DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

mercoledì 29 settembre 2021

Beato Matteo da Rignano ?

 

Nutrire simpatia per Renzi è un po' troppo ma riconoscergli il "capolavoro" (ipse dixit) di mandare Draghi a Palazzo Chigi purtroppo è doveroso. Se riesce a farne un altro -far restare Draghi e Mattarella dove sono- va beatificato.


Vittorio BeatoMatteodaRignano ExInFeltrito

LA DECADENZA DEL SENATORE SALVINI

 

 

"LA DECADENZA DEL SENATORE SALVINI È ENTRATA NEL CULO DI SACCO DELLA CECITÀ DEMENZIALE CHE GLI DÈI PROCURANO A COLORO CHE VOGLIONO PERDERE"

 

Non si pente. Tipico atteggiamento di chi affronta con incoscienza una decadenza strategica, peggio di qualsiasi parabola declinante. Salvini non si pente di aver aizzato la Bestia contro gli avversari. Non si pente dei rapporti spuri con Putin o delle scemenze dette sull'ordine in Corea del nord. Non si pente dei rosari portachiave fornitigli dal senatore Pillon, un leghista che levati. Non si pente delle felpe law and order che hanno fatto ridere mezza Italia.

Non si pente delle conseguenze dell'odio, che come insegna la sparatoria sui negher a Macerata, possono essere persino peggiori delle conseguenze dell'amore, per non dire del chemsex. Non si pente del Papeete, il gesto politico di un perfetto ubriaco da spiaggia. Non si pente della citofonata alla caccia dello spacciatore di quartiere, che gli è costata una delle sue più brucianti sconfitte a Bologna. Non si pente del suo cerchio magico, fatto di personalità pochissimo raccomandabili. Non si pente del bastaeuro.

Non si pente del novaxismo allucinato dei suoi, amplificato dalle sue dichiarazioni per fortuna comune ineffettuali. Non si pente di aver suggerito che la Cdu- Csu avrebbe dovuto allearsi con i mezzi nazi dell'afd, sai che successone sarebbe stato. Non si pente degli eccessi banalmente cinici nella difesa dei torturatori di un tossico di strada e del personale aguzzino di un carcere meridionale. Non si pente delle circolari per tenere prigionieri i naufraghi sui barconi della Guardia costiera o delle ong. Non si pente del suo ridicolo, goffo trumpismo della bassa.

Non si pente della Nutella, della pizza & fichi, dell'uso sconsiderato del suo ruolo di babbo, dei braccialetti e dei torsi nudi, tutte manifestazioni di conformismo travestito da scorrettezza politica. Che non si penta dell'amicizia sordida con Luca Morisi è il meno, le fragilità esistenziali sono sacre, è forse il suo atto più comprensibile, ma il resto?

Come può uno che si picca di rivestire un ruolo pubblico e politico eminente non capire che la Trasfigurazione draghiana avrebbe dovuto comportare il costo di un riesame? La decadenza del senatore Salvini è entrata nel culo di sacco della cecità demenziale che gli dèi procurano a coloro che vogliono perdere.

Aveva portato voti e chiasso di successo a un sistema di potere e di governo radicato nell'italia più ricca e potente. Faceva il garibaldino all'incontrario con il titolo di Capitano, spadroneggiava nel centrodestra, cercando sistematicamente l'umiliazione degli alleati, aveva trasformato in nemici tutti coloro che gli sbarravano il passo ai quali attribuiva la corrosione di una critica ingiusta.

Aveva invaso quella fogna a cielo chiuso che sono le tv, prima di tutto la Rai ma non solo, determinando uno stile politico fatto di volgarità e di consapevole culto dell'ignoranza, a parte la decisione di portare gli occhiali da combattimento. Si era scatenato contro i radical chic, i ricchi e viziati signori della sinistra da abbattere. Giocava scopertamente il ruolo del bullo delle periferie, menava le parole come un qualunque guappo mena le mani. E ha ritenuto che tutto questo, in successione e in simultanea, fosse compatibile con la partecipazione a un governo di emergenza nazionale presieduto da un tipo tosto e deciso come Mario Draghi, sollecitato e tutelato da Mattarella e dall'Europa intera.

Pensava di potere condurre la danza a suo piacimento, e il bello è che a tratti sembrava perfino riuscirci per insipienza degli avversari, sempre con quell'effimero megafono che se ne fotteva delle fragilità esistenziali altrui. Ora ce l'hanno con Giorgetti che è sleale, con i governatori che non lo seguono nelle sue mattane sempre più estreme, dopate, con la rete dei piccoli e medi imprenditori che secoli di bossismo avevano saldamente ancorato, giù dalle valli verso quel fenomeno popolare nordista che era la Lega, a un'idea di Italia assurda ma che funzionava.

Gli atti di pentimento e di contrizione servono appena a chi li compie, e spesso, non sempre, sono encomiabili condizioni di coscienza. Ma il riesame di una politica e di una immagine, anche a prescindere dalla comica, grottesca serie di incidenti che ha innescato la decadenza strategica di un leader capace di ballare una sola estate, è uno di quei requisiti della buona politica che solo un cattivo politico non conosce e non vuole riconoscere.

Giuliano Ferrara per "il Foglio"

martedì 21 settembre 2021

Dagospia, Lettera 7: Mattarella, Draghi e i Casini vari

 


Lettera 7

Dagosapiens, vedendo che con Mattarella e Draghi l’Italia ha riottenuto considerazione in Europa e nel mondo sai cosa dovrebbero fare Casini, Franceschini, Prodi, Berlusconi e compagnia bella (bella?) che sentiamo nominare come possibili candidati alla Presidenza della Repubblica? Tutti insieme firmare un accorato appello a Mattarella perché resti per un secondo mandato. Il suo senso di responsabilità, di cui nessuno dubita, gli farebbe fare questo sacrificio. Ciò di cui si può dubitare è la volontà dei suddetti di fare tale passo: c’è da temere  che prevarrebbe la loro vanagloria.

Vittorio ItaliafuoridaiCasini ExInFeltrito