DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)
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martedì 28 giugno 2022

La vacca Giggina

 


Lettera 20

Dagosapiens, sapessi come mi girano…! Ieri sul doppio mandato il purtroppo nostro Ministrello Di Maio ha detto che agli italiani non importa nulla di queste cose. Ha una bella faccia di bronzo il Pol...tronista per …(Sua) Eccellenza. Vogliamo ricordargli che lui e i suoi compagni distributori di illusioni sono stati votati per le loro promesse proprio su questo genere di cose?

Così diceva cinque anni fa:  “È un vero e proprio mercato delle vacche che va fermato. Per questi parlamentari contano solo la poltrona, il mega stipendio e il desiderio di potere.  Su di noi abbiamo applicato una regola chiara: chi cambia partito tradisce gli elettori, e quindi deve rimborsare il M5s”.  Beh, dopo aver abolito la (sua) povertà e aver promesso un (suo) futuro migliore, come diavolo pensa di poter rimborsare il suo ex-Movimento e i suoi disgraziati ex-elettori che avevano creduto a queste sue incredibili parole? Come ritrovare un po’ di dignità? Un suggerimento: andandosi a nascondere, risparmiando all’Italia la vista del suo bel faccino furbo e tornando da dove è partito, a vender bibite e non illusioni agli Italiani. Magari insieme agli altri illusionisti in capo Beppe e Peppiniello e a tutti i parlamentari che seguiranno il Ministrello nel SUO mercato delle vacche. Ma che vergogna questo ometto!

https://www.youtube.com/watch?v=6_LMZgigpLs

Vittorio Lavaccagiggina ExInFeltrito

domenica 13 febbraio 2022

BEPPE GRILLO IERI HA DETTO DI SENTIRSI IL CONDOM DEI CINQUE STELLE.

 


DOPO AVERE DEVASTATO DI SCEMENZE L’ITALIA, BEPPE GRILLO IERI HA DETTO DI SENTIRSI IL CONDOM DEI CINQUE STELLE.

Beppe Grillo, che prometteva una rivoluzione stellare, la cancellazione dei partiti e delle leadership ovvero degli sfruttatori maledetti, realizzata attraverso la rete, strumento post-rousseauiano della democrazia diretta, con la conseguente abolizione dei parlamenti, i probi cittadini come costanti legislatori e detentori del potere per il bene del popolo, e tramite loro sarebbero state cancellate le abnormi ricchezze, sconfitta la povertà, sbaragliata la disonestà, il mondo trasformato in un villaggio verde coi mulini a vento, una detonazione d'amore senza gas e petrolio, tutti a curarsi con erbe di campo coltivate da ex vampiri di Big Pharma, e aveva affidato questa rivoluzione, che in confronto Robespierre sembrava un impiegato dell'anagrafe, a un gruppo di senzatetto vagamente alfabetizzati, pressoché estratti a sorte e capaci - si è scoperto ieri - di scrivere una legge sul superbonus con un tale ingegno che i suddetti probi cittadini si sono rubati quattro miliardi di euro, di cui due e mezzo ormai irrecuperabili - due miliardi e mezzo di euro! Che non basterebbero le tangenti di ottanta Psi per assommarli - ed è finito nottetempo con lapis, visiera e mezze maniche a cercare il comma da opporre a un tribunale di Napoli per tenere in piedi questa combriccola di titani, e soprattutto per salvarsi le tasche, dopo avere devastato di scemenze un Paese che quanto a scemenze se la cavava benissimo senza il suo definitivo contributo, ecco, Beppe Grillo ieri ha detto senza pentimenti e senza imbarazzi di sentirsi il condom dei cinque stelle. 

In quanto fondatore, la testa giusta al posto giusto....

Mattia Feltri (La Stampa)

 

 

!


 

 


 

 

venerdì 11 febbraio 2022

DAGOSPIA, lettera 18. Sogni


 
Lettera 18

Dagosapiens, frasi storiche di tre sognatori, oggi:

la ministra Messa che dice alle ragazze italiane: “Seguite i vostri sogni e invertiremo la tendenza”; 

l’Elevato Grillo che dice all’Irrilevante Conte: “Almeno iscriviti al M5s”; 

e il suddetto Irrilevante che risponde: “Sono in coda”.

 

Ebbene: la ministra non si rende conto che buona parte delle ragazze italiane sogna di fare l’influencer o la velina, mica la ricercatrice. 

L’Elevato, abbindolato da Giuseppi, gli farfuglia qualcosa, incapace di gridargli quel “Vaffa!” con cui egli stesso ha abbindolato milioni di Italiani. 

E l’Irrilevante sogna ancora che ci sia una coda di gente che vuole iscriversi al M5s.

 

Vittorio Macisieteocifate? ExInFeltrito

 

lunedì 1 marzo 2021

Grillini astronauti verso Plutone

 

Lettera 4

Dagosapiens, per il cosmonauta Grillo e i suoi grillini “è arrivato il momento di andare lontano”. Volevo suggerir loro Marte ma là non li voglio tra i piedi (ci vado io per evitare Sanremo). Peccato perché su Marte la Nasa li avrebbe costretti a fare quel famigerato “streaming” con cui avevano abbindolato tanti poveri creduloni. 

Allora facciamo Plutone? Come dici Dago: è troppo lontano? Dài, ce la possono fare; gente che in quattro e quattr’otto è riuscita ad abolire la povertà -e senza che se ne accorgesse nessuno- è capace di tutto! Già me la vedo l’astronave M5s, che fila a tutta birra nello spazio con Conte-Spock al volante, Grillo motorista, Giggino vivandiere, Toninelli mozzo e Casalino di vedetta al finestrino!  Evvai, lontano, verso altri mondi!

Vittorio Lestellesonobellemilionidimilionilestelledei… ExInfeltrito

 




venerdì 4 dicembre 2020

Grillo ha fatto quattro conti

Grillo: “Niente MES, meglio una patrimoniale ai super ricchi”. L'elevato genovese ha fatto quattro conti e ha visto che lui per poco ne è fuori. Vittorio Quattrocontiecinquestelle ExInFeltrito

mercoledì 19 agosto 2020

Di Maio: "Mai con il PD"

 

MAI  CON  IL  PD 


Di Maio 1- «Il Movimento è nato in reazione al Pd, al loro modo di fare politica. E oggi offre uno stile nuovo».

Di Maio 2 – «Il Pd ha un’idea perversa del concetto di democrazia».

Di Maio 3: «Il Pd è un partito di miserabili che vogliono soltanto la poltrona».

Di Maio 4: «Il Pd si fa pagare da Mafia Capitale».

Di Maio 5: «Il Pd profana la democrazia».

Di Maio 6. «Nel Pd hanno una questione morale grande come tutto il Pd».

Di Maio 7. «Nel Pd sono ladri di democrazia».

Di Maio 8: «Il Pd è il simbolo del voto di scambio e del malaffare».

Di Maio 9: «Nel Pd ci sono gli assassini politici della mia terra, sono criminali politici».

Di Maio 10: «Il Pd fa politiche che favoriscono i mafiosi».

Di Maio 11: «Il Pd è da mandare via a calci».

Di Maio 12: «Il Pd ha i mesi contati, mandiamoli a casa».

Di Maio 13: «Il Pd è il partito dei privilegi, della corruzione e delle ruberie. A casa».

Di Maio 14: «Il Pd sta con le banche, manda sul lastrico i risparmiatori».

Di Maio 15: «Il Pd è responsabile di questo schifo».

Di Maio 16: «Il Pd è il male dell’Italia».

Di Maio 17: «Le misure economiche del Pd sono infami».

Di Maio 18: «Siamo noi l’unica alternativa al Pd».

Di Maio 19: «L’unica cosa che possiamo fare è invitare i cittadini a liberare l’Italia dal Pd».

Di Maio 20: «Non ci fidiamo del Pd».

Di Maio 21: «Parlare con il Pd è un suicidio».

Di Maio 22: «Escludo categoricamente qualsiasi alleanza col Pd».

Questa invece l’ultima affermazione sul PD: 

Di Maio 23: «Il nostro primo interlocutore è il Pd con l’attuale segretario e con le persone che in questi anni hanno lavorato bene».

venerdì 18 ottobre 2019

Vaffa...anziani!


Lettera 15
Dagosapiens, ora Grillo lancia il suo “Vaffa!” contro gli anziani: vuole privarli del voto ed eliminarli dalla scena politica. Cominci lui e si autoelimini! Poi, in quanto al voto ai sedicenni: perché mai a 16 anni uno, con il suo voto, dovrebbe rendersi responsabile del futuro del suo Paese rimanendo però minorenne per tutto il resto?


Vittorio Vaffanziano ExInFeltrito

martedì 26 febbraio 2019

Due mandati? Vaffa...!


Ecco l'ultima bufala di Di Maio: "Tetto di 2 mandati non si tocca"

Considerato per anni un dogma intoccabile da Grillo, Di Maio e Di Battista, ora il limite dei due mandati può essere superato.

Beppe Grillo il 10 marzo 2017 rivendicava: "Il M5S è una comunità di cittadini fondata su delle regole. Sono poche, chiare e semplici. Proprio per questo inamovibili. Una delle regole fondanti è quella dei due mandati elettivi a qualunque livello. Consigliere comunale, sindaco, consigliere regionale, parlamentare nazionale ed europeo. Questa regola non si cambia né esisteranno mai deroghe ad essa". E l'ex comico citava poi le parole di Gianroberto Casaleggio: "Ogni volta che deroghi ad una regola praticamente la cancelli".
Nell'agosto dello stesso anno, Di Maio gli faceva eco: "Dai noi vale la regola dei due mandati e vale anche per me. Nel Movimento 5 Stelle chi pensa di fare un terzo mandato è fuori". E due mesi dopo rincarava la dose: "Non sono diventato capo politico per abolire la nostra regola dei due mandati, è uno dei nostri asset fondamentali". Passano i mesi e la solfa non cambia: "Non cambieremo nulla perché io sono orgoglioso di una regola che c'e' nel Movimento: qui puoi fare due mandati e poi torni a casa. Guardate che ha un grande effetto: i cittadini così fanno un contratto a tempo determinato ai politici e gli dicono in dieci anni devi realizzare questo obiettivo".
Nemmeno due mesi fa, eravamo al 31 dicembre, Di Maio poi sembrava tranchant: "La regola dei due mandati non è mai stata messa in discussione e non si tocca. Né quest'anno, né il prossimo, né mai. Questo è certo come l'alternanza delle stagioni e come il fatto che certi giornalisti, come oggi, continueranno a mentire scrivendo il contrario". 

mercoledì 19 dicembre 2018

Fazio o Giletti? O nessuno dei due???



Lettera 23
Ai 5 Stelle (non volevano più cultura in RAI?) non piace Fabio Fazio: e va bene, non sono gli unici a considerarlo uno strazio e un "partigiano"; ma che soltanto li sfiori l'idea di sostituirlo con quel tale Giletti, quello che va a braccetto con quel tal altro Fabrizio Corona, beh, auguriamoci che sia una notizia falsa: in RAI, servizio pubblico -e in questa povera Italia-, di vuoto culturale ce n'è già anche troppo. Grillo, dov'è finito il tuo "Vaffa...!" di prima delle elezioni?
Vittorio Alvuotoalvuoto! ExInFeltrito



martedì 18 dicembre 2018

Gilettanti allo sbaraglio

Ai 5 Stelle (non volevano più cultura in RAI?) non piace Fabio Fazio: e va bene, non sono gli unici a considerarlo uno strazio e un "partigiano"; ma che soltanto li sfiori l'idea di sostituirlo con quel tale Giletti, quello che va a braccetto con quel tal altro Fabrizio Corona, beh, auguriamoci che sia una notizia falsa: in RAI, servizio pubblico -e in questa povera Italia-, di vuoto culturale ce n'è già anche troppo. Grillo, dov'è finito il tuo "Vaffa...!" di prima delle elezioni?
Vittorio Alvuotoalvuoto! ExInFeltrito

sabato 29 settembre 2018

La manovra del popolo bue.


Ora che il «governo del cambiamento» ha preso in mano il Paese, punta a farlo crescere di più mediante disavanzo e debito ancora maggiori e l' inversione del percorso avviato dagli ultimi quattro governi per rimuovere alcuni ostacoli alla crescita. Inoltre, la manovra è effettivamente azzardata. Pur con ipotesi prudenziali, Federico Fubini nel Corriere di ieri ha quantificato quell' azzardo in un probabile accumulo di oltre 100 miliardi di euro aggiuntivi di debito pubblico nei prossimi tre anni, con una preoccupante conseguenza.
(M.Monti)

(...) portare a una crescita nel 2019 di circa il 2 per cento e crescere ancora di mezzo punto percentuale all’anno, raggiungendo quella soglia minima del 3 per cento necessario per guardare al futuro dell’occupazione e della stabilità finanziaria del Paese che una crescita intorno all’1 per cento annuo non garantirebbe.
Se la sostenibilità del debito pubblico italiano viene giudicata sulla base del rapporto tra debito pubblico e Pil, va constatato che esso si ridurrà nel corso dell’intero triennio, dato che la crescita del Pil nominale resterà in modo permanente al di sopra del 2,4 per cento del deficit di bilancio. Ciò vale nella peggiore delle ipotesi, quella di una mancata crescita, ma ancor più in quella di un successo della combinazione di spesa come quella indicata nella Nota di aggiornamento.
Poiché il governo è composto da persone che capiscono i rischi finanziari, ma anche avvertono i gravi pericoli dovuti a un peggioramento della crescita, l’attuazione del programma di governo sarà oggetto di un costante monitoraggio per verificare se gli andamenti dell’economia e della finanza restano coerenti con gli strumenti attivati; tutto ciò a cominciare dal 31 dicembre 2018, ancor prima dell’avvio del programma. Sono certo che il mercato valuterà in positivo le scelte fatte riconoscendo al governo il beneficio della razionalità che alimenta la speranza del mantenimento di una stabilità politica non meno preziosa della stabilità di bilancio.

(P. Savona, ministro per gli Affari europei)

lunedì 18 giugno 2018

Democrazia diretta e abortita




MOVIMENTO 5 STELLE, DALLA DEMOCRAZIA DIRETTA ALLA DEMOCRAZIA DESERTA - UNO STUDIO: L'ERA DEL PARTITO ONLINE È FINITA, "SOLO IL 15% DEGLI ISCRITTI ALLA PIATTAFORMA ROUSSEAU PARTECIPA ALLE VOTAZIONI" – IN CALO ANCHE IL NUMERO DI COMMENTI ALLE PROPOSTE DI LEGGE - DAVIDE CASALEGGIO NON FA UN PLISSÉ: "NON CONOSCO QUESTI DATI, NON SONO UFFICIALI"

 

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/movimento-stelle-democrazia-diretta-democrazia-deserta-176485.htm

Ma per favore, Casaleggio! 

Dacci i dati tuoi!

venerdì 11 maggio 2018

Promesse a 5 Stelle


"Benvenuti nella realtà a Di Maio e Salvini. Dopo aver giocato per anni con la propaganda facile attaccando fantomatici 'governi non eletti dal popolo', hanno scoperto ora che tutti i presidenti del Consiglio sono nominati dal Presidente della Repubblica, che servono le intese e che i governi devono ottenere la fiducia dal Parlamento".

Martina

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m5s lega fascista
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Quando Roberto Fico diceva “Mai con la Lega”

Oggi che il forno del MoVimento 5 Stelle con la Lega ha riaperto i battenti con la benedizione di un fornaio d’eccezione, è bene ricordare l’autorevolezza con cui l’attuale terza carica dello Stato, ovvero il presidente della Camera Roberto Fico, si esprimeva a proposito di un’alleanza con la Lega. L’ultima volta che Fico si è espresso risale al gennaio 2018 ed era stato chiarissimo e limpido come l’acqua trasparente che fuoriesce da una fonte di roccia purissima: “La stampa ogni tanto si lancia in certe cose, ma vi garantisco che mai noi saremo alleati con la Lega anche dopo il voto: siamo geneticamente diversi”.
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Il MoVimento 5 Stelle è passato dal dire no alla TAV alla posizione di “ridiscutere il progetto” nel contratto di governo con la Lega. Quando nel M5S si sono accorti della possibile gaffe elettorale nei confronti dei No-TAV Di Maio e gli altri hanno cominciato a dire che ridiscussione vuol dire cancellazione, anche di fronte agli altolà in arrivo dalla Francia.

La TAV già spacca l’alleanza Lega-M5S?

Adesso però è la Lega a stoppare i grillini: “Siamo contenti dell’accordo fra Salvini e Di Maio, a Torino permetterà di dare le risposte che servono ai problemi del territorio, incluso il completamento della linea Tav Torino-Lione”, dice Fabrizio Ricca, capogruppo del Carroccio in consiglio comunale a Torino. E lo fa proprio mentre Laura Castelli su Facebook ribadisce, all’insaputa dei suoi alleati, che l’era delle grandi opere inutili è finita.
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ALTRI TEMPI


Quando Luigi Di Maio diceva che chi si allea dopo le elezioni frega il voto agli italiani...

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I VOLTAFACCIA DEI 5 STELLE

Che cosa è cambiato dal 2012 ad oggi? Praticamente tutto. Poco dopo ci furono le elezioni europee, quelle dove Renzi trionfò con il 40% dei voti. Una tornata elettorale che ha visto i cinque stelle cambiare totalmente faccia rinnegando tutte le tematiche antieuropeiste e passando in breve tempo a “fare l’occhiolino” agli elettori di sinistra. A dimostrazione di questa tesi ci sono i numerosi slogan che si alternarono in quei mesi: “siamo il sogno di Enrico Berlinguer”, gridava Grillo dal palco di una manifestazione di Roma; “non ho mai detto di voler uscire dall’euro”, altro slogan gridato durante la campagna elettorale per “Pizzarotti sindaco” a Parma. Stesso copione in Parlamento: prima votano l’operazione Mare Nostrum e l’abolizione del reato di clandestinità mentre in contemporanea Grillo si schiera contro l’immigrazione e il “ritorno della tubercolosi” sul suo blog, poi votano l’operazione Frontex, quella che consente alle nostre navi di salvare migranti nelle acque internazionali per poi schierarsi contro le ONG, proprio quelle navi che grazie ai voti pentastellati foraggiano l’invasione e riempiono le nostre coste di migranti. Sul tema della famiglia i grillini invece riescono in un’impresa incredibile: riescono ad essere più a sinistra del PD.  Sul DDL Cirinnà infatti il Movimento Cinque Stelle si astiene perché nel provvedimento oltre alle unioni civili non sono previste le adozioni per le coppie omosessuali. Stesso discorso per lo Ius soli: prima favorevoli, poi una volta che hanno realizzato quanti voti avrebbero perso hanno espresso parere contrario, nonostante Roberto Fico (uno dei più importanti esponenti cinque stelle) avesse più volte ribadito che una legge sullo Ius Soli è necessaria e quella proposta dal governo Gentiloni era tutto sommato “una buona legge”. Schizofrenia pura.
Poco più di un anno fa il Movimento Cinque Stelle riesce ad imporsi anche nelle amministrative conquistando Roma con Virginia Raggi e Torino con Chiara Appendino. Un banco di prova importante con il quale i pentastellati vogliono dimostrare di saper governare delle grandi città. Dopo poco tempo però iniziano a combinarne di tutti i colori: la Raggi viene prima indagata per delle nomine, poi viene arrestato il suo vice Raffaele Marra, prima dice si alle Olimpiadi poi fa dietrofront e opta per il no, nonostante in campagna elettorale si era schierata contro gli “sgomberi coatti e senza garanzie” di Marino lei fa più o meno lo stesso sfrattando decine e decine di famiglie italiane dai propri alloggi abitativi senza dar loro nessuna alternativa e allo stesso tempo propone di superare i campi rom fornendo alle famiglie nomadi assegni mensili di 800 euro più alcuni bonus di migliaia di euro per spingerli a comprarsi casa e a mandare i figli a scuola. E non è finita qui, l’ultima follia è stata quella di pagare una squadra di “mental coach” per motivare i rom e convincerli ad andare a lavorare e giuro, perché ci teniamo a precisarlo, è tutto vero, non siamo in una puntata di “Scherzi a Parte”.
A Torino invece la sindaca Appendino ha deciso di promuovere la cultura islamica all’interno delle scuole, costringendo gli studenti degli istituti superiori torinesi a visitare una moschea durante il periodo del Ramadan. Tutto questo mentre a Bruxelles, nelle stanze del Parlamento Europeo, avviene l’impensabile: Beppe Grillo, da buon “anti europeista”, prima critica la Brexit, poi abbandona il gruppo parlamentare di Nigel Farage (tra i promotori dell’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna) e chiede ai suoi iscritti di scegliere un altro gruppo parlamentare. Voi, da persone intelligenti, penserete che “Beppe l’antieuropeista” abbia scelto di transitare in “Europa delle Nazioni e della Libertà”, il gruppo di Marine Le Pen e Matteo Salvini. Assolutamente no. Nella votazione online l’opzione ENL nemmeno viene menzionata, Beppe Grillo infatti propone ai suoi iscritti di aderire all’ALDE, il gruppo dei liberali, lo stesso di Mario Monti, la costola parlamentare più europeista di Bruxelles per intenderci. Dopo questa “scellerata” decisione Marco Zanni, antieuropeista e ex grillino, decise di transitare all’interno di ENL assieme alla Lega Nord. Pochi giorni dopo avviene l’ennesimo colpo di scena: i liberali di ALDE respingono Grillo che è costretto a fare marcia indietro, torna a elogiare la Brexit e rincasa all’interno del gruppo di Farage, come se non fosse successo nulla. Infine è di pochi giorni fa un’intervista in cui Luigi di Maio, probabile candidato premier dei cinquestelle, elogia Emmanuel Macron, il liberale europeista sostenuto da praticamente tutte le forze politiche francesi, che con il suo movimento “En Marche” ha trionfato contro Marine Le Pen. Una parabola incomprensibile che non lascia spazio a dubbi: i grillini sono complici, non si tratta più di inesperienza o di casualità, stanno tradendo i loro elettori e continuano a farlo come se nulla fosse.

Oltre il 94 per cento dei votanti su Rousseau ha approvato il contratto di governo tra Lega e Movimento 5 stelle. Dei 44.796 iscritti che hanno votato sulla piattaforma online grillina, sono stati 42.274 a benedire il programma di governo, a fronte di soli 2.522 contrari (tra i quali, comunque, c'è stato anche qualche parlamentare). In ogni caso, il Sacro Blog ha emesso il suo verdetto e lo ha fatto in modo repentino. La votazione è stata infatti annunciata solo questa mattina alle 10 e si è conclusa alle 20. In palese contrasto, peraltro, con lo Statuto del Movimento, che al punto 4 parla chiaro: "La consultazione in Rete è indetta con avviso sul sito internet del Movimento 5 Stelle, con preavviso di almeno 24 ore". Talmente chiaro che Lorenzo Borrè, l'avvocato difensore di decine di grillini dissidenti e bestia nera di Beppe Grillo e Davide Casaleggio, già prevede possibili ricorsi.
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21.5.2018
Lettera 3
Caro Dago, dovevano governare "da soli", con Di Maio premier o comunque "mai con un tecnico". Governeranno con la Lega e il candidato 5 Stelle non guiderà il governo ma ci sarà un professore. La prossima promessa di Di Maio è: "Non cederemo ai poteri forti". Così sappiamo già  cosa ci aspetta. 

Rob Perini
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Caro Dago, ma se Di Maio diventa ministro del Lavoro, alla Cultura chi ci va? Il re degli ignoranti?
Scottie
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Lettera 8
Caro Dago, "Abbiamo chiuso su nome del premier e squadra di governo e speriamo che nessuno metta veti su una scelta che rappresenta la volontà della maggioranza degli italiani". Salvini dev'essere uscito di testa. Nessun italiano ha votato per l'alleanza Lega-M5S: erano avversari.
Riccardo Porfiri
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Clamorosa svolta del MoVimento 5 Stelle Puglia sullo scottante tema dell’infestazione di Xylella che affligge gli ulivi pugliesi. In occasione della visita dei Commissari europei, che valuteranno lo stato delle operazioni di contenimento per la diffusione del batterio responsabile del Co.Di.Ro. i pentastellati pugliesi cambiano verso e chiedono di procedere con gli abbattimenti. Eradicazioni definite “chirurgiche” ma che sempre abbattimenti sono. Proprio quelle che i 5 Stelle hanno combattuto per anni.

Quando il MoVimento 5 Stelle sposava le tesi complottiste della Procura di Lecce

Sembrano passati secoli da quando il MoVimento 5 Stelle festeggiava la sospensione del piano di abbattimenti predisposto dal Comissario governativo Silletti. Invece era poco meno di tre anni fa quando sul suo sito ufficiale il M5S Puglia accoglieva il sequestro della Procura di Lecce che bloccava le eradicazioni sostenendo che «le argomentazioni sostenute dai magistrati sono esattamente le stesse sulle quali si incardinava la mozione M5S». Mozione con la quale i pentastellati eletti al Consiglio regionale chiedevano di bloccare le eradicazioni degli ulivi infetti.
M5S PUGLIA XYLELLA ERADICAZIONI - 1



Per la cronaca le argomentazioni su cui si basava l’inchiesta della Procura di Lecce erano totalmente anti-scientifiche e complottiste. Al punto che nella famosa ordinanza della Procura si incolpavano i ricercatori  dell’Università di Bari, dell’Istituto agronomico del Mediterraneo (Iam) di Valenzano e il Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura Basile Caramia, sospettati di essere i principali responsabili dell’introduzione del batterio della Xylella Fastidiosa in Italia. Per mesi i ricercatori indagati sono stati considerati dalla popolazione gli untori che hanno portato la Xylella in Puglia.

mercoledì 7 marzo 2018

M5s con la laurea


Il M5s è il partito più votato dai laureati. Sorpresi?

Negli ultimi anni in Italia la laurea ha subito un progressivo svilimento dei contenuti a fronte di un’esagerazione di formalismi

giovedì 15 febbraio 2018

Il collasso slow motion di M5S (di Lucia Annunziata)- HUFFPOST

Il collasso slow motion di M5S

Quello dei mancati rimborsi è un fallimento di leadership. E non solo di Di Maio. Il consenso, come le azioni per Cuccia, si pesa e non si conta.


L'incapacità di Di Maio non ha a che fare con i congiuntivi – peccato veniale in questo paese - ma con il suo fallimento nel trasformare il sistema Cinquestelle in una vera organizzazione, capace di mettere in piedi un meccanismo efficiente di selezione della classe dirigente. Il risultato è il collasso slow motion a cui assistiamo in questi giorni.
Di questo si tratta quando si discute di rimborsi.
Per evitare di assumersene responsabilità Di Maio ha scelto prima la strada banale delle "mele marce" (come sempre tutti i politici), poi quella dell' "eccesso di fiducia nell'animo umano" – scomodando, chissà se consapevolmente, quel Rousseau che ha battezzato la piattaforma, nell'ennesimo uso a sproposito delle molte eco della rivoluzione franceseche vivono sotto pelle del movimento. Ma la responsabilità della vicenda scontrini rimane sulle sue spalle per la semplice ragione che tutto è sempre responsabilità del leader. Almeno nel senso politico.
La vicenda scontrini riguarda infatti di sicuro l'onestà individuale, ma dietro l'imbroglietto spunta una voragine organizzativa i cui segni da tempo tormentano l'ascesa dei Cinquestelle, e l'ascesa di Di Maio a suo leader.
Questa voragine non si è aperta con la scalata di Di Maio. È iniziata con alcune crepe, di cui la più importante è stata il trattamento del dissenso interno: l'espulsione del sindaco Pizzarotti, che pure ha fatto bene anche quando cacciato e questo avrebbe dovuto essere una lezione; la scomunica per tutti quelli che andavano in tv nell'epoca in cui la purezza era distinzione totale dal sistema. Ma il dissenso, si potrebbe dire, è una questione di principi da difendere. E i principi sono sacri.
Le vere crepe si sono aperte quando il principio si è scontrato con un principio più alto - quello della legalità: le firme false, ad esempio, le prime delle quali derubricate come errori di inesperienza, ma con il tempo rivelatesi un modo veloce e spregiudicato per aggirare le carenze del sistema organizzativo M5s. In un crescendo negli ultimi anni, il movimento ha dovuto poi misurarsi con amministratori locali indagati, e/o amministratori locali incapaci – lista in cui Raggi e Appendino occupano i primi posti. Infine, in tempi recentissimi, una serie di disastri: il flop della piattaforma (di cui pure avrebbero dovuto essere i maestri) per le parlamentarie; il ridicolo dei risultati dei voti (poche decine a testa) e poi i dubbi sui candidati, i difficili controlli, e le eliminazioni seriali dei molti che pure avevano passato le parlamentarie.
Il problema rimborsi, infine, per il quale non userei il termine scandalo – che banalizza- né termini legali – tipo furto – visto che si tratta della violazione di un regolamento interno. Ma per il quale userei certamente il termine più appropriato, che è: fallimento.
I rimborsi sono infatti il risultato di un fallimento in serie: mancato controllo della applicazione delle regole, mancata direzione della organizzazione, e, più grave di tutto, assenza di ogni comunicazione interna fra persone. Il fatto che dopo cinque anni - perché di tanto tempo si parla – nessuno abbia capito cosa stava succedendo ci parla di un vuoto di relazioni umane interne che è molto grave in una forza politica che parla di sé stessa come di una comunità.
Dov'erano in tutto questo i dirigenti di questa forza politica? Tutti hanno semplicemente avuto, come dicono, "eccesso di fiducia nell'animo umano", o non è forse questo il quadro di una organizzazione in cui ognuno segue solo i propri percorsi, di una barca in cui ognuno rema per proprio conto?
Ho fin qui scritto che tutto questo va accollato a Di Maio perché è lui che è diventato il leader; ma in realtà la domanda sul ruolo di tutto il vertice e le più importanti personalità del M5s è il grande dubbio che proietta un'ombra ulteriore sulla vicenda.
Mentre tutto questo succedeva, almeno Di Maio ci ha messo, come si dice, la faccia. Il suo è un fallimento ma almeno ci ha provato. Intorno a lui, mentre la crepa si allargava, si allargava anche un generale fuggi fuggi – il ritorno al teatro del fondatore Grillo, le diverse strade prese da influenti figure come Di Battista e Fico, la storia di Borrelli, un altro fondatore, che senza spiegazione lascia M5s per fondare un nuovo movimento proprio ora.
Ovviamente ognuno di loro ha diritto a scegliere il proprio percorso: ma l'insieme appare come un disintegrarsi della unità della classe dirigente pentastellata.
Davvero questo quadro non avrà alcun impatto sul voto e sul futuro del M5S?
È un punto su cui i pentastellati rifiutano qualsiasi discussione. Tutti loro si dicono sicuri che il movimento non subirà alcun calo di voto, certi che i loro elettori siano fedelissimi che sanno distinguere gli attacchi del sistema dalle verità. Una teoria sposata anche da alcuni sondaggisti.
Ma, diceva Cuccia, le azioni si pesano, non si contano, e uguale valutazione si applica al voto: i pentastellati, che vogliono oggi immaginare di governare il paese, devono poter contare non solo sul numero di schede nelle urne, ma anche sulla fiducia delle istituzioni e del consenso di almeno una parte dell'opinione pubblica che non li vota, ma è contraria a bloccarli.
Da almeno cinque anni, infatti, cioè da quando hanno fatto irruzione sulla scena politica, il sistema in generale, quello delle istituzioni europee e nazionali, politiche ed economiche, ha cercato di isolare il movimento definendolo il nuovo pericolo populista.
Tuttavia, non tutta la classe dirigente e non tutta la pubblica opinione – e parlo di settori che non voterebbero M5S - ha condiviso questa narrativa. Non l'ha condivisa per contrastare la banalizzazione della politica, la semplificazione delle dinamiche sociali – e forse un po' anche a dispetto del "pensiero unico" che sempre più le elite tendono a imporre. Una parte di classe dirigente, che fossero le ambasciate, i giornalisti, alcune organizzazioni economiche e/o sociali, hanno prestato attenzione ai pentastellati, riconoscendone le potenzialità innovative. E nelle stesse istituzioni questa apertura di credito ha trovato un suo solido spazio.
Ma oggi di fronte alla debacle di leadership emersa, scommetterà ancora sul fatto che i grillini sono un utile stimolo al cambiamento, che occorre dare loro fiducia?
Sono certa che Di Maio e tutti gli altri M5s non hanno dubbi e non condivideranno nemmeno una parola di quanto fin qui scritto.
Ma che per governare serva un consenso molto più largo del proprio elettorato a me sembra una delle poche leggi incontrovertibili della politica. Come hanno provato sulla propria pelle molti dei premier nominati e caduti proprio in questa legislatura appena chiusa.
Poi, certo, ognuno ha il diritto a mantenere le proprie illusioni.

martedì 13 febbraio 2018

Il buco del Vaffanculo

Il buco sale a quasi 1,5 milioni. Il Movimento ammette: conti gonfiati

Il leader: “Non mi fido più di nessuno”. Verifiche su Toninelli. Lezzi: io innocente.
«Dai calcoli che abbiamo fatto noi mancano più soldi di quanto affermato dai giornali». La prima ammissione del M5S, arriva alle 14,30 di ieri attraverso un comunicato ufficioso dello staff. La seconda ammissione arriva qualche ora dopo: «E’ possibile che ci sia stato un errore di calcolo nella somma totale delle restituzioni di questi cinque anni. È una cifra più alta di quanto hanno in realtà restituito i parlamentari». Dunque, la differenza - il famoso buco - tra quanto dichiarato dai 5 Stelle sul sito tirendiconto.it e quanto risulta dai versamenti effettivi nel fondo di garanzia per la microimpresa raccolto dal Tesoro e gestito al Mise è frutto di falsificazioni e bonifici truccati, come quelli ammessi dai parlamentari Andrea Cecconi e Carlo Martelli, ma anche da una manovra sistematica del M5S che ha gonfiato - si vedrà se con dolo o meno - la somma finale, quella che fa da vetrina sul sito del partito.  

La cifra dei 226 mila euro mancanti fornita anche dalla Stampa domenica - e sulla quale Luigi Di Maio aveva detto «non è un buco ma c’è stato un errore nella contabilità» - era stata calcolata per difetto. Il buco invece c’è ed è di oltre un milione di euro. Per la precisione 1,401 milioni.

ATTENZIONE, CADUTA ONESTI - IL SENATORE BUCCARELLA: ‘MI AUTOSOSPENDO DAL M5S, HO REVOCATO DEI BONIFICI DESTINATI AL FONDO’. MA E' LO STESSO CHE ACCANTO A DI MAIO NEGAVA TUTTO DAVANTI ALLE TELECAMERE DELLE ‘IENE’?

RIMBORSOPOLLI


RIMBORSOPOLLI

ORA I GRILLINI LA FINIRANNO CON LA ROTTURA DI PALLE DELLA “DIVERSITÀ” E DELL’ONESTÀ?


1 - DISONESTÀ, DISONESTÀ
Alessandro Sallusti per “il Giornale”

Se so magnati li sordi, direbbero a Roma. Si allarga infatti a macchia d'olio lo scandalo dei deputati e senatori grillini che hanno fatto solo finta di rinunciare a parte dei loro lauti compensi a favore di un fondo di solidarietà.

Una truffa - ci sono carte false - che fa crollare il punto più forte della loro promessa elettorale di cinque anni fa. Che era: noi siamo diversi, noi gli stipendi della casta li restituiamo. La cosa non mi stupisce. Semmai questo tradimento degli elettori va ad aggiungersi ai tanti altri avvenuti lungo l'arco di questi anni, come quello che un avviso di garanzia avrebbe fatto scattare automaticamente l'espulsione dalla vita politica e amministrativa.
Adesso nei Cinquestelle tutti fingono di cadere dalle nuvole, quando è chiaro che se non tutti almeno in tanti sapevano dell' allegra gestione finanziaria, tanto che probabilmente la spiata è partita proprio dall' interno del movimento, da colleghi non rimessi in lista o comunque scontenti.

Di Maio fa la parte del più offeso di tutti, quando anche lui in realtà era corso a sanare gli arretrati alle prime avvisaglie del casino, giusto in tempo per evitare di finire diritto nella lista nera. Ora annuncia che i mariuoli, se eletti, dovranno dimettersi, ben sapendo che la sua è una richiesta irricevibile dagli interessati.

Una volta che un cittadino diventa deputato o senatore non deve rispondere più a nessuno, e anche eventuali dimissioni volontarie devono essere approvate dal Parlamento, non certo dal partito, prassi questa molto lunga: in passato c' è chi ha aspettato anni, percependo nell' attesa lo stipendio pieno.
Nati contro tangentopoli scivolano su rimborsopoli. La parabola moralista grillina piega verso il basso e scatena una guerra dentro il movimento dagli esiti incerti. Il giuramento «onestà, onestà», scandito a gran voce ai funerali di Casaleggio, si è infranto contro i lauti assegni e le prebende erogate dallo Stato a chi entra nella casta della politica, anche da oppositore del sistema.

Così hanno capito che quello dei professionisti dell' anticasta è un mestiere redditizio e molto semplice: basta fingere di aver fatto un bonifico e il gioco è fatto. La maschera è caduta e il vetro della trasparenza è andato in frantumi. I grillini non solo sono come gli altri, sono peggio. Perché hanno l' arroganza di credersi i migliori.
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2 - RIMBORSOPOLLI
Mattia Feltri per “la Stampa”

Al momento in cui andiamo in stampa, dal fondo per le piccole imprese aperto dal Movimento Cinque Stelle manca oltre un milione di euro. Si usa una formula prudenziale perché ieri mattina mancavano 200 mila euro, dopo pranzo ne mancavano 500 mila, e poco prima di cena si era già, appunto, oltre il milione.

Funziona così: a fine mese i parlamentari grillini versano sul fondo una quota del loro stipendio e poi si fanno la foto con quegli assegni formato maxi come la loro virtù. Che poi 23 milioni li hanno raccolti, onore a loro. Però qualcuno (i nomi in cronaca) disponeva il bonifico dalla banca online, pubblicava la ricevuta, e subito dopo annullava il bonifico. Altri avevano escogitato un sistema più rapido: pubblicavano sempre la stessa ricevuta e cambiavano la data.
Un po' come dare cinque euro a un senzatetto, scattare il selfie, metterlo su Facebook e poi riprendersi la banconota: roba da rubagalline. Vorremmo però risparmiarvi la solfa del puro che viene epurato, dell' onestà-tà-tà e tutte quelle scontatezze: soltanto un illuso (e ce ne sono molti, e Beppe Grillo è il più illuso di tutti) può pensare che un popolo probo e laborioso produca da decenni, e per coincidenza astrale, una classe dirigente viziosa.
L' aspetto straordinario è però un altro. Fra falsari della beneficenza, massoni inconfessati e inquilini a sbafo, sono più o meno una decina le persone in lista col primo partito italiano a cui, come primo atto parlamentare, toccherà autoeliminarsi. Sarà una legislatura da non perdere.
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Rimborsi M5s, Pizzarotti: "Promettono lotta all'evasione e non sanno controllare i conti interni"


Il sindaco di Parma, ex del Movimento a Circo Massimo su Radio Capital: "Grave che proprio i caporali abbiamo falsificato i rendiconti"
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