DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

venerdì 16 settembre 2011

Baffino in ogni pasticcio

Sono passati più di dieci anni, e la leggenda nera dalemiana - se così possiamo chiamarla - non fa che crescere e conquistare la fantasia dell’opinione pubblica. Percepito di volta in volta (e qualche volta simultaneamente) come il più abile costruttore di strategie e il più pervicace distruttore di realtà, D’Alema è stato accusato nel corso degli anni di aver fatto fuori prima Natta, poi Occhetto e infine Prodi; di aver dapprima inventato e poco dopo affossato l’Ulivo; di aver organizzato il «ribaltone» contro Berlusconi nel ’94 e di averlo salvato con la Bicamerale nel ’96; di esser stato il più fiero e settario degli antisocialisti, e di essere oggi un craxiano senza vergogna; di aver confidato all’ambasciatore americano opinioni sulla magistratura degne del più sfegatato garantista, e di aver architettato con la candidatura al Mugello quel capolavoro di giustizialismo politico che è la discesa in campo di Di Pietro. Se non ci fosse D’Alema, ci annoieremmo a morte.

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