DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

giovedì 27 ottobre 2011

Right or wrong, my country.

Lettera 28
"Right or wrong, my country". Ma quale country? Ma dove? Ma quando? Anche qui su Dagospia ce la godiamo a fare i Tafazzi. Ammesso che l'Italia sia stata fatta, gli Italiani son ben lungi dall'essere fatti, e forse mai lo saranno. E le loro figuracce le hanno sempre fatte. Per Metternich l'Italia era "un'espressione geografica", (ora per qualcuno è in dubbio anche questo);
per Bismarck era "la quinta ruota del carro"; agli inizi del 1700 Montesquieu scriveva che "le repubbliche italiane non sono che miserabili aristocrazie, che si reggono solo per la pietà che si ha per loro, e in cui i nobili, senza alcun senso di grandezza e di gloria, ambiscono soltanto a conservare il loro ozio e i loro privilegi"; Goethe scriveva che "Onestà tedesca ovunque invano cercherai, c'è vita e animazione ma non ordine e disciplina e ognuno pensa per sè, dell'altro diffida, e i capi dello stato, pure loro, pensano solo per sè";
per un nostranissimo Giacomo Leopardi l'Italia era "senza prospettive di miglior sorte futura, senza occupazione, senza scopo, e ristretta al solo presente". Ma cosa pretendiamo da noi Italianetti? Siamo mezzi europei e mezzi levantini; il senso civico è quello che è; ce la prendiamo con i politici dimenticando che i Berlusconi, i D'Alemi, i Casini, gli Scilipoti, i Fini, i Bocchini, i Penati, i Di Pietri, gli Scajoli sono l'espressione della nostra società; abbiamo un Presidente della Camera-con cucina che, sapendo benissimo quale bagarre avrebbe scatenato, va a Ballarò a litigare, ad aggiungere i suoi sorrisetti a quelli di Sarkozy e a unirsi al coro degli sbertucciatori anti-governativi per i quali il motto sembra essere "Muoia Sansonanetto con tutti i Filistei".
E i Filistei siamo tutti noi, se in questo momento vogliamo far cadere un governo senza averne pronto un altro valido; se abbiamo sogni di governi di unità nazionale pur sapendo che siamo tutto fuori che uniti; se auspichiamo governi tecnici quando già non ci vanno bene le decisioni di un tecnico come Tremonti; se chiediamo elezioni anticipate nelle quali, secondo i sondaggi, si sposterebbe qualche zero-virgola. "Right or wrong, my country" non è roba nostra, purtroppo. Per noi va bene " E io che c'entro?", "Tirar l'acqua al proprio mulino" e, in caso,"Si salvi chi può".
Vittorio Italianetto InFeltrito

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