DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

lunedì 28 novembre 2016

Saviano, De Luca, la mafia, la scorta.
















Doveroso ringraziamento. Però, dica, sig. Saviano: ogni tanto se lo chiede se è davvero il caso di continuare ad averla, la scorta? E, comunque, di far rischiare la vita agli agenti (sette?)? 
Non è che magari è già arrivato il momento in cui lei e loro potete già essere liberi? Certo, però, che se lei riesce a sentire odore di mafia perfino nel linguaggio colorito di De Luca, mi sa che libero lei e liberi loro non sarete mai...

Votare Sì per dare un dispiacere al sussiego dei ceti riflessivi

Votare Sì per dare un dispiacere al sussiego dei ceti riflessivi

La famosa "accozzaglia", una pletora di benintenzionati che si scandalizza
 per il clientelismo e per De Luca e avvilisce in modo tanto disdicevole
 la nostra cultura politica.


Va bene che dopo Trump non si può più giocare con la scorrettezza politica, ma fino a un certo punto. Io per esempio voterò Sí al referendum per motivi diversi da quelli indicati dal presidente del Consiglio o da Maria Elena Boschi: riprendere in mano il futuro e cambiare o modernizzare l’Italia sono cose che per storia personale e anagrafe non considero da tempo alla mia portata. Giusto che dei quarantenni responsabili si diano da fare, ma io c’entro poco. Il mio voto è per il titolo della riforma, dei cui dettagli me ne fotto, esattamente come i costituzionalisti che fingono di appassionarsene, in nome del buon senso. Sono anche contento se il processo politico cominciato due anni e mezzo fa andrà avanti, dato che nella mia miopia non ne vedo altri in campo. Ma il motivo vero è ancora un altro: desidero dispiacere un pochino, con la singola frazione di cittadinanza espressa dalla mia croce sulla scheda, ai ceti riflessivi, intollerabilmente sussiegosi, che formano la famosa “accozzaglia”.
Nella sceneggiata napoletana si sente spesso esclamare “i’ t’accide”. Nel vernacolo romano andante si dice “io a quello je menerebbe” o, nei casi più gravi, “l’ammazzerebbe”. Nel gergo politico insincero si condanna il voto di scambio, considerato formalisticamente un reato penale nel mondo sottosopra che combatte o crede o vuol far credere di combattere il mondo di mezzo del malaffare politico, quando tutti sanno che il voto popolare è nei secoli uno scambio, ideale e più spesso materiale, vero scambio o presunto. Se un politico campano di razza come Vincenzo De Luca fa un elogio del clientelismo, e conferisce un’onorificenza verbale a un sindaco che si dà da fare a muovere cose e consensi, si apre un caso linguistico e politico e lo si condanna. Si condanna non il clientelismo, che già farebbe un po’ ridere, ma un discorso evidentemente scherzoso e paradossale sul clientelismo, cioè su una politica appassionatamente carnale, operativa, fondata sul trascinamento del popolo e sul peso attribuito al territorio e alla società che lo abita invece che alle piccole trame ribalde della Rete di Rousseau e Casaleggio. Se uno vuole corrompere il sistema del consenso non fa un elogio del clientelismo, se ne guarda bene, questo è appena ovvio per tutti. Un po’ come nel paradosso sofistico del mentitore. Se il mentitore dice: “Io mento”, dove starà mai la verità? Cosí se un presidente dell’Antimafia mi mette in una blacklist di impresentabili a due giorni dalle elezioni per una affaire dalla quale sono prosciolto con tante scuse qualche mese dopo, sceneggiare un “i’ t’accide” mi sembra il minimo sindacale, non una minaccia camorristica, che probabilmente seguirebbe altre vie. Ma l’Antimafia invece apre un qualche dossier per cercare di nuovo di infamare l’infame. Ecco. La correttezza politica, che già era un vuoto intellettuale e morale, diventa ora un baratro, un modo insieme sussiegoso e dispotico di esigere conformità e sudditanza al linguaggio dominante.
Il partito dell’accozzaglia è questa cosa qua. D’Alema, che dovrebbe vendere il suo vino rosso alle cooperative rosse e scrivere le memorie di uno statista, erige barricate costituzionalistiche. Grillo come al solito scoreggia. Salvini alterna un comitato per il No a un comizio con una Le Pen che non risulta arrivare da una costola della sinistra. Travaglio litiga perfino con Santoro, e ho detto tutto. Bersani lavora per il re di Prussia, che al momento buono gli darà dello zombie, non è una novità. Berlusconi come sempre è l’unico che ha capito tutto e vota Sí e No nella prospettiva di un nuovo abbraccio con il suo erede, sperando che l’amplesso avvenga a vendetta consumata. L’Economist di Londra? Bè, non voglio nemmeno aprire il capitolo dei guru o mugwump dell’opinionismo mondiale che chinano la loro seriosità sulla povera Italia: bastano due parole, Brexit e Trump, e tutto è chiaro.
Bisogna votare Sí per il bene comune e per premiare il boy scout in chief e le sue marmotte. Ma anche con una carica emozionale negativa, altro che assalto al futuro, per deludere la pletora di benintenzionati che avvilisce in modo tanto disdicevole la nostra cultura politica, il nostro sapere “intrare nel male” per sortirne qualche volta un buon risultato.

venerdì 25 novembre 2016

Economist impiccione


Lettera 18
Ma quelli dell' Economist, invece di occuparsi del nostro referendum, non farebbero meglio a preoccuparsi per il loro sulla Brexit, adesso che gli Inglesi hanno scoperto che l'uscita dall' Europa gli costerà 122 miliardi di sterline da pagare in cinque anni? 
Vittorio Mafateviicazzivostri ExInFeltrito

Social-fighters




DAGOSPIA

Dago, sei davvero convinto che Severgnini (del quale non sono un fan sfegatato) abbia ricevuto un semplice "social-sberleffo", come hai titolato? E che si sia messo a "frignare come un bambino"? Davvero pensi che non si tratti di diffamazione alla quale segue una legittima protesta?  C'e' chi parla di dittatura in Italia; perfino l'ANPI (ancora esiste!), che il Duce dovrebbe conoscerlo bene, dice che Renzi e' peggio di Mussolini. Non e', invece, che qui corriamo il rischio di avere una specie di dittatura dei social, soprattutto per colpa di coloro i quali, ben organizzati, postano di tutto sicuri di essere rimbalzati e amplificati all' infinito? Lo stesso Dagospia e', soprattutto nei suoi titoli e nella sua "posta", un social. E il tuo titolo, caro Dago, ha enfatizzato la "verita'" di un tale  al quale non va bene che un giornalista, , ammesso che l' abbia fatto e che l' abbia fatto in quei modi, possa esprimere pareri diversi dai suoi. E' questa la libertà' che si vuole? Il tizio di quel post ha come motto "Pensare da saggio e agire da folle"; be', non pensi che sarebbe meglio fare esattamente l' opposto? 
Vittorio Socialfighter ExInFeltrito

mercoledì 9 novembre 2016

Ivana Trump cracked up.



Quando realizzi che il tuo ex marito è diventato Presidente degli Stati Uniti e tu l'hai lasciato per Rossano Rubicondi.

When you realize that your ex-husband has become President of the U.S.A. and you left him for a certain Rossano Rubicondi.


IVANA TRUMP THINKS OF WHEN SHE LEFT TRUMP FOR RUBICONDI

mercoledì 2 novembre 2016

Applausi nel pollaio


Lettera 3


Dite a Floris che sta esagerando: ancora un po' e nella sua trasmissione ci sono più applausi che parole.

Vittorio Chepalle ExInFeltrito