DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

domenica 11 gennaio 2015

Oriana Fallaci, Islam e Europa

IL POLITICALLY CORRECT 
Queste creature patetiche, inutili, questi parassiti. Questi falsi sanculotti che vestiti da ideologi, giornalisti, scrittori, teologi, cardinali, attori, commentatori, puttane à la page, grilli canterini, giullari usi a leccare i piedi ai Khomeini e ai Pol Pot, dicono solo ciò che gli viene ordinato di dire. Ciò che gli serve a entrare o restare nel jet-set pseudointellettuale, a sfruttarne i vantaggi e i privilegi, a guadagnar soldi. Questi insetti che hanno rimpiazzato l' ideologia marxista con la moda del Politically Correct. La moda o meglio la viscida ipocrisia che in nome della Fraternité (sic) predica il pacifismo a oltranza cioè ripudia perfino la guerra che abbiamo combattuto contro i nazifascismi di ieri, canta le lodi degli invasori e crucifigge i difensori. La moda o meglio l' inganno che in nome dell' Humanitarisme (sic) assolve i delinquenti e condanna le vittime, piange sui talebani e sputa sugli americani, perdona tutto ai palestinesi e nulla agli israeliani. E che in fondo al cuore vorrebbe rivedere gli ebrei sterminati nei campi di Dachau e Mauthausen. La moda o meglio la demagogia che in nome dell' Égalité (sic) rinnega il merito e la qualità, la competizione e il successo, quindi mette sullo stesso piano una sinfonia di Mozart e una mostruosità chiamata «rap». La moda o meglio la cretineria che in nome della Justice (sic) abolisce le parole del vocabolario e chiama gli spazzini «operatori ecologici». Le domestiche, «collaboratrici familiari». I custodi delle scuole, «personale non insegnante». I ciechi, «non vedenti». I sordi, «non udenti». Gli zoppi, (suppongo), «non camminanti». La moda o meglio la disonestà, l'immoralità, che definisce «tradizione locale» e «cultura diversa» l' infibulazione ancora eseguita in tanti paesi musulmani. Cioè la feroce pratica con cui alle giovani donne, per impedir loro il piacere sessuale, si taglia il clitoride e si cuciono le grandi labbra della vulva. Gli si lascia soltanto una piccola apertura per urinare. (Sicché immagina la sofferenza d' una deflorazione e poi d' un parto...). La moda o meglio la farsa che in Italia usa come portavoce un marocchino secondo il quale gli occidentali hanno scoperto la filosofia greca grazie agli arabi. Secondo il quale la lingua araba è la lingua della Scienza e dal nono secolo la più importante del mondo. Secondo il quale, scrivendo le sue Fables, Jean de La Fontaine non si ispirò a Esopo: plagiò certe novelle indiane tradotte da un arabo di nome Ibn al-Muqaffa. (*) La moda, infine, che permette di stabilire un nuovo terrorismo intellettuale: quello di sfruttare a proprio piacimento il termine «razzismo». Non sanno che cosa significa eppure lo usano lo stesso, con tale impudenza che è inutile riferirgli l' opinione degli intellettuali afro-americani i cui antenati erano schiavi e i cui nonni hanno subito gli orrori del vero razzismo: «Speaking of racism in relation to a religion is a big disservice to the language and to the intelligence. Parlar di razzismo in rapporto a una religione è far torto alla lingua e all' intelligenza»... (* Nota d' Autore) Mi riferisco al marocchino che in un articoletto pubblicato in Italia ha scritto che la mia mancanza di simpatia verso l' Islam è dovuta agli smacchi che avrei avuto con gli uomini arabi. (Da un punto di vista sessuale e sentimentale, s' intende). A questo signore rispondo che, graziaddio, io non ho mai avuto a che fare con un uomo arabo. A parer mio v' è qualcosa, negli uomini arabi, che disgusta le donne di buon gusto. Gli rispondo anche che la sua volgarità prova in pieno il disprezzo che gli uomini arabi vomitano sulle donne. Un disprezzo che contraccambio di tutto cuore.
IL SUICIDIO DELL' EUROPA 
Quando ero molto giovane, diciassette o diciotto anni, sognavo talmente l' Europa! L' Europa, L' Europa! Bisogna fare l' Europa!».
(…)
Bè: gli italiani delle Italie che non sono la mia Italia dicono che abbiamo fatto l' Europa. I francesi, gli inglesi, gli spagnoli, i tedeschi che gli assomigliano dicono lo stesso. Ma questo Club Finanziario che mi ruba il parmigiano e il gorgonzola, che sacrifica la mia bella lingua e la mia identità nazionale, che mi rompe le scatole con le sue scemenze e le sue bestialità, che cioè parla di Identità-Culturale-col-Medioriente e fornica coi nostri veri nemici, non è l' Europa che io sognavo. Non è l' Europa. È il suicidio dell' Europa.

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