DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

mercoledì 29 febbraio 2012

martedì 28 febbraio 2012

Sara Tommasi tra Bocconi e paracarri



Riceviamo e pubblichiamo:


1- SARA TOMMASI NUDA PER SCILIPOTI: CONVEGNO E SPOGLIARELLO IN STRADA
Da www.ilmessaggero.it
SARA TOMMASI SENZA MUTANDE PIAZZA DEL PARLAMENTO jpegSARA TOMMASI SENZA MUTANDE PIAZZA DEL PARLAMENTO JPEGSARA TOMMASI SENZA MUTANDE PIAZZA DEL PARLAMENTO jpegSARA TOMMASI SENZA MUTANDE PIAZZA DEL PARLAMENTO JPEG
Sara Tommasi stupisce ancora e lancia la sfida a Belen. La showgirl si è presentata a un convegno di finanza in qualità di esperta laureata alla Bocconi. Poi, all'uscita, non ha resistito e ha sollevato il vestito mostrandosi come mamma l'ha fatta. Ovviamente senza slip.



"No TAV" o "No testa" ?


Vedere questa persona sul traliccio e sentire le sue parole al telefono con un intervistatore fa pensare che abbia perso di vista l'obiettivo e che ciò che rimane sia un'insana voglia di protagonismo a tutti i costi.

                                 
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-il-giornale-lo-fulmina-di-nuovo-uno-che-sale-su-un-traliccio-non-36027.htm

lunedì 27 febbraio 2012

Brown penny

http://www.youtube.com/watch?v=itCIn_3YB_c

sabato 25 febbraio 2012

Parole sante



Parole beate.





Lettera 12
Vedere il pacchetto di mischia di Santoro fare quadrato intorno al povero incompreso di Celentano non è stato un gran vedere. Ho seguito, per la prima volta per intero, "Servizio pubblico" e non ho capito bene questo titolo. E' servizio pubblico invitare solo ospiti in sintonia con la tua tesi? Persino Belpietro era, in ultima analisi, con Celentano perché aveva attaccato gli odiati "Famiglia Cristiana" e "Avvenire" che tanta parte avevano avuto nello smantellare il regno impresentabile del Berluska.
Ed è davvero miserevole quello che ha fatto il molleggiato, palesemente incazzato con i due giornali per aver criticato il suo compenso, che è la vera, banale spiegazione di tutto. E che senso ha che gente di sinistra, dichiaratamente atea, s'illumini d'immenso per uno che si mette a straparlare di Paradiso (Paradiso, neanche Aldilà!)?
Dario Fo, con gli occhi e la bocca spalancati come immagino i bambini che dialogano con la Madonna nella grotta, sembrava sopra una nuvola (che gli avrà passato il figlio Jacopo prima del collegamento?) ma probabilmente sta ancora sotto l'effetto traumatico del Nobel per la Letteratura (letteratura, neanche teatro!) quello che gli diedero per Scherzi a parte ma poi non ebbero più il coraggio di dirglielo.
CELENTANO-SANTOROCELENTANO-SANTORO
E la ineffabile consorte Franca Rame, una ex divetta sexy miracolata dalla vicinanza di cotanto marito, che ancora si strugge con Adriano per averle dato la possibilità, anni fa, di raccontare il suo stupro davanti a milioni di spettatori. Pensa un po'! Performance che mi ero, per fortuna, persa e non me la vado certo a cercare.
Si è invocata più volte la libertà dell'artista, ma prima di tutto l'arte di Celentano, se c'è, non è certo quella oratoria (se lo è, mi dimetto dalla specie umana) e poi non mi è chiaro perché uno debba andare in TV a dare del deficiente ad un critico televisivo senza possibilità di confronto e di replica. E' libertà questa od arbitrio? Prepotenza? Travaglio, pure attaccato dal Profeta, per non incrinare l'atmosfera di idilliaca esegesi del personaggio, ha preferito parlare d'altro dilungandosi in una roba noiosissima sulla Chiesa, mi pare, e Vauro ha anche lui glissato l'argomento con vignette peraltro moscissime. Gli è sempre mancata la via di mezzo a Vauro, o fa cose molto divertenti o non funziona per niente.
Concludendo, la Sinistra "de sinistra" ha perso l'ennesima occasione per non dire cazzate. Ma ormai è da oltre 40 anni che li conosciamo, anche se non riusciamo ancora a farcene una ragione. La famosa madre dei cretini, dagli evidenti licenziosi costumi, continua a partorire con dovizia.
DM

giovedì 23 febbraio 2012

Santorare costa.


Lettera 5
Chiunque ricordi il servizio di Formigli che ha fatto incavolare Mr. Marpionne non può che convenire che era tendenzioso e artefatto. Come tanti altri, della scuola Santoro soprattutto, che vengono confezionati ...contra personam. Certo, il tribunale ci è andato giù pesante. Santorare costa. Ma chissà: se Formigli facesse in TV un mea-culpa, rottamasse la sua auto e comprasse una Fiat, forse Mr. Marpionne gli farebbe uno sconticino...
Vittorio Marpionnato InFeltrito

lunedì 20 febbraio 2012

La Passione secondo Sanremo

     
                                     
La Passione secondo Sanremo.
Riassunto.


La RAI farisea con Celentano cercava ascolti e li ha avuti. Il suddetto Celentano, novello Gesù, voleva predicare e ha predicato. E dopo aver lodato i Santori, il Senza Peccato ha scagliato una prima pietra contro gli scribi e poi un'altra più grossa beccando in pieno il vitello Grasso. Gli scribi gli hanno risposto per le rime ma il Verbo ha ri-predicato, accusandoli di modificare subdolamente i verbi. Se, però, il Salvatore aveva lasciato il suo eremo brianzolo, era per ben altro: voleva diventare Sua Immensità per mezzo del martirio sanremese; essere crocifisso per poter poi ascendere al cielo e lassù continuare a giudicare i vivi ed i morti. Scoglionato dalle sue prediche e sbavando per Barabba-Belen, il popolo farfallone lo ha accontentato e lo ha crocifisso, sotto gli occhi lacrimosi del cireneo Morandi, quelli stralunati del centurione Rocco e quelli inebetiti di una ceca che diceva di essere stata guarita miracolosamente dal torcicollo. Madonna Claudia, dopo aver poco celestialmente sfogato le sue ire su qualche  Ponzio Pilato e sui sommi sacerdoti, e mentre sul Golgota ligure gli idolatri  ancora cantavano e ballavano, ha avvolto il corpo del Profeta in una sindone di gabardine e lo ha deposto nel sepolcro imbiancato-dorato di Galbiate. Si attende resurrezione, come da copione.

Vittorio Evangelista InFeltrito

venerdì 17 febbraio 2012

Così va bene!

Giovedì: ecco un Sanremo come si deve!
O quasi:
Va bè...

Niente satire o comicità trite e insulse; predicatori e ciarlatani a casa; bella musica e cantanti italiani e stranieri. Ci vuol tanto, signora RAI?
Vittorio Celentanoacasa InFeltrito

Imperturbabilità


dal film "Pink Cadillac"; C. Eastwood, Bernadette Davies.

giovedì 16 febbraio 2012

Minuotto e mezzo.

Si è perfino messa il vestitino della festa la Lilli per ospitare la Marchetta e, per la gioia di poter nuovamente parlare del Berluscaccio, l'una sprizzava botox da tutti i pori e l'altra slinguettava goduriosa, in un minuetto di boccucce e sorrisucci.
Vittorio Traraglio InFeltrito

mercoledì 15 febbraio 2012

Previsione confermata

C'era una volta "il Molleggiato". Ora c'è "il Montato". E, ciò che è più grave, c'è chi continua a montarlo, per fare ascolti. Però almeno, sappiamo che da oggi possiamo chiamarlo impunemente DEFICIENTE.

P.S.
De Bortoli: crede ancora che sia il caso di offrire pagine del Corriere alle prediche del Re degli ignoranti e dei deficienti?
                 Il Re dei Poveri (scemi)
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/leden-di-san-scemo-cavalcando-il-cavallo-di-viale-mazzini-il-molle-agiato-e-35611.htm

martedì 14 febbraio 2012

L'università Moody's e lo studente Monti

New York, 11 Febbraio, Monti: "Ho convinto gli investitori".
New York, 14 Febbraio, Moody's: "L'Italia non convince; declassata".

Lo studente Monti si ripresenti al prossimo appello.

lunedì 13 febbraio 2012

Casco d'argento

Molto radical-chiccosamente-vezzoso, questa sera da Lillibotox, il Beppe Severgnini, col suo caschetto di capelli candidi con contorno di girocollo immacolato.
Peccato che sia lui, con la sua conclamata conoscenza del mondo americano, che la sua consorella Gruber, siano stati clamorosamente zittiti da un competentissimo sottosegretario.

I concerti della famiglia Obama

Certo che con tutti i broccoli di Michelle Obama, alla Casa Bianca deve proprio tirare una gran brutta aria.
Vittorio Saichepuzze InFeltrito

Celentano

Celentano. C'era una volta "il Molleggiato". Ora c'è "il Montato".
Vittorio Mavalà InFeltrito

giovedì 9 febbraio 2012

Monti ha fatto quattro conti

Lettera 6
Monti, sulle spese: "tagliare".
Monti, sul posto fisso: "noioso, dimentichiamolo".
Monti, sui regali: "non accettarli, restituirli". 
Monti, però, prima di fare il bel gesto di rinunciare allo stipendio di Presidente del Consiglio (precario, per poco più di un anno), si è fatto quattro conti e ha ricevuto, se non addirittura chiesto, in regalo (da Napolitano) un posto fisso (senatore a vita) un po' costosetto (300.000 euro all'anno, per tutta la vita). Come la mettiamo, signor Monti: ha scelto il posto fisso, la noia, i regali, e i tagli ad personam?
Vittorio Montidipietà InFeltrito

mercoledì 8 febbraio 2012

Non per difendere Berlusconi, però...

Maurizio Belpietro per "Libero"
maurizio belpietroMAURIZIO BELPIETROSILVIO BERLUSCONISILVIO BERLUSCONI
Paradossi italiani: ancora non abbiamo capito se dietro la scalata di Unipol alla Bnl c'era una tangentona rossa, ma in compenso, con l'accusa di aver rivelato le strane mire dei compagni sulle banche, Silvio Berlusconi è già a giudizio. Lo ha deciso ieri il gup di Milano, il quale ha accolto la richiesta avanzata dalla Procura, che - sia detto per inciso - era stata invitata da un altro giudice a processare l'ex premier. Risultato: tra qualche mese avremo il piacere di vedere il Cavaliere alla sbarra, questa volta nelle inedite vesti di chi ha contribuito a rivelare notizie coperte da segreto d'ufficio.
Lui, l'uomo che più si è battuto contro le intercettazioni, imputato di averle abusivamente diffuse. Niente di nuovo invece per quel che riguarda gli strani giri di soldi attorno al Pd lombardo. Nonostante siano passati anni e l'inchiesta sia stata trasferita da una procura all'altra, ad oggi è buio pesto su tutta la storia. Per capire come mai all'improvviso la Provincia di Milano decise di farsi un'autostrada a spese del contribuente, indebitandosi fin sopra i capelli, bisognerà attendere ancora un po'.
CARLO DE BENEDETTICARLO DE BENEDETTIFilippo PenatiFILIPPO PENATI
Non si sa quanto: forse un anno o forse una vita. Sta di fatto che finora sia la richiesta d'arresto di Filippo Penati, ex plenipotenziario di Bersani in Lombardia, sia la domanda di sequestro dei beni della società che avrebbe pagato le tangenti sono state respinte dal gup. Insomma, gente che va a processo e gente che la sfanga. Un po' come successe vent'anni fa con Mani pulite, operazione spettacolare di cui ricorre tra poche settimane l'anniversario.
Tutto partì da un amministratore socialista preso con le mani nel sacco, anzi nel water, dato che l'uomo tentò di far sparire le mazzette tirando lo sciacquone. Il «mariuolo» (così lo definì Bettino Craxi) non ce la fece e quella fu la fine della Prima Repubblica. O meglio, di un pezzo della Prima Repubblica perché, a dar retta ad alcuni protagonisti, i pm non volevano abbattere tutto il Palazzo, ma solo quello che a loro non garbava. Vale a dire Dc e Psi, come ha recentemente spiegato uno che se ne intende, ossia l'editore di Repubblica, l'ingegner Carlo De Benedetti, già noto alle cronache giudiziarie per le tangenti alle Poste.
Marcellino GavioMARCELLINO GAVIOCRAXI BETTINOCRAXI BETTINO
Che l'operazione fosse politica lo dà a intendere con due decenni di ritardo anche Luciano Violante, l'uomo che per anni è stato ritenuto il leader del partito delle toghe. L'altra sera su La7, di fronte a uno sghignazzante Gad Lerner, l'ex presidente della Camera se n'è uscito con una specie di mea culpa.
«Non avevamo capito che era in gioco un cambio di sistema politico. Pensavamo che passassero i cadaveri dei nostri nemici e passavano invece dei pezzi del nostro ordinamento costituzionale». Il riferimento è chiaro: da Tangentopoli l'equilibrio di poteri su cui si reggeva la nostra fragile Repubblica è uscito a pezzi e ancora oggi fatica a riprendersi. Per Violante, alla magistratura fu assegnato un ruolo politico e ora non si riesce a farla rientrare nei limiti.
unipol giovanni consorte lapresseUNIPOL GIOVANNI CONSORTE LAPRESSE
Di quanto sia impazzita la maionese in toga lo dimostra proprio la vicenda che fa da sfondo al rinvio a giudizio di Berlusconi. Il caso, sarà bene ricordarlo, risale a sette anni fa, quando la compagnia di assicurazione rossa, Unipol, diede la scalata alla Banca nazionale del lavoro. Poco prima che questo avvenisse, la provincia di Milano, amministrata da un uomo dei Ds, il Filippo Penati di cui si diceva, decise di comprare da Marcellino Gavio una quota della società autostradale Serravalle, regalando all'imprenditore una plusvalenza di 180 milioni di euro, con un danno erariale stimato dalla Corte dei conti in 80 milioni.
Piero FassinoPIERO FASSINO
Fu solo incapacità di un amministratore pubblico o altro? I magistrati ad oggi non l'hanno
scoperto, stupisce però il fatto che proprio mentre Penati fa la brillante operazione che consente a Gavio di mettersi in tasca una montagna di milioni, lo stesso imprenditore compra una quota della Bnl, dando man forte a Unipol nella scalata.
L'operazione, con tutti i suoi intrecci e i suoi pasticci, venne a galla alla fine del 2005 quando, pochi giorni dopo Natale, il Giornale di cui ero direttore pubblicò in esclusiva un'intercettazione telefonica tra il numero uno di Unipol, Giovanni Consorte, e il numero uno dei Ds, Piero Fassino.
MASSIMO DALEMAMASSIMO DALEMA
«Abbiamo una banca», diceva entusiasta al telefono l'attuale sindaco di Torino. Che i Ds fossero i registi della scalata o perlomeno che facessero di tutto perché questa andasse a buon fine lo si scoprì poi ascoltando le telefonate ancor più esplicite fra Consorte e Massimo D'Alema. Un filone che però la magistratura non riuscì ad approfondire. Un po' perché il giudice che voleva andare fino in fondo fu improvvisamente trasferito. Un po' perché il Parlamento europeo negò l'utilizzo delle intercettazioni di D'Alema.
LUCIANO VIOLANTELUCIANO VIOLANTE
E dopo sette anni, anziché capire se i vertici del principale partito di sinistra misero le mani nelle faccenda e ci furono finanziamenti occulti, assisteremo all'ennesimo processo a Berlusconi, accusato di aver ascoltato la telefonata tra Fassino e Consorte e, forse, di aver contribuito alla sua diffusione. Insomma, siamo in pieno rito Ambrosiano. Citando Violante, quanti pezzi del nostro ordinamento costituzionale dovremo veder passare prima che qualcuno faccia qualcosa?

martedì 7 febbraio 2012

Lusi & collusi

Lettera 11
Si arrabbia, il sig. Lusi! Per lui è "infamante" il fatto di essere stato espulso dal partito; non il fatto di aver sottratto 13 milioni! Dica tutto quello che sa e poi se ne torni zitto zitto al suo paesello, a lavorare. Povere margherite: non più "m'ama, non m'ama", ma "rubo, non rubo".
Vittorio Smargheritato InFeltrito

venerdì 3 febbraio 2012


Pansa: Casta ladra e arrogante Suicidio in diretta di Rutelli&C

La vicenda di Lusi è l'ennesima campana a morto per i politicanti. E a cascare dalle nuvole, come Cicciobello, si fa solo aumentare la rabbia




Pansa: Casta ladra e arrogante Suicidio in diretta di Rutelli&C
liberoquotidiano.it
È davvero un’ingenua al cubo, la Rosy Bindi. Oppure, al contrario, è corazzata da un’arroganza senza misura. Intervistata ieri da  Repubblica  sull’affare del tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, si è sentita rivolgere da Giovanna Casadio un’ultima domanda: «Nel momento dell’antipolitica, quanto nuoce al Partito democratico questa vicenda?». La sceriffa di Sinalunga ha risposto scrollando le spalle con sufficienza: «Siamo di fronte al comportamento sbagliato di una persona. Sul banco degli imputati non può essere chiamata la politica». Confesso di aver ammirato la Rosy. Mi era sempre apparsa la più manettara fra i democratici. Sempre alla ricerca ossessiva di qualche colpevole da incriminare, soprattutto quando il fellone stava nascosto nel centrodestra. Se aveva qualche sospetto, la Rosy correva a presentarsi al primo talk show rosso e lì pronunciava la propria requisitoria. Con lo stile della  vergine guerriera incaricata di fustigare il peccato e il peccatore. Ma adesso comincio a pensare che fosse tutta una finzione. La Rosy era sì una sceriffa, però a senso unico. Pronta mostrare la stella e la pistola soltanto agli avversari politici. Quando è arrivato il momento di esprimersi sul conto di un vorace margheritone cresciuto nel suo vecchio partito, che ha fatto la ragazza? Si è comportata come il leader politico che aveva più odiato: Bettino Craxi.Il giorno che la procura della Repubblica di Milano, nella persona del pubblico ministero Tonino Di Pietro, agguantò il primo socialista ladro, Mario Chiesa, il patron della Baggina, vi ricordate ciò che proclamò Bettino? Spiegò che si trattava di un mariuolo isolato, un singola mela marcia capitata nel cesto delle mele sane. Era il febbraio 1992. Fu allora che iniziò a soffiare la bufera di Mani pulite e venne alla luce l’enorme verminaio di Tangentopoli. Non immagino che seguiti abbia la storia del tesoriere della Margherita. Ma so per certo che è l’ennesima campana a morto per i partiti italiani. Stiamo scrivendo sino alla nausea che l’antipolitica sta dilagando. Però lo facciamo dall’interno delle redazioni dei giornali. Senza mettere la testa fuori dal buco per dare un’occhiata a quanto accade all’esterno dei nostri bunker di carta stampata. A me capita di farlo, perché non ho più l’obbligo di stare in redazione. E quel che vedo e ascolto, nel piccolo centro dove vivo, comincia a incutermi un terrore profondo.

L’uomo della strada, l’italiano medio e senza potere, odia i politici. Li considera fannulloni, ladri, parassiti della società alla quale succhiano il sangue. Non li sopporta più e sarebbe pronto a pagare chiunque sia in grado di sopprimerli. Considera tutti i partiti dei clan mafiosi. Giudica il Parlamento un ente inutile che andrebbe cancellato. Qualcuno comincia a domandarsi se non esista qualche forza esterna in grado di disfarsene.
 Nella Prima Repubblica si parlava spesso di un colpo di Stato. Soprattutto le sinistre lo temevano, pensando che il rischio venisse dal versante di destra della Democrazia cristiana o da qualche settore dell’Arma dei carabinieri. In realtà era un timore infondato perché non accadde mai nulla di serio. Allorché entrarono in scena le Brigate rosse, una quota consistente di italiani sperò che Curcio e compagni prendessero di mira la partitocrazia nostrana. Non è vero che, quando le Br rapirono e uccisero Aldo Moro, l’Italia intera pianse sulla sorte del leader democristiano. Una parte del Paese, insondata dai media, pensò che Moro avesse ricevuto quel che meritava. E si augurò che la stessa fine venisse riservata a un big della sinistra. Per esempio, a Enrico Berlinguer, considerato il complice di Moro nella politica del compromesso storico.
Oggi le Br sono morte e sepolte, per fortuna. E in Italia non s’intravede nessuno in grado di mettere fuori gioco i partiti. A parte un governo europeo che molti cominciano a considerare un’opportunità per legare le mani alla Casta nostrana. In compenso sono le parrocchie politiche a lavorare contro se stesse. Stiamo assistendo a un fenomeno non ancora studiato dai politologi. È quello dei partiti che, giorno dopo giorno, allestiscono da soli il golpe che li distruggerà. Siamo di fronte a una congiura invisibile e suicida. Come testimoniano le storie del tesoriere ex  Margherita e del senatore del Pdl Riccardo Conti, immobiliarista professionale, che in un giorno solo ha saputo guadagnare 18 milioni di euro. «Questi partiti sono pazzi!» sentivo esclamare al bar del mio paese. «Fanno l’impossibile perché la gente si auguri la loro morte».
 Tutti i membri della Casta devono stare molto attenti. Sono già stati messi fuori gioco dal governo dei tecnici. Una delle ragioni del successo di Mario Monti e dei suoi professori sta proprio nel lavoro di supplenza che svolgono nei confronti dei partiti in cancrena. Quando sento strillare alla democrazia sospesa, come fa di continuo Di Pietro, mi viene da ridere. Consiglierei al capo dell’Idv di frequentare qualche bar in incognito, come farebbe qualunque commissario Basettoni. Potrà aggiornare la propria strategia politica. Uno che forse dovrà frequentare i luoghi pubblici in abito simulato sarà Francesco Rutelli, ex capo della Margherita sino al 2007, ossia al momento della fusione con i Ds nel Partito democratico. Lo consideravo da tempo un disperso in guerra, a cavallo di un partituccio, l’Api, praticamente sconosciuto. Ma adesso le maledette carte del tesoriere margheritone lo stanno mettendo nei guai.
Ho l’impressione che “Franciasco”, ovvero Cicciobello, si stia difendendo male. Ha scelto una linea senza futuro, quella di sostenere di non aver mai saputo niente dei traffici dell’amico. E temo che si stia cacciando nei pasticci da solo. Lo temo in base all’esperienza professionale, l’unica arma di un cronista anziano. Conosco bene quanto sia fragile questa strategia per averla vista applicare da un altro disperso, Achille Occhetto. Nel luglio 1992 incontrò i quadri milanesi del partito, in pieno choc per aver saputo che Mani Pulite aveva scovato le tangentone incassate dal partito ambrosiano. Al termine di due assemblee molto incavolate, tenute in via Volturno, la mitica sede della federazione comunista e poi diessina,  Baffo di ferro si difese, borbottando angosciato: «Io non sapevo. I fatti emersi io non li conoscevo».
Due mesi dopo, era il settembre 1992, venni invitato alla Festa nazionale dell’Unità che quell’anno si svolgeva a Reggio Emilia. Il dibattito era uno dei tanti,  sulla crisi della politica. Lo moderava un cauteloso Gad Lerner, il più annoiato nel gruppo sul palco. Pensai di dare una scossa all’ambiente, osservando: «Occhetto sostiene di non aver mai saputo nulla delle tangenti. Però sbaglia, mostrando di essere un ingenuo o un bugiardo. Ma in entrambi i casi non può continuare a guidare un grande partito d’opposizione come l’ex Pci». Pensavo che il pubblico mi avrebbe fischiato. Invece i mille compagni presenti sotto il tendone si alzarono in piedi applaudendo entusiasti. Molti gridavano: «Bravo! Ci voleva qualcuno che lo dicesse!». Per questo mi sento di consigliare a Cicciobello: «Attento a come ti muovi». E soprattutto non partecipare ad assemblee di ex margheritucci.

di Giampaolo Pansa

PD: una fotostoria.