DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

lunedì 28 febbraio 2011

Saranno famosi



Un bambino a scuola bestemmia? Insegnanti, non punitelo: mandatelo al Grande Fratello o all'Isola dei Famosi. 
Vittorio Prof InFeltrito ImBelpietrito

PDipiùnonsipuò

DISTIMIA

http://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:EWr5shNUMdUJ:www.provincia.bz.it/sanita/download/distimia.pdf+distimici&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESg1ulDiyuU2l0DDM0rVDQg8CAbCF0_hO6L2o0rx5V5n6kMHjYFBAMMdodoFCeRQzbj4PtGU3Ojl748LwLrauPeLZDRxP2h2TqbpC4fvCoiZNpsA4zej2OMkf00dwvq1MNEIogh7&sig=AHIEtbSx8K5Wx7ktIOWUQIlSttlF1NAtTQ&pli=1

venerdì 25 febbraio 2011

150.000 Euro per un Bucchino?

Va bè che per il sesso Silvietto non bada a spese, ma pagare 150.000 euro per un Bucchino è tantino. 
Vittorio Esagerato InFeltrito ImBelpietrito

giovedì 24 febbraio 2011

DISTIMIA. Malinconia e tristezza

Si è malinconici in quanto inappagati. Ma della malinconia si può godere.
Della tristezza, no.

mercoledì 23 febbraio 2011

Trasformismi bipartisan

Non dite a Bersani, che già lo sa, che dal suo arrivo ventuno democratici hanno lasciato il PD.
Dite a Fini, che non lo sa, che chi troppo vuole nulla stringe.
Vittorio Trasformista InFeltrito ImBelpietrito

BerluscONU e Gheddafi

Adesso nel centrosinistra tutti a dare addosso e a cercar di sputtanare il nostro già ben sputtanato Presidente del Consiglio (e l'Italia) per i rapporti che ha instaurato con Gheddafi. Dicono che ha pensato soltanto al nostro tornaconto commerciale. Dicono che non si è preoccupato dei diritti umani in Libia. Magari potrebbero anche ricordarsi che nel 2004 e 2007 Prodi ebbe "colloqui cordiali e costruttivi" con il colonnello (vedi link); che D'Alema, come scrisse La Repubblica, "si è molto speso" per i rapporti Italia-Libia (vedi). E, dulcis in fundo, potrebbero ricordare che meno di un anno fa l'Assemblea Generale dell'ONU ha eletto la Libia membro del Consiglio per i Diritti Umani. 

DISTIMIA. La malinconia per Flaubert

Non è altro che un ricordo inconsapevole.

Il pelo di Ruby

Lettera 13
Herr Lugner, il Berluskazzen austriaco, a chi gli chiede perchè porta Ruby al ballo delle debuttanti a Vienna risponde: "C'è sempre qualcuno che cerca il pelo nell'uovo".
Vittorio Telotrovoioilpelo InFeltrito ImBelpietrito.

martedì 22 febbraio 2011

Cerchiamo il pelo


Ruby parteciperà al ballo
delle debuttanti dell'opera di Vienna

La 18enne è stata invitata dal re del mattone austriaco Richard Lugner, 78 anni

A chi gli chiedeva perchè scegliere una ragazza nota solo per il suo coinvolgimento da minorenne con Berlusconi, l'imprenditore si è limitato a rispondere: «c'è sempre gente che vuole trovare il pelo nell'uovo».

lunedì 21 febbraio 2011

DISTIMIA. Poesia e medicina

La malinconia nella poesia viene ridotta a depressione nella medicina.

mercoledì 16 febbraio 2011

Otto e mezzo

A "Otto e mezzo" si è riprocessato Berlusconi. Verdetto di condanna da parte dei giudici Lilli la Rossa, Italo Boccassino e Marco Lillo Cornacchione.
Vittorio InZucconito InFeltrito ImBelpietrito

Aumento delle tasse. Università di Padova.

Su Dagospia la signorina Asia, dell'Università di Padova, dice di essere in regola con gli esami e di aver avuto un aumento delle tasse di 600 Euro; e sta pensando di andare a vendere il culo ad Arcore. Ovviamente ognuno dà al proprio culo il valore che crede. Ma nel sito del Sindacato degli studenti si legge quanto segue (e non mi pare sia davvero un provvedimento negativo): 

Il provvedimento nei dettagli:
+ 300 euro a chi ha ISEE > 50.000 o non presenta l'ISEE
un aumento variabile a chi ha ISEE fra 30.000 e 50.000
una leggera diminuzione a chi ha ISEE minore di 30.000
 Inoltre, per il sistema di merito:
un MALUS fino a 200 euro agli studenti con pochi CREDITI e media BASSA.
un BONUS fino a 200 euro per gli studenti "bravi" in corso e con voti alti.
 -> Per un possibile totale di aumento personale fino a 500 euro, se uno non presenta l'ISEE e si è perso qualche esame per strada
Vittorio Fuoricorso InFeltrito ImBepietrito



TRISTEZZA o DISTIMIA ?


martedì 15 febbraio 2011

DISTIMIA. Un'analisi precisa.

http://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:b3LamHJklNYJ:www2.unipr.it/~cprunet9/distimia.ppt+distimici&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEEShygMaFbwMOUO1gZmWGryZN7Zrsa0ycsyr_oB8gnT3s5OvBI35u16x6gn-HF_N3RR8k_QSlIFc1Uvl1YPX46omm9Ji8gTQWlYDVzExUblr6om3aoto_mnXPNcd08Ua8AVjfLHEl&sig=AHIEtbTHNsIGvbBIhfZkliS4Nd6YTNRvCg

La "velina" di Santoro

La "velina" Giulia Innocenzi: An, Pannella, PD, Annozero, Grande Fratello. Sempre più in basso.
Vittorio Admaiora InFeltrito ImBelpietrito

Etiopia-Omo River. Appunti di viaggio




LESSICO DI UN “OMO RIVER – ETIOPIA”.
Novembre 2010.

Testo e foto di Vittorio Vida


ADDIS ABEBA. ARBORE’.  Di questo “Omo River-Etiopia” forse la cosa che dimenticherò prima è Addis Abeba. Un arrivo di notte, qualche ora in albergo, i preparativi per la partenza verso il Sud e poi, al ritorno, un pomeriggio con un museo etnografico un po’ deludentee un mercato zeppo di orribili souvenir; e poi via verso la fantastica Sana’a.
Le donne Arborè sono il primo incontro con le etnie dell’Etiopia. Le vediamo in uno spiazzo lungo la strada: con le loro gonne di pelli di capra, le collane di perline, i seni nudi, nessun sorriso e i loro approcci un po’ rabbiosetti, sono già “al lavoro” con altri turisti-fotografi. Ci fermiamo ma ripartiamo dopo pochi minuti, contenendo a fatica i loro assalti per le foto. Mi ritrovo a pensare: “Ah, i sorrisi spontanei e disinteressati e gli approcci scherzosi e simpatici delle genti della mia amata Asia!”
BALE. A fine viaggio, questi monti e la strada per raggiungerli, così ricca di panorami e colori diversi, sono stati una gran bella sorpresa; un vero “tiramisù” in un momento in cui l’entusiasmo latitava, perplessi o esasperati come eravamo dai “Bir! Bir!” delle tribù del sud. E una volta giunti lassù, dopo la camminata per vedere animali nel bosco del Bale National Park, pur con l’acqua che fatica a bollire, arriva ancora una volta la spaghettata di Nico; poi le chiacchiere, il fuoco (e il fumo!) del caminetto, il black-out della luce e la dormita nel camerone da dieci concludono una bella giornata. Al mattino seguente mi alzo presto e trovo ancora le braci sotto la cenere per riattizzare il fuoco. Metto sù una pentola d’acqua per il caffè e il tè e aspetto il risveglio di tutti. E poi …tutti aspettiamo, al calore degli ultimi pezzi di legno, la riparazione di una macchina che perde olio.
CHENCHA. Forse il mercato più rustico, naif e panoramico di tutto il viaggio: bello, nell’anfiteatro naturale di quella valletta; bello nella sua vastità; bello nella sua povertà dignitosa, che non chiede.
DIGNITA’. DEGRADO. DUBBI. DISCUSSIONI. Quanto abbiamo ragionato e discusso, noi del gruppo, sul poco bene e sul tanto male che noi turisti facciamo, in viaggi come questo, alle popolazioni che visitiamo, scrutiamo e fotografiamo avidamente. E loro avidamente, talvolta in modo sgraziato o aggressivo, ci ricambiano con i loro “Two Bir, two Bir!”: esclamazioni insistenti che sono sì una fonte di guadagno ma anche il segno di un degrado, di una perdita di dignità per popolazioni che da allevatori o guerrieri si trasformano prima in timidi e poi, a poco a poco, in arroganti commercianti di se stessi (o mendicanti?). “Ma le nostre modelle e le nostre attrici non fanno altrettanto?”, rimugino. E’ il progresso, bellezza! E poi: ora i riti e le cerimonie non si fanno più nelle date tradizionali bensì quando c’è un nutrito gruppo di turisti in arrivo.  Noi diamo i soldi al capo del villaggio, nella speranza (o illusione?) che vengano equamente divisi tra gli abitanti. Sia come sia, non bastano: c’è la corsa di ognuno per accaparrarsi i propri Bir individuali; e così le donne si attaccano i neonati al seno; i bambini che appena camminano si caricano sulla schiena i fratellini più piccoli: hanno imparato che i più piccoli sono “merce” ricercata per le foto. E per lo stesso motivo c’è una gara a chi si mette addosso più ornamenti; molti sembrano esagerati: chissà se sono propri della loro tradizione oppure inventati o improvvisati per noi. L’importante per loro è farsi fare foto. E per noi, farle. Io per primo non riesco a fare a meno. Però: mai visto nei miei viaggi un commercio e un assalto a questi livelli.
EL SOD. Il lago sul fondo del cratere; l’estrazione di quel fango nero che è sale. Una facile discesa e una faticosa risalita nel caldo di una giornata novembrina appena mitigato da qualche nuvola; una maglietta di ricambio ci stava bene. Laggiù, un uomo va sott’acqua e riempie dei secchi. Altri riempiono sacchi e li caricano sugli asini (a proposito: quanti milioni di asini ci sono in Etiopia?). Dei nostri occhialini da piscina portati in regalo sembra non sappiano cosa farsene: chiedono Bir. Qui vivono i Borana. Li conosciamo meglio quando la nostra macchina disgraziatamente investe una capretta; scateniamo un putiferio e dobbiamo andare dal capo del villaggio per placare gli animi e stabilire il prezzo del rimborso che il nostro autista pagherà.
FIUME OMO. E’ il fiume che dà il nome al viaggio. Ci fermiamo per l’incontro con l’Omo su un pianoro con un chiosco di legno e paglia nel quale paghiamo per accedere al punto panoramico e per la seguente visita al villaggio; un tanto per l’auto e un tanto per persona. E mentre riposiamo all’ombra nel chiosco vediamo che parte dei nostri Bir finiscono in …birre con le quali diversi giovani  continuano ad alzare il gomito; e non è ancora pomeriggio!
Il fiume in quel luogo forma un’ansa; scorre lentissimo, rossiccio, sullo sfondo del verde della savana; sembra volersene andare dal posto in cui ci troviamo; sembra dire: “Ho visto luoghi e soprattutto tempi migliori”. E ce ne andiamo anche noi, dopo il giro nel villaggio, dopo le foto ad un ragazzino nudo con un’improbabile decorazione integrale di fango; dopo quelle a un vecchio addormentato che viene poi svegliato dai ragazzi delle birre per dirgli che è stato fotografato nel sonno e che deve incassare.
A Omorate incontriamo l’Omo nuovamente. Là presto ci sarà un grande ponte; ne vediamo la struttura in ferro. Le piroghe di tronchi scavati andranno fuori servizio. O resteranno per dare un brivido ai turisti? Noi non ci risparmiamo quel brivido: constatiamo l’instabilità delle piroghe preferendole alle barche a motore, come i locali con le loro mercanzie. Sull’altra sponda, gente in attesa, da o per il Kenia; un villaggio (“Bir! Bir!”) e una “scuola”. Si tratta di una stanza polverosa di un vecchio magazzino, con una lavagna, sette o otto ragazzini seduti per terra e una timida, giovane insegnante che cerca di far imparare l’alfabeto inglese. Una mia collega; alla quale chiedo se posso insegnare loro una canzoncina per imparare l’alfabeto. Entusiasmo alle stelle! Cantiamo e ricantiamo e quando li lascio continuo a sentirli da lontano. E lasciamo Omorate, senza andare al Lago Turkana perché la polizia ci nega il permesso: da due giorni le tribù sul confine con il Kenia sono in guerra per un risveglio di antiche faide per problemi di confini e di furti di bestiame.
GOBE. Ma che spettacolo quel mercato! Mi ripaga di tutto l’amaro che ho masticato in molti villaggi e mercati del sud. Qui, riconciliato con l’Etiopia, giro per un paio d’ore tra la folla che si aggira tra i venditori seduti per terra. Gli abiti delle donne sono un tripudio di colori sgargianti. Mi guardano incuriosite; non abituate ai turisti, sorridono, accogliendo di buon grado i miei tentativi di comunicare. Sia cristiani che musulmani dimostrano una cordialità naif che diventa aperto divertimento quando mi metto a contrattare e a scherzare con un venditore di tessuti che oltre agli scialli mi vuol rifilare una moglie. E la prescelta ride e prova a scherzare accettando. Che bella gente gli Oroma a Gobe! Chissà perché (ma meno male!) non ci viene nessuno qui. Ma prima o poi…
HAMER. E’ con questa tribù che abbiamo il contatto più lungo: a Turmi. Per strada, nel piccolo ma pittoresco mercato, alla cerimonia del Salto del Toro. Belli, nei loro abbigliamenti (pelli, piume, perline, conchiglie, cinture e, immancabili, bastone e sgabellino-poggiatesta per gli uomini in …minigonna). Belli i loro visi e il colore della pelle delle donne: ricordano molto le Himba namibiane.
IPPOPOTAMI. Non riusciamo ad avvicinarli troppo. Si dice che abbiano paura di essere uccisi perché qualcuno ancora li caccia per mangiarli. Anche loro sono al “Mercato dei coccodrilli”; che non è affatto un mercato bensì il nome di una parte del lago Chamo dove anche loro si radunano. I coccodrilli, invece, non sono affatto timidi e impauriti; lo siamo un po’ noi, in barca a due metri da loro! Qui vengono anche raccolte le uova che alla “Crocodile Farm” verranno fatte schiudere; i piccoli rettili verranno allevati per quattro anni e a quel punto saranno pronti per diventare …borsette in qualche altra parte di mondo.
JINKA. La ricordo soltanto per essere il posto dove abbiamo mangiato peggio. Due cene, in due ristoranti diversi, con le stesse ore di attesa e le stesse striscioline di carne dure come il cuoio. In compenso sono stato io un tenero boccone prelibato per certi animaletti che dimoravano nel mio letto…
KONSO. Un villaggio di capanne tra muri di pietre scure. Di Waka (le statue lignee funerarie) ne vediamo solo due o tre, e molto rudimentali; quelle belle sono l’attrattiva principale del museo etnografico della capitale. In compenso siamo sommersi da bambini che vendono oggettini fatti con bastoncini di legno tenero. Compro per dieci Bir un televisorino con un rullo scorrevole di carta di quaderno  con dei disegnini. Sembrano cose fatte a scuola. Chi non vende cerca foto insistentemente, con il risultato di prendersi qualche pedata da un adulto che ci fa da guida. Minacciati anche con un bastone scappano; uno però, poverino, non è abbastanza veloce e lo vediamo piangere a lungo per una bastonata. Mah… : ci risiamo: dubbi, tanti dubbi…
LUPO ETIOPICO.  LAGHI. Proprio spettacolare, oltre le aspettative, l’incontro con il lupo, a 4300 m., sul bellissimo Sanetti Plateau! Da lontano lo scambiamo per una volpe, per il suo colore rossiccio e la coda folta. E’ una specie a rischio di estinzione. Lo avviciniamo. Corre, si ferma, ci guarda, dà spettacolo cacciando talpe giganti. Poi ne arriva un altro, che corre quasi a fianco della nostra auto. (http://www.youtube.com/watch?v=dbCrCtcJXX4). Incontri, questi, molto più belli ed emozionanti di quelli con le zebre, i nyala, i facoceri, i babbuini  e perfino dei coccodrilli. E il paesaggio lassù è stupendo. Panorami ancora più belli di quelli visti vicino ai numerosi laghi, nella prima parte del viaggio.
MURSI. MAGO. MALARIA. MOSCA TSE’-TSE’.  Nel Mago alle mosche non abbiamo nemmeno pensato. C’erano? E, ovunque, le poche zanzare che abbiamo trovato ci hanno lasciano abbastanza in pace. I Mursi, invece… Ci si va di mattina, prima possibile; gli autisti dicono che nel pomeriggio molti sono ubriachi e più aggressivi. Noi troviamo gli uomini seduti a terra, sotto l’ombra di un albero, a giocare ad anywoli (una tavoletta con diverse vaschette nelle quali bisogna collocare in un certo ordine una quantità di palline colorate); le donne invece, con i loro piattelli labiali, sono al …lavoro, abbastanza assatanate a spillare Bir per le foto. Qui addirittura non accettano banconote vecchie: le chiedono nuove.  Non due Bir per foto ma due per ogni testa: una foto a una madre con il figlio in braccio fanno quattro Bir. Una ragazza riesce a infilare la mano in tasca ad uno di noi, a rubargli un po’ di soldi e a dileguarsi. Inutili le proteste; gli autisti cercano di farsi sentire col capo-villaggio minacciando di non portargli più turisti. La guardia armata che ci scorta si limita a borbottare un “No good people” e ci fa sapere che il giorno prima in una rissa tra Mursi ci sono stati due morti. Li lasciamo a prepararsi per l’assalto alle prossime macchine che numerose incontriamo uscendo dal Mago Park. Ci portiamo dietro i nostri soliti pensieri e commenti sul degrado che i nostri soldi provocano.
NYALA. Una specie di antilope abbastanza grande; è l’animale che abbiamo incontrato in maggior quantità, soprattutto nel Parco dei Monti Bale. E sui pacchetti di sigarette “Nyala”…
OROMO. Questo territorio è stato una sorpresa. Paesaggi splendidi: pianure con messi dorate, punteggiate da figurine colorate che tagliano, battono, setacciano; colline quasi toscane; montagne che risaliamo fino ai 3400m. del “rifugio” di Dinsho. Qui per strada tutti, uomini, donne, bambini, si muovono a cavallo. Incantevoli quelle …cow-girls che, sorridendoci e salutando, spronano i loro cavalli per mostrarci la loro abilità e per spostare dalla strada la mandria!
POZZI. PAESAGGI. Ai “pozzi cantanti” di El Sod-Dumblok, nel punto più a sud del nostro itinerario, si ripropone il dubbio. I pozzi sono un sistema di abbeveratoi decisamente laborioso che consente alle mandrie di dissetarsi. Nella radura in cui ci rechiamo si apre uno scivolo, come quelli che portano ai nostri garage sotterranei, ma molto più lungo; scende a cielo aperto di circa venti metri. Alla fine c’è un pozzo dal quale sentiamo venire una nenia ritmata. E’ il ritmo che si danno tre giovani in costume da bagno per passarsi dal fondo secchi d’acqua fangosa che versano in un lungo abbeveratoio. Dallo scivolo scendono una ventina di mucche e vanno a bere. Spettacolare, sì. Il fatto è che, quando risaliamo vediamo poco lontano, tra le rade chiome delle acacie, un grande serbatoio d’acqua. E dunque? Quel pozzo, quelle mucche-comparsa, quel mandriano, quelle fatiche sono a beneficio dei turisti. Comunque, pensiamo, i Borana, magari per i soldi che paghiamo, la tradizione la mantengono. E noi ripartiamo in un paesaggio di terra arida rosso fuoco, uno tra i più belli e africani che si possono vedere in questa parte di viaggio, nel profondo sud dell’Etiopia. http://www.youtube.com/watch?v=AFbFt60AunU
QUANDO uscirà dalla povertà questo paese? Quando Dio vorrà, per i Cristiani (60%); Inch’ Allah, per i Musulmani (35%); pare che la convivenza tra i due grandi gruppi religiosi sia senza problemi in Etiopia. E al mercato di Gobe ho proprio avuto quella sensazione.
L’Etiopia è tra i primi dieci paesi più poveri del mondo. Sul nostro attuale modo di aiutarli si può discutere a lungo, e lo abbiamo fatto, a commento di quelle tante mani e voci che chiedevano, nel corso delle nostre visite. Ma quando succedeva di fermarsi per qualche necessità lungo la strada, vicino a capanne dove i turisti non si fermano mai, là le persone si avvicinavano timide, spinte solo dalla curiosità; guardavano soltanto. E’ lì, in quei posti isolati, che viene il desiderio di dare qualcosa. Ma non è così che si dà inizio a quella brutta spirale? Ora non sanno chiedere l’elemosina; se dò, impareranno a chiedere. Perderanno la dignità che, anche sotto a quei vecchi indumenti, c’è in loro. Ho ancora negli occhi, in un villaggio, quel bambino di tre o quattro anni vestito soltanto di una mini-maglietta con un gran “D e G” sul petto che cercava di farsi largo in una torma di bambini più grandi e che imparava a dire “Two Bir! Two Bir!” E io a pensare, con Chatwin: “Che ci faccio qui?”; a pensare che la povertà rivestita di pelli, conchiglie, perline colorate ci piace: siamo qui per quelle cose. Ma la povertà vestita di vecchie magliette, di braghette strappate e svestita di dignità non può piacere. E non piace. E ci fa male dentro. E distogliamo gli occhi da quegli occhi. Ci guarderanno mai alla pari? Quando?
RINGRAZIAMENTI, ai compagni di viaggio; un gruppo eterogeneo che ha viaggiato bene. Ci siamo accettati, talvolta “digeriti”, nello spirito giusto di chi viaggia con Avventure.
SOLDI. In ogni villaggio io continuo la mia battaglia per far capire che abbiamo pagato al capo-villaggio e che i singoli non dovrebbero chiedere altro. Non lo faccio per avarizia, per quei pochi soldi: lo faccio convinto che se tutti facessimo così forse si eviterebbe quel commercio di se stessi, quella gara a mettersi addosso più ornamenti o più neonati. Finisce spesso che mi faccio coprire di improperi quando io non do niente, mentre gli altri distribuiscono Bir a piene mani, spesso non rendendosi nemmeno conto di quanto stanno dando, inflazionando tutto. E’ una battaglia persa. Ma quando vedo i bambini che si azzuffano di brutto per avere i regalini che qualcuno di noi distribuisce e gli uomini che li cacciano a bastonate mi rafforzo nella convinzione di non dar niente. Mi costa fatica ed amarezza questa mia parte di Don Chisciotte contro i mulini …a soldi, tuttavia mi conforta il pensiero delle scuole che in una povera regione dell’India sono state costruite e vengono mantenute con le mie contribuzioni. Educazione e istruzione sono la strada migliore per fare del bene.
TURMI. A Turmi tre notti; chi in tenda, chi in bungalow. E’ la base di partenza per i tre incontri con l’Omo: a Korcha, a Murele e a Omorate. Le etnie qui sono Banna e Hamer. Al piccolo ma bel mercato compro il famoso sgabellino-poggiatesta per 35 Bir; giro, guardo, faccio le mie foto (spesso di nascosto) in modo abbastanza tranquillo. E nel pomeriggio si va all’affollatissima cerimonia del Salto del Toro. Seguiamo i lunghi preparativi, le danze preliminari delle donne. Molte hanno la schiena piena di cicatrici ancora sanguinanti per le frustate che, dicono, “vogliono” farsi dare dai mariti per dimostrare che li amano (o che sono sottomesse?). E dopo un paio d’ore il salto di alcuni torelli da parte di un giovane nudo che con quel salto dimostrerà di esser pronto per la vita da uomo e da marito. (http://www.youtube.com/watch?v=LW57qfZVLNk)
U. U come… Urca, che buon caffè quello etiopico! In qualche ristorante lo preparano anche con il rito tradizionale, simile alla cerimonia del tè in Giappone.
Ma anche bevuto alla buona il Sidamo dimostra di essere un caffè di qualità. E prima di lasciare l’Etiopia trasformo i Bir rimasti in pacchetti di caffè da regalare a parenti e amici.
VILLAGGI. Quanti ne abbiamo visti! Il tratto comune a tutti è la povertà, con poche apparenti eccezioni, tipo Dorzè, dove si sono organizzati nell’accogliere i turisti, mostrando loro le attività tradizionali e allestendo uno spettacolino di canti e danze. Quelli del sud sono i più poveri: semplici agglomerati di capanne fatte di bastoni di legno, talvolta con l’aggiunta di qualche pezzo di lamiera. E tanti recinti: al sud fatti di bastoni, e più a nord di belle piante grasse.
WEYTO. Anche qui un bel mercato, etnia Tsamay; ma non ci fermiamo molto. Le donne hanno le solite zucche come recipienti ma anche una mezza zucca come copricapo, forse a doppio uso!
X, come …X-crossing. Segnali stradali ce ne sono ben pochi fuori dalle città, e ben pochi sono gli incroci, in quelle lunghe e dritte strade. Se dovessero segnalare l’attraversamento-animali basterebbe mettere un cartello …all’inizio e alla fine dell’Etiopia, valido per tutto il paese e per tutti i cento milioni di capi di bestiame (più i cinque milioni di asini!). Mandrie, greggi e asini costringono gli autisti a rallentare, ma mica tanto. Mentre quando sono isolati questi animali sembra abbiano imparato che è meglio stare immobili nel mezzo della strada e lasciarsi sfiorare dai bolidi su ruote. Ma se una capretta non ha ancora imparato…
YEMEN. Ma cosa c’entra lo Yemen con l’Omo River Etiopia? Se avrete la fortuna di viaggiare con la Yemenia, al ritorno vi farete una giornata e una notte a Sana’a. Felice di rivedere dopo otto anni quella città da fiaba, giro con gli altri per le stradine, tra i palazzi, i negozietti e le bancarelle.. Ci godiamo quella splendida città sia con la luce del sole sia con quella incantata della luna e delle finestrelle multicolori illuminate. La gente qui è sempre stata cordiale; ora ancor più. Salutano con un “Welcome!” che lascia capire quanto siano stufi di quell’isolamento che il terrorismo ha imposto al loro paese. Non vedono l’ora che i turisti possano ritornare. Ma su qualche muro vediamo dei fogli con delle facce barbute e vicine a dei kalaschnikov: terroristi ricercati. “Bad people” è il commento di chi ci vede guardare; ”No good”. Per quanto ancora?
ZEBRE. ZOMBIE. Due ne abbiamo viste, e quella camminata di tre ore sotto un sole spietato, più altre due di barca per l’attraversamento del Lago Chamo, non valgono la pena; c’è ben altro che le zebre da vedere in Etiopia.
Già: “Tanto altro da vedere”, penso, mentre come degli zombie ci salutiamo al ritorno a Roma dopo aver saltato una notte di sonno. “Sì: tante cose nell’Omo River-Etiopia”, penso ancora mentre come uno zombie raggiungo casa in pullman da Venezia. Ma sbrigarsi ad andare: laggiù l’Omo continuerà a scorrere lento, ma le cose e le persone stanno cambiando in fretta.

http://www.flickr.com/photos/27964309@N06/sets/72157625377571845/





Passato e futuro

D'Alema dice che Berlusconi è il passato. Lui è un bel Futuro...e Libertà.
Vittorio D'Alemovich Finiawski InFeltrito ImBelpietrito

Ruby è "parte lesa"



Quante facce ha il culo di Ruby? A Silvietto non gliel'ha data, gli ha preso i soldi, è diventata famosa, guadagna a piene mani con discoteche e pubblicità e ora vince pure in tribunale. Culo e mente diabolici.
Vittorio Silviobungato InFeltrito ImBelpietrito

Topi inglesi e tope italiane

La residenza del primo ministro inglese è piena di topi.
Quella del nostro è piena di tope.
Vittorio Roditore InFeltrito ImBelpietrito

L'Italia migliore e Umberto Eco

Questa piccola storia è l’esempio per fetto in miniatura di quel che sta suc cedendo in Italia. Lucera, Teatro Gari baldi, domenica scorsa. Ho una lectio sull’unità d’Italia, il teatro è pieno ma non si può cominciare perché suona l’al larme antincendio e ogni volta che lo spengono riprende. Tardiamo, rischio di non parlare, invertiamo il program ma, prima il concerto. Finalmente l’al larme cessa. Parlo. Alla fine, gli organiz zatori mi dicono che hanno beccato un uomo e una donna che azionavano l’al larme per impedirmi di parlare, perché, a loro dire, «non sono gradito a Lucera».
Chi lo stabilisce il gradimento? Non il pubblico che è numeroso e caloroso nei miei confronti, né il Comune, la polizia, il tribunale. Lo decidono due cretini di sinistra che si arrogano di parlare nel no me della verità e della città e di decreta re chi ha diritto e chi no di parlare. In precedenza qui sono venuti scrittori di sinistra come Odifreddi e Boldrini ma nessun cretino di destra è andato a boi cottare l’incontro. Si vede che il cretino di destra è garbato, e se uno non gli pia ce, non va a teatro. I due cretini di sinistra se ne fregano dei diritti della maggioranza del pubblico, se ne fregano che la sinistra ha potuto parlare in liber­tà, se ne fregano di quel che dirò, magari criticandomi dopo avermi ascoltato. No, vogliono impedirti di parlare, rifiu tano a priori che tu esista, e non poten do eliminarti, ti negano la parola. 
Come fanno i giornali di sinistra che fingono che tu, di destra, non esista. Quei due cretini non sono isolati. Ricevo ogni gior no insulti da cretini di sinistra, per posta elettronica, sui blog, sul sito del Giorna le , perché non la penso come loro e dun que sono un venduto; disprezzano pure i miei libri senza averli mai letti. Mi odia no perché sono di destra e non della de stra al loro servizio, ma considero prefe r ibile questa specie di centrodestra ai lo ro compagnucci. Ecco, quei due cretini sono un campione perfetto di molta sini stra di piazza, di stampa, di toga, di nien te. Con la bava alla bocca e al cervello. Fate un monumento allo Stupido Igno to, di sinistra; simbolo dell’Italia che Eco giudica migliore.

(M. Veneziani)

Urne piene e Quirinale ubriaco

Giuliano Ferrara per "Il Foglio"
GIULIANO FERRARA
QUESTI VOGLIONO URNE PIENE E QUIRINALE UBRIACO - La sfacciataggine di Scalfari e soci, insomma la struttura Alfa, è così grande, impudente, che è impossibile non provare per loro una certa simpatia. Come bricconi intellettuali non riusciamo a superarli nemmeno noi. Hanno passato esattamente diciassette anni, dal ribaltone di fine 1994 ad oggi, a sostenere la seguente tesi: il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere se ci sia una maggioranza possibile, qualunque essa sia.
EUGENIO SCALFARI CARLO DE BENEDETTI
E noi a dire: ma con il maggioritario i governi si fanno nelle urne, in Parlamento si limitano a ricevere la fiducia, ed è per questo che siamo finalmente arrivati all'alternanza di forze diverse alla guida dello stato, grande conquista liberaldemocratica ottenuta per la prima volta con la successione Berlusconi-Prodi-Berlusconi o centrodestra e centrosinistra, se preferite.
NAPOLITANO BERLUSCONI
Adesso sostengono esattamente il contrario, perché è il contrario che credono gli convenga. Il capo dello stato, suggeriscono, può sciogliere quando lo desideri le Camere, e per motivi insindacabili, nonostante la sua nota "irresponsabilità politica" sancita dalla Costituzione a tutela della sua funzione di garanzia. Che lo affermino capi e gregari della nota lobby, va anche bene, li conosciamo.
BERLUSCONI PRODI
Ma i costituzionalisti e i giuristi dovrebbero stare attenti: se gli tengono bordone finiscono in mutande pure loro, ma senz'ombra di ironia. La nostra fortuna comune è che Giorgio Napolitano, mentre questi volitivi cercano di ottenere le urne piene e il Quirinale ubriaco, è un tipo piuttosto sobrio.
IL TREDICENNE G.T. AL PALASHARP
LA DELUSIONE SUSANNA CAMUSSO - Con quella bella e autorevole faccia, poteva essere il leader laburista di una coalizione sociale (domani, chissà, politica) in grado di rimettere con i piedi per terra il paese martoriato da crociate ideologiche. Si era dichiarata come una sindacalista tosta, orientata a reintrodurre il mestiere di negoziare e battersi per il miglioramento delle condizioni di vita e di salario dei lavoratori, poi va da Saviano a leggere elenchi grotteschi, va al Palasharp a fiancheggiare i neopuritani, va in piazza ad agitare l'astratta bandiera della dignità femminile con toni retorico-moraleggianti. Che peccato. Che delusione. Un'altra come tanti.
SUSANNA CAMUSSO
LA SCOMPARSA DEL BALILLA ETICO - Abbiamo aperto la manifestazione di Milano contro la Repubblica della virtù riesibendo con orrore e grande mestizia il balilla etico in bocca al quale era stato messo, perché lo riversasse in un microfono per la gioia degli avanguardisti adulti, l'odio contro il nemico assoluto. Avrete notato con quanta cura ogni giornale e ogni televisione hanno cancellato l'episodio. Quotidiane testimonianze ci dicono che quel trattamento infame tocca a molti scolari dell'istruzione pubblica. Il silenzio pesa sulle persone serie della parte avversa: perché non gridate il vostro schifo?

Silvietto in castigo dalle Orsoline!

E così il 6 Aprile Carmen, Giulia e Orsolina faranno un bel bunga-bunga al povero Silvietto. Ilda la rossa non poteva inventarsi un finale migliore: in castigo dalle  Orsoline!!!
Vittorio Madresiabuona InFeltrito ImBelpietrito

Dal coccodrillino al caimano

Escort e contesse

Il Cav. se ne vada à la Nixon, ma basta con questo moralismo farlocco

Intercettazioni esagerate, accanimento giudiziario e mediatico. Tutto vero. Però il Cav. ha fatto quel che poteva per esporsi alla gogna e per mostrarsi al mondo come un uomo ricattabile, fragile e ridicolo. Per un politico, “il personale è politico”, tribunali a parte. E’ patetico sostenere che ad Arcore si facevano festicciole tra amici. Gli amici sarebbero coorti di signorine reclutate per finire nel bungalow? Ma va là. Quindi mi auguro che l’Anfitrione non si candidi più ad alcuna carica pubblica, compresa quella quirinalizia. Può contrattare un’impunità modello Nixon. Dopodiché, mutatis mutandis (e absit iniuria verbis), il berlusconismo può continuare anche in assenza dell’eponimo, come il cesarismo, il bonapartismo e il peronismo.
Ciò premesso, leggo, ascolto e vedo parecchie stranezze. Molte signore che (giustamente) promossero ogni precoce liberazione sessuale e ogni love in liceale, oggi ripetono ossessivamente che tra le ospiti del bungalow berlusconesco c’era una minorenne, o (forse) due.
Va bene, la legge va rispettata. Ma sarebbe ragionevole distinguere le minorità, caso per caso. Uno, magari, ignora le foto e le pose spigliatissime delle pupe in questione e si figura che l’Orco abbia traviato qualche collegiale in calzettoni. Uno, magari, immagina che il Cayman s’avvicini alla bimba bisbigliando: “Piccina Rubacuori, che t’ha portato la Befana? Così sbottonata prendi freddo, mettiti il cappottino, o almeno il baby doll. E tanti auguri allo zietto Hosni, che ne ha bisogno”. A proposito: fra Lolita e Humbert Humbert, chi aveva più potere contrattuale? E tra una ragazzotta e un anziano, chi ha più strumenti per spolpare l’altro?
Nel frattempo, molti severi opinionisti strillano in tv che il Cav. ottenebra con le tv la mente collettiva del popolo italiano. Ok, i telegiornali (per quel che contano) sono in parte lottizzati e in parte domestici, ma i talk show politici più seguiti sono audacemente ostili al governo. Per quel che riguarda le altre programmazioni (ree di proporre stili di vita subalterni), osserverei che quasi tutti i format sono importati da quell’estero che spesso ci impartisce lezioni di correttezza. Né ci si può lamentare delle troppo calunniate veline, che ballonzolano sul teleschermo forse per un minuto, meno svestite di una qualsiasi signora in spiaggia.
Sui mass media pieni di donne seminude perfino per le pubblicità di automobili, campeggia la denuncia della mercificazione del corpo della donna. A parte il fatto che si mercifica allegramente anche il corpo dell’uomo (cfr. gli spot di Dolce & Gabbana eccetera), non si capisce perché mai si debba costruire una gerarchia secondo la quale mercificare la gradevolezza di una figura femminile sia più grave che mercificare la fatica di un operaio o l’ingegno di un intellettuale subalterno.
Più in generale: è molto strano che un dono naturale come la bellezza sia giudicato meno nobile di un dono naturale come l’intelligenza. E non trascuriamo le arti d’amore, grazie alle quali (gossip!) qualche signora non stupenda ha rischiato/rischia di diventare regina d’Inghilterra. Quarant’anni fa ero a New York, al Village, dove le più famose femministe dell’epoca guidavano un congresso contro l’abietta condizione delle prostitute. Salirono sul palco due mignotte e dissero fieramente: “Noi guadagniamo in mezz’ora quello che voi, segretarie o impiegate, guadagnate in un mese. E al capo dovete dare tutto: obbedienza, cervello, sorrisi. E forse qualche altra cosa, gratis”.
In democrazia, molti possono aspirare al successo, e anche il bell’aspetto e il fascino sono atout per raggiungerlo. Ma ciò non è frutto dell’attuale decadenza. Tra i maschi antichi ricordo il conte di Essex, Bel Ami, Julien Sorel. Tra le femmine, centinaia di “favorite”, capaci di conquistare corone e rendite ereditarie. Nemmeno le nostre istituzioni più nobili disdegnarono di servirsi di una contessa di Castiglione, per promuovere la Causa che oggi celebriamo, dopo 150 anni.

I moralisti del Palashar...k


Belle anime del Palasharp, la vostra mancanza di vita è inescusabile

Al Palasharp di Milano, contro il populismo rozzo e grintoso dei berluscones, è sceso in campo per Libertà & Giustizia il moralismo dei ricchi veri, cioè l’azionismo, ma quello di oggi, quello senza alcuna gloria e solo con molto pennacchio, quello dei finti perseguitati, quello degli scrittori billionaires che dicono di andare a letto tardi, sì, “ma solo perché leggo Kant” (così ha specificato Umberto Eco ammiccando con una battuta miserabile a una platea di devoti preoccupati dell’onore dell’Italia e della brutta figura che si fa all’estero). E che orrore la fosca antropologia di Zagrebelsky, una caricatura lagnosa, saccente, falsamente mite e professorale, la voce chioccia e la perfidia negli occhi, della giovinezza squinternata, un po’ folle, ma viva di un Gobetti. “Niente per noi, tutto per tutti”: uno slogan riferito al trionfo liberale dello stato di diritto e della cittadinanza costituzionale, ma nella bocca di questi bardi delle intercettazioni e della magistratura militante, e in associazione con il cattolicesimo reazionario e sessuofobico di uno Scalfaro, un passaparola ideologicamente totalitario. No, miei cari: vogliamo qualcosa per noi e per gli altri, non abbiamo orrore dello scambio e del denaro, ci fa senso il vostro disgusto per la bigiotteria galante di Arcore, e ciò che è “tutto per tutti” sa di stato totalitario, sa di regime della virtù, sa di marcio. Torino è una città che ho molto amato, ma il succo del suo famoso giansenismo è così tremendamente condito di ipocrisia, e questa ipocrisia è così perfettamente rappresentata dal timbro vocale, dalla tonalità e dall’inflessione piccolo dialettale di Zagrebelsky che in fondo in fondo preferisco la banda Cavallero. Per fortuna – e so di dirla grossa per molti lettori – quel mondo ha prodotto anche i Violante, persone di razza che ne hanno fatte più di Carlo in Francia ma non si abbasserebbero mai a scrutare condiscendenti e morbosi i giorni, le notti e le vite degli altri.

    Non ho parole per descrivere il timore e il tremore che mi hanno provocato le altre esibizioni dal palco del Palasharp, la telefonata mediocre di Ginsborg, le banalità di Saviano, e che delusione la Camusso a rapporto dai suoi nemici di classe. Per un momento ho pensato che vorrei leggere nelle vite di questa brava gente impeccabile, vorrei intercettare questi censori moralmente al di sopra della comune umanità italiana, saggiare le anime e i peccati di questi ottimati che vogliono sradicare Berlusconi fornicatore per “andare oltre”, come dicono, e organizzare il lavacro del paese profano e sporcaccione che siamo. Ma subito mi sono vergognato anche solo di aver pensato di comportarmi come loro. E mi ha raggiunto, per il mio e per il vostro benessere spirituale, il messaggio mail di un amico da Milano, una citazione di Ralph Waldo Emerson che riguarda anche Berlusconi e le sue nottate: “E ho tutto sommato l’impressione che dove ci sia una grande ricchezza di vita, sebbene intrisa di grossolanità e di peccato, lì troveremo anche l’argine e la purificazione, e alla fine si scoverà un’armonia con le leggi morali” (1). La pazzia di Berlusconi sarà in qualche modo riscattata, belle anime azioniste, la vostra mancanza di vita è inescusabile.

(1) “And we have a certain instinct, that where is great amount of life, though gross and peccant, it has its own checks and purifications, and will be found at last in harmony with moral laws”
(G. Ferrara)

Fini, il futuro e le ...palle di vetro.



15 febbraio 2011

Dare addosso all’onorevole Gianfranco Fini sembra diventato lo sport nazionale. L’uomo che doveva salvare il paese viene da un po’ di tempo sballonzolato come un pupazzo. Se qualcuno si sente infelice, trova consolazione nell’espressione di Fini, la quale assomiglia ormai in permanenza a quella di un cocker. Se c’è un guaio in famiglia, “ma pensa a Fini!”, ci si dice, e si ha come l’impressione che passi. Se, per senso di responsabilità verso le istituzioni, lui evita di fare il capo-partito, lo pigliano per il culo. Se tiene in tasca un fazzoletto con due nodi, legalità e giustizia, lo accusano di averli fatti troppo tardi. Se accenna alla possibilità di poter votare col Pd, viene schernito per l’incoerenza, se afferma il contrario, per l’incongruenza, se non dice niente, gli ricordano che è il secondo di Casini. Tutto questo è ingiusto. E’ vero, adesso ha troppe cose da fare. Ma l’onorevole Fini, come ci spiegaste a lungo, resta uno dei pochi dirigenti politici con la capacità di vedere il futuro. QUANDO NON SCORDA DI FARSI LEGGERE LA MANO.

lunedì 14 febbraio 2011

Il Fatto Quotidiano insiste con la povera contadinella



Virginia Sanjust di Teulada: 

"Ma io venivo dalla campagna, non sono riuscita ad avere padronanza degli eventi. ... Venne fuori che avevo difficoltà economiche. ... Ho vissuto in casa sua, a Campo dei Fiori: gli avevo chiesto io di comprarla."
DIO MIO, CHE PENA: POVERA RAGAZZA DI CAMPAGNA!
E CHE PENA ANCHE VOI DEL FATTO, CHE PUBBLICATE INTERVISTE DEL GENERE!

DISTIMIA antica. Dino Menichini


La vita ha i suoi perché:
se triste sono in cuore
una ragione c'é.
Nascondo in me un amore:
ma é come una finestra
che piú non abbia
lumi, o come una
ginestra cui l'oro si consumi.
L'anima ho confessata
e ho strana gelosia:
non ti possiedo,
amata, non sei piú solo mia.
Sapeste ora come
duole la mia ferita!
Tristezza ho senza nome.
Ha i suoi perché la












d
Dino Menichini

Senza pa...role.

Fallo godere!

Eravamo tante, davvero.

A dire la nostra differenza (bellissimo il discorso della Bocchetti: gli uomini non sanno fare a meno del potere, sono seduti sulla loro fortuna, sono seduti sulla loro poltrona). A dire la nostra volontà di ripulire questo paese dalla feccia. A dire che feccia sono Berlusconi e i suoi cinici sostenitori ( che cosa non si fa per uno stipendio, un privilegio, una poltrona!), non la ragazzetta che usa l’unico potere concesso alle donne, quello di far godere un uomo. Anche se non ti piace, anche se non lo ami, anche se ti fa schifo. Perché, porca miseria, è lì il problema: il potere, noi, non l’abbiamo mai perseguito. Le più fragili si accontentano del potere di suscitare desiderio. Esercitare il potere non ci piace. Preferiamo altre emozioni. Forse, se le cose continuano a precipitare, toccherà darcelo come obbiettivo. Conquistare il potere, proprio noi che non lo amiamo. Conquistarlo per tutte. Gestirlo in modo opposto. Come uno strumento per fare, non come un gigantesco fallo che fa godere solo chi lo possiede.

(L. Ravera)