DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

sabato 29 dicembre 2018

Mari e Monti e Conti

I pensionati? "Protestino pure liberamente...". Oh, molto gentile: grazie, signor avvocato del popolo!  "Li ricordo silenti quando fu approvata la legge Fornero"; bè, ammesso che fossero stati proprio silenti, il fatto è, signor Conte, che Monti non aveva illuso la gente come hanno fatto i suoi amici Di Maio e Salvini. Capisce la differenza?
Vittorio Avarodimoliere ExInFeltrito

venerdì 28 dicembre 2018

Pane e nutella a Salvini e pane e balle ai pensionati?

Dago, posso usarti come postino, please? Scrivo a Salvini che è sempre nel web e che spero, tra una nutella e l'altra, voglia risponderci.
Sig. vice-Presidente del Consiglio, premesso che la partita Roma-Bruxelles è finita non con una vittoria bensì con un pareggio, e che si va ai rigori di Gennaio (e sottolineo "rigori"), Lei il 29 Settembre annunciava: "E' una manovra che investe su coloro che soldi non ne hanno: pensionati, giovani disoccupati. Se a Bruxelles mi dicono che non lo posso fare me ne frego e lo faccio lo stesso".  Poi ha anche ripetuto che i pensionati "normali" non perderanno un euro. Ma con la vostra manovra voi bloccate la rivalutazione delle pensioni che il tanto vituperato governo Monti aveva previsto per il 2019, non è vero? E dunque: Lei si sente in grado di ripeterci che i pensionati come il sottoscritto (€ 1.716) con la "manovra del popolo" non ci rimettono? Grazie.
Vittorio Aspettandodraghi ExInFeltrito

mercoledì 19 dicembre 2018

Fazio o Giletti? O nessuno dei due???



Lettera 23
Ai 5 Stelle (non volevano più cultura in RAI?) non piace Fabio Fazio: e va bene, non sono gli unici a considerarlo uno strazio e un "partigiano"; ma che soltanto li sfiori l'idea di sostituirlo con quel tale Giletti, quello che va a braccetto con quel tal altro Fabrizio Corona, beh, auguriamoci che sia una notizia falsa: in RAI, servizio pubblico -e in questa povera Italia-, di vuoto culturale ce n'è già anche troppo. Grillo, dov'è finito il tuo "Vaffa...!" di prima delle elezioni?
Vittorio Alvuotoalvuoto! ExInFeltrito



martedì 18 dicembre 2018

Gilettanti allo sbaraglio

Ai 5 Stelle (non volevano più cultura in RAI?) non piace Fabio Fazio: e va bene, non sono gli unici a considerarlo uno strazio e un "partigiano"; ma che soltanto li sfiori l'idea di sostituirlo con quel tale Giletti, quello che va a braccetto con quel tal altro Fabrizio Corona, beh, auguriamoci che sia una notizia falsa: in RAI, servizio pubblico -e in questa povera Italia-, di vuoto culturale ce n'è già anche troppo. Grillo, dov'è finito il tuo "Vaffa...!" di prima delle elezioni?
Vittorio Alvuotoalvuoto! ExInFeltrito

giovedì 13 dicembre 2018

Cazzari Giallo-Verdi




POSTA! - SEI MESI DI ILLUSIONISTI AL GOVERNO A MENARCELA CON LA LORO INFLESSIBILITÀ; ANNUNCI ESALTATI DAL BALCONE; PROCLAMI MUSSOLINIANI IN PIAZZA, SPREAD ALLE STELLE, BORSE A PICCO E ADESSO, COSA FANNO I CAZZARI GIALLO-VERDI? DICONO ‘ABBIAMO SCHERZATO: DÀI, FACCIAMO 2,04% E TUTTI CONTENTI!’” 

Lettera 14
Sei mesi di testoni illusionisti al governo a menarcela con la loro presunta inflessibilità; annunci esaltati dal balcone; proclami mussoliniani in piazza; la sottosegretaria Castelli-in-aria a sproloquiare in TV; spread alle stelle; borse a picco. E adesso, cosa fanno i cazzari giallo-verdi? Dicono “Eh va be’, abbiamo scherzato: dài, facciamo 2,04 % e tutti contenti!”.
Contenti un cacchio, carissimi cazzari giallo-verdi: non è certo contento, bensì incazzatissimo, un pensionato che vede i suoi quattro soldi investiti scesi del 14%; altro che i vostri zerovirgola! Un sentitissimo “VAFFA!" dal non vostro
Vittorio Incazzatissimo ExInFeltrito

La manovra dei cazzari giallo-verdi



Forzatura sul deficit nella manovra: 

bruciato un miliardo in pochi mesi.


Deficit dal 2,4% al 2,04%: tra mutui in rialzo e aste più care, quanto ci è costata la forzatura con l'Europa

Nei due mesi e mezzo di strappo con la Ue lo spread è schizzato oltre quota 300 ritrovando i massimi da oltre cinque anni. Per lo Stato ha significato maggiori spese per interessi, per le famiglie un rialzo dei tassi per i nuovi mutui. E per i possessori di azioni, banche in primis, è stato un autunno nero.

Flavio Bini, Repubblica 13.12.18


mercoledì 21 novembre 2018

Salvini e Babbo Natale


La Ue boccia la manovra. Salvini: “Ora aspettiamo la lettera di Babbo Natale”. Forse ne dovrebbe scrivere una lui, insieme con i soci Di Maio e Conte: “Caro Babbo Natale, mettici la testa a posto, per favore, prima che sia troppo tardi”.
Vittorio Regalidinatale ExInFeltrito




lunedì 19 novembre 2018

Travaglio, perchè Di Maio non è ancora Cazzaro?

Se googli "Cazzaro di Rignano" ti viene fuori Travaglio con Renzi; se googli "Cazzaro Verde" esce Travaglio con Salvini; se googli "Cazzaro Pentastellato" non viene fuori niente. Porca miseria, Dago: vogliamo dire al solitamente attentissimo Travaglio che Di Maio, poveretto, non merita di essere dimenticato? 
Vittorio Icazzariditravaglio ExInFeltrito

sabato 17 novembre 2018

Travaglio condannato (ancora)

Perché Travaglio ha perso

un'altra causa con Tiziano Renzi



Ha diffamato il padre dell'ex premier sul caso Consip, dice il giudice, e ora deve risarcirlo 

Ci risiamo. A voler impiegare il linguaggio inquisitorio in voga da quelle parti, dovremmo sentenziare che il direttore del Fatto quotidiano è recidivo. A distanza di meno di un mese, il giudice civile di Firenze torna a condannare Marco Travaglio in una causa con Tiziano Renzi. Il primo dovrà corrispondere al secondo una somma pari a 50mila euro, a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale, per le affermazioni diffamatorie pronunciate dal giornalista nel corso di una puntata di "Otto e mezzo" su La7.

Era il 9 marzo 2017, e nello studio televisivo di Lilli Gruber c’ero anch’io. Preso dalla foga in un confronto acceso sull’inchiesta Consip, Travaglio si spinse ad affermare che dagli atti giudiziari fosse emerso un quadro inquietante: “Il padre del capo del governo si mette in affari o s’interessa di affari che riguardano aziende controllate dal governo”.Quegli atti li avevamo letti in tanti, non solo lui, tra colleghi ce li trasmettevamo su Whatsapp (‘tu ce li hai?’, ‘ecco qua’), io ne scrivevo da giorni, avevo compulsato le carte esattamente come decine di cronisti, e di questi presunti “affari”, non meglio specificati, non avevo trovato traccia.
Gli inquirenti battevano la pista del traffico d’influenze, della mediazione sospetta, della millanteria, ma che il padre dell’ex premier avesse concluso o fosse in procinto di concludere affari con le aziende pubbliche era una ipotesi inesistente nella prospettazione accusatoria. Allora, sentite le parole pronunciate con sicumera dal direttore, provai a far notare, proprio sul punto, che, allo stesso dell’arte, gli elementi per adombrare accuse così gravi erano insussistenti a meno che Travaglio non fosse in possesso di informazioni riservate, ai più ignote: “Il direttore ci dà una notizia!”, dissi.
 Di tutta risposta, Travaglio mi mise in guardia dal rischio, diciamo così, che il pm partenopeo Henry J. Woodcockpotesse decidersi a querelarmi per le mie affermazioni critiche nei confronti del magistrato. Bene, a distanza di mesi dai fatti, possiamo affermare che le cose sono andate diversamente: Woodcock, dopo aver perso in tribunale in una causa contro di me (una delle tante), ha preferito rimettere le querele ancora pendenti per non pagare, partita chiusa; il giudice civile di Firenze, stamane, ha nuovamente condannato Travaglio nel match infinito con Renzi sr. riconoscendo il carattere diffamatorio delle affermazioni testé citate. “Le parole pronunciate dal giornalista hanno connotazioni oggettivamente negative, alludendo le stesse ad un contesto di malaffare e ad un intreccio di interessi privati, economici e politici ad elevati livelli […] Nel suo insieme e nel suo impianto, l’intervento del giornalista è demolitivo nei confronti dell’attore e di suo figlio, sul fronte etico, politico e della dignità personale”. Più avanti: “L’offesa è, nel caso di specie, tanto più grave in quanto si mettono in relazione gli affari personali dell’attore con l’ascesa politica del figlio che, all’epoca dei fatti (cui si fa riferimento nell’ambito della trasmissione), era stato capo del governo e, quindi, figura istituzionale dalla quale tutti si attendono attenzione e sensibilità per gli interessi dello stato”.
Il Foglio, 16.11.2018
Annalisa Chirico

mercoledì 14 novembre 2018

TAV: chi dice la verità? Chi è autore di fake news (pardon: notizie false) ?

Estratto dall'articolo di Marco Travaglio per ''il Fatto Quotidiano''

Dopo aver sorseggiato i fiumi d' inchiostro versati dai giornaloni sull' oceanica manifestazione Sì Tav di sabato a Torino, che ha visto sfilare nientepopodimenoché un torinese su 35 o un piemontese su 177, una domanda sorge spontanea: cosa sapeva tutta questa brava gente del Tav Torino-Lione?

Si spera vivamente che ne sapesse un po' di più di una delle sette madamine organizzatrici dell' Evento, Patrizia Ghiazza, cacciatrice di teste all' evidenza sfortunata, che l' altra sera esibiva tutta la sua competenza a Otto e mezzo: "Né io né le altre organizzatrici siamo competenti per poter entrare nel merito degli aspetti tecnici e ambientali dell' opera".
Non male, per una manifestazione apolitica e apartitica, ma soltanto tecnica, sul merito del treno merci ad alta velocità (anzi, a bassa, perché le merci di solito viaggiano a non più di 100-120 km l' ora). Essendosi "informati sui giornaloni che hanno sponsorizzato la Lunga Marcia, era prevedibile che organizzatori e partecipanti ne sapessero pochino, e che quel pochino fosse falso. Infatti sventolavano cartelli "Sì alla Tav", ignorando che è l' acronimo di Treno Alta Velocità, dunque è maschile, con buona pace di Stampubblica che ha spacciato l' iniziativa per una "rivolta delle donne" contro non si sa bene cosa, anche se in piazza sfilavano soprattutto maschietti di una certa età.
L' acronimo, fra l' altro, è una patacca (femminile), perché per le merci l' espressione giusta è Treno ad Alta Capacità (Tac). I marciatori, e Salvini a ruota, ripetevano che l' opera va assolutamente "completata": ma un' opera si completa quando è già iniziata e qui non è stato costruito nemmeno un millimetro di ferrovia: i cantieri che tutti vedono da 15 anni sono quelli del tunnel esplorativo, nulla a che vedere con l' opera vera e propria, il "tunnel di base", cioè il mega-buco dovrebbe attraversare 57 km di montagna e che fortunatamente non esiste: le gare d' appalto non sono state neppure bandite. Dunque non c' è nulla da completare.

Alcuni sognano di salire un giorno a bordo del mirabolante supertreno, ma purtroppo, escludendo che i Sì Tav si considerino merci, resteranno mestamente a terra anche se l' opera venisse realizzata. Chi volesse invece raggiungere ad alta velocità Parigi o Lione da Milano o da Torino, può montare sul comodo Tgv, che dalla notte dei tempi percorre rapidamente quella tratta. Ma i nostri eroi strillano contro l'"isolamento dell' Italia" e per il "collegamento con l' Europa", evidentemente ignari dell' esistenza del Tgv da e per la Francia, dei treni veloci da e per la Svizzera e così via.
 (…)

Le loro merci da trasportare ad altissima velocità da Torino a Lione possono depositarle in uno a caso dei container (perlopiù vuoti) che ogni giorno viaggiano sui treni della tratta Torino-Modane- Chambéry-Culoz, che dal 1871 attraversa il Frejus, ci è appena costata 400 milioni per lavori di ammodernamento ed è inutilizzata all' 80-90%

(…)
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Travaglio sparge fake news a schiena dritta

Il direttore del Fatto Quotidiano non dice che la Tav dimezzerebbe i tempi di percorrenza per i passeggeri, e non solo per le merci


 A spargere bufale in giro sulla Tav non ci si mette solo Chiara Appendino, sindaca di Torino, che martedì sera su Facebook ha detto che la linea ad alta velocità Torino-Lione serve solo per il trasporto merci. C’è anche il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio. Prima in tv a DiMartedì, dove se l’è presa con le organizzatrici della manifestazione a favore della Tav, sminuendone non solo il significato politico ma anche numerico, poi sul Fatto in edicola il giorno dopo. Con il ditino metaforicamente alzato, Travaglio s’è prodotto su La7 in un capolavoro: “Il problema dell’Italia – ha spiegato – è che ha detto troppi sì senza fare analisi costi-benefici. Se si fa l’analisi costi benefici del Tav – perché, vi informo, è un treno, treno ad alta velocità, si chiama il Tav, non la Tav – si scoprirebbe innanzitutto che è un treno merci e che quindi tutti quelli che vogliono salirci sopra non ci saliranno mai, perché è un treno per le merci.
Il concetto è stato ripetuto ieri nell’editoriale. Ora, se Travaglio cambiasse informatori (gliene suggeriamo uno: Google), scoprirebbe che un’analisi costi-benefici è già stata fatta, nel 2012, e che è stata addirittura presentata al pubblico con una conferenza stampa il 26 aprile 2012. Nel documento, facilmente reperibile sul sito della presidenza del Consiglio, ci sono le previsioni di traffico passeggeri sul corridoio ferroviario al 2035 (più 1,8 milioni rispetto alla situazione senza progetto). In un altro documento, sempre reperibile sul sito del governo, si legge che “grazie alla diminuzione della pendenza dall’attuale 33 per cento al 12,5 per cento, si dimezzano i tempi di percorrenza per i passeggeri (da Torino a Chambery si passa da 152 minuti a 73; da Parigi a Milano da 7 a 4 ore), mentre si realizza un importante incremento della capacità nel trasporto merci (portata da 1.050 a 2.050 tonnellate e lunghezza fino a 750 metri per treno) con costi di esercizio quasi dimezzati”. Merci e passeggeri, dunque. E i numeri, scrive un documento dell’Osservatorio sull’asse ferroviario, sono stati confermati nel marzo 2018: “Gli scenari di traffico analizzati confermano nella sostanza la correttezza dei volumi posti alla base del modello di esercizio 2012 Fase 1”. Travaglio insomma spara fake news, però a schiena dritta. 
(Il Foglio)
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UN ''SÌ-TAV'' RISPONDE ALLE CRITICHE DI TRAVAGLIO ALLA TORINO-LIONE: ''LA LINEA HA SUPERATO 7 ANALISI COSTI-BENEFICI, LA PERCORREBBERO ANCHE I TRENI PASSEGGERI, IL TRAFFICO MERCI TRA ITALIA E FRANCIA È IN CRESCITA (E NON PUÒ USARE IL FREJUS A CAUSA DELLE SUE LIMITAZIONI), L'OPERA NON COSTA 20 MILIARDI E NON INQUINEREBBE LA VAL SUSA PIÙ DI QUANTO NON FACCIANO LE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI TIR CHE PASSANO PER LA VALLE. E SUL NOME AL FEMMINILE…''

Dago, controlla meglio, Travaglio parlando di TAV a Di Martedì ha detto nove cose campate in aria in poco più di 50 secondi:
1) se si fa l'analisi costi-benefici del TAV
2) si scoprirebbe che è un treno merci
La nuova linea Torino - Lione è progettata per treni merci ad alta
capacità e per treni passeggeri ad alta velocità (fino a 220 km/h)

3) esiste già una ferrovia per le merci inutilizzata all'80%
La linea attuale ha delle limitazioni soprattutto per ciò che riguarda
il traforo storico del Frejus che non consentono un aumento del
traffico
4) il mercato delle merci su quella direttrice si è rinsecchito
Il traffico merci tra Italia e Francia è in crescita, ha raggiunto i
44 milioni di tonnellate nel 2017 e solo in minima parte utilizza la
linea ferroviaria del Frejus per via delle sue limitazioni

5) negli anni 80 quando l'opera è stata concepita
La nuova linea tra Torino - Lione è stata progettata e validata negli
ultimi 6 - 7 anni

6) non è mai stato costruito un solo millimetro di quella ferrovia
Sono già stati scavati 4 tunnel esplorativi e discenderie che saranno
parte integrante e essenziale del futuro tunnel di base come gallerie
di ventilazione e di servizio. Inoltre sono già stati scavati a
partire dal cantiere francese di Saint Martin de la Porte già 6
chilometri della galleria di base

7) un'opera che costerebbe 20 miliardi
I costi per l'Italia della Torino - Lione sono di 3 miliardi per la
tratta internazionale con il tunnel di base e di 1,7 miliardi per la
tratta nazionale italiana. E queste cifre potrebbero diminuire, visto
che la Comunità Europea ha espresso la volontà di aumentare i
finanziamenti

8) inquinerebbe una valle
Al momento la Val Susa è inquinata dal passaggio di centinaia di
migliaia di TIR all'anno, numero che calerebbe drasticamente con la la
realizzazione della TAV

9) è un treno, treno alta velocità, il TAV
Rispetto agli altri questo è una sbaglio veniale, per molti così come
per me si dice la TAV, perché in Val Susa e nella valle francese della
Maurienne non si costruisce un treno, si costruisce una linea
ferroviaria.
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Il tunnel di base della Tav Torino-Lione c'è già: fact checking sulle dichiarazioni dei Cinque stelle

Repubblica è andata a visitare il cantiere di Sain Martin La Porte in Francia, dove francesi e italiani scavano un lotto di 9 chilometri

SAINT MARTIN LA PORTE (Francia) - Il tunnel di base della Torino-Lione esiste. Sono già stati scavati 5,5 chilometri del primo lotto di 9. I 5Stelle e i loro ministri sostengono il contrario perché confondono le gallerie di preparazione con il tunnel vero e proprio. Il primo lotto di 9 chilometri di galleria sarà finito a giugno 2019 ed è sperimentale non perché serve a decidere se fare l’opera ma perché serve a tarare la talpa che scava.


Quella del tunnel che non c’è è solo una delle tante bufale che politici e media governativi diffondono in questi giorni fidando sulla disinformazione generale. Eccone altre:


La Tav trasporterà solo merci?

No: la Tav (che essendo una linea, è femminile) è una ferrovia che trasporterà merci e passeggeri. Così è previsto dai contratti e dagli accordi internazionali. Prima di dichiarare e scrivere che serve solo alle merci sarebbe meglio informarsi. Oggi da Torino a Lione si impiegano in treno tre ore e mezza. Con la Tav meno di una e mezza, che significa andare da Milano a Parigi in 4 ore.


Quanto costerà l'opera?

L’altra bufala è quella dei costi. All’Italia costerà tra i 2,5 e i 3 miliardi (meno di altre gallerie alpine in costruzione e molto meno della Napoli-Bari). A questi costi in futuro andranno aggiunti 1,5 miliardi della tratta nazionale che per ora non verrà modificata.

C'è un rischio amianto?

La presenza di amianto non è stata per ora riscontrata lungo i 7 chilometri di galleria di servizio scavati sul versante italiano. In ogni caso il tracciato deciso nel 2011 è stato modificato proprio per limitare al massimo questo rischio. Del resto nella stessa montagna sono stati scavati senza problemi e senza proteste dei No Tav, 12 chilometri di galleria autostradale, quella che raddoppia l’attuale. Il risultato sarà che a partire dai prossimi mesi aumenterà il traffico dei tir in Val di Susa senza proteste. Anche perché tra i leader del movimento No Tav c’è il sindaco di Susa, Sandro Plano, fino a pochi anni fa dirigente della Sitaf, la società proprietaria dell’autostrada.

martedì 13 novembre 2018

Giornalisti, sciacalli, pennivendoli, puttane...



Lettera 17
Caro Dago, sbaglio o anche tu sei giornalista? Pennivendolo, sciacallo o puttana? 
Vittorio Dovesiamoarrivati ExInFeltrito

giovedì 25 ottobre 2018

Il tunnel dello spread


Lettera 21
Tria, ieri sera: lo spread così alto “non è sostenibile a lungo”. Conte, stamattina: lo spread “se resta alto diventa un problema”. Poi, magari domani Salvini: “Chi se ne frega dello spread”. Di Maio, dopodomani: “Ho trovato la quadra”. Toninelli, al suo risveglio: “Se trovo il tunnel ne usciremo”. Ma questa specie di governo di sognatori che fino al 6 marzo regalava illusioni si sveglia adesso? Non so tu, Dago, ma io non ho il coraggio di guardare come stanno i miei risparmi.
Vittorio Depauperato ExInFeltrito

Pansa...per sè



Lettera 21
Gianpaolo Pansa annuncia che dopo tanti anni tornerà a votare. Perché? Perché stanno per tagliargli la pensione! Fa proprio tanto Italianuccio, questa cosa: per gli interessi del Paese non si va a votare ma appena sono in ballo i propri allora sì che ci si va. Signor Pansa, non le viene il dubbio che se lei e i troppi altri astenuti foste sempre andati a votare per qualcuno (il meno peggio lo si trova, volendo!) forse l’evoluzione della politica e la situazione italiana avrebbero potuto essere diverse?

Ora lei dice che l’Italia è “un disperato paese di creduloni”; ebbene, se questi hanno vinto (purtroppo) le elezioni è perché non le hanno snobbate. Lei sì; si prenda allora la sua parte di responsabilità nel non aver contrastato, con il voto, i creduloni.
Vittorio ChiPansapersènonfatre ExInFeltrito

mercoledì 17 ottobre 2018

UE: restare o uscire?


17.10.2018

Come conciliare i seguenti due comunicati?
Gli Inglesi si pentono e noi sogniamo ancora?


  1)



L'Italia si scopre euroscettica: se si votasse oggi, solo il 44% sceglierebbe di restare nella Ue.

Eurobarometro: il dato più basso di tutta Europa, compresa la Gran Bretagna.

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2)
BBC News
10.8.2018
If there were to be a second referendum now, 52% would vote Remain and 48% Leave, an average of polls over the past three months suggests.
So, it is a stable picture, albeit one that reverses the position in 2016.
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Europa e Brexit, i rischi possibili
Affermare che i negoziati per far uscire la Gran Bretagna dall’Unione europea non sono andati bene vorrebbe dire minimizzare. Malgrado tutte le promesse fatte durante il referendum, i sostenitori della Brexit hanno sia sottovalutato l’importanza fondamentale dell’integrazione della Gran Bretagna nell’economia paneuropea, sia omesso di spiegare i sacrifici che la Brexit comporterà necessariamente. 
Lasciare la Ue significa prendere decisioni immani tra la sicurezza economica, garantita dall’appartenenza al Mercato unico e all’Unione doganale, e la fine della sovranità condivisa...
(TONY BLAIR, NICK CLEGG E MICHAEL HESELTINE)
https://rep.repubblica.it/pwa/traduzione/2018/10/17/news/brexit_le_ragioni_per_non_uscire_dall_europa-209136184/?ref=RHPPTP-BH-I0-C12-P1-S3.4-T1
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Leslie, MP, says: 

Nobody voted to throw away £150 million a week!

The Tony Blair Institute has tonight published a report on the impact of Brexit on the services sector of the British economy.
"Theresa May's bad Brexit deal would offer next to nothing for the 80% of our economy that is the service sector.
"In a £2 trillion economy losing the 0.4% of annual growth this report points to means throwing away over £150 million a week. Nobody stuck that on the side of their bus.
"With prices already rising in the shops and doctors and nurses leaving the NHS, Brexit is already hurting our economy and damaging our public services and this report suggests there is much worse to come.
“Nobody voted for any of that and we must have a People's Vote on any Brexit deal." 

The "Great British Stop Brexit March"

Beginning at 10am on Saturday 20th October 2018, we shall celebrate the UK's place at the heart of the EU. Come and enjoy the UK and pan-European food and community stalls, enjoy the festivities and come together for the common cause. There will follow a very special speaker’s rally, showcasing voices from around Britain and the continent, before uniting as one for a mass march upon Parliament.
Join us and celebrate the country we know and love and let everyone know we are not prepared to let it go!

martedì 16 ottobre 2018

Dire pane al pane e non al pene

Dago, hai mai ascoltato su Radio 24 il programma sull'economia condotto da Sebastiano Barisoni? Ieri sera era dalla Gruby in TV, finalmente. Quello è uno che ha le idee chiare e le esprime in modo che lo capiscono anche i paracarri. Lo ascoltasse quella cava di sassi e di illusioni che c'è al governo...
Vittorio Panealpane ExInFeltrito

sabato 13 ottobre 2018

sabato 6 ottobre 2018

Di Maio in peggio



Luigi Di Maio, il principe delle fake news, titolo nobiliare guadagnato annunciando dal balcone di Palazzo Chigi di aver sconfitto la povertà sulla base di una finanziaria di cui non ha ancora scritto nemmeno i numeri, accusa il Gruppo Espresso di essere produttore di fake news. Meglio, sostiene che I giornali stanno morendo perché producono fake news.
E se questa è la vera ragione della crisi della carta stampata, viene da dire che abbiamo almeno trovato anche la ragione per cui anche la popolarità di Di Maio sta calando rovinosamente. Lo scrive Pagnoncelli oggi sul Corriere, ma siamo certi che, quando tocca i pentastellati, si tratti di fake news.
Come si vede, scherzare sugli attacchi ai giornalisti e sul vittimismo da parte dei 5stelle è piuttosto facile. Di serio, in tutta questa commedia dell'arte delle dichiarazioni contro la stampa, c'è un solo elemento: che i 5 stelle vogliono davvero la testa del Gruppo Espresso. Operazione del resto annunciata fin dall'inizio della legislatura con un'azione di moralizzazione pubblica affidata al senatore Crimi. Il gruppo Espresso era tra gli obiettivi citati e, a questo punto, si può dire che è anche il principale obiettivo.
Le ragioni per focalizzare sul nostro gruppo sono ovvie, ma le ripeto così che nessuno possa dire che non avevamo avvertito. 1) infamare la reputazione di un grande gruppo come quello dell'Espresso serve bene alla tipica tattica pentastellata di "picchiarne uno per educarne cento", tattica molto efficace in questo panorama di cuor di leone di cui è fatta l'editoria italiana; 2) smantellare il Gruppo Espresso secondo i Pentastellati libererebbe lettori e risorse che immaginano di poter redistribuire all'editoria amica (una idea che una fake news in sé); 3) soprattutto, il Gruppo Espresso fa cocciutamente, e intende continuare a fare, opposizione all'attuale governo.
Non temete. Non intendo a questo punto fare la solita tirata sulla libertà di stampa. Che i Cinque Stelle vogliano tutto questo non mi sconvolge e non mi scandalizza. Ogni premier nel mondo degli ultimi 30 anni, ha avuto un aggressivo approccio ai media. Tanto per dire, avanzo il nome di Blair che con I suoi consiglieri è stato l'architetto-avvelenatore del rapporto media-politica, per citare, con tutte le dovute sfumature, Clinton, Putin, Matteo Renzi e Donald Trump.
Il giornalismo è un potere, ed è legittimo che la politica voglia toglierselo dai piedi. Quello che trovo noioso, fino al punto di essere stucchevole, è il bisogno dei Pentastellati di nascondere questa lotta estrema fra due poteri. Il bisogno di coprire le loro tracce interpretando sempre Cappuccetto Rosso e mai il lupo. Persino quando sono al governo ormai da mesi e con percentuale di consenso politico assoluto.
Questo scontro media-politica non si presta a nessuna retorica. Né quella della libertà, né quella della santità.
Noi giornalisti siamo qui. Anello debole di una catena stretta fra gli editori e la politica. Ma non siamo vittime. Siamo anzi perfettamente in grado di decidere cosa vogliamo, cosa facciamo e scriviamo. Sappiamo che le nostre scelte sono pubbliche e accettiamo che ne subiremo, nel bene e nel male, le conseguenze, come è sempre successo.
Sarebbe utile che, da parte della politica, i Pentastellati arrivassero a loro volta, uno di questi giorni, mesi o anni, alla maturità di ammettere i loro appetiti, il loro infinito desiderio di potere. Facendo infine come hanno fatto tutti I grandi leader - dare al mondo la forma che loro vogliono, senza nel frattempo pretendere anche di avere il plauso di tutti. Anche di chi non è d'accordo con loro.

martedì 2 ottobre 2018

Bennettbravasette+ : Asia Argento: hai finito di violentarci?





Lettera 8
“l’Italia mi vuole”, Asia dixit. Ma per favore! Per come siamo messi, più che di Argento l’Italia sembra che abbia bisogno di oro. Comunque, al di là di questo, c’è da dire che nelle sue ultime interpretazioni televisive la suddetta ha dimostrato di saper studiare bene il copione dei suoi maldestri avvocati e, finalmente, di saper recitare.
Vittorio Bennettbrava7+ ExInFeltrito

L'Italia vuole l'Asia???



Lettera 8
“l’Italia mi vuole”, Asia dixit. Ma per favore! Per come siamo messi, più che di Argento l’Italia sembra che abbia bisogno di oro. Comunque, al di là di questo, c’è da dire che nelle sue ultime interpretazioni televisive la suddetta ha dimostrato di saper studiare bene il copione dei suoi maldestri avvocati e, finalmente, di saper recitare.
Vittorio Bennettbrava7+ ExInFeltrito

lunedì 1 ottobre 2018

Sempre più gomplotto...

30.9.2018

DI MAIO: 

''STAMATTINA A QUALCUNO NON ANDAVA BENE CHE LO SPREAD NON SI FOSSE IMPENNATO, SI È SVEGLIATO E HA PENSATO BENE DI FARE UNA DICHIARAZIONE CONTRO L'ITALIA''.



Moscovici: 

«Quello che può creare turbolenze non sono le mie parole
 ma quello a cui reagisco».

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POLITICA
01/10/2018 20:46  Huffington Post

L'Europa boccia il 2.4% italiano: "Non è credibile, 

tenteremo di convincere Roma a tornare indietro"

L'Eurogruppo chiede spiegazioni a Tria, il ministro anticipa il rientro per rifare i conti... 

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Manovra, Salvini: “Me ne frego di Bruxelles".

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28.9.2018


Si è chiusa con una perdita del 3,7 per cento e 22,2 miliardi di capitalizzazione bruciata una delle sedute più difficili degli ultimi anni di Piazza Affari, che ha bocciato la 'manovra economica del popolo' impostata dal governo giallo-verde e che dovrà passare al vaglio dalla Commissione europea. Il livello di deficit rispetto al pil, fissato al 2,4 per cento rispetto a una previsione iniziale sotto il 2 per cento, ha deluso gli investitori che, fin dalle prime negoziazioni, hanno fatto scattare le vendite sul listino milanese intimoriti dal progressivo allargamento dello spread con i titoli tedeschi che è indicativo dell'aumento del rischio paese (dopo essere arrivato a 280 punti base, il differenziale si è poi assestato a quota 267 a fronte di 220-230 dei giorni scorsi). Ad andare giù sono stati soprattutto i bancari (Banco Bpm -9,4 per cento, Intesa -8,4 per cento, Bper -8,3 per cento, Ubi -7,8 per cento). In mattinata gli indici della Borsa hanno subito perdite anche maggiori, ma nel pomeriggio, il lieve ridimensionamento dei rendimenti dei btp a 10 anni e del differenziale con i tedeschi, accompagnato dalla risalita di Wall Street e dalla nuova corsa del prezzo del petrolio, hanno contribuito a ridurre il passivo del Ftse Mib, seppure la caduta di Milano si colloca al 12esimo posto tra le peggiori performance del listino dal 2014. Ecco i primi commenti a caldo di analisti e operatori di Borsa.
   
Andrea Delitala (Pictet Asset Management):
 “La nota di aggiornamento al Def, con il deficit al 2.4 per cento del pil per il 2019 e i due anni successivi, rappresenta uno slittamento notevole rispetto ai numeri che erano stati prospettati dal Mef nei giorni scorsi; i mercati finanziari sono stati delusi rispetto alle attese poiché questi saldi sono incompatibili con una riduzione strutturale del rapporto debito-pil. Il documento con le stime economiche non è ancora stato pubblicato tuttavia, se dovesse essere confermata la mancata convergenza (verso il basso) del deficit e del debito, ne uscirebbe stravolta la disciplina di finanza pubblica con il rischio concreto di andare ad uno scontro con le istituzioni europee”. E se invece lo scontro fosse evitato come ne uscirebbe la credibilità delle regole europee di buona condotta finanziaria? “Altrettanto delicato per implicazioni di mercato è il parere delle agenzie di rating: a fine agosto lo spread vicino a 300 punti base scontava un downgrade per il debito Italiano, ed ora ci stiamo riavvicinando rapidamente a quei valori. Il problema è il punto di partenza del rating italiano, molto prossimo alla perdita dello status di paese 'investment grade'. La perdita di questo giudizio provocherebbe l’esclusione dell’Italia dai più importanti indici obbligazionari mondiali, scatenando la liquidazione forzata di titoli di Stato italiani da parte di molti investitori esteri, oltre a non renderli acquistabili dalla stessa Bce”.
  
Adrian Hilton (Columbia Threadneedle Investments):

“La proposta di un piano con un deficit del 2,4 per cento non è in sé una catastrofe, e rientra comunque nei limiti di Maastricht. Ma nelle ultime settimane, i mercati erano stati portati a credere – dal più moderato ministro delle finanze Tria – che una percentuale inferiore al 2 per cento fosse più probabile, e gli spread si erano in qualche modo stabilizzati. Il tutto è cambiato in modo molto brusco ieri sera. La prospettiva di un’uscita dell’Italia dall’Eurozona sarebbe stata impensabile qualche anno fa; a nostro avviso, è comunque una prospettiva che continua ad essere improbabile (ma che non è più impossibile da immaginare, se consideriamo il successo dei movimenti euroscettici in questo paese). La nostra preoccupazione principale al momento è il possibile deteriorarsi ulteriore del contesto economico: il vero rischio per l’Italia potrebbe materializzarsi quando, senza sufficienti riserve strutturali per abbassare la crescita dei tassi, la dimensione del surplus primario richiesto per stabilizzare il rapporto debito-pil potrebbe diventare irraggiungibile. Questa volatilità non aiuta di certo il sentiment nei confronti dell’Italia e permane anche il rischio che possibili downgrade da parte delle agenzie di rating possano aggravare ulteriormente la crisi.

Antonio Cesarano (Intermonte Sim):
“L’impressione è che il vero timore degli operatori non sia tanto il contenuto della manovra quanto piuttosto l’eventuale intensificazione dello scontro con la Commissione europea, ben prima della presentazione del disegno di legge di bilancio e della relativa valutazione della Commissione previsto entro fine novembre. Rispetto all’analoga reazione del mese di maggio (quando divenne alto il timore di elezioni anticipate a fine luglio) oggi si sta registrando una relativa buona tenuta della parte a breve, con spread 2-10 anni btp che per ora sta tenendo sopra i 200 punti base. A fine maggio tale spread si posizionò temporaneamente sotto i 100 punti base. La reazione dei mercati appare preoccupata, a giudicare dall’allargamento dello spread, ma con alcuni spiragli aperti, come dimostrato dalla relativa buona tenuta della parte a breve termine dei btp. In altri termini è come se gli operatori, digerito il 2,4 per cento del deficit-pil stessero attendendo a questo punto i dettagli della composizione per comprendere quale sarà l’atteggiamento verso la Commissione europea. La presenza di voci di spesa più collegate agli investimenti insieme a toni più concilianti da parte del governo, potrebbero aiutare a rendere prevalenti gli spiragli positivi”.