DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

lunedì 21 gennaio 2019

Fazio, Di Battista, il TAV, la Francia, l'Africa e ...i telespettatori che si bevono tutto



21.1.2019

DIBBA RIN-TRENATO - ''LA TAV COSTA 20 MILIARDI, LA MONTAGNA DA SCAVARE È PIENA DI AMIANTO, LA VOGLIONO REALIZZARE PER INTASCARE TANGENTI''. ''REPUBBLICA'' SMONTA LA VERSIONE CHE DI BATTISTA HA PROPINATO A UN IMPERTURBABILE FAZIO IERI SERA: ''I LAVORI ALL'ITALIA COSTERANNO 2,87 MILIARDI. QUELLA MONTAGNA L'HANNO GIÀ BUCATA PER IL FREJUS E SULLE MAZZETTE…''



La Tav costa 20 miliardi, la montagna da scavare è piena di amianto, la vogliono realizzare per intascare le tangenti. Di ritorno dal Sudamerica Alessandro Di Battista va in tv a giustificare il no grillino alla nuova linea ferroviaria tra Torino e Lione. La realtà è piuttosto diversa.
All’Italia la Tav non costa 20 miliardi ma 2,8. Il costo totale della tratta internazionale (il tunnel di base di 57 chilometri e i due chilometri di ferrovia sul versante italiano fino a Susa) è di 8,6 miliardi. Di questi 3,51 li paga l’Unione europea, 2,22 la Francia (che ha una tratta più lunga da realizzare sul suo versante) e 2,87 l’Italia. Ai 2,87 miliardi della tratta internazionale si possono sommare per l’Italia (ma non sono oggi ancora oggetto dei lavori) gli 1,7 miliardi necessari ad ammodernare la linea tra Susa e Torino.

In origine il progetto prevedeva di spendere sulla tratta italiana 4,3 miliardi. I costi sono stati abbattuti posticipando la realizzazione di alcune gallerie che verranno probabilmente realizzate dopo molti anni dall’entrata in esercizio del tunnel di base. Perché Di Battista parla di 20 miliardi? Perché in modo arbitrario somma ai costi che si accolla l’Italia anche i costi della Francia sul suo versante (7,7 miliardi), la quota dell’Unione europea (3,51) e la quota di lavori già spesa (1,4 miliardi). Inoltre considera l’adeguamento teorico all’inflazione che avrebbe potuto portare il costo della tratta internazionale dagli 8,6 miliardi del 2012 a 9,6 miliardi. Adeguamento che non si è verificato. Infatti nell’accordo internazionale approvato dai parlamenti italiano e francese nel 2016 il costo è rimasto fermo a 8,6 miliardi.
Per fare un paragone, di fronte ai 2,87 miliardi di spesa per l’Italia per la Torino-Lione, la tav Napoli-Bari costerà quasi tre volte tanto, più di 6 miliardi.

Di Battista ha evocato anche la polemica sull’amianto, antico cavallo di battaglia dei No Tav (ultimamente lasciato un po’ cadere). La montagna piena di amianto è la stessa in cui è stata scavata la galleria autostradale del Frejus. Il raddoppio di quella galleria (che consentirà di aumentare il numero dei tir in transito in val di Susa) è stato scavato in questi anni senza alcuna opposizione da parte dei No Tav e soprattutto senza problemi per la salute dei lavoratori del cantiere.
L’ultima obiezione di Di Battista è quella delle “tangenti sotto forma di consulenza” che spiegherebbero la pervicace volontà dei fautori dell’opera di proseguire i lavori. Non risultano indagini di questo genere sulla Torino-Lione. L’indagine sulle consulenze ha coinvolto il Terzo Valico. Di Battista confonde semplicemente due situazioni diverse.
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Francia, non esiste una tassa "coloniale": ecco cos'è il franco Cfa evocato da Di Maio

L'espressione usata dal vicepremier per polemizzare con Parigi circola da anni. Si tratta in realtà di un sistema monetario creato nel dopoguerra per creare stabilità finanziaria in 14 Paesi africani, su base volontaria
Anais Ginori LA SCHEDA DELL'AUTOREPARIGI - È una polemica antica quella sulla presunta tassa "coloniale" fatta pagare dalla Francia ai paesi africani. L'espressione utilizzata da Luigi Di Maio ha cominciato a girare sui social dal 2014 con le tesi di Mawuna Koutonin, autore di diversi articoli poi ripresi anche in un popolare video diffuso nel 2016 dal canale VoxAfrica. Sul tema c'è una certa confusione che deriva dal sistema del franco Cfa (Franc de la Comunauté français d'Afrique) creato da De Gaulle nel dopoguerra per quattordici paesi africani a cui si aggiunge il franco delle isole Comore.
Si tratta di una moneta che la Francia ha messo a disposizione di alcune nazioni emergenti per garantire una stabilità finanziaria e la gratuità dei trasferimenti finanziari all'interno di un unico sistema di cambio. Non è dunque una "tassa coloniale" ma una moneta, anche se è effettivamente un'eredità del ruolo coloniale della Francia nella regione (il primo appellativo era Franc des Colonies françaises d'Afrique).

La polemica sorge dal fatto che in cambio della parità fissa (prima con il franco e ora con l'euro: un Fca vale circa 0,0015 euro) la Francia chiede un deposito pari al 50% delle riserve di cambio di queste nazioni presso la sua Banca centrale. Queste somme depositate a Parigi (stimate a circa 10 miliardi di euro) non vengono utilizzate dalla Banque de France, ma secondo i detrattori del sistema Fca sarebbe meglio investire questo denaro nello sviluppo dei paesi africani.

Se è vero che non tutti i dirigenti africani sono ormai convinti della bontà del Fca è bene precisare che si tratta di un sistema su base volontaria. La risposta di Emmanuel Macron alle recenti polemiche è stata: "Se alcuni paesi non sono felici con il Fca, basta lasciarlo e crearsi la propria moneta". 
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Da Il Foglio, 21.1.2019

Non è colpa del franco CFA se i migranti arrivano in Italia.

 La bufala di Dibba e Di Maio 

I due leader del M5s attaccano i francesi per i morti nel Mediterraneo e per gli sbarchi sulle nostre coste, ma i dati ufficiali li smentiscono. Il governo di Parigi convoca l'ambasciatore italiano
Ospite a Che Tempo che fa, ieri sera Alessandro Di Battista ha accusato la Francia di essere responsabile per i migranti in arrivo in Italia. Poche ore prima, anche Luigi Di Maio aveva detto che "quello che sta succedendo nel Mediterraneo è frutto delle azioni di alcuni paesi, che poi ci fanno pure la morale. Macron prima ci fa la morale e poi continua a finanziarsi il debito pubblico con i soldi con cui sfrutta i Paesi africani". Il governo di Emmanuel Macron, sostengono i due leader del M5s, sarebbe colpevole di destabilizzare i paesi africani attraverso il franco CFA, una moneta comune a tutte le ex colonie francesi (Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa D’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo), spingendo gli abitanti a partire per l'Europa. Dopo le dichiarazioni di Di Maio e Di Battista, il ministero francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, ha convocato l'ambasciatore italiano a Parigi, Teresa Castaldo. 
     
Come ricorda ButacLes Decodeurs, sito francese di fact-checking legato a Le Monde, ha analizzato la questione in maniera approfondita: l'idea di una fantomatica tassa coloniale che 14 paesi africani pagherebbero alla Francia è falsa.
   
“Solo due dei 14 Paesi citati hanno ancora rapporti con la Francia che prevedono restrizioni economiche di qualche tipo: si tratta della Guinea e della Repubblica Centroafricana. Nessuna tassa anche in questo caso, ma comunque qualche impedimento per i due Paesi in esame. Tutti gli altri citati non devono pagare nessuna tassa: hanno scelto, liberamente, di fare parte del gruppo di paesi che utilizza il franco CFA. Una valuta speciale, legata al valore del franco francese (quindi oggi legata all’euro) che fu istituita all’inizio della Seconda guerra mondiale”.
  
Inoltre, i dati ufficiali disponibili del ministero dell'Interno, Eurostat e Frontex smentiscono che ci sia alcuna correlazione tra le partenze dai paesi che usano il CFA e gli arrivi sulle coste italiane, come ha spiegato anche David Carretta su Twitter. Nell'elenco dei paesi da cui sono arrivati i migranti in Italia, diffuso dal ministero dell'Interno e aggiornato a dicembre 2018, il primo paese che adotta il franco CFA è la Costa D'Avorio, ottavo in lista, da cui sono arrivate 1.064 persone su 23.370. Tra i paesi di provenienza dei richiedenti asilo, invece, non c'è nessuna ex colonia francese.  
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Orbene, perché Fabio Fazio-Strazio non richiama in tv il 

Dibba a chiedergli cosa ne pensa di queste 

precisazioni???

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