DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

giovedì 30 agosto 2012

SuperMarcoIndroPulitzerTravaglio

Si sappia che secondo Marco Travaglio nemmeno Maurizio Molinari è un giornalista di cui ci si può fidare.
Meno male che esiste SuperMarcoIndroPulitzerTravaglio, ovvero Il Verbo...

P.S.
Chissà se Il Verbo ha una figlia e se magari l'ha chiamata Spocchia...

martedì 28 agosto 2012

Michelle Obama


Secondo me è più bella così.

mercoledì 22 agosto 2012

Piccoli Balotelli crescono (e rincretiniscono)

Scommetto che a Balotelli piacerà e si divertirà a vedere questo video nel quale un bambino imita le sue smargiassate. Alle persone di buon senso dovrebbe fare un po' di tristezza vedere quanto bullismo, esibizionismo e superficialità creano nei ragazzini certi comportamenti dei "divi" dello sport.
Vittorio Bulliepupe InFeltrito
http://video.corriere.it/minitelli-bimbo-che-esulta-come-supermario/fa1e781a-ebb7-11e1-86c1-4eb4011ad571

DISTIMIA.

Uno è lì che lava i suoi due piatti e ad alta voce dice: "Sono contento della mia vita".
C'è da preoccuparsi?

venerdì 17 agosto 2012

La Volpe Gianfry e il Gatto Italo

Bocchino è vivo e lotta insieme a ...Fini. Il quale, Volpe, a missioni compiute scarica il Gatto Italo e lo lascia nelle peste. Forse memore della particina che sua moglie gli ha dato nel film "La bruttina stagionata", il cameriere si è risvegliato per chiedere le dimissioni di un'altra stagionata, ministro dell' Interno, rea di essere troppo efficiente e rigorosa con il gestore della trattoria "La Camera" (si mangia molto bene). Bocchino, che ci arriva da Casal di Principe, afferma che "Un funzionario di provincia in pensione non può guidare il Ministero dell'Interno". Ma per favore, Bocchino!
Vittorio Provinciale InFeltrito

lunedì 13 agosto 2012

Badminton

Ma a quelli del badminton, non gli si impiglia mai il volano nella racchetta, maledizione!?
Vittorio Volanista InFeltrito

Di Pietro: dalle Mani Pulite alle...

...sabbie mobili.
E più si agita, più va a fondo.

Poveraccio. Le ferie, per Di Pietro, sono sempre state una disperazione, una perdita di tempo: in agosto rilascia sempre pacchi di comunicati anche perché i giornalisti, depressi dalla tundra romana, finisce pure che li riprendono. Ma quest’anno è diverso. È peggio. Un collega de «Il Post», Francesco Costa, ha suggerito l’immagine del pescione appena pescato: sa che non ne avrà per molto e allora si dimena. Ecco, è lui. Prima difende l’accordo di Vasto, poi Vendola e il Pd lo respingono, allora lui straccia l’accordo di Vasto, poi propone un’alleanza a Grillo, Grillo lo manda affan-day, allora lui critica Grillo, poi chiede regole per le primarie, poi si candida alla premiership senza le primarie, poi attacca Napolitano su qualsiasi cosa (dirà pure che puzza, presto) e poi rivaluta Craxi, sostiene Ingroia, si autoinvita alla festa del Pd, il Pd lo respinge, allora lui attacca il Pd, e insomma: un merluzzone che si contorce sull’arenile, senza un disegno, una pianificazione, senza niente. Solo un inconsulto tentativo di tenersi in vita. Scoprireste che l’ha sempre fatto, se sbirciaste la sua biografia: ma, ogni volta, fioccavano presunti retroscena, racconti di cosmogonie in atto. Ora l’hanno capito tutti, che non c’è niente. Il pesce dopo tre giorni puzza: ma Di Pietro, con l’aura negativa che si porta dietro, puzza da vivo.

Filippo Facci.

venerdì 10 agosto 2012

I LUOGHI DELL' ANIMA

Tbilisi. Chiesa di Jvris-mama.


Visitare i carcerati...


Il tour in cerca di pentiti anti-Cav

Lumia (Pd) e Alfano (Idv) vanno in galera e provano a far pentire Provenzano. Guarda caso, i parlamentari chiedono che i mafiosi dicano la verità in una sola direzione...


Da pazzi. Ci sono due parlamentari che vanno in giro per le carceri a chiedere a vari mafiosi (tipo Bernardo Provenzano, per capirci) di confessare una determinata «verità» che tu guarda, li vedrebbe nella posizione ideale per accusare Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Questi parlamentari sovralimentati si chiamano Giuseppe Lumia (senatore Pd) e Sonia Alfano (europarlamentare Idv) e in pratica stanno facendo un tour delle varie galere promettendo benefici e tirando in ballo i figli dei galeotti e aprendo la strada ai vari Ingroia e magistrati vari. Il dettaglio è che la legge non permette niente del genere: ai parlamentari è permesso di entrare nelle carceri per verificare le condizioni di detenzione dei detenuti, non certo di svolgere autentici colloqui investigativi che spetterebbero solo al procuratore nazionale antimafia e alla polizia giudiziaria e ai magistrati autorizzati dal Guardasigilli. Il giornalista del Corriere della Sera Giovanni Bianconi, tuttavia, ha letto le relazioni sui vari colloqui e ha scoperto che i due parlamentari hanno fatto tutt’altro. Il 26 maggio sono andati a Parma e hanno chiesto a Bernardo Provenzano di collaborare coi magistrati: in cambio, ai figli dell’anziano boss,  «lo Stato avrebbe potuto garantire un avvenire». Provenzano, invano, ha chiesto ai due cinici parlamentari di poterli almeno vedere, i figli: ma i due, qualche giorno dopo, invece della prole gli hanno spedito i magistrati della Procura di Palermo, e il tutto - notare - senza la presenza di un avvocato. C’è da dire che Lumia & Alfano non hanno ottenuto granché, ragione per cui i parlamentari sono tornati alla carica il successivo 4 luglio, questo dopo che a Provenzano era stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini per l’omicidio Lima e per la supposta trattativa Stato-mafia. I responsabili della polizia penitenziaria, intanto, annotavano tutto, compresi i reiterati tentativi di ricordare gli «strumenti della legge» che potrebbero migliorare la vita dei figli di Provenzano: sempre che, beninteso, frattanto ci sia l’impegno a «fare uscire una volta per sempre la verità». Il boss, anche nel secondo colloquio, ha insistito ancora sui suoi figli, ma i parlamentari hanno ribadito il loro niet: tuttavia potevano sempre discuterne coi «magistrati seri e trasparenti» che indagano sui fatti di mafia. Va ricordato che Provenzano, afflitto da un tumore terminale alla vescica e da una palese demenza senile, è sottoposto al regime di 41bis con l’aggiunta del 14 bis: un isolamento come neanche il Papillon di Steve McQueen.
Ma non c’è solo Provenzano. I due parlamentari, sorta di ambasciatori di procura, sempre nel maggio scorso ci hanno provato pure con Filippo Graviano (intermediario tra Berlusconi e Cosa Nostra, secondo il pentito Nino Giuffrè) e con Francesco Bidognetti (capo-camorrista dei Casalesi) e infine con Antonino Cinà (medico mafioso pure lui imputato per la presunta trattativa). Risultati, nessuno. Graviano non ha detto una parola. Bidognetti ha fatto una requisitoria contro lo Stato - ha detto - che crede ai pentiti anche in assenza di riscontri: e proprio tutti i torti non li aveva. Cinà ha affermato che Cosa Nostra è stata sconfitta con l’arresto di Riina: e tutti i torti non li aveva neanche lui. Nel pomeriggio di ieri, poi, tra una polemica e l’altra, sono giunte le incredibili reazioni dei due citati parlamentari dopo l’articolo di Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera. Giuseppe Lumia si è difeso e ha detto che tutti i parlamentari dovrebbero fare come lui: cioè dei tour di pressione psicologica e investigativa sui detenuti - senza gli avvocati - che favoriscano una successiva visita dei magistrati. Sonia Alfano invece è andata oltre - come al solito - e ha detto che gli articoli come quello di Bianconi mettono a repentaglio la sua vita e potrebbero far parte dell’obiettivo di comunicare ai boss che non devono collaborare: questo a margine di «una trattativa che evidentemente prosegue ancora oggi». Con lo psichiatra, forse.

Filippo Facci.

Elogio di Bolt


2- LA VITA SEGRETA DELL'UOMO D'ORO
Valerio Giacoia per Chi
BOLT TRIONFA A LONDRABOLT TRIONFA A LONDRA
Un lampo scagliato sulla terra direttamente dal Monte Olimpo, per ristabilire la gerarchia dei signori del vento, ha illuminato la notte dei cento metri di Londra 2012. E, soprattutto, la storia delle Olimpiadi. Quel lampo si è acceso sulle lunghe gambe e sui muscoli di seta spaziale, sconosciuta sul nostro pianeta, di Usain Bolt.
Davanti agli occhi del mondo, lui si è "permesso" di umiliare tutti, esperti compresi, che alla vigilia lo avevano dato per finito o quasi. Come se bastasse un altro "mostro" giamaicano, l'amico-rivale Yoahan Blake, la Bestia, o la freccia americana del Kentucky Tyson Gay o un "peccatore" come Justin Gatlin, tornato in pista dopo 4 anni di squalifica per doping, per mandare in pensione il figlio di Zeus, padrone dei fulmini.
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Lui, Usain, chiudendosi nel silenzio e nel suo dolce sorriso, aveva illuso gli avversari che, questa volta, avrebbero potuto batterlo, ma ha costretto tutti a inginocchiarsi di fronte a tanta maestà. Con leggerezza e piena coscienza dei propri mezzi, è entrato nella leggenda. Come voleva, prima di arrivare a Londra. I suoi 9 secondi e 63 centesimi sono il nuovo record olimpico dei 100 metri, a 5 centesimi da quello mondiale, che è sempre di sua proprietà.
Quattro anni fa, ai Giochi di Pechino che lo consacrarono, corse in 9''69, decelerando, come in un magico ralenti, suggestivo come la scena di un film di Antonioni, negli ultimi metri. Prima di lui, solo Carl Lewis, il figlio del vento, era stato capace di vincere due ori nei 100 metri in due Olimpiadi di fila, Los Angeles 1984 e Seoul 1988. Al talento Usain Bolt affianca il distacco dalle cose della terra. Perché è "sugga" ("zucchero"), nella lingua creola mista d'inglese e di lingue africane, il patwah, che si parla in Giamaica. Molto sugga.
Ancora oggi, a 25 anni, diamante dell'atletica, delirio per migliaia di suoi fratelli giamaicani, sogno a occhi aperti, oggetto di analisi dei fisici americani, quando il campione è nella sua casa di Kingston adora addormentarsi con la testa sulle ginocchia di mamma Jennifer. Alle Olimpiadi di Pechino, tra le lacrime, lei raccontò che, quando nacque, lo chiamò Usain per assecondare la predizione di un bambino che le aveva toccato la pancia e le aveva detto: «Se è maschio, chiamalo Usain».
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Usain è "flyah", nello slang dell'isola di Bob Marley, dove ancora festeggiano, a tempo di reggae, come nel quartiere rasta londinese di Brixton. Significa "fuoco", quando corre. Ma è sugga quando si permette anche di rallentare, festeggiando dieci metri prima, teneramente dissennato, con il suo (già) leggendario gesto dell'arco, dopo aver mortificato gli avversari. O di tenersi una scarpetta slacciata, in gara.
Come i bimbi quando corrono, beati, incoscienti, ridenti. È sugga, dolcissimo, quando è nella sua Giamaica. A casa. Quella delle radici, dell'amore che scorre come un fiume. E che lui ritrova sempre. Perché quell'amore e quella leggerezza, pur girovago, non sono stati sparpagliati per il mondo. C'è mamma Jennifer, che lo ascolta, sprofondata in poltrona, mentre lui chissà quante cose racconta.
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Un torrente in piena, il ragazzo. Senza sosta, anche stravaccato sul lettone, non può stare fermo con i piedi. C'è papà Wellesley, che gestiva un negozio di alimentari e che, 25 anni fa, non avrebbe certo immaginato che sua moglie, in grembo, portava sì suo figlio, ma nello stesso tempo anche il figlio del vento. Anzi, del lampo. Lighting Bolt, lo hanno chiamato. In inglese vuol dire fulmine, saetta.
BOLT SI TRASTULLA CON TRE ATLETI SVEDESIBOLT SI TRASTULLA CON TRE ATLETI SVEDESI
È vero che in Giamaica tutti i ragazzini corrono, come in Italia giocano a calcio o negli Stati Uniti giocano a basket, sognando l'Nba, ma lui era soprannaturale già da piccolo. «Sentivo di avere un'elasticità da canguro. Non potevo, con un balzo, salire su un albero: dovevo», racconta. Eccolo Usain, il proiettile cresciuto in un bungalow e che oggi non ha paura di confessare quanto gli piacciano le feste, le automobili potenti, le ragazze, la musica dance hall e il gioco del domino.
Ma Bolt è anche quello che spiega come il talento non basti, perché, «se non lavori duramente, non puoi diventare un campione». Quello che sente di avere una grande responsabilità addosso, «perché ci sono tanti ragazzi che mi seguono». Usain? «Un pagliaccio quando era bambino», dicono a casa Bolt. Sempre allegro, sorridente, casinaro.
USAIN BOLTUSAIN BOLT
Usain Bolt, lieve come i grandi, che hanno il giusto distacco, lieve come la brezza che ha nell'anima, eredità del mare dei Caraibi. Lieve, anche se si tratta di concentrarsi per stracciare ogni record e mandare in confusione tecnici e scienziati, i quali avevano previsto che il suo tempo sui 100 metri sarebbe stato raggiungibile dall'essere umano solo nel 2030.
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Usain, quello che improvvisa una danza giamaicana, trasformandosi, però, quando gli pare, nella saetta che ti lascia senza fiato solo a vederlo. O che accetta ogni sfida. Che sia Blake o che sia Gay. O che sia quel bulletto, che lo prendeva in giro a scuola. «Avevo forse 15 anni, lui era più grande di me, mi provoca. Lo evito per molto tempo, ma poi cedo.
pechino usain bolt reutersPECHINO USAIN BOLT REUTERS
Tutti lì a guardarci», gli piace ricordare. «E mentre lui scatta in anticipo, prendendo un bel vantaggio, a 20 metri dal traguardo si volta per sfottermi ed è lì che io lo supero. Da allora mi ha lasciato stare. Senza la corsa avremmo fatto a botte e le avrei prese. Ma abbiamo corso e ho vinto io».

giovedì 9 agosto 2012

DISTIMIA

Dove sei, Distimia?
Sei sparita, eh?
Non sei più mia!

Tieni,
ti faccio le boccacce!

POESIE in volo nel web

IN ASSENZA

Si fa rossa di brace

questa notte.

S’alzano grigi i pensieri

legati da un respiro

negli anelli di fumo

di un’altra sigaretta.


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Bella. 
Ed altre ancora
muovono sentimenti.
Qui.

http://arabafenice.forumcommunity.net/?t=2716977

venerdì 3 agosto 2012

giovedì 2 agosto 2012

Economia di guerra

L'economia italiana di oggi è come quella del dopoguerra. Allora i nostri padri e i nostri nonni strinsero la cinghia e si rimboccarono le maniche, chi in patria e chi da emigrante. Noi ci siamo approfittati di loro e abbiamo tradito il loro spirito, vivendo con maniche belle lunghe e polsini con gemelli d'oro, spesso chiedendo agli extracomunitari di rimboccarsele per noi. Difficile credere che l'Italia possa ricrescere se non cambiamo stile di vita. L'attuale crisi economica va presa come un'altra guerra mondiale. E in guerra, se fai l'imboscato, forse puoi salvare te stesso, ma non la nazione. 
Vittorio Combattente InFeltrito