DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

martedì 26 febbraio 2019

Due mandati? Vaffa...!


Ecco l'ultima bufala di Di Maio: "Tetto di 2 mandati non si tocca"

Considerato per anni un dogma intoccabile da Grillo, Di Maio e Di Battista, ora il limite dei due mandati può essere superato.

Beppe Grillo il 10 marzo 2017 rivendicava: "Il M5S è una comunità di cittadini fondata su delle regole. Sono poche, chiare e semplici. Proprio per questo inamovibili. Una delle regole fondanti è quella dei due mandati elettivi a qualunque livello. Consigliere comunale, sindaco, consigliere regionale, parlamentare nazionale ed europeo. Questa regola non si cambia né esisteranno mai deroghe ad essa". E l'ex comico citava poi le parole di Gianroberto Casaleggio: "Ogni volta che deroghi ad una regola praticamente la cancelli".
Nell'agosto dello stesso anno, Di Maio gli faceva eco: "Dai noi vale la regola dei due mandati e vale anche per me. Nel Movimento 5 Stelle chi pensa di fare un terzo mandato è fuori". E due mesi dopo rincarava la dose: "Non sono diventato capo politico per abolire la nostra regola dei due mandati, è uno dei nostri asset fondamentali". Passano i mesi e la solfa non cambia: "Non cambieremo nulla perché io sono orgoglioso di una regola che c'e' nel Movimento: qui puoi fare due mandati e poi torni a casa. Guardate che ha un grande effetto: i cittadini così fanno un contratto a tempo determinato ai politici e gli dicono in dieci anni devi realizzare questo obiettivo".
Nemmeno due mesi fa, eravamo al 31 dicembre, Di Maio poi sembrava tranchant: "La regola dei due mandati non è mai stata messa in discussione e non si tocca. Né quest'anno, né il prossimo, né mai. Questo è certo come l'alternanza delle stagioni e come il fatto che certi giornalisti, come oggi, continueranno a mentire scrivendo il contrario". 

L'Italietta in tribunale

                                             

POSTA -                   IN PAESI SERI LE FRASI DEI CASAMONICA IN TRIBUNALE (“VERGOGNATEVI SCHIFOSI, L'ITALIA FA SCHIFO”, “LEGGE DI MERDA”), SAREBBERO STATE PUNITE CON…

Lettera 7
«Vergognatevi schifosi, l'Italia fa schifo», «Legge di merda», hanno urlato in aula i parenti di Casamonica. Nei tribunali del mondo anglosassone, ben più seri dei nostri tribunalucci (dove giudici bonaccioni biascicano le sentenze in semi-dialetto) i suddetti sarebbero stati incriminati all'istante per oltraggio alla Corte. Da noi, come è finita? Gli hanno dato una tiratina d'orecchie ai mascalzoncelli?
Vittorio Vostrodisonore ExInFeltrito

La decrescita felice di Di Maio

I 5 Stelle passano dal 42 al 9%:


è la decrescita felice di Di Maio


NEL M5S SI APRE IL PROCESSO A DI MAIO DOPO LA SCONFITTA IN SARDEGNA - BEPPE GRILLO, DURANTE IL SUO SHOW A CATANIA, LANCIA STILETTATE: “SIETE IN DISSESTO, ANCHE ROMA È IN DISSESTO. CON CHI DEVO PRENDERMELA, CON DI MAIO? FORSE NON SIAMO ALL'ALTEZZA, SIAMO PRINCIPIANTI COME DICONO…”


CILIEGINA SULLA TORTA (ANDATA A MALE) DEI GRILLINI:

DI MAIO: "Non si canti la morte del cigno, questo governo durerà altri 5 anni e io sarò capo politico per altri 4 anni". 
"Non intendo avallare questo continuo comportamento che fa passare il Movimento come una forza politica incompetente. Siamo sempre più forti e coesi, porteremo a casa tutti i punti del contratto".


Tutto sommato, dal "Vaffa..." all' "Andiamoaffa..." il passo è stato breve. Il barcone carico di grillini affonda e s'alza il grido: "Si salvini chi può!". Ma a salvarli non c'è nemmeno una ong: il socio gli ha tolto pure quelle. 
Vittorio Tragediainmare ExInFeltrito


lunedì 25 febbraio 2019

M5s moribondo in Sardegna

Elezioni Sardegna, ecatombe M5s 

Di Maio perde 32 punti in un anno. 



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venerdì 22 febbraio 2019

ah ah ah !La criptomoneta a Napoli!

De Magistris: "Entro l'anno referendum per l'autonomia di Napoli, poi la criptomoneta".

(22.2.2019

giovedì 21 febbraio 2019

Manovra correttiva

Il giorno 21 Febbraio 2019 (Anno Bellissimo) 
Giuseppe-PadrePio-Conte disse:


«Non riteniamo necessaria alcuna manovra correttiva, dobbiamo solo continuare nel razionale ed efficace utilizzo delle risorse già stanziate». 

Giuseppe Conte in Senato.

mercoledì 20 febbraio 2019

I cavalli di Travaglio

“Dalle stelle alle stalle”: il ludopatico Travaglio continua a perdere alle corse dei cavalli (remember Di Pietro e Ingroia). Ora scommette anche in Borsa; se non vuol perdere anche lì, meglio che smetta con i suoi fallimentari endHORSEments.
Vittorio Strafattoquotidiano ExInFeltrito

Gli amanti

Salvini: “Tra me e Di Maio storia infinita”. 

lunedì 18 febbraio 2019

Mi fa male la Ferragni

Due parole a proposito di quella povera (si fa per dire) Ferragni, del suo consorte nonché del loro povero figliolo, che chissà come crescerà: sono da considerarsi “haters” o non piuttosto “lovers” quelli che ribattono alle sue sciocchezze nei social-media? Nel senso, dico, che cercano di farle capire -purtroppo non sempre con educazione-  che quelli che lei e quelle come lei dispensano a piene mani non sono valori, come hai cercato di far capire tu a sua madre, ma frivolezze e illusioni che fanno solo male a migliaia di ragazze deboli. Purtroppo ne so qualcosa. Alla sera, prima di dormire, pensa mai a quanto male semina e a che cosa le poverette raccoglieranno?



sabato 9 febbraio 2019

A chi piace la manovra?


C’è in Italia e nel mondo un economista* a cui piace la manovra? 

Appello disperato in soccorso del governo. Scriveteci all’indirizzo mail: sosmanovra@ilfoglio.it



Roma. La manovra gialloverde è diventata anche un caso di studio internazionale: il prestigioso economista francese Olivier Blanchard l’ha descritta come uno di quei rari casi di “espansione fiscale restrittiva”, ovvero di aumento del deficit che fa ridurre – anziché aumentare – il pil. Di economisti che parlano male della politica economica del governo italiano ce n’è a fiumi, in Italia e all’estero. L’elenco sarebbe interminabile. Per avere però un giudizio più completo, forse è meglio provare a fare l’opposto, e cioè chiedersi: c’è qualche economista che giudica positiva la politica economica del governo? Esclusi quelli che sono nei ministeri, che lavorano come consulenti dei ministri o che fanno parte dei partiti di maggioranza, esistono economisti in patria o all’estero – accademici veri, non i fenomeni da baraccone che girano per i talk-show – che giudicano le misure del governo positive per la crescita? Dopo una prima ma approfondita ricerca, la risposta è negativa.
   
Ne avevamo individuati tre che avevano accolto con favore la linea anti austerity del governo Conte: Giovanni Dosi, Gustavo Piga e Riccardo Realfonzo, tutti e tre d’impronta neo o post keynesiana. Ma la versione finale della legge di Bilancio ha demolito i motivi del loro iniziale ottimismo. Dosi, professore alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è un nume tutelare del M5s, ha lavorato alla stesura del programma del movimento ed è il maestro di Andrea Roventini, che era stato indicato da Luigi Di Maio come ministro dell’Economia in campagna elettorale. In altri tempi si sarebbe detto un “intellettuale organico” al M5s. Ebbene, se a settembre Dosi diceva – come trionfalisticamente titolava il Sacro blog – che con la manovra “l’economia reale crescerà”, ora dice all’Espresso che è tutto sbagliato per l’“approccio dilettantesco del governo”: “Si è gonfiata la spesa corrente con provvedimenti di dubbia efficacia”. 
     
E Giovanni Dosi li passa in rassegna. Il reddito di cittadinanza è “giusto” come principio ma per come è stato fatto è “un pasticcio”: “E’ una norma complicatissima che rischia di non funzionare”. Quanto a “Quota cento”, invece, “è una legge sbagliata”. E la cosiddetta flat tax produrrà “un aumento dell’evasione”. Ciò che serviva era “un piano straordinario di investimenti pubblici”, che sono stati tagliati, e fare le grandi opere come la Tav”. Bocciatura completa.
  
Gustavo Piga insegna a Tor Vergata, dove è collega del ministro Giovanni Tria, ed è stato uno dei professori scelti da Di Maio nel “comitato scientifico” per valutare la convergenza del programma del M5s con Lega e Pd. A ottobre, sul Sole 24 Ore, definiva “rivoluzionaria” la manovra con il deficit al 2,4 per cento perché abbandonava il Fiscal compact e portava l’Italia in “un nuovo paradigma” di “crescita e discesa del debito”. Piga però indicava una condizione essenziale affinché tutto ciò potesse verificarsi: il deficit doveva essere usato per “gli investimenti pubblici”. Sarebbe stato “un errore” usarlo per “politiche redistributive” come “reddito di cittadinanza, pensioni e flat tax”. E’ andata a finire in senso opposto: la manovra riduce addirittura gli investimenti (senza parlare di quelli bloccati dalle varie analisi) e butta tutto il disavanzo in spesa corrente.
   
Riccardo Realfonzo è un professore all’Università del Sannio, coordinatore della consulta economica della Fiom-Cgil ed economista di riferimento di Maurizio Landini. Anche lui a ottobre vedeva di buon occhio “la svolta rispetto alla vecchia ricetta dell’austerità” rappresentata dal deficit al 2,4 per cento: “E’ una discontinuità salutare che pone le condizioni per spingere l’economia verso tassi di crescita un po’ più soddisfacenti”. Era un giudizio generale, in attesa dei contenuti. Ora però Realfonzo, vista la composizione della legge di Bilancio, boccia la politica economica del governo: “Ha un impatto molto modesto sulla crescita perché trascura gli investimenti, non presenta un disegno di politica industriale e non muta le condizioni del lavoro”, scrive sulla rivista Economia e Politica. “La manovra è caratterizzata da un incremento del deficit finalizzato a un aumento della spesa corrente e dei trasferimenti. Gli investimenti sono fermi al palo. Non vi è una politica industriale in grado di rilanciare la competitività”.
   
Tre economisti vicini, non ostili o quantomeno senza pregiudizi nei confronti della maggioranza, bocciano la sua politica economica. La domanda resta aperta: c’è in Italia e nel mondo un economista* a cui piace la manovra del governo? Non l’abbiamo trovato. Lanciamo quindi un appello, o meglio, un sos: se esiste può farsi vivo e scrivere un articolo in difesa della “manovra del popolo” all’indirizzo mail: sosmanovra@ilfoglio.it.
(*Astenersi macchiette televisive)

domenica 3 febbraio 2019

Il Diamante perduto


MANZANO

I carabinieri recuperano un prezioso progetto della chiesa di San Lorenzo di Soleschiano

I militari del nucleo Tutela Patrimonio Culturale hanno intercettato il prezioso disegno tra gli articoli in vendita di una casa d'aste



MANZANO – Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha restituito alla chiesa di San Lorenzo di Soleschiano di Manzano, il progetto tecnica mista su carta raffigurante la facciata della Chiesa, opera dei pittori Luigi Diamante e Giobatta Aldo Foschiatti, risalente al 1946, sottratto da ignoti dall’archivio parrocchiale.
TENUTA SOTTO CONTROLLO UNA CASA D'ASTE - La cerimonia di riconsegna si è svolta venerdì 23 novembre nella chiesetta alla presenza presenza del colonnello Alfredo Vacca, comandante provinciale dei Carabinieri di Udine, di don Sandro Piussi, delegato episcopale per i Beni Culturali Ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Udine, nonché dei componenti del Consiglio comunale e del dottor Mauro Iacumin, sindaco di Manzano, il capitano Lorenzo Pella, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Udine. L’oggetto è stato notato dai militari dell’Arma tra gli articoli in vendita di una casa d’aste monitorata.
Il controllo degli esercizi di settore come case d’asta, antiquari e rigattieri con verifiche sui rispettivi siti web è una delle attività istituzionali svolte dallo speciale reparto dell’Arma. Di pari passo, si inserisce l’attività di sensibilizzazione svolta dai militari del Nucleo TPC di Udine nei confronti degli esercenti in relazione alla necessità di segnalare opere d’arte di dubbia provenienza spesso affidate loro in vendita per conto terzi. Proprio a seguito di una comunicazione giunta dal titolare di una casa d’aste della zona, nel luglio del 2017, i militari del Nucleo di Udine hanno individuato un lotto di vendita costituito dal progetto recuperato.
PEZZO UNICO - Il progetto, che rientra nel novero dei beni culturali archivistici ecclesiastici tutelati dalla normativa vigente (art. 10 del Codice dei beni culturali e del paesaggio), risulta essere l’unica copia realizzata secondo quelle che erano le procedure dell’epoca connotata da indubbi caratteri di rarità e doveva essere conservata nell’archivio parrocchiale. Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Udine hanno consentito di appurare che l’opera era stata asportata - in quanto presumibilmente rubata da ignoti - dall’archivio parrocchiale prima dell’importante riorganizzazione e inventariazione degli archivi presenti nelle diverse chiese del manzanese, effettuata in più riprese negli ultimi anni. L’opera posta in vendita da un privato, per il tramite della casa d’aste, ignara dell’origine furtiva del bene, veniva pertanto sequestrata in quanto provento di furto a carico di ignoti e messa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Udine che ne disponeva, nei giorni scorsi, il dissequestro e la restituzione all’avente diritto.

http://www.luigidiamante.it
https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Diamante
http://diamantearte.altervista.org/Benvenuto.html
https://udine.diariodelweb.it/udine/articolo/?nid=20181124-533420

Di Battista: il furbetto delle stelle

L'IMPURO CHE DEPURA - MATTIA FELTRI: ''CON DI BATTISTA E SOCI SI È PASSATI DALL' ETICA DELLA PUREZZA AL RELATIVISMO DELL'IMPUDICIZIA. L'AZIENDA DELLA FAMIGLIA HA I DIPENDENTI IN NERO? 'BERLUSCONI FA PEGGIO'. GLI CHIEDONO 'QUANTO GUADAGNI AL 'FATTO'? E LUI RISPONDE 'PENSATE ALLE BUSTE PAGA IN RAI'. E POI DI MAIO…''

Mattia Feltri per ''La Stampa''

Siamo in recessione e la sbrilluccicosa sottosegretaria all' Economia, Laura Castelli, sa che le cose vanno da schifo, ma vanno da schifo perché prima andavano ancora più da schifo. La sintesi un po' tecnica è nostra, mentre il pensiero appartiene a un nuovo filone della filosofia analitica a cinque stelle di cui l' esponente più insigne è Alessandro Di Battista. 
Quando ha scoperto che l' azienda di famiglia - della quale è vanamente titolare al trenta per cento - vanta debiti con l' erario e con le banche, e annovera lavoratori in nero, Di Battista ha ammesso che effettivamente non sta bene, non si fa e però, ha aggiunto, perché non andiamo a vedere le origini della fortuna di Berlusconi?
Solo all' apparenza non c' è alcun nesso logico. In realtà questa formidabile branca della dialettica grillina consente di individuare astutissime vie di fuga. Ieri hanno chiesto a Di Battista della Sea Watch, e lui ha risposto: è molto peggio provocare una guerra in Venezuela. Inoppugnabile, a suo modo.

Gli domandano: ma quanto guadagni al Fatto? E lui scafatissimo: andiamo piuttosto a vedere le buste paga in Rai. Siamo a un passo successivo rispetto al più dozzinale Luigi Di Maio che, quando i guai toccarono a suo papà, replicò: e allora il papà di Renzi? O al basico Alessio Villarosa, esperto di banche del Movimento con un fratello a capo di una finanziaria che applicava tassi usurari: e allora la Boschi? In sette mesi di governo si è passati dall' Etica della Purezza al Relativismo dell' Impudicizia, per cui si consiglia di aggiornare l' aforisma: c' è sempre un impuro più impuro che ti depura.


sabato 2 febbraio 2019

La patria si salva dal Mississippi

02 febbraio 2019
M A   C H I   C . . . O   E'   M I M M O  P A R I S I  ???


Reddito di cittadinanza, 10 domande al governo su un mistero di nome Mimmo Parisi

Il vicepremier Luigi Di Maio lo ha presentato come nuovo presidente dell’Anpal e come colui che, tramite il sistema informatico creato nel Mississippi, rivoluzionerà i centri per l’impiego aiutando i navigator a incrociare domanda e offerta di lavoro. Ma c’è il pericolo di un conflitto di interesse.


(Da Linkiesta, editoriale di Francesco Cancellato)
Il reddito di cittadinanza è una misura molto importante. Perché ci costerà circa 7 miliardi di euro ogni anno. Perché ci è costato tanti punti di spread, un bel po' di denaro preso a debito e tanta credibilità in Europa. Ma anche e soprattutto perché sarà il principale strumento nelle mani dello Stato per combattere la disoccupazione e la povertà, due tra le più grandi emergenze sociali del nostro Paese. Per questo vogliamo che sia fatto bene, che sia efficace, che cambi davvero il welfare italiano - unico Paese europeo insieme alla Grecia a non avere uno strumento di sostegno universale al reddito.
Se il buongiorno si vede dal mattino, siamo più preoccupati che speranzosi. Soprattutto, lo siamo a causa dell'opacità di cui si circondano le politiche attive del lavoro, quell'insieme di strumenti che dovrebbe consentire a ogni percettore del reddito di cittadinanza di formarsi, riqualificarsi e trovare un lavoro adatto alle proprie capacità e alle proprie aspettative. Un'opacità che, per ora, ha un nome, un cognome e un soprannome: Domenico "Mimmo" Parisi, il super esperto italo-americano chiamato dal ministro Luigi Di Maio a presiedere l'Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro.
(Dall'articolo de Linkiesta Reddito di cittadinanza, 10 domande al governo su un mistero di nome Mimmo Parisi)
È stato presentato come colui che decreterà il successo del reddito di cittadinanza, scelto dal vicepremier Luigi Di Maio per guidare l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) e seguire la riforma dei centri per l'impiego. Ma prima d'ora nessuno aveva mai sentito parlare dell'italo-americano Domenico Parisi, detto Mimmo, classe 1966, originario di Ostuni, professore di Demografia e statistica all'Università Statale del Mississippi, Stati Uniti, e direttore del National Strategic Planning and Analysis Research Center. «Ci siamo conosciuti qualche mese fa alla Camera. Lui mi ha raccontato quello che sta facendo in Mississippi, con i centri per l'impiego e con gli strumenti di sostegno e di contrasto alla povertà, e ci ha conquistati tutti», ha detto Di Maio dal palco della convention Cinque Stelle per la presentazione del reddito di cittadinanza, presentandolo come futuro «capo dell'Anpal» (anche se la nomina ufficiale, controfirmata da parte del presidente della Repubblica, non è ancora avvenuta). Eppure ci sono delle domande che vorremmo fare al ministro Di Maio e al governo, prima di affidare un ruolo pubblico e una riforma centrale come quella dei centri per l'impiego a un esperto venuto dagli Stati Uniti di cui si sa poco o nulla, se non che ha inventato un software per l'incrocio della domanda e offerta di lavoro, e fondato proprio lo scorso maggio negli States una nuova società.
Uno. Come è stato scelto Mimmo Parisi in qualità di nuovo presidente di Anpal? 
Di Parisi non si sapeva nulla, fino al momento in cui Di Maio lo ha nominato come mentore nella riforma dei centri per l'impiego abbinata al reddito di cittadinanza. Quello che sappiamo, dal suo cv di 20 pagine che si trova online, è che Parisi ha conseguito un dottorato in "Sociologia rurale" nel 1998 e che dal 2007 è professore ordinario presso l'università del Mississippi, ateneo che si piazza al 177esimo posto su 312 nella graduatoria U.S. News & World Report College and University. Non esattamente il più importante tra gli atenei americani. In più, le questioni del lavoro non risultano centrali nelle pubblicazioni accademiche del professore. Nonostante questo, sappiamo anche che, attraverso il National Strategic Planning and Analysis Research Center, di cui è direttore, ha creato il Mississippi Works, una app che, utilizzando i Big Data, incrocia domanda e offerta di lavoro nello Stato del Mississippi.
Due. Come sono entrati in contatto Parisi e Di Maio? Come si sono conosciuti?
Ad oggi sappiamo, da quanto ha raccontato Di Maio, che si sono conosciuti «qualche mese fa alla Camera». Tramite una ricerca web si può sapere che Parisi ha tenuto una lezione sulle smart city nel settembre 2018 alla Libera Università Mediterranea Jean Monnet di Casamassima (Bari), fondata dall'imprenditore ed ex senatore di Forza Italia Giuseppe Degennaro. E che nell'agosto 2018 Fucsia Nissoli, deputata di Forza Italia eletta in Nord e Centro America, è stata la prima deputata italiana a fare visita alla Mississippi State University, partecipando a una conferenza con il professor Mimmo Parisi.
Tre. Perché per riformare i centri per l'impiego italiani è stato scelto un professore del Mississippi? E ancora: perché scegliere il modello di flexsecurity del Mississippi e non quello di un qualsiasi altro Stato europeo?
Da quello che ci risulta, come più volte ribadito anche da diversi esponenti Cinque Stelle, il ministro Di Maio ha incontrato nei mesi scorsi delegazioni di esperti dei centri per l'impiego tedeschi - un modello imitato da tutti in Europa - che avevano prospettato invece una riforma strutturale che sarebbe arrivata a compimento nel giro di quattro anni. Risulta strano non sia stata battuta questa strada, o quella di qualunque altro Stato europeo con un modello analogo, anche perché tutti i Paesi europei hanno un sostegno universale al reddito e un sistema di politiche attive del lavoro. Potevamo prendere ad esempio quelle francesi, spagnole, portoghesi, Paesi molto simili al nostro per composizione sociale e modello di sviluppo economico. Abbiamo scelto il Mississippi.

Il Mago Contelma


Eppure i dati dicono che l' Italia è in recessione e che il peggio debba ancora arrivare. Lo sostengono pubblicamente i più importanti istituti nazionali e internazionali, e lo spiegano sottovoce anche autorevoli esponenti leghisti del governo, che avevano azzeccato il meno 0,2% di Pil già a dicembre e che oggi pronosticano «un botto negativo» per il 2019: «Il combinato tra calo di produzione industriale e riduzione dei contratti a termine - causata dal decreto dignità - porteranno a un peggioramento della situazione». «Bisognava puntare sugli investimenti», ripeteva negli ultimi tempi Savona.

L'incredibile Conte

Può essere credibile un governo la cui credibilità dipende dalla non realizzazione delle sue promesse? Il dialogo esilarante tra Merkel e Conte spiega perché il 2019 può essere un anno bellissimo solo stracciando il patto che sta affondando il paese.
(C. Cerasa)

venerdì 1 febbraio 2019

Ma Conte ci è o ci fa? 3

Lo spread tra Btp e Bund schizza a 260 punti base dai 244 punti segnati in avvio di giornata. Il differenziale è risalito a quota 260 per la prima volta da metà gennaio.

Si impenna anche il rendimento dei decennali italiani che ieri, per la prima volta da luglio 2018 era tornato sotto la soglia del 2,6% e adesso è tornato al 2,74%.

L'Italia "perde colpi ipotecando il 2019". Lo afferma il Centro studi della Confindustria nella sua Congiuntura flash. "I dati negativi in Italia nella seconda metà del 2018 - scrive - aritmeticamente, contano molto nel calcolare la crescita annua del Pil nel 2019: il trascinamento è -0,2%. La dinamica a inizio 2019 sarà debole. Il PMI manifatturiero a gennaio cade molto sotto soglia 50, nei servizi è poco sopra, la produzione è stimata quasi piatta. 
Anche se il Pil risalisse dal 2° trimestre - avverte - è alta la probabilità di una crescita annua poco sopra lo zero".

L'Italia è entrata in recessione.

Dopo tutto ciò, Giuseppe Conte dice: «Ci sono tutte le premesse per un bellissimo 2019 e per gli anni a venire. L’Italia ha un programma di ripresa incredibile. C’è tanto entusiasmo e tanta fiducia da parte dei cittadini e c’è tanta determinazione da parte del governo». 

Meglio che vada a farsi vedere. E non serve nemmeno uno bravo per la diagnosi. 
Per una possibile terapia è un altro discorso.


Ma Conte ci è o ci fa? 2

Conte: “Sarà un anno bellissimo”. Ci tocchiamo, ce lo segniamo, ci risentiamo il 31 Dicembre e intanto ci chiediamo: ma Conte ci è o ci fa? E se lo fa, perché lo fa? A quale storia vuole passare? A quella dei quaquaraquà?
Vittorio PadrePioaiutalo ExInFeltrito

Ma Conte ci è o ci fa?


Questa specie di governo composto da illusionisti e imbonitori-annunciatori al cui cospetto il fanfarone Renzi sembra un dilettante, di cani e gatti e da un Conte aspirante domatore (non eletto, vero Di Maio?), sostenuto ancora, nonostante l'evidenza dei fatti, da qualche milione di vaffanculisti sognatori e creduloni, seguaci di un pifferaio-grillo e di un casaleggio-eminenza grigia, sta facendo allegramente e ...Titanicamente rotta verso degli icebergs contro i quali c'è ben poco da fare, oltre a suonare vecchi ritornelli mentre si affonda. A meno che non si cambi rotta al più presto. Tra due mesi dovremo fare i conti con la clausola stabilita con Bruxelles, e quei conti saranno c...onti amari. Sveglia, gente! Che farete alle elezioni? Ancora testa ...tra le stelle e nutella in bocca? Non è il caso di rinsavire? Di capire che dichiarare guerra alla Francia in nome dell'Africa è una fanfaronata? Che inimicarci tutti non ci porta a niente??? Che fuori dall'Europa sarebbe un disastro e ci ca...erebbero ancora meno? Dài, sù, siamo seri e cerchiamo qualcuno di serio da votare alle Europee. C'è. E sta crescendo; siamo già sul 20-25%.  Si tratta della Lista di Calenda.