DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

mercoledì 28 gennaio 2015

5 stelle o albergo a ore?

Altri dieci scappano dall' Hotel Grillo. Dalle loro recensioni negative par di capire che più che di hotel a 5 stelle trattasi di albergo a ore (contate).
Vittorio Tripadvisor ExInFeltrito

giovedì 22 gennaio 2015

Don Francesco, Islam e conigli



Lettera 20
E' ancora vivo, per cui non si rivolta nella tomba, ma nel letto immagino di sì. Parlo dell'ex-papa Benedetto. Non so cosa darei per conoscere i suoi pensieri in merito al comportamento del suo successore che, più che fare il papa, fa il parroco di campagna, tra colombe della pace e conigli scopatori, e che per tenersi buono l'Islam e mettere un po' più in sicurezza il Vaticano trasforma il "porgi l'altra guancia" in un "ti dò un pugno" (vorrei proprio vedere l'Islam che fa una mossa del genere a beneficio di un'altra religione!). Ma lasciamo l'eccesso di sesso dei conigli e veniamo a quello di Dagospia.
LA BIOGRAFIA DI BENEDETTO XVI DI PETER SEEWALDLA BIOGRAFIA DI BENEDETTO XVI DI PETER SEEWALD

Capisco che vivi di pubblicità e che con culi, cazzi, tette in abbondanza attiri lettori. Se per questo perdi dei cattolici integralisti, puritani o bigotti "alla Chiara e Luciano", con i quali ti sei divertito a rincarare la dose, a un ateo con ascendente porcello quale il sottoscritto non solo non dispiace ma fa piacere (così come se la religione perde fedeli).

E anche se a lasciare Dagospia fossero piccoli opinionistucoli come il sottoscritto non sarebbe molto grave. Ciò che credo tu debba evitare, Dago, è che il "nostro" sito perda collaboratori del livello di quel Roland Delmay che ti ha scritto ieri (condivido tutto) per darti il suo addio. Un esamino di coscienza ti si impone.

Selezionare meglio e ampliare la rosa degli articoli e dei giornalisti. Ma anche, purtroppo, non in nome della religione ma del buon gusto, ...commettere meno atti impuri. Questa la penitenza per avere l'assoluzione e salire di qualche gradino nel paradiso dei media.
Vittorio DonFrancesco ExInFeltrito

BENEDETTO XVI AD AUSCHWITZBENEDETTO XVI AD AUSCHWITZ

domenica 11 gennaio 2015

Il delirio di Travaglio

Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano

Daniele luttazziDANIELE LUTTAZZI
Commovente questa appassionata difesa della libertà assoluta di satira da parte dei peggiori censori italioti. Gente che per vent’anni ha leccato politici e potenti di ogni colore, praticato e giustificato censure, chiesto e ottenuto la cancellazione di programmi in tv fino alla totale abolizione della satira dalla Rai,

si lancia ora come scudo umano a protezione dei corpi ormai esanimi dei giornalisti e vignettisti di Charlie Hebdo, quindi a costo e rischio zero, difendendo il diritto-dovere della satira di attaccare chiunque, senza limiti di tono né di buon gusto, foss’anche una divinità o un’intera religione, in qualunque parte del mondo. Purché, of course, non in Italia. Il loro motto è: scherza coi fanti e pure coi santi, ma lascia stare i politici italiani.
Daniele luttazziDANIELE LUTTAZZI

La storia di Daniele Luttazzi, ostracizzato da tutte le tv da 13 anni, parla da sé. Nel 2001 finisce nel mirino del Cda Rai perché, nel suo Satyricon su Rai2 diretta da Carlo Freccero, ha osato annusare gli slip rossi di Anna Falchi e mangiare una finta cacca di cioccolata in polemica con il consigliere Alberto Contri, che l’ha accusato di coprofagia; poi s’è azzardato a intervistare Pannella e Flores d’Arcais, che hanno criticato il Vaticano. Ma il suo peccato mortale è invitare il sottoscritto, il 14 marzo, 40 giorni prima delle elezioni, a presentare L’odore dei soldi, un libro scritto con Elio Veltri sui rapporti di B. (e Dell’Utri) con la mafia e le misteriose origini delle sue fortune.
SABINA GUZZANTISABINA GUZZANTI

Tema largamente disertato dalla cosiddetta informazione. Da quella notte succede di tutto. Mario Landolfi (An), presidente della Vigilanza, spara: “Il programma di Luttazzi va chiuso, Freccero dev’essere allontanato, Zaccaria e tutto il vertice Rai devono dimettersi”. Paolo Romani (FI): “Attacco proditorio, vergognoso, senza precedenti contro il presidente Berlusconi sul servizio pubblico. Chiediamo una riunione immediata della Vigilanza per chiedere le dimissioni del vertice Rai e dei suoi direttori”.

Marco TravaglioMARCO TRAVAGLIO
B. scende da Arcore a Roma, parla con Bossi (“è più indignato di me”), poi riunisce a pranzo il consiglio di guerra: Casini, Letta, Bonaiuti, Buttiglione, Pisanu, La Loggia, Scajola e Tremonti. Passa la proposta Casini: la Casa delle Libertà (si chiama così) diserterà tutti i programmi Rai. Due giorni, non di più. Cossiga parla di “crimine politico alla Rai”. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Mario Petrina, duetta con Emilio Fede al Tg4 e si scaglia contro Luttazzi e il sottoscritto: denuncia il primo per “esercizio abusivo della professione giornalistica” e invoca per il secondo un procedimento disciplinare per lesa “deontologia”.

Anche da sinistra si spara a zero. Ecco il verde Marco Boato: “Quel che è accaduto a Satyricon è inaccettabile, tanto più grave in quanto avvenuto a Camere sciolte. In una democrazia non si fanno processi sommari per via mediatica. Non è satira, ma una scorretta operazione televisiva”.
giuliano ferrara a spasso con i cani foto colantoni gmtGIULIANO FERRARA A SPASSO CON I CANI FOTO COLANTONI GMT

E Francesco Rutelli, candidato premier: la reazione della Cdl contro Satyricon “è stata legittima rispetto all’uso di una trasmissione per fare propaganda politica, ma c’è il diritto di replica”. D’Alema afferma: “Satyricon è un boomerang per la sinistra”. Fede invece osserva: “Satyricon è un boomerang per la sinistra”. E Dell’Utri, più sobrio: “Luttazzi è un cretino”.

Il Foglio di Giuliano Ferrara e il Giornale si associano alla richiesta di cacciare Luttazzi e il vertice Rai che non l’ha zittito in tempo. Sul Corriere, Paolo Franchi sostiene che la sua “non è satira”. Oltre a quelle pubbliche – e alla raffica di cause civili miliardarie firmate da B., Dell’Utri, Tremonti, Fininvest, Mediaset e Forza Italia contro di lui, contro Freccero e contro gli autori ed editori de L’odore dei soldi – Luttazzi riceve anche minacce private: lettere anonime, dossier sulla sua vita privata, telefonate mute, strane intrusioni in casa sua.
dell utri in bellusconeDELL UTRI IN BELLUSCONE

Anche perché Il Giornale di Belpietro ha pensato bene di pubblicare la sua dichiarazione dei redditi, col suo indirizzo ben visibile. E, nell’indifferenza generale, è costretto a girare sotto scorta per mesi, con le auto della polizia che circondano i teatri durante i suoi spettacoli.

Almeno quei pochi teatri che non gli negano il palco per motivi di opportunità politica. Satyricon intanto viene chiuso, prim’ancora dell’editto bulgaro di B. (18 aprile 2002) contro Biagi, Santoro e Luttazzi. Non riaprirà mai più.
Carlo FrecceroCARLO FRECCERO
   
Il 16 novembre 2003 va in onda – tra mille difficoltà – la prima puntata di RaiOt di Sabina Guzzanti, dedicata alle tv di B. e alla legge Gasparri allora in discussione. Un trionfo: 18,37% di share, con punte del 26. Record della serata tv, record storico di Rai3. Infatti il programma viene subito sospeso e poi chiuso dal vertice Rai (presidente Lucia Annunziata, dg Flavio Cattaneo, direttore di rete Paolo Ruffini, Cda con noti intellettuali liberali come Alberoni, Petroni, Rumi, Veneziani). I grandi giornali giustificano l’epurazione.

Sebastiano Messina, su Repubblica, insinua una manovra studiata a tavolino dalla Guzzanti per passare da martire: “Un concitato gioco delle parti nel quale il fantasma della censura berlusconiana – dunque dell’intolleranza del potere – è riuscito a far litigare furiosamente il direttore di Rai3 e la più brava imitatrice di Berlusconi e D’Alema... Questa surreale commedia dell’assurdo è cominciata quando Ruffini... ha chiesto agli autori di RaiOt di rinviare di una settimana l’esordio per ‘un problema di opportunità’, alla vigilia dei funerali per i caduti di Nassiriya...

shadya avec lex premier ministre italien dalemaSHADYA AVEC LEX PREMIER MINISTRE ITALIEN DALEMA
Ma sollevava anche – senza ipocrisia – la questione della compatibilità di ‘alcuni momenti del programma’ con la ‘sobrietà’ di Rai3... Gli autori e la protagonista hanno ceduto precipitosamente alla tentazione di dimostrare al mondo (con un intempestivo pathos rivoluzionario) che la realtà si adeguava alla satira, e il Berlusconi in carne e ossa faceva esattamente quello che loro gli facevano dire nella parodia televisiva, censurando proprio la sfida alla censura”.

Sabina Guzzanti Draquila BerlusconiSABINA GUZZANTI DRAQUILA BERLUSCONI
Il pretesto usato dalla Rai per la serrata, oltre alla mancanza di “sobrietà”, è che Mediaset (teoricamente la concorrenza) ha denunciato il programma per 20 milioni. I giornali se la bevono e rincarano la dose, portando altra acqua al mulino della censura. Giordano Bruno Guerri osserva sul Giornale che RaiOt “non fa ridere”, “dice un sacco di sciocchezze preconcette” e soprattutto si permette di “prendersela con Lucia Annunziata solo perché è presidente della Rai e brava e donna... I sabiniguzzanti piangono sempre che non c’è libertà di dire e sono sempre lì a dire quello che vogliono ovunque, anche sui muri: naturalmente tra i collaboratori dietro le quinte ci sono Curzio Maltese e Marco Travaglio, ormai Bibì e Bibò”. Il Foglio deride la Guzzanti che “grida al regime, ciancia di censura e va in onda” (sic).

sabina guzzanti nei panni di silvio berlusconiSABINA GUZZANTI NEI PANNI DI SILVIO BERLUSCONI
Esprime “solidarietà a Ruffini”. Andrea Marcenaro trova che l’“arricciare il naso” di Sabina è tipico dei cocainomani. Per Giuliano Ferrara la Guzzanti “dovrebbe stare zitta” perché “ha qualcosa di teppistico e crassamente ignorante”. E la censura se l’è cercata lei “apposta per gridare al regime”, “rompendo ogni regola, come fecero Santoro e Biagi”.

Poi, bontà sua, riconosce che la proposta del vertice Rai “di produrre cinque puntate, farle vedere ai signori amministratori editori, e poi e solo poi mandarle in onda, visto sottoscritto e autorizzato, non è bella, tutt’altro”. E così viene scavalcato in intolleranza dal direttore del Riformista, Antonio Polito: “Se si esclude l’ipotesi che la Rai sia Hyde Park Corner, bisogna concludere che ieri il Cda della Rai si è comportato come il Cda di un’azienda...
SATYRICON RAI LUTTAZZI TRAVAGLIOSATYRICON RAI LUTTAZZI TRAVAGLIO

Leggiamo vibrate proteste per attentati alla libertà di satira, di attacchi alla democrazia, di dissenso imbavagliato... Non c’è né censura né punizione, né per il direttore di rete, che pure aveva seri dubbi sull’opportunità di mandare in onda RaiOt, né per la Guzzanti. In questo ha ragione la Annunziata... E ora? Spetta alla Guzzanti. Ci sono ampi margini per far ridere irridendo i potenti senza indulgere all’invettiva e senza offendere mezzo mondo, ebrei compresi. Li sfruttino da bravi professionisti ben pagati, nei limiti della deontologia, cui forse la satira non è tenuta ad attenersi, ma il servizio pubblico radiotelevisivo sì”. Il solito Messina, su Repubblica, parla di “brutto programma” che “non funziona”, non è “satira, ma comizio”.
 Stavolta gli attacchi alla satira da sinistra superano addirittura quelli da destra: chi chiede alla Guzzanti di registrare le altre puntate e sottoporle all’imprimatur del Cda e della Vigilanza (la satira “col permesso de li superiori”), chi invoca “moderazione”, chi “contraddittorio”, chi “par condicio”. La satira col bilancino.
Nel novembre 2008 Luttazzi torna in tv dopo sette anni su La7 con Decameron. Che però viene chiuso dalla rete l’8 dicembre, dopo la quinta puntata. Il pretesto è una visione surreal-pornografica di Luttazzi, che descrive Giuliano Ferrara in una vasca da bagno piena di escrementi con B., Previti e la Santanchè in completo sadomaso armata di frustino.
Ma il vero movente è che sta per andare in onda la sesta puntata sul Papa, il Vaticano e i preti pedofili. I soliti giornaloni scrivono che non è censura: è Luttazzi che è volgare e blasfemo. Ecco: la satira, con buona pace di Aristofane, Ruzante e Rabelais, dev’essere pia, ossequiente e rispettosa del bon ton. Almeno in Italia.


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Filippo Facci contro Travaglio e Luttazzi: che c'entra l'editto islamico con quello bulgaro?

Bene, ora spiegaci che c’entra l’editto islamico con l’editto bulgaro, spiegaci che cosa c’entra - caro Marco-senza-vergogna-Travaglio - la vostra industrietta macinasoldi con la satira vera, quella degli ammazzati di Parigi che graffiavano nella carne viva del pianeta: la religione, l’islam, l’ebraismo, l’Occidente, la crisi. Spiegaci che cosa cazzo c’entra (scusa la parola cazzo, ma fa sempre satira) con le vostre cazzate dove il rischio massimo era una reprimenda di Sandro Bondi; che cosa c’entra cioè il martirio vero (inteso come pericolo di vita) con il martirio finto (inteso come requisito di carriera).
La rivista Charlie Hebdo rischiava la pelle ogni giorno senza guadagnarci granché, si faceva il mazzo per sopravvivere sul mercato: non pretendeva d’essere inserita d’ufficio nella tv di Stato con programmi scadenti, roba che poi moriva da sola anche nella tv privata (come a La7) perché semplicemente non faceva ascolti: vero Luttazzi?, vero Guzzanti?, vero Dandini?, eccetera. Le vignette danesi riprese dai francesi giocavano in un altro campionato, non erano le mutande di Anna Falchi o le cacche di Daniele Luttazzi o il Papa sodomizzato all’Inferno che tanto piaceva a Sabina Guzzanti, non erano le barzellette sporche per le quali voi presunti satiri scomodavate Senofonte e l’articolo 21 della Costituzione, ergendovi a oppressi. Gli ammazzati di Hebdo non facevano comizi a manifestazioni di capi-partito come Grillo o Di Pietro, non andavano in vacanza con fonti univoche e poi politiche come Ingroia, non facevano spettacolini teatrali e libri e dvd e pseudo-lezioni universitarie e monologhi in prima serata da Santoro: facevano satira per davvero e li ricorderemo come esempio coraggioso di libertà di opinione, non li ricorderemo per “l’odore dei soldi” di cui non è rimasto nulla se non i soldi (tuoi) e l’odore (vostro).
Gli ammazzati di Hebdo non pretendevano immunità giudiziarie e civili per autoproclamazione, non pretendevano di poter dire tutto quello che volevano su chi volevano e come volevano: senza mai pagarne un prezzo, perché “la satira non si processa”. Non evocavano di continuo il regime e la censura, non pretendevano di essere intoccabili persino da una magistratura peraltro acclamata, insomma: non avevano bisogno di pararsi il sedere col diritto di satira ogni volta che gli scappava una cazzata. Perché loro, la satira, non la facevano su Ruby e sulla Carfagna, non la facevano dicendo nano e ciccione o piegandosi su cartacce giudiziarie d’accatto: loro la facevano sulle libertà individuali e collettive sin dagli anni Sessanta, mica su Berlusconi per vent’anni di fila. E ora tu, macchietta rinsecchita e senza sorriso, a sangue caldo torni a romperci le palle coi tuoi ciclostile sul regime, e a pagina 22 del Fatto Quotidiano ospiti pure l’equilibrato Luttazzi che si paragona ai francesi e scrive testualmente che «non c’è bisogno di trasferirsi nei Paesi arabi per trovare resistenze alla satira sulla religione», rivelandoci di aver ricevuto minacce di morte e d’esser stato costretto a mesi sotto scorta.
Ma certo, è un paragone calzante, dietro casa di Luttazzi erano pronti Ferrara e la Santanché coi kalashnikov, c’era anche un piano per prendere ostaggi nel fortino clandestino della Raidue targata Freccero. O forse no, Travaglio e Luttazzi non dicevano sul serio. Forse era satira anche quella, dev’essere così. Comunque occhio: i tre terroristi francesi li hanno seccati, Ferrara e la Santanchè e Berlusconi sono ancora in giro.
di Filippo Facci

Oriana Fallaci, Islam e Europa

IL POLITICALLY CORRECT 
Queste creature patetiche, inutili, questi parassiti. Questi falsi sanculotti che vestiti da ideologi, giornalisti, scrittori, teologi, cardinali, attori, commentatori, puttane à la page, grilli canterini, giullari usi a leccare i piedi ai Khomeini e ai Pol Pot, dicono solo ciò che gli viene ordinato di dire. Ciò che gli serve a entrare o restare nel jet-set pseudointellettuale, a sfruttarne i vantaggi e i privilegi, a guadagnar soldi. Questi insetti che hanno rimpiazzato l' ideologia marxista con la moda del Politically Correct. La moda o meglio la viscida ipocrisia che in nome della Fraternité (sic) predica il pacifismo a oltranza cioè ripudia perfino la guerra che abbiamo combattuto contro i nazifascismi di ieri, canta le lodi degli invasori e crucifigge i difensori. La moda o meglio l' inganno che in nome dell' Humanitarisme (sic) assolve i delinquenti e condanna le vittime, piange sui talebani e sputa sugli americani, perdona tutto ai palestinesi e nulla agli israeliani. E che in fondo al cuore vorrebbe rivedere gli ebrei sterminati nei campi di Dachau e Mauthausen. La moda o meglio la demagogia che in nome dell' Égalité (sic) rinnega il merito e la qualità, la competizione e il successo, quindi mette sullo stesso piano una sinfonia di Mozart e una mostruosità chiamata «rap». La moda o meglio la cretineria che in nome della Justice (sic) abolisce le parole del vocabolario e chiama gli spazzini «operatori ecologici». Le domestiche, «collaboratrici familiari». I custodi delle scuole, «personale non insegnante». I ciechi, «non vedenti». I sordi, «non udenti». Gli zoppi, (suppongo), «non camminanti». La moda o meglio la disonestà, l'immoralità, che definisce «tradizione locale» e «cultura diversa» l' infibulazione ancora eseguita in tanti paesi musulmani. Cioè la feroce pratica con cui alle giovani donne, per impedir loro il piacere sessuale, si taglia il clitoride e si cuciono le grandi labbra della vulva. Gli si lascia soltanto una piccola apertura per urinare. (Sicché immagina la sofferenza d' una deflorazione e poi d' un parto...). La moda o meglio la farsa che in Italia usa come portavoce un marocchino secondo il quale gli occidentali hanno scoperto la filosofia greca grazie agli arabi. Secondo il quale la lingua araba è la lingua della Scienza e dal nono secolo la più importante del mondo. Secondo il quale, scrivendo le sue Fables, Jean de La Fontaine non si ispirò a Esopo: plagiò certe novelle indiane tradotte da un arabo di nome Ibn al-Muqaffa. (*) La moda, infine, che permette di stabilire un nuovo terrorismo intellettuale: quello di sfruttare a proprio piacimento il termine «razzismo». Non sanno che cosa significa eppure lo usano lo stesso, con tale impudenza che è inutile riferirgli l' opinione degli intellettuali afro-americani i cui antenati erano schiavi e i cui nonni hanno subito gli orrori del vero razzismo: «Speaking of racism in relation to a religion is a big disservice to the language and to the intelligence. Parlar di razzismo in rapporto a una religione è far torto alla lingua e all' intelligenza»... (* Nota d' Autore) Mi riferisco al marocchino che in un articoletto pubblicato in Italia ha scritto che la mia mancanza di simpatia verso l' Islam è dovuta agli smacchi che avrei avuto con gli uomini arabi. (Da un punto di vista sessuale e sentimentale, s' intende). A questo signore rispondo che, graziaddio, io non ho mai avuto a che fare con un uomo arabo. A parer mio v' è qualcosa, negli uomini arabi, che disgusta le donne di buon gusto. Gli rispondo anche che la sua volgarità prova in pieno il disprezzo che gli uomini arabi vomitano sulle donne. Un disprezzo che contraccambio di tutto cuore.
IL SUICIDIO DELL' EUROPA 
Quando ero molto giovane, diciassette o diciotto anni, sognavo talmente l' Europa! L' Europa, L' Europa! Bisogna fare l' Europa!».
(…)
Bè: gli italiani delle Italie che non sono la mia Italia dicono che abbiamo fatto l' Europa. I francesi, gli inglesi, gli spagnoli, i tedeschi che gli assomigliano dicono lo stesso. Ma questo Club Finanziario che mi ruba il parmigiano e il gorgonzola, che sacrifica la mia bella lingua e la mia identità nazionale, che mi rompe le scatole con le sue scemenze e le sue bestialità, che cioè parla di Identità-Culturale-col-Medioriente e fornica coi nostri veri nemici, non è l' Europa che io sognavo. Non è l' Europa. È il suicidio dell' Europa.

sabato 3 gennaio 2015

Duci sciatori e duci nuotatori

Uhhh, che palle, 'sto Travaglio, dottor So-tutto-io, col suo sarcasmo! Come Crozza ormai viene fuori dagli occhi, dagli orecchi e dal...! Il suo odiato ducetto-Renzi è andato a sciare e l'Ansa ne ha dato notizia! Terribile! Horribile dictu! E dài, sù, Travaglio, abbia fede: forse anche lui prima o poi attraverserà a nuoto lo stretto di Messina, come ha fatto quell'altro ducetto, quello che piace a lei; e che chissà cosa avrebbe combinato con la sua armata brancaleone al governo...
Vittorio Ducettietravaglietti ExInFeltrito

Prodi dixit


Non vuole fare il presidente della Repubblica?
«No. Mi pare di averlo già chiarito in più di un’occasione. Il Paese è cambiato. C’è un nuovo mondo. Occorrono persone nuove che lo interpretino. La nuova politica, per linguaggio, contenuto, velocità, supera la mia capacità di comprensione. Non sono un uomo 2.0».