DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

sabato 2 febbraio 2019

La patria si salva dal Mississippi

02 febbraio 2019
M A   C H I   C . . . O   E'   M I M M O  P A R I S I  ???


Reddito di cittadinanza, 10 domande al governo su un mistero di nome Mimmo Parisi

Il vicepremier Luigi Di Maio lo ha presentato come nuovo presidente dell’Anpal e come colui che, tramite il sistema informatico creato nel Mississippi, rivoluzionerà i centri per l’impiego aiutando i navigator a incrociare domanda e offerta di lavoro. Ma c’è il pericolo di un conflitto di interesse.


(Da Linkiesta, editoriale di Francesco Cancellato)
Il reddito di cittadinanza è una misura molto importante. Perché ci costerà circa 7 miliardi di euro ogni anno. Perché ci è costato tanti punti di spread, un bel po' di denaro preso a debito e tanta credibilità in Europa. Ma anche e soprattutto perché sarà il principale strumento nelle mani dello Stato per combattere la disoccupazione e la povertà, due tra le più grandi emergenze sociali del nostro Paese. Per questo vogliamo che sia fatto bene, che sia efficace, che cambi davvero il welfare italiano - unico Paese europeo insieme alla Grecia a non avere uno strumento di sostegno universale al reddito.
Se il buongiorno si vede dal mattino, siamo più preoccupati che speranzosi. Soprattutto, lo siamo a causa dell'opacità di cui si circondano le politiche attive del lavoro, quell'insieme di strumenti che dovrebbe consentire a ogni percettore del reddito di cittadinanza di formarsi, riqualificarsi e trovare un lavoro adatto alle proprie capacità e alle proprie aspettative. Un'opacità che, per ora, ha un nome, un cognome e un soprannome: Domenico "Mimmo" Parisi, il super esperto italo-americano chiamato dal ministro Luigi Di Maio a presiedere l'Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro.
(Dall'articolo de Linkiesta Reddito di cittadinanza, 10 domande al governo su un mistero di nome Mimmo Parisi)
È stato presentato come colui che decreterà il successo del reddito di cittadinanza, scelto dal vicepremier Luigi Di Maio per guidare l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) e seguire la riforma dei centri per l'impiego. Ma prima d'ora nessuno aveva mai sentito parlare dell'italo-americano Domenico Parisi, detto Mimmo, classe 1966, originario di Ostuni, professore di Demografia e statistica all'Università Statale del Mississippi, Stati Uniti, e direttore del National Strategic Planning and Analysis Research Center. «Ci siamo conosciuti qualche mese fa alla Camera. Lui mi ha raccontato quello che sta facendo in Mississippi, con i centri per l'impiego e con gli strumenti di sostegno e di contrasto alla povertà, e ci ha conquistati tutti», ha detto Di Maio dal palco della convention Cinque Stelle per la presentazione del reddito di cittadinanza, presentandolo come futuro «capo dell'Anpal» (anche se la nomina ufficiale, controfirmata da parte del presidente della Repubblica, non è ancora avvenuta). Eppure ci sono delle domande che vorremmo fare al ministro Di Maio e al governo, prima di affidare un ruolo pubblico e una riforma centrale come quella dei centri per l'impiego a un esperto venuto dagli Stati Uniti di cui si sa poco o nulla, se non che ha inventato un software per l'incrocio della domanda e offerta di lavoro, e fondato proprio lo scorso maggio negli States una nuova società.
Uno. Come è stato scelto Mimmo Parisi in qualità di nuovo presidente di Anpal? 
Di Parisi non si sapeva nulla, fino al momento in cui Di Maio lo ha nominato come mentore nella riforma dei centri per l'impiego abbinata al reddito di cittadinanza. Quello che sappiamo, dal suo cv di 20 pagine che si trova online, è che Parisi ha conseguito un dottorato in "Sociologia rurale" nel 1998 e che dal 2007 è professore ordinario presso l'università del Mississippi, ateneo che si piazza al 177esimo posto su 312 nella graduatoria U.S. News & World Report College and University. Non esattamente il più importante tra gli atenei americani. In più, le questioni del lavoro non risultano centrali nelle pubblicazioni accademiche del professore. Nonostante questo, sappiamo anche che, attraverso il National Strategic Planning and Analysis Research Center, di cui è direttore, ha creato il Mississippi Works, una app che, utilizzando i Big Data, incrocia domanda e offerta di lavoro nello Stato del Mississippi.
Due. Come sono entrati in contatto Parisi e Di Maio? Come si sono conosciuti?
Ad oggi sappiamo, da quanto ha raccontato Di Maio, che si sono conosciuti «qualche mese fa alla Camera». Tramite una ricerca web si può sapere che Parisi ha tenuto una lezione sulle smart city nel settembre 2018 alla Libera Università Mediterranea Jean Monnet di Casamassima (Bari), fondata dall'imprenditore ed ex senatore di Forza Italia Giuseppe Degennaro. E che nell'agosto 2018 Fucsia Nissoli, deputata di Forza Italia eletta in Nord e Centro America, è stata la prima deputata italiana a fare visita alla Mississippi State University, partecipando a una conferenza con il professor Mimmo Parisi.
Tre. Perché per riformare i centri per l'impiego italiani è stato scelto un professore del Mississippi? E ancora: perché scegliere il modello di flexsecurity del Mississippi e non quello di un qualsiasi altro Stato europeo?
Da quello che ci risulta, come più volte ribadito anche da diversi esponenti Cinque Stelle, il ministro Di Maio ha incontrato nei mesi scorsi delegazioni di esperti dei centri per l'impiego tedeschi - un modello imitato da tutti in Europa - che avevano prospettato invece una riforma strutturale che sarebbe arrivata a compimento nel giro di quattro anni. Risulta strano non sia stata battuta questa strada, o quella di qualunque altro Stato europeo con un modello analogo, anche perché tutti i Paesi europei hanno un sostegno universale al reddito e un sistema di politiche attive del lavoro. Potevamo prendere ad esempio quelle francesi, spagnole, portoghesi, Paesi molto simili al nostro per composizione sociale e modello di sviluppo economico. Abbiamo scelto il Mississippi.

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