il lupo. Persino quando sono al governo ormai da mesi e con percentuale di consenso politico assoluto.
Questo scontro media-politica non si presta a nessuna retorica. Né quella della libertà, né quella della santità.
Noi giornalisti siamo qui. Anello debole di una catena stretta fra gli editori e la politica. Ma non siamo vittime. Siamo anzi perfettamente in grado di decidere cosa vogliamo, cosa facciamo e scriviamo. Sappiamo che le nostre scelte sono pubbliche e accettiamo che ne subiremo, nel bene e nel male, le conseguenze, come è sempre successo.
Sarebbe utile che, da parte della politica, i Pentastellati arrivassero a loro volta, uno di questi giorni, mesi o anni, alla maturità di ammettere i loro appetiti, il loro infinito desiderio di potere. Facendo infine come hanno fatto tutti I grandi leader - dare al mondo la forma che loro vogliono, senza nel frattempo pretendere anche di avere il plauso di tutti. Anche di chi non è d'accordo con loro.

martedì 2 ottobre 2018

Bennettbravasette+ : Asia Argento: hai finito di violentarci?





Lettera 8
“l’Italia mi vuole”, Asia dixit. Ma per favore! Per come siamo messi, più che di Argento l’Italia sembra che abbia bisogno di oro. Comunque, al di là di questo, c’è da dire che nelle sue ultime interpretazioni televisive la suddetta ha dimostrato di saper studiare bene il copione dei suoi maldestri avvocati e, finalmente, di saper recitare.
Vittorio Bennettbrava7+ ExInFeltrito

L'Italia vuole l'Asia???



Lettera 8
“l’Italia mi vuole”, Asia dixit. Ma per favore! Per come siamo messi, più che di Argento l’Italia sembra che abbia bisogno di oro. Comunque, al di là di questo, c’è da dire che nelle sue ultime interpretazioni televisive la suddetta ha dimostrato di saper studiare bene il copione dei suoi maldestri avvocati e, finalmente, di saper recitare.
Vittorio Bennettbrava7+ ExInFeltrito

lunedì 1 ottobre 2018

Sempre più gomplotto...

30.9.2018

DI MAIO: 

''STAMATTINA A QUALCUNO NON ANDAVA BENE CHE LO SPREAD NON SI FOSSE IMPENNATO, SI È SVEGLIATO E HA PENSATO BENE DI FARE UNA DICHIARAZIONE CONTRO L'ITALIA''.



Moscovici: 

«Quello che può creare turbolenze non sono le mie parole
 ma quello a cui reagisco».

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POLITICA
01/10/2018 20:46  Huffington Post

L'Europa boccia il 2.4% italiano: "Non è credibile, 

tenteremo di convincere Roma a tornare indietro"

L'Eurogruppo chiede spiegazioni a Tria, il ministro anticipa il rientro per rifare i conti... 

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Manovra, Salvini: “Me ne frego di Bruxelles".

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28.9.2018


Si è chiusa con una perdita del 3,7 per cento e 22,2 miliardi di capitalizzazione bruciata una delle sedute più difficili degli ultimi anni di Piazza Affari, che ha bocciato la 'manovra economica del popolo' impostata dal governo giallo-verde e che dovrà passare al vaglio dalla Commissione europea. Il livello di deficit rispetto al pil, fissato al 2,4 per cento rispetto a una previsione iniziale sotto il 2 per cento, ha deluso gli investitori che, fin dalle prime negoziazioni, hanno fatto scattare le vendite sul listino milanese intimoriti dal progressivo allargamento dello spread con i titoli tedeschi che è indicativo dell'aumento del rischio paese (dopo essere arrivato a 280 punti base, il differenziale si è poi assestato a quota 267 a fronte di 220-230 dei giorni scorsi). Ad andare giù sono stati soprattutto i bancari (Banco Bpm -9,4 per cento, Intesa -8,4 per cento, Bper -8,3 per cento, Ubi -7,8 per cento). In mattinata gli indici della Borsa hanno subito perdite anche maggiori, ma nel pomeriggio, il lieve ridimensionamento dei rendimenti dei btp a 10 anni e del differenziale con i tedeschi, accompagnato dalla risalita di Wall Street e dalla nuova corsa del prezzo del petrolio, hanno contribuito a ridurre il passivo del Ftse Mib, seppure la caduta di Milano si colloca al 12esimo posto tra le peggiori performance del listino dal 2014. Ecco i primi commenti a caldo di analisti e operatori di Borsa.
   
Andrea Delitala (Pictet Asset Management):
 “La nota di aggiornamento al Def, con il deficit al 2.4 per cento del pil per il 2019 e i due anni successivi, rappresenta uno slittamento notevole rispetto ai numeri che erano stati prospettati dal Mef nei giorni scorsi; i mercati finanziari sono stati delusi rispetto alle attese poiché questi saldi sono incompatibili con una riduzione strutturale del rapporto debito-pil. Il documento con le stime economiche non è ancora stato pubblicato tuttavia, se dovesse essere confermata la mancata convergenza (verso il basso) del deficit e del debito, ne uscirebbe stravolta la disciplina di finanza pubblica con il rischio concreto di andare ad uno scontro con le istituzioni europee”. E se invece lo scontro fosse evitato come ne uscirebbe la credibilità delle regole europee di buona condotta finanziaria? “Altrettanto delicato per implicazioni di mercato è il parere delle agenzie di rating: a fine agosto lo spread vicino a 300 punti base scontava un downgrade per il debito Italiano, ed ora ci stiamo riavvicinando rapidamente a quei valori. Il problema è il punto di partenza del rating italiano, molto prossimo alla perdita dello status di paese 'investment grade'. La perdita di questo giudizio provocherebbe l’esclusione dell’Italia dai più importanti indici obbligazionari mondiali, scatenando la liquidazione forzata di titoli di Stato italiani da parte di molti investitori esteri, oltre a non renderli acquistabili dalla stessa Bce”.
  
Adrian Hilton (Columbia Threadneedle Investments):

“La proposta di un piano con un deficit del 2,4 per cento non è in sé una catastrofe, e rientra comunque nei limiti di Maastricht. Ma nelle ultime settimane, i mercati erano stati portati a credere – dal più moderato ministro delle finanze Tria – che una percentuale inferiore al 2 per cento fosse più probabile, e gli spread si erano in qualche modo stabilizzati. Il tutto è cambiato in modo molto brusco ieri sera. La prospettiva di un’uscita dell’Italia dall’Eurozona sarebbe stata impensabile qualche anno fa; a nostro avviso, è comunque una prospettiva che continua ad essere improbabile (ma che non è più impossibile da immaginare, se consideriamo il successo dei movimenti euroscettici in questo paese). La nostra preoccupazione principale al momento è il possibile deteriorarsi ulteriore del contesto economico: il vero rischio per l’Italia potrebbe materializzarsi quando, senza sufficienti riserve strutturali per abbassare la crescita dei tassi, la dimensione del surplus primario richiesto per stabilizzare il rapporto debito-pil potrebbe diventare irraggiungibile. Questa volatilità non aiuta di certo il sentiment nei confronti dell’Italia e permane anche il rischio che possibili downgrade da parte delle agenzie di rating possano aggravare ulteriormente la crisi.

Antonio Cesarano (Intermonte Sim):
“L’impressione è che il vero timore degli operatori non sia tanto il contenuto della manovra quanto piuttosto l’eventuale intensificazione dello scontro con la Commissione europea, ben prima della presentazione del disegno di legge di bilancio e della relativa valutazione della Commissione previsto entro fine novembre. Rispetto all’analoga reazione del mese di maggio (quando divenne alto il timore di elezioni anticipate a fine luglio) oggi si sta registrando una relativa buona tenuta della parte a breve, con spread 2-10 anni btp che per ora sta tenendo sopra i 200 punti base. A fine maggio tale spread si posizionò temporaneamente sotto i 100 punti base. La reazione dei mercati appare preoccupata, a giudicare dall’allargamento dello spread, ma con alcuni spiragli aperti, come dimostrato dalla relativa buona tenuta della parte a breve termine dei btp. In altri termini è come se gli operatori, digerito il 2,4 per cento del deficit-pil stessero attendendo a questo punto i dettagli della composizione per comprendere quale sarà l’atteggiamento verso la Commissione europea. La presenza di voci di spesa più collegate agli investimenti insieme a toni più concilianti da parte del governo, potrebbero aiutare a rendere prevalenti gli spiragli positivi”.


DEFICIT E DEFICIENTI ovvero Il gomblotto dei media


Scrive Sallusti su Il Giornale:

Troppo onore a considerarci responsabili, con il nostro «terrorismo mediatico», dell'innalzamento dello spread e del crollo delle borse. Solo un cretino - a questo punto mi chiedo se lei lo è o ci fa - può infatti immaginare che nelle centrali delle agenzie finanziarie e delle banche di tutto il mondo agiscano dopo avere letto Il Giornale. Me li vedo, i broker di New York e Londra, passare in edicola prima di andare in ufficio e sfogliare i quotidiani italiani con trepidazione prima di decidere cosa fare con i nostri titoli di Stato: «Sallusti è preoccupato: dài vendiamo, vendiamo prima che sia tardi».

Solo un cretino - e mi richiedo se Di Maio lo sia - può ignorare che i mercati si muovono non in base alle opinioni di chicchessia, ma solo studiando e sviscerando i fatti. Alla fine di questo lavoro, basato su atti e documenti, tirano una conclusione e ci scommettono sopra. E venerdì scorso, studiata la sua manovra e ascoltate le sue parole pronunciate nella notte dal balconcino di Palazzo Chigi, hanno scommesso sul fatto che lei, signor Di Maio, sia un cretino che sta mettendo a rischio i loro soldi, un terrorista della finanza. E hanno venduto. Semplice, no?

Ha voluto salire sul ring e al primo cazzotto piagnucola come un bambino. Se oggi non prenderà un secondo gancio al volto lo dovrà solo ai pompieri - primo fra tutti Mattarella - che in queste ore si stanno prodigando a convincere i mercati che non lasceranno il Paese totalmente in mano a terroristi, per giunta kamikaze, e non parlo di noi ma di lei, signor Di Maio. Speriamo che vengano ascoltati e creduti.
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Sallusti dimentica però un altro guaio: con Di Maio è d'accordo anche Salvini.