DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

venerdì 31 maggio 2013

La pernacchia zen


L'essenza del grillismo, il manifesto ideologico del movimento, si riassume in un gesto zen: la pernacchia

Da tre giorni continuate a chiedervi come mai il Movimento di Grillo ha avuto quel crollo. Io sono fermo alla domanda precedente e ancora mi chiedo come ha potuto avere tre mesi fa così tanti voti. Certo, eravamo infuriati e depressi, non volevamo più sentir parlare di politici ma neanche di tecnici e così, anziché sporcare la scheda con scritte oscene, si preferì buttarla sul Grillo. Ma voleva essere un avvertimento e non una scelta politica. L'essenza del grillismo, il manifesto ideologico del movimento, si riassume in un gesto zen: la pernacchia. Il voto a 5stelle era un modo per spernacchiare il potere ed esprimere con una rumorosa, liberatoria pernacchia tutta la propria rabbia, il proprio disagio. Ma cum pernacchie non si mantengono li stati, avrebbe detto Machiavelli; non si governa e non si fa nemmeno politica. Solo Bersani pensava che davvero i grillini potessero diventare il perno di un governo mentre ne erano solo la pernacchia. 
Dicono che l'errore grillino sia stato quello di dire no a un governo di cambiamento con Bersani. Se l'avesse fatto, avrebbe perso l'altra metà degli elettori, magari salvando la prima. Perché il grillismo è un gesto che precede la politica e ogni tentativo di far seguire la politica scontenta almeno la metà del popolo ingrillito. Ricordo le gare infantili al sud a chi faceva la pernacchia più lunga (che nei più grevi si tramutava nel rutto più lungo). Per quanto sia il virtuosismo della durata, il fiato poi finisce. E non resta niente, nemmeno gli schizzi di saliva agli astanti.

Molti ci hanno creduto, a quelle stelle comete














1. LA SCONFITTA È LA PROVA CHE I GRILLINI NON HANNO CAPITO COSA VOGLIONO GLI ELETTORI: NON BASTA GENTE “SEMPLICE E ONESTA”, MA CHE SIA COMPETENTE E PURE EDUCATA - 2. SÌ, PERCHÉ VANNO BENE I “VAFFANCULO” DEL CAPO, MA I VOTANTI NON APPREZZANO LA VOLGARITÀ DEI SOTTOPOSTI, TRA AMORE PER I RIMBORSI E I VARI “MERDA” E “STRONZO” - 3. PRESTO SI VEDRÀ SE IL M5S FARÀ LA FINE DEI MOVIMENTI-FIAMMATA COME L’UOMO QUALUNQUE O RIUSCIRÀ A DIVENTARE UN MOVIMENTO-INCENDIO COME LEGA E FORZA ITALIA - 4. MERLO: “SOLO EPIFANI E IL PD POSSONO SALVARE GRILLO DAL CUPIO DISSOLVI IN CUI SI È FICCATO” -

1- GRILLO
Jena per "La Stampa" - Stelle cadenti.

2- LA FIAMMATA DEI CINQUE STELLE
Luca Ricolfi per "La Stampa"
grillo casaleggioGRILLO CASALEGGIO
Quando votano in pochi, come è successo alle recenti amministrative, c'è sempre il rischio di sovrainterpretare, di vedere nel voto più di quello che contiene. A me i segnali chiari sembrano solo due: gli elettori di sinistra che avevano votato Grillo stanno cominciando a tornare a casa, il movimento di Grillo ha subito un tracollo d'immagine. Gli italiani saranno pure ingovernabili, come pensava Mussolini e ora ripete il commissario europeo Günther Oettinger, ma non sono ciechi.
Se per qualche motivo le cose precipitano, come è successo in vari passaggi della storia nazionale, può succedere che una parte dell'elettorato improvvisamente divenga pronta a votare una forza politica nuova, che promette un cambiamento radicale, o anche semplicemente rappresenta un modo d'essere diverso, una qualche rottura con il passato o con il presente. Ma altrettanto improvvisamente i medesimi elettori che hanno scommesso sul nuovo o sul diverso sono pronti a ritirare il loro consenso.
casaleggio E GRILLOCASALEGGIO E GRILLO
Nella storia elettorale italiana degli ultimi 70 anni è già successo due volte, con il movimento dell'Uomo Qualunque (fra il 1946 e il 1948) e con la mai veramente nata Alleanza democratica, che subito prima della discesa in campo di Berlusconi era arrivata (nei sondaggi) a sfiorare il 20% dei consensi.
Vedremo presto se il caso del Movimento Cinque Stelle somiglierà più a quello dei movimenti-fiammata (come Uomo Qualunque e Alleanza democratica), o a quello dei movimenti-incendio, che nascono all'improvviso ma durano nel tempo, come sono stati la Lega e Forza Italia.
casaleggio grilloCASALEGGIO GRILLO
Personalmente propendo più per la prima ipotesi, quella di un raffreddamento del consenso al Movimento di Grillo, e questo non tanto per la batosta elettorale dei giorni scorsi, quanto per i comportamenti e gli equivoci che l'hanno preceduta e per molti versi preparata.
Primo equivoco. Beppe Grillo pare non aver capito che la maggior parte degli elettori non sono né fanatici, né militanti. Sono sì disgustati dalla politica, vorrebbero sì mandare a casa una classe dirigente che li ha profondamente delusi, ma al tempo stesso vorrebbero che un governo ci fosse. E che fosse un governo decente. Non è evidente, o almeno non lo è ancora, o non lo è alla maggioranza dei cittadini, che il governo Letta-Alfano sia un governo indecente. Mentre è del tutto evidente che il Movimento Cinque Stelle ha ostacolato in ogni modo la nascita di un governo compatibile con il risultato elettorale.
Stefano RodotaSTEFANO RODOTA
Secondo equivoco. Il Movimento Cinque Stelle pare non aver capito che molti elettori danno una notevole importanza a due virtù: la competenza e lo stile. Molti elettori (la maggioranza, a mio parere) non si accontentano affatto di essere governati da gente «semplice e onesta», ma vorrebbero anche che i politici che li rappresentano fossero competenti, esperti, e persino educati. Soprattutto quest'ultima cosa.
Gli elettori possono anche perdonare la volgarità del capo, che può mascherarsi dietro l'alibi della satira, ma apprezzano molto di meno la volgarità dei sottoposti, sia quando si manifesta come amore per il vil denaro (vedi il surreale dibattito sugli scontrini e gli emolumenti dei parlamentari) sia quando si manifesta con le offese e il turpiloquio (giusto ieri le parole «merda» e «stronzo» erano al centro delle profonde riflessioni politiche di due grillini molto in vista, la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi e l'uomostreaming del movimento Salvo Mandarà; per non parlare delle offese di Grillo a Stefano Rodotà).
GRILLINI OCCUPANO LA CAMERAGRILLINI OCCUPANO LA CAMERA
Terzo (e fatale) equivoco. Il Movimento Cinque Stelle pare non aver compreso né la natura della Rete né la natura della democrazia. La Rete, che qui scrivo in maiuscolo perché qualcuno la considera una divinità, è uno strumento comodissimo e utilissimo (posta elettronica, Wikipedia, migliaia di servizi gratuiti, velocizzazione delle comunicazioni, ecc. ecc.), ma è anche fonte di innumerevoli effetti collaterali negativi.
GRILLINIGRILLINI
Grazie alla Rete può risultare più facile violare la privacy, umiliare le persone, indurre al suicidio un ragazzo o una ragazza, mettere in circolazione informazioni false o pericolose, truffare il prossimo, dare voce agli incompetenti, permettere l'espressione dei peggiori sentimenti, o anche semplicemente sottrarre tempo a chi potrebbe usarlo assai meglio.
Il Movimento Cinque Stelle non solo deifica la Rete, ma sogna un mondo in cui tutti possano partecipare a un innumerevole insieme di decisioni grazie al voto elettronico. Un mondo in cui la democrazia diretta, che qualche volta ha funzionato in piccole comunità, trionfa sulla democrazia rappresentativa, inventata per governare comunità grandi e complesse.
parlamentari del  M5SPARLAMENTARI DEL M5S
E' una sciocchezza, se non altro perché la maggior parte di noi non vuole affatto mettere becco nell'innumerevole giungla di leggi e norme che vengono emanate ogni giorno da ogni sorta di consesso, ma preferirebbe potersi dedicare alle cose che ama con la serenità che deriva dal fatto di avere dei decenti rappresentanti in parlamento e nelle istituzioni. E' a questo che serve la democrazia rappresentativa. Ed è questo il motivo per cui, nelle democrazie che funzionano, a votare vanno in pochi, non in molti: perché sanno che, chiunque vinca, non sarà una catastrofe.

3- SALVATE IL SOLDATO BEPPE (MA DA SE STESSO)
Francesco Merlo per "La Repubblica"
"Grillo, nonostante le tue canagliate, io vorrei che tu, Renzi ed io...". Ancora potrebbe, questa prima sconfitta di Beppe Grillo, mutarsi in valore civile. E forse solo un Epifani dantesco potrebbe aiutare Grillo a salvarsi dal Grillo impazzito che sproloquia persino contro Rodotà, che pure è stato il suo fiore di purezza, il suo Garibaldi o meglio il suo Mazzini, il suo alibi di nobiltà.
Movimento Cinque StelleMOVIMENTO CINQUE STELLE
Ha avuto la fortuna, Beppe Grillo, di subire un imperioso alt degli elettori quando ancora non tutto è perduto. Ha infatti il tempo di rivedere, correggere e ripensare anche il se stesso tramutato in canaglia. E il segretario del Pd, ora che non ne ha bisogno per sopravvivere, dovrebbe chiamare il furioso attaccabrighe al confronto diretto, senza il corteggiamento trafelato e penoso ai gregari che umiliò Bersani, ma lanciando un ponte di sinistra, un osservatorio, un blog a due piazze, una cosa ("ah, cosa sarà?, che fa muovere il vento") che sia fatta di dibattiti serrati e anche di quegli sbeffeggiamenti (reciproci, però) che Grillo ha trasformato in scienza della politica.
LUCA RICOLFILUCA RICOLFI
Si sa che negli animi nobili la sconfitta migliora il carattere, lo ingentilisce. Ma se l'animo è ignobile, lo inacidisce. E le sgangherate reazioni di Grillo, chiuso nel suo blog virtuale trasformato in bunker reale, esprimono appunto quell'umore che gli inglesi chiamano ‘sour grapes', uva acida.
Con insolenze da teppista, che raccontano meglio dei numeri elettorali, il malessere mentale dello sconfitto che non si rassegna, Grillo malmena dunque Stefano Rodotà che era il suo candidato al Quirinale contro la sinistra. Ora che si è permesso di criticarlo con un'intervista al Corriere, dandogli dei consigli generosi e sensati, Rodotà non è più «un ragazzo di ottanta anni» ma «un ottuagenario sbrinato di fresco» e «miracolato dal web».
francesco merloFRANCESCO MERLO
E qui c'è per due volte, sia nel plauso giovanilista sia nel disprezzo antisenile, la stessa (rovesciata) volgarità fascistoide di ‘giovinezza giovinezza' accanto al vaneggiamento del ‘chi non è con me è contro di me'. Era già successo alla Gabanelli, succederà ancora. Oltre la lista delle Quirinarie ci saranno altri amanti strapazzati, anche perché, come dicono in Sicilia, «cu di mulu fa cavaddu, u primu cauciu è u so», chi tratta un mulo come un cavallo, si becca il primo calcio.
«Abbiamo vinto», dice Grillo negando l'evidenza e aggredendo Renzi (anzi Renzie, come Fonzie, eh eh) e poi Civati, Bersani, Veltroni... E intanto Lombardi e Crimi vanno «a caccia di pezzi di merda» con un linguaggio che, in bocca loro, diventa agghiacciante. I parlamentari si rubano le mail a vicenda, il gruppo sembra destinato a sgretolarsi ma la Lombardi trova la parola giusta da sillabare: «Confermo, sono delle merde. Mer-de!». Nel delirio della sconfitta, gli amici, che hanno la faccia dei nemici e viceversa, inchiodano Grillo al suo blog-bunker, sempre più sfigurato nell'acidità. E l'impolitica diventa impotenza.
BERLUSCONI TREMONTI BOSSI A MONTECITORIOBERLUSCONI TREMONTI BOSSI A MONTECITORIOBOSSI BERLUSCONIBOSSI BERLUSCONI
Solo un fissato può davvero credere di avere perduto per colpa degli altri, del dominio padronale sui mass media, della pochezza degli italiani. Certo, non deve essere facile per lui. Ma per sua fortuna nessuno può chiedergli di dimettersi. Solo di rimettersi.
Per recuperare il suo fascino seduttivo (non su di noi, ovviamente) il perdente deve sempre diventare leggero. E non è un problema di eleganza, ma di sostanza.
Solo ammettendo la sconfitta Grillo potrebbe guarire dalla spocchia e capire che non basta più essere il divertimento intellettuale di alcuni vip dello spettacolo e lo sfogatoio plebeo della rabbia italiana. Potrebbe valorizzare le intelligenze dei suoi parlamentari, spronandoli a studiare almeno un po', smetterla di punire, espellere e controllare, potrebbe consegnarsi finalmente alla politica che è una delle più nobili attività dell'uomo, e proprio per questo degenera in vizio e corruzione. Non lo fa, ma ancora potrebbe.
epifani-cadutaEPIFANI-CADUTA
Più che denunziare, Grillo ha irriso il potere degenerato, ha spernacchiato il Palazzo tronfio e sordo. Non è stato il primo a sbeffeggiare la politica, ma è stato il primo a fare dello sbeffeggiamento una politica. Ed è senza precedenti nella storia d'Italia, salvo forse Giovannino Guareschi, che solo alla fine, come Grillo, se la prese con gli italiani: «Popolo bue, li hai votati? Adesso pedala» (e speriamo che per questo paragone non si offenda, la buonanima).
matteo renziMATTEO RENZI
E però solo con Grillo la tradizione dello spernacchiamento, che va da Marziale a Pasquino, da Totò a Dario Fo, ai Guzzanti e, nel suo modo supercilioso di mezzo Landini e mezzo Montanelli, a Marco Travaglio, ha cessato di essere il cibo dell'intrattenimento più o meno intelligente ed è diventato il manifesto di un partito che alla Camera è ancora maggioranza relativa. Ebbene, da questo sbeffeggiamento la politica non tornerà più indietro.
NICHI VENDOLANICHI VENDOLABEPPE GRILLO DAL TRENOBEPPE GRILLO DAL TRENO
E bisogna riconoscere che in Italia la comicità e la satira hanno una funzione unica al mondo. E basta guardare come Crozza riesce a tirare fuori la parte più vera dei politici, sia pure capovolta. L'altra sera anche la Carfagna, confrontandosi con le battute di Crozza, è stata simpatica e intelligente. E si può discutere se si tratta di un altro segnale della decadenza italiana, se è una fuga o una medicina, ma non si può negare che è questa l'essenza del grillismo e, proprio quando comincia il suo declino, si capisce che non si potrà più fare a meno della forma che lo sberleffo ha dato alla politica.
BEPPEGRILLOBEPPEGRILLO
Dunque è ora di provarci davvero a salvare Grillo da Grillo, magari evitando di esibirsi nella pratica diffusa di bastonare il cane che annega. E non solo perché non è elegante né generosa l'idea, troppo sbrigativa, di potergli dare presto il colpo di grazia, con una spietatezza un po' ridicola. Ma anche perché è il cane da guardia del legittimo, giustificato malumore italiano e perciò almeno il Pd dovrebbe evitare di cantare una vittoria che potrebbe essere quella di Pirro, o, se preferite, quella di Sansone che morì con tutti i filistei.
GRILLO A ROMAGRILLO A ROMA
Inoltre qui si rischia di buttare via, con l'acqua sporca del livore tribunizio e del vaffa, quel radicalismo sociale che è la giusta punizione della politica diventata affarismo, clientelismo e guadagno illecito, la deriva finale della partitocrazia denunziata da Pannella quarant'anni fa.
Sicuramente gli elettori hanno punito il moralismo di Grillo che è ideologismo eccessivo e grottesco, ma è pur sempre alla morale che il moralismo attiene. Certo è morale andata a male, ma guai a liberarci anche dal bisogno di morale che Grillo aveva intercettato e al quale non riesce a dare un orizzonte diverso da quello drammaticamente perdente del «resterò solo io», «non abbiamo fretta», «morirete tutti», «pezzi di merda», « traditori», «venduti».
GRILLO A ROMAGRILLO A ROMA
Anche la critica alla televisione aveva un suo fondamento. Gli elettori si sono accorti che, non andando Grillo, in tv è arrivato un serraglio di grillologi: giovani giornalisti con l'insulto creativo e zero titoli, professori senza alunni e, al posto dei portavoce e dei portaborse, i portarancore, i professionisti del livore. La critica alla cattiva tv ha prodotto una pessima tv. Ma rimane vero che Grillo aveva intercettato un giustificato «ne abbiamo abbastanza» della pulp tv fatta di sbranamento e calci in bocca, e di un giornalismo politico fondato sull'eccitazione con il forcone del divo e del mezzodivo.
Beppe GrilloBEPPE GRILLO
Forse solo il Pd può fermare questo ‘cupio dissolvi' e aiutare Grillo a salvarsi e innanzitutto perché non è detto che la sinistra radicale che lo votò torni davvero a casa e che non si prepari invece un postgrillismo che sostituisca alla pratica astiosa dello sbeffeggiamento quella delle maniere spicce nelle fabbriche, nelle strade, nel conflitto sociale, nell'estremismo ambientalista.
Beppe GrilloBEPPE GRILLO
Non che sia davvero immaginabile un ritorno al terrorismo, come dice il solito Grillo che pensa di compendiare in sé tutto il vissuto e tutto il vivibile, ma può accadere che esplodano, come attorno alla spazzatura e alla Tav, i plebeismi, il luddismo o nuove forme di criminal sindacalismo nel nome (usurpabile) della nuova povertà italiana, contro l'euro, contro l'Europa e contro lo stesso Grillo, visto che la campana del crescente astensionismo suona forte anche per lui.
Beppe GrilloBEPPE GRILLO
Epifani, che capisce questo mondo e ha forse la stoffa per governarlo, potrebbe davvero provare a salvare Grillo da Grillo. E senza patti, lontano dal mercato delle commissioni e delle maggioranze, preparare il dopo Letta e il superamento definitivo del berlusconismo, convincendo Grillo, come cantano Dalla e De Gregori ‘a lasciare la bicicletta sul muro e parlar del futuro' dentro una passione italiana e, con l'animo dei forti, persino una vaghezza di amicizia: "Grillo, io vorrei che tu Renzi ed io / fossimo presi per incantamento. Nonostante le tue canagliate".

Cinquestellecadenti

"Rodotà è un ottuagenario miracolato dalla rete". Verrebbe da dire che Grillo è un ex-comico sessantaquattrenne miracolato dai cretini. Ma non lo diciamo. 
Vittorio Cinquestellecadenti InFeltrito

martedì 28 maggio 2013

Cinque stelle cadenti


Democrazia diretta in un paese incasinato come l'Italia? Popolato da sessanta milioni di persone con l'innata vocazione a pensare solo a se stessi? Ma suvvìa, Grillo & C: rimettete i piedi per terra! Se poi aggiungiamo che chi si è proposto di attuarla è un'armata brancaleone di illusi, molti dei quali, sotto sotto, anche loro solo alla ricerca di un posto al sole di Roma, guidati da un grande illusionista, o meglio da due, che impongono regole da setta segreta, è presto detto. A convincere nella protesta non ci vuole molto; convincere nella proposta è un altro paio di maniche. Certo, con un repertorio di battute comiche e al grido di "Vaffanculo!" si raccolgono facilmente grandi torme di Italiani allo sbando. L'esempio della moribonda Lega Nord insegna. Il problema, però, non è mettere bensì togliere agli italiani un qualcosa dal culo. Togliere un grosso fastidio che ha due nomi: incapacità di pensare al bene comune e debito pubblico (che ne è una logica conseguenza). Ma sappiamo bene che il nostro sogno, neanche tanto segreto e tante volte celebrato da letteratura e cinema, è quello di metterlo nel culo agli altri, no? Ma con risultati quasi sempre ridicoli e disastrosi, no? Ora il popolo del "Vaffanculo" ha dimostrato di non voler affidare ai vaffanculisti nemmeno il governo dei Comuni. E ora l'armata brancaleone di candidati trombati è lì a balbettare nelle odiate televisioni cercando scusanti in perfetto stile politichese. E il grande sponsor Travaglio esercita la sua penna nell'analisi degli errori commessi dal Movimento 5 Stelle. Il quale, per chi non ci ha mai scommesso nemmeno un centesimo, è, semplicemente ed evidentemente, un errore di per se stesso.  

Vittorio Tuttiacasamadichi InFeltrito 

venerdì 24 maggio 2013

Ingroia a quel paese



Lettera 4
15 Maggio: "Sono venuto a prendere possesso dell'incarico".
24 Maggio: "Ad Aosta non andrò, come ho sempre detto".
Vittorio Aquelpaese InFeltrito

mercoledì 22 maggio 2013

Berluscantante



Lettera 20
Caro Dago,
con la sua performance canora di ieri il Berlusca ha dato un suggerimento neanche tanto velato a Letta su come fare a trovare i fondi per l'imu, basta organizzare una cena e fare cantare Mussari.
Stefano55
BERLUSCONI CANTA ALLA CENA DI ALEMANNOBERLUSCONI canta

La morale della favola, di Dario e Michela


Lettera 13
Quelli del Pd ed exDC fanno tanto i bacchettoni quando si tratta di andare in TV a fare i moralisti sugli altri ma poi sotto sotto si scoprono gli altarini.
Michela Di Biase, classe 1980, candidata a Roma per il Pd è la fidanzatina di Dario Franceschini, da poco separatosi. 
Lui classe 1958, lei 1980; ci sono 28 anni di differenza.
L.

Nell'ennesimo mistero doloroso si contempla...

...


- 1. 29 ANNI DOPO RIESPLODE IL GIALLO DELLA MORTE DI ENRICO BERLINGUER: MORI' DAVVERO A CAUSA DI UN ICTUS? FATALITÀ O TRAFILA DI ERRORI DELL’APPARATO PCI E MEDICI? - 2. UN LIBRO CHOC OSA L’INOSABILE: RIMETTERE IN DISCUSSIONE IL MALORE CHE COLPÌ IL LEADER COMUNISTA. IL MISTERO DELL'ULTIMO BICCHIERE D’ACQUA: COSA C’ERA DENTRO? - 3. LE MANOVRE DI PIETRO FOLENA ATTRAVERSO WALTER VELTRONI PER FAR ACQUISTARE IN TUTTA FRETTA DALLA RAI LE IMMAGINI DEL COMIZIO DI PADOVA, CHE POI SPARIRONO - 4. PERCHÉ NON FU CHIAMATA SUBITO L’AMBULANZA E SI ASPETTÒ LA FOLLIA DI DUE ORE? - 5. “TROPPE BUGIE CI SONO STATE RACCONTATE”, DICE L’AUTORE DI “STORIA SEGRETA DEL PCI”, ROCCO TURI. CHE LEGA LA MORTE DI BERLINGUER CON QUELLA DI ALDO MORO -

(ASCA) -
ENRICO BERLINGUER COLTO DA MALORE jpegENRICO BERLINGUER COLTO DA MALORE JPEG
Enrico Berlinguer mori' davvero a causa di un ictus? Il libro ''Storia segreta del Pci'' di Rocco Turi, edito da Rubbettino, rivela nuovi dettagli sulla morte del leader comunista. L'11 giugno 1984, Enrico Berlinguer muore a Padova, dopo un malore che lo colpisce nel mezzo di un comizio elettorale. 29 anni dopo quella morte il libro, riapre su quel triste fatto di cronaca italiano uno scenario assolutamente nuovo e quanto mai inquietante.
Per la prima volta nella Storia Repubblicana uno studioso, il sociologo Rocco Turi, ripercorre in questo suo libro i momenti cruciali di quella sera a Padova e tenta di dimostrare una tesi mai formulata prima d'ora, secondo la quale il leader comunista sarebbe morto non per un ictus cerebrale come in realta' si e' sempre raccontato, ma per responsabilita' precise e dirette, legate soprattutto ad una serie di assurdi ritardi nelle stesse operazioni di pronto soccorso.
''Troppe bugie ci sono state raccontate. - scrive lo studioso - Da un riscontro severo e minuzioso dei tempi che scandirono la morte di uno dei leader comunisti piu' amati d'Europa siamo oggi in grado di smentire le tesi di quegli anni. Si aspetto' troppo tempo per portare Berlinguer in ospedale; dopo i primi malori Berlinguer venne infatti trasportato lentamente prima in albergo, e poi dopo oltre due ore fu chiamata finalmente un'ambulanza. Una scelta del tutto folle''.
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Ma ci fu raccontata un'altra bugia ancora, sottolinea lo studioso: ''Non e' vero che Berlinguer venne operato appena arrivato in ospedale, ma e' vero invece che venne portato in sala operatoria solo all'una di notte, dopo circa due ore trascorse in albergo, dunque due ore e mezzo piu' tardi dal suo malore in Piazza della Frutta''.
La cosa piu' grave, ma anche piu' strana a giudizio di questa tesi, e' che accanto ad Enrico Berlinguer quella sera ci fosse anche un medico, un medico comunista che aveva partecipato alla guerra di liberazione, iscritto alla Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, il prof. Giuliano Lenci, nonche' primario all'ospedale Busonera di Padova; fu lui a soccorrerlo e a ordinare di portarlo subito in albergo, nella sua stanza gia' occupata al quarto piano dell'hotel Plaza''.
Rocco Turi ricorda che Enrico Berlinguer incomincio' a sentirsi male esattamente alle 22.30 di quella sera, ''dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua, e allora si disse che era servito a reprimere dei conati di vomito, ma chi ha del vomito non ha mai voglia di bere''.
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Subito dopo la sua morte si disse anche che Enrico Berlinguer aveva incominciato ad avvertire i sintomi della congestione per via della cattiva cena della sera precedente a Genova, ma nessuno si e' mai preoccupato di analizzare l'acqua bevuta dal leader comunista durante il comizio.
Ma per lo studioso, che ha deciso oggi di fare in questo libro le pulci alla storia e ai segreti del vecchio Partito Comunista Italiano, ci fu un altro dettaglio che quella sera avrebbe dovuto porre agli inquirenti alcune domande importanti: ''Quella sera tutti si preoccuparono di intercettare la registrazione video con le immagini del comizio e del bicchiere d'acqua. Ci furono telefonate tempestose: Alle due della notte, quando Berlinguer era in sala operatoria, Folena era riuscito a contattare a Roma il Responsabile Comunicazione del Pci, Walter Veltroni, il quale riusci' a fare intervenire la Rai.
E la Rai contratto', con l'avvocato, l'operatore e acquisto' la cassetta video. Il contratto fu steso dentro un furgone, nel piazzale dell'Ospedale. Una fretta inadeguata. Un mistero anche questo''.
Secondo la mia tesi - sentenzia oggi Rocco Turi - ''Attraverso corretti e tempestivi passaggi metodologici, forse, Berlinguer avrebbe potuto avere salva la vita anche nel caso di un malessere provocato da cause diverse da quelle ufficiali. Ci fu un complotto?''
Ed e' a questo punto che il volume spiega come la morte di Berlinguer potrebbe avere un legame con la morte di Aldo Moro: ''entrambi lavoravano per realizzare in Italia il primo Compromesso Storico della Storia repubblicana, e probabilmente i servizi segreti dei Paesi dell'Est, e non soltanto loro, non riuscivano ad accettare che questo potesse accadere''.

C'è del latte in Danimarca


L'agenda rossa



Negli ultimi giorni il mito dell'agenda rossa si è arricchito di un capitolo inquietante. Il 18 maggio sia Repubblica che il Fatto rilanciano una notizia clamorosa, con tanto di prova fotografica: l'agenda rossa emerge da un fotogramma di un video dei vigili del fuoco che dura «oltre due ore girato nell'immediatezza della strage », scrive Francesco Viviano di Repubblica, che la definisce «una prova schiacciante».
STRAGE DI VIA D'AMELIO - I SOSPETTI CHE HANNO POTUTO TRAFUGARE L'AGENDA ROSSA DI BORSELLINOSTRAGE DI VIA D'AMELIO - I SOSPETTI CHE HANNO POTUTO TRAFUGARE L'AGENDA ROSSA DI BORSELLINO
Stava «lì dove avrebbe dovuto essere, a terra, integra, accanto al corpo carbonizzato del magistrato». E già che possa stare «integra» accanto «al corpo carbonizzato» non quadra granché. Ma procediamo. Allora chi l'ha presa da lì? Che domanda ingenua,ma «l'uomo misterioso», è ovvio, chi altri. Egli, «non in divisa» (certo, l'uomo è misterioso, mica scemo) «si avvicina al corpo di Paolo Borsellino e, con il piede sinistro» (dettaglio prezioso, è mancino!) «alza un pezzo di cartone che copre l'agenda rossa», evidentemente per rubarla.
paolo borsellinoPAOLO BORSELLINO
«Eccola qui l'agenda rossa di Paolo Borsellino, quella da cui il magistrato non si separava e che tutti cercavano invano da vent'anni». E che tutti continueranno a cercare, visto che ieri la scientifica di Roma, che ha esaminato il video, ha confermato ciò che peraltro già si sapeva, e cioè che quell'oggetto rosso è un parasole di un'automobile, usato con disperata pietà per coprire i resti dell'agente di scorta Emanuela Loi.

Corona di spine


CORONA DI SPINE: LO SCRITTORE SCALATORE DISTRUGGE FABIO FAZIO: “NON È SERVIZIO PUBBLICO, È UN FEUDO PERSONALE”

Mauro Corona sputtana Fabio Strazio: “Non promuove la cultura, prende solo chi vuole lui, gestisce un feudo personale” - Poi scopre l’acqua calda: “I premi letterari sono tutti concordati, sapevo già da prima chi avrebbe vinto Strega e Bancarella” – La buona notizia: “Fra otto mesi sparisco”… - -

Da un comunicato di "Radio 24"
MAURO CORONAMAURO CORONA
"Se fai un passaggio da Fazio magari vendi 300 mila copie. Ma Fazio prende chi vuole lui, se gli stai sulle palle non ti chiama, questo non è servizio pubblico. È un feudo personale, tanti avrebbero diritto di andare lì e parlare del loro libro, invece entrano in pochi". Questo lo sfogo a La Zanzara su Radio 24 dello scrittore Mauro Corona.
MAURO CORONAMAURO CORONA
"Fazio - dice ancora Corona a Radio 24 - non può dire che invita chi ha fatto qualcosa nella cultura perché sceglie solo chi gli sta simpatico. Non mi vuole e non sono mai andato, gli sto sulle palle perché gli dico quello che penso. Visto che lui recita, fa il buono, forse teme uno scontro, non lo so. Una mafia? Non lo dico sennò mi arriva una querela.
MAURO CORONAMAURO CORONA
Ma non si vanti di promuovere la cultura. La gestione della visibilità è in mano a pochi e ti stracciano se non gli vai a genio, solo a parole la Rai è televisione pubblica. Invece ognuno gestisce il suo campo. Non ci sarà solo Gramellini che nel pianeta scrive libri, e poi ha scritto un libro piagnucoloso, a quanti nel pianeta è morta la madre?".
MAURO CORONAMAURO CORONA
"Fra otto mesi - annuncia Corona a La Zanzara - non dovrò più temere nulla perché sparisco. Non mi suicido perché darei un cattivo esempio col suicidio. Ma è un sistema in cui non puoi dire quello che pensi altrimenti ti fanno fuori. Non posso fare dei nomi, tutti gli editori sono delle associazioni a delinquere ma io ho bisogno di loro per pubblicare un libro. Sono loro a decidere se promuovere un autore o affondarlo".
mauro coronaMAURO CORONA
"I premi letterari - attacca Corona - sono tutti concordati. Come fanno a scegliere i cinque finalisti su centinaia di titoli? A chi vogliono far credere che leggono duecento libri, se neanche nella loro vita li hanno letti? Io sapevo un mese prima chi vinceva lo Strega e il Bancarella".
"Sparisco ma non dico dove vado - prosegue Corona - dico solo che voglio finire come Robert Walser in un manicomio, il manicomio della natura. E come lui morirò il giorno di Natale perché non sopporto più questo combattimento ad armi impari per stare a galla.
MAURO CORONAMAURO CORONA
Coi soldi dei libri mi sono comprato solo una casa del cazzo per i miei figli dopo aver mangiato merda tutta la vita, e non è una casa con vista Colosseo che mi hanno pagato gli altri. Io me la sono guadagnata parola su parola nonostante Fazio".
MAURO CORONAMAURO CORONA
"La Bignardi - dice Corona - è stata l'unica a farmi vendere i libri, avrò sempre rispetto e stima per lei, ma son andato già cinque volte, ora basta. Augias? Ho fatto con lui anche le gare in bicicletta, aveva una molletta sui pantaloni come negli anni 30. Ma ha un orario che non vale un cazzo, se vai in tv devi approfittare degli orari giusti. Alain Elkann? Uno che sposa la figlia di Agnelli cosa presenta? presenta se stesso non i libri".
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D'accordo.
Ma, possibile che con i soldi dei libri 
abbia solo comprato "una casa del 
cazzo"?
I rimanenti se li è bevuti tutti?