DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)
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mercoledì 3 febbraio 2021

DAGOSPIA, lettera 24. L'ultima spiaggia: Draghi beach.

 



Lettera 24

D(r)agosapiens, siamo all’ultima spiaggia: Draghi Beach. I grillini vogliono ancora, e soltanto, la montagna? La montagna di macerie di Conte-Casalino? Bè, hanno fatto tante giravolte; se ne facessero una adesso sarebbero perdonati da tutti. Avanti su Draghi Beach! E tutti a nuotare, mica solo a galleggiare.

Vittorio Nuotatore ExInFeltrito


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lunedì 25 gennaio 2021

Il Governo (travagliato) di Travaglio

 


 A proposito dell’acquisizione di Fca da parte di Peugeot  -acquisizione, non fusione!-  al trombettiere di Conte (alias Travaglio) è scappato un sottotitoletto:
Il governo che non batte mai un colpo. Incredibile, Travaglio deve essersi distratto.

martedì 29 dicembre 2020

DAGOSPIA, lettera 7. Ci meritiamo l'armata brancaleone del governo Conte?

_____________________________ Lettera 7 ----------------------------- Dagosapiens, ti ricordi? 24 Novembre 2020, Conte: “Sul Recovery plan non siamo assolutamente in ritardo”. Ma poi? 21 Dicembre 2020: “Stop a ritardi e polemiche sul Recovery”. E quel famoso 4 Febbraio: “In Italia è tutto sotto controllo”. Va avanti così, sparacchiando a destra e manca, a capo del suo governo-armata-brancaleone, il nostro …caro leader! Quello che ancora non ha deciso se nei capelli deve farsi la riga a destra o a sinistra. Quello che dà un colpo al cerchio e uno alla botte che intanto resta vuota. Quello che si tiene un Casalino come portavoce e un bibitaro come ministro degli Esteri con i quali va -gloriandosene!- a umiliarci ai piedi di un fantoccio in Libia. Quello che sa fare il miglior baciamano all' Angelona Merkel mentre lei ci frega i vaccini. Quello che soltanto grazie al Covid resta incollato alla poltrona. Quello che per mancanza di persone di vera statura politica dovremo sorbirci anche nel 2021. Sì: ci terremo il Conte, il suo lacchè del Grande Fratello, il Giggino e tutti i loro pseudo-alleati; nonché i saccenti sorrisetti del loro alfiere para-guru del Fattaccio Quotidiano, il quale ‘sto suo premierino lo deve per forza sostenere altrimenti sarebbe il suo terzo cavallo perdente e il bronzo non basterebbe per la sua faccia. Insomma, verrebbe da chiedersi: “Gli italiani si meritano tutto questo?”. E se la risposta fosse un “Sì”, Dagosapiens? ---------------- Vittorio BuoniDPCMeunBuonAnnoVaccinato ExInFeltrito

martedì 10 settembre 2019

Un Conte per tutte le stagioni



Lettera 21

Dagosapiens, l'avvocato del popolo (leggasi popolo grillino), pur dimenticandosi di cambiare la pochette bianca con una gialla, ha finalmente fatto coming out. Da notare poi, a Montecitorio, tra tutti i suoi dire e non dire: "Onorevoli colleghi della Lega: io non dirò mai che voi avete tradito!", quando qualche minuto prima aveva detto: "Il Movimento 5 stelle ha subito un tradimento". Un vero artista. Funambolo. Giocoliere. Saltimbanco. Prestigiatore. Perfetto, insomma, per quel circo dove quelli che un mese fa applaudivano ora fischiano e quelli che fischiavano ora applaudono.
Vittorio MagoGiuseppi ExInFeltrito


venerdì 6 settembre 2019

Quelli dei selfies



Lettera 7
Dagosapiens, se un ministro dei Beni Culturali non capisce che i selfies sono sottocultura, siamo a posto.
Vittorio Noselfie ExInFeltrito






mercoledì 28 agosto 2019

Le 5 pippe di Conte


Lettera 14
Dagosapiens, dunque l’ex-premier non tornerà a insegnare “un minuto dopo” la fine del suo mandato, come dichiarato in passato ma avremo un Conte bis?  Certo, l'uomo è presentabile, ben visto in Europa e da Trump (!); ma non ti sorprende una cosa: che una persona della sua intelligenza stia con i 5 Stelle?? 
Vittorio Cinquepippe ExInFeltrito

domenica 14 aprile 2019

Conte a Zelig

Tria: «Non possiamo escludere la possibilità che il rallentamento diventi più acuto e persistente. Siamo in una situazione di forte incertezza sulla crescita. Non siamo in recessione, siamo in presenza di un rallentamento ma il secondo semestre potrebbe riservarci uno scenario peggiore».  Conte: "Sarà un anno bellissimo". 
In questa parodia di Governo c'è chi fa le battute e chi tenta di dire la verità.
Vittorio Contezelig ExInFeltrito

sabato 2 febbraio 2019

L'incredibile Conte

Può essere credibile un governo la cui credibilità dipende dalla non realizzazione delle sue promesse? Il dialogo esilarante tra Merkel e Conte spiega perché il 2019 può essere un anno bellissimo solo stracciando il patto che sta affondando il paese.
(C. Cerasa)

venerdì 1 febbraio 2019

Ma Conte ci è o ci fa? 3

Lo spread tra Btp e Bund schizza a 260 punti base dai 244 punti segnati in avvio di giornata. Il differenziale è risalito a quota 260 per la prima volta da metà gennaio.

Si impenna anche il rendimento dei decennali italiani che ieri, per la prima volta da luglio 2018 era tornato sotto la soglia del 2,6% e adesso è tornato al 2,74%.

L'Italia "perde colpi ipotecando il 2019". Lo afferma il Centro studi della Confindustria nella sua Congiuntura flash. "I dati negativi in Italia nella seconda metà del 2018 - scrive - aritmeticamente, contano molto nel calcolare la crescita annua del Pil nel 2019: il trascinamento è -0,2%. La dinamica a inizio 2019 sarà debole. Il PMI manifatturiero a gennaio cade molto sotto soglia 50, nei servizi è poco sopra, la produzione è stimata quasi piatta. 
Anche se il Pil risalisse dal 2° trimestre - avverte - è alta la probabilità di una crescita annua poco sopra lo zero".

L'Italia è entrata in recessione.

Dopo tutto ciò, Giuseppe Conte dice: «Ci sono tutte le premesse per un bellissimo 2019 e per gli anni a venire. L’Italia ha un programma di ripresa incredibile. C’è tanto entusiasmo e tanta fiducia da parte dei cittadini e c’è tanta determinazione da parte del governo». 

Meglio che vada a farsi vedere. E non serve nemmeno uno bravo per la diagnosi. 
Per una possibile terapia è un altro discorso.


Ma Conte ci è o ci fa?


Questa specie di governo composto da illusionisti e imbonitori-annunciatori al cui cospetto il fanfarone Renzi sembra un dilettante, di cani e gatti e da un Conte aspirante domatore (non eletto, vero Di Maio?), sostenuto ancora, nonostante l'evidenza dei fatti, da qualche milione di vaffanculisti sognatori e creduloni, seguaci di un pifferaio-grillo e di un casaleggio-eminenza grigia, sta facendo allegramente e ...Titanicamente rotta verso degli icebergs contro i quali c'è ben poco da fare, oltre a suonare vecchi ritornelli mentre si affonda. A meno che non si cambi rotta al più presto. Tra due mesi dovremo fare i conti con la clausola stabilita con Bruxelles, e quei conti saranno c...onti amari. Sveglia, gente! Che farete alle elezioni? Ancora testa ...tra le stelle e nutella in bocca? Non è il caso di rinsavire? Di capire che dichiarare guerra alla Francia in nome dell'Africa è una fanfaronata? Che inimicarci tutti non ci porta a niente??? Che fuori dall'Europa sarebbe un disastro e ci ca...erebbero ancora meno? Dài, sù, siamo seri e cerchiamo qualcuno di serio da votare alle Europee. C'è. E sta crescendo; siamo già sul 20-25%.  Si tratta della Lista di Calenda.

venerdì 11 gennaio 2019

Ma Conte fa l'avvocato o il primario di neuropsichiatria?

La fortuna di questa specie di governo-Corrida-dilettanti-allo-sbaraglio è che si ritrova con  un'opposizione allo sbando, sindacati in crisi e zitti, un Conte-PadrePio che gioca a fare il primario di una gabbia di matti, elettori-sognatori che non vogliono ancora scendere dalle nuvole di internet, Travagli-Frecceri & C. influencers di grido e, purtroppo, milioni di Italiani scontenti che non essendo di quelli che scendono nelle piazze (al massimo scrivono a Dagospia), aspettano che il governo cada per manifesta incapacità e per i suoi conflitti interni. Dicono che dureranno cinque anni: cinque anni cosììì??? Dài, sù, ragazzi, siete grandicelli ormai, basta giocare al dottore con 'sta povera ingenua bambinetta che si chiama Italia. 

Vittorio Cinqueannialmanicomio ExInFeltrito

giovedì 10 gennaio 2019

Psicanalisi costi-benefici del governo

"Consegnata l'analisi TAV". "No, è solo una bozza". Anche questo governo è una bozza. Che all'Italia sta costando una botta di miliardi. Se si facesse un'analisi costi-benefici di questo governo i signori Toninelli & C dovrebbero andarsene a casa e ritrovarsi tutti disoccupati. Forse è per questo che si preparano il reddito di cittadinanza... 
Vittorio Governodapsicanalisi ExInFeltrito

giovedì 25 ottobre 2018

Il tunnel dello spread


Lettera 21
Tria, ieri sera: lo spread così alto “non è sostenibile a lungo”. Conte, stamattina: lo spread “se resta alto diventa un problema”. Poi, magari domani Salvini: “Chi se ne frega dello spread”. Di Maio, dopodomani: “Ho trovato la quadra”. Toninelli, al suo risveglio: “Se trovo il tunnel ne usciremo”. Ma questa specie di governo di sognatori che fino al 6 marzo regalava illusioni si sveglia adesso? Non so tu, Dago, ma io non ho il coraggio di guardare come stanno i miei risparmi.
Vittorio Depauperato ExInFeltrito

Pansa...per sè



Lettera 21
Gianpaolo Pansa annuncia che dopo tanti anni tornerà a votare. Perché? Perché stanno per tagliargli la pensione! Fa proprio tanto Italianuccio, questa cosa: per gli interessi del Paese non si va a votare ma appena sono in ballo i propri allora sì che ci si va. Signor Pansa, non le viene il dubbio che se lei e i troppi altri astenuti foste sempre andati a votare per qualcuno (il meno peggio lo si trova, volendo!) forse l’evoluzione della politica e la situazione italiana avrebbero potuto essere diverse?

Ora lei dice che l’Italia è “un disperato paese di creduloni”; ebbene, se questi hanno vinto (purtroppo) le elezioni è perché non le hanno snobbate. Lei sì; si prenda allora la sua parte di responsabilità nel non aver contrastato, con il voto, i creduloni.
Vittorio ChiPansapersènonfatre ExInFeltrito

sabato 13 ottobre 2018

mercoledì 23 maggio 2018

Tornano i conti con Conte?


Un candidato che sconfessa il cambiamento

Di fronte alla valanga che ha investito il professor Giuseppe Conte, Luigi Di Maio ha fatto spallucce: "Non sanno più cosa inventarsi". Anche se avrebbe dovuto dire: "Non sappiamo più cosa inventarci". E non parliamo solo delle invenzioni di cui sarebbero costellati alcuni curricula attribuiti al candidato premier di un futuro gabinetto gialloverde. .....

Sergio Rizzo.

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IL SOSPETTONE DEI LEGHISTI: I GRILLINI HANNO BRUCIATO CONTE PER AVERE DI MAIO PREMIER. D’ALTRONDE, MATTARELLA DICE DA SETTIMANE CHE SE VOGLIONO FARE UN GOVERNO POLITICO, IL CAPO DEVE ESSERE UN POLITICO. GLI HA PURE LETTO L’ARTICOLO 95 DELLA COSTITUZIONE - I 5 STELLE SONO PREOCCUPATI ANCHE PERCHÉ DOPO IL CASO CONTE DAL QUIRINALE È ARRIVATA LA RICHIESTA DI VAGLIARE I CURRICULA DI TUTTI I POSSIBILI MINISTRI…
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VUOI VEDERE CHE GIUSEPPE CONTE VIENE SILURATO PER LA CASA IPOTECATA DA EQUITALIA E NON PER IL CURRICULUM - NEL 2009 AL PROFESSORE È ARRIVATA UNA SANZIONE ESATTORIALE DA 52 MILA EURO - PER IL SUO COMMERCIALISTA NON SI TRATTA DI TASSE NON PAGATE MA SOLO “NORMALI CONTROLLI SULLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI” MA ALLA FINE IL CANDIDATO PREMIER, INVECE DI FARE RICORSO, HA PAGATO LA MULTA PER INTERO…
Un'iscrizione ipotecaria può essere fatta per mille motivi: multe di vario tipo non pagate, bollette, fallimenti, detrazioni farlocche di cui l'Agenzia chiede la restituzione, o ancora tasse e imposte dovute e mai versate all'erario. Abbiamo chiesto direttamente allo staff del professor Conte le motivazioni dell'iscrizione ipotecaria, che ha spiegato che l'iscrizione è stata poi cancellata nel 2011. Il commercialista di Conte si chiama Gerardo Cimmino, e vive a San Giovanni Rotondo.

Spiega così la vicenda: «Il professore nel 2009 ha avuto una richiesta di documentazione inerente le sue dichiarazioni dei redditi. L'agenzia ha mandato le comunicazioni via posta, ma il portiere non c'è. La cartolina è stata smarrita. Quando il contribuente non si presenta, e non porta i giustificativi della dichiarazione, iscrive al ruolo tutto l'Irpef sulla dichiarazione non presentata». Le deduzioni, insomma, non avrebbero avuto i giustificativi necessari: l'imposta e le sanzioni sarebbero dunque state iscritte a ruolo.

Nemmeno questa cartella, però, sarebbe mai arrivata nella cassetta delle lettere. «Ecco perché è scattata l'ipoteca. Quando il professore se ne è accorto, ha saldato tutto. Ad oggi Conte non ha alcuna pendenza con il fisco. Bastano 4-5 ritenute mancanti sulle fatture che Conte emetteva per arrivare a quella cifra. Può succedere a tutti. Non si sono aperte procedure penali, solo una questione fiscale».
La domanda, adesso, è però questa: come mai Conte, se aveva davvero tutte le carte in regola, invece di pagare 26 mila euro non ha poi presentato le certificazioni delle ritenute d'acconto richieste dall'Agenzia, in modo da fare ricorso contro la sanzione, vincere e non pagare quanto richiesto “ingiustamente” dall'erario?

I tempi per fare un ricorso, infatti, c'erano tutti. «Diciamo che ha voluto subito levarsi il dente, e ha pagato tutto quello che c'era da pagare», chiosa Cimmino a L'Espresso. Dopo la vicenda del curriculum e la storia Stamina, il giallo Equitalia chiude una giornata che per il professore non è stata facile. Per Di Maio e Salvini rischia di concludersi ancora peggio.
Emiliano Fittipaldi e Nello Trocchia per http://espresso.repubblica.it
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E’ UNO SPETTACOLO DEMENZIALE. UNA COSA INAUDITA, MAI VISTA. C'È SOLO DA SPERARE CHE SALVINI E DI MAIO NON FACCIANO QUELLO CHE HANNO PROMESSO, PERCHÉ I DANNI PER IL PAESE SAREBBERO GRANDI. PER GOVERNARE IL PAESE CI VUOLE GENTE SERIA, NON I DILETTANTI”

Cacciari commenta così il quadro politico che per la prima volta vedrà al governo insieme Lega e Cinque Stelle. Un «contratto» che prevede la scelta di un premier terzo, al momento il professor Giuseppe Conte. «Questa è la cosa più comica», attacca l' ex sindaco di Venezia, «per due partiti che hanno sempre combattuto i governi tecnici e i premier non eletti dal popolo».
Molte cose che hanno promesso sono irrealizzabili.
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DAL NOBEL DI GRILLO A CASALINO L'ANTICO VIZIO DI TAROCCARE LE CARTE

Pasquale Napolitano per “il Giornale”:

Il professore Giuseppe Conte, premier scelto (e quasi trombato) per il governo M5s-Lega, è in ottima compagnia: tra i grillini il vizietto di taroccare i curricula appare una pratica abbastanza diffusa. È bastato un mese di frequentazioni con il mondo grillino a Conte, per imitare le gesta di un maestro della patacca: Rocco Casalino. Il caso più recente di curriculum «gonfiato» riguarda il responsabile comunicazione del M5s: l' ex concorrente del Gf vantava un master in Business administration alla Shenandoah University.
Ma l' ateneo, su segnalazione di un imprenditore toscano, aveva smentito Casalino: «Nessun studente con quel nome e quel cognome ha frequentato la Shenandoah University e ha conseguito alcun titolo nell' anno indicato». Davanti all' imbarazzo, il comunicatore grillino si era difeso, sollevando, addirittura, il sospetto di una violazione dei dati personali. Risultato? Il master è sparito dal curriculum di Casalino. Ovviamente, dopo gli articoli della stampa. Il caso dell' ex gieffino è molto simile a quello di Conte.

Appena eletto alla guida di Montecitorio, si scoprirà invece che Roberto Fico, tra un gazebo e un vaffa day, ha conseguito un master in Knowledge management organizzato «dai politecnici di Palermo, Napoli e Milano». Il titolo sarà inserito sia nel curriculum di Fico, pubblicato su Rousseau, che nella biografia ufficiale.
Ma c'è una stranezza, che subito rimbalzerà agli occhi di uno docente, Alfonso Fuggetta, del Politecnico di Milano: non esistono né un Politecnico di Napoli né un Politecnico di Palermo. Ed infine l' ufficio stampa del Politecnico di Milano chiarirà di non aver mai erogato un master in Knowledge management.

Ma i maestri della patacca hanno numerosi allievi nel M5s. C' è il caso di Emanuela Del Re, designata in campagna elettorale da M5s come ministro degli Esteri in caso di vittoria alle elezioni: l' aspirante ministro non avrebbe conseguito il dottorato di ricerca all' Istituto universitario europeo (Iue) di Fiesole che aveva inserito nel suo curriculum.

E fece scalpore anche il caso di Marta Grande che all' epoca della campagna elettorale per le politiche del 2013, all' epoca venticinquenne, vantava una laurea conseguita in Lingue e commercio internazionale in Alabama, con master in Cina. Niente male per una debuttante della politica di 25 anni, che sarà poi eletta (e ricandidata con successo anche alle ultime politiche) nonostante il bel curriculum, sottoposto a vaglio, si rivelasse un po' gonfiato. Secondo i critici, la laurea americana era in realtà un corso di 63 ore e il master in Cina un soggiorno di studio a Pechino.

Andando indietro negli anni, i sospetti, stavolta direttamente dei militanti grillini, sono ricaduti Giulia Moi, europarlamentare del M5s, che avrebbe partecipato a un ricerca scientifica su una molecola vegetale che combatte la leucemia. La deputata grillina ha respinto le accuse, difendendo il proprio lavoro.

In tema di misteri professionali, c'è la storia di Alessia D' Alessandro, candidata, non eletta, dal M5s nel collegio di Agropoli, in Campania, alle Politiche: presentata come un' economista consulente della Merkel si scoprirà che avrà incrociato una sola volta nella sua vita la cancelleria.

Del resto chi, nel Movimento, potrebbe condannare i parlamentari pallonari quando lo stesso Beppe Grillo incappò in uno scivolone quando fece sapere che il programma economico M5s era stato scritto dal Nobel Joseph Stiglitz. Il Giornale lo beccò in castagna e il comico fu costretto a ridimensionare di molto la collaborazione. Lo stesso economista di fama mondiale chiese di essere lasciato fuori dalla campagna elettorale.

"Benvenuti nella realtà a Di Maio e Salvini. Dopo aver giocato per anni con la propaganda facile attaccando fantomatici 'governi non eletti dal popolo', hanno scoperto ora che tutti i presidenti del Consiglio sono nominati dal Presidente della Repubblica, che servono le intese e che i governi devono ottenere la fiducia dal Parlamento".

Martina



Conte, l'avvocato delle pseudoscienze

Riservato, devoto di Padre Pio, amante del bon vivre. Ma il coinvolgimento del possibile premier 
nel caso Stamina fa di lui un degno rappresentante del populismo scientifico del M5s 

martedì 15 maggio 2018

La sai l'ultima di Giggino?

La sai l'ultima, Dago? Sentita ieri da Gigggino: "Stiamo preparando il programma per un governo che duri cinque anni". 
Vittorio Cantastorie ExInFeltrito

venerdì 11 maggio 2018

Promesse a 5 Stelle


"Benvenuti nella realtà a Di Maio e Salvini. Dopo aver giocato per anni con la propaganda facile attaccando fantomatici 'governi non eletti dal popolo', hanno scoperto ora che tutti i presidenti del Consiglio sono nominati dal Presidente della Repubblica, che servono le intese e che i governi devono ottenere la fiducia dal Parlamento".

Martina

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m5s lega fascista
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Quando Roberto Fico diceva “Mai con la Lega”

Oggi che il forno del MoVimento 5 Stelle con la Lega ha riaperto i battenti con la benedizione di un fornaio d’eccezione, è bene ricordare l’autorevolezza con cui l’attuale terza carica dello Stato, ovvero il presidente della Camera Roberto Fico, si esprimeva a proposito di un’alleanza con la Lega. L’ultima volta che Fico si è espresso risale al gennaio 2018 ed era stato chiarissimo e limpido come l’acqua trasparente che fuoriesce da una fonte di roccia purissima: “La stampa ogni tanto si lancia in certe cose, ma vi garantisco che mai noi saremo alleati con la Lega anche dopo il voto: siamo geneticamente diversi”.
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Il MoVimento 5 Stelle è passato dal dire no alla TAV alla posizione di “ridiscutere il progetto” nel contratto di governo con la Lega. Quando nel M5S si sono accorti della possibile gaffe elettorale nei confronti dei No-TAV Di Maio e gli altri hanno cominciato a dire che ridiscussione vuol dire cancellazione, anche di fronte agli altolà in arrivo dalla Francia.

La TAV già spacca l’alleanza Lega-M5S?

Adesso però è la Lega a stoppare i grillini: “Siamo contenti dell’accordo fra Salvini e Di Maio, a Torino permetterà di dare le risposte che servono ai problemi del territorio, incluso il completamento della linea Tav Torino-Lione”, dice Fabrizio Ricca, capogruppo del Carroccio in consiglio comunale a Torino. E lo fa proprio mentre Laura Castelli su Facebook ribadisce, all’insaputa dei suoi alleati, che l’era delle grandi opere inutili è finita.
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ALTRI TEMPI


Quando Luigi Di Maio diceva che chi si allea dopo le elezioni frega il voto agli italiani...

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I VOLTAFACCIA DEI 5 STELLE

Che cosa è cambiato dal 2012 ad oggi? Praticamente tutto. Poco dopo ci furono le elezioni europee, quelle dove Renzi trionfò con il 40% dei voti. Una tornata elettorale che ha visto i cinque stelle cambiare totalmente faccia rinnegando tutte le tematiche antieuropeiste e passando in breve tempo a “fare l’occhiolino” agli elettori di sinistra. A dimostrazione di questa tesi ci sono i numerosi slogan che si alternarono in quei mesi: “siamo il sogno di Enrico Berlinguer”, gridava Grillo dal palco di una manifestazione di Roma; “non ho mai detto di voler uscire dall’euro”, altro slogan gridato durante la campagna elettorale per “Pizzarotti sindaco” a Parma. Stesso copione in Parlamento: prima votano l’operazione Mare Nostrum e l’abolizione del reato di clandestinità mentre in contemporanea Grillo si schiera contro l’immigrazione e il “ritorno della tubercolosi” sul suo blog, poi votano l’operazione Frontex, quella che consente alle nostre navi di salvare migranti nelle acque internazionali per poi schierarsi contro le ONG, proprio quelle navi che grazie ai voti pentastellati foraggiano l’invasione e riempiono le nostre coste di migranti. Sul tema della famiglia i grillini invece riescono in un’impresa incredibile: riescono ad essere più a sinistra del PD.  Sul DDL Cirinnà infatti il Movimento Cinque Stelle si astiene perché nel provvedimento oltre alle unioni civili non sono previste le adozioni per le coppie omosessuali. Stesso discorso per lo Ius soli: prima favorevoli, poi una volta che hanno realizzato quanti voti avrebbero perso hanno espresso parere contrario, nonostante Roberto Fico (uno dei più importanti esponenti cinque stelle) avesse più volte ribadito che una legge sullo Ius Soli è necessaria e quella proposta dal governo Gentiloni era tutto sommato “una buona legge”. Schizofrenia pura.
Poco più di un anno fa il Movimento Cinque Stelle riesce ad imporsi anche nelle amministrative conquistando Roma con Virginia Raggi e Torino con Chiara Appendino. Un banco di prova importante con il quale i pentastellati vogliono dimostrare di saper governare delle grandi città. Dopo poco tempo però iniziano a combinarne di tutti i colori: la Raggi viene prima indagata per delle nomine, poi viene arrestato il suo vice Raffaele Marra, prima dice si alle Olimpiadi poi fa dietrofront e opta per il no, nonostante in campagna elettorale si era schierata contro gli “sgomberi coatti e senza garanzie” di Marino lei fa più o meno lo stesso sfrattando decine e decine di famiglie italiane dai propri alloggi abitativi senza dar loro nessuna alternativa e allo stesso tempo propone di superare i campi rom fornendo alle famiglie nomadi assegni mensili di 800 euro più alcuni bonus di migliaia di euro per spingerli a comprarsi casa e a mandare i figli a scuola. E non è finita qui, l’ultima follia è stata quella di pagare una squadra di “mental coach” per motivare i rom e convincerli ad andare a lavorare e giuro, perché ci teniamo a precisarlo, è tutto vero, non siamo in una puntata di “Scherzi a Parte”.
A Torino invece la sindaca Appendino ha deciso di promuovere la cultura islamica all’interno delle scuole, costringendo gli studenti degli istituti superiori torinesi a visitare una moschea durante il periodo del Ramadan. Tutto questo mentre a Bruxelles, nelle stanze del Parlamento Europeo, avviene l’impensabile: Beppe Grillo, da buon “anti europeista”, prima critica la Brexit, poi abbandona il gruppo parlamentare di Nigel Farage (tra i promotori dell’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna) e chiede ai suoi iscritti di scegliere un altro gruppo parlamentare. Voi, da persone intelligenti, penserete che “Beppe l’antieuropeista” abbia scelto di transitare in “Europa delle Nazioni e della Libertà”, il gruppo di Marine Le Pen e Matteo Salvini. Assolutamente no. Nella votazione online l’opzione ENL nemmeno viene menzionata, Beppe Grillo infatti propone ai suoi iscritti di aderire all’ALDE, il gruppo dei liberali, lo stesso di Mario Monti, la costola parlamentare più europeista di Bruxelles per intenderci. Dopo questa “scellerata” decisione Marco Zanni, antieuropeista e ex grillino, decise di transitare all’interno di ENL assieme alla Lega Nord. Pochi giorni dopo avviene l’ennesimo colpo di scena: i liberali di ALDE respingono Grillo che è costretto a fare marcia indietro, torna a elogiare la Brexit e rincasa all’interno del gruppo di Farage, come se non fosse successo nulla. Infine è di pochi giorni fa un’intervista in cui Luigi di Maio, probabile candidato premier dei cinquestelle, elogia Emmanuel Macron, il liberale europeista sostenuto da praticamente tutte le forze politiche francesi, che con il suo movimento “En Marche” ha trionfato contro Marine Le Pen. Una parabola incomprensibile che non lascia spazio a dubbi: i grillini sono complici, non si tratta più di inesperienza o di casualità, stanno tradendo i loro elettori e continuano a farlo come se nulla fosse.

Oltre il 94 per cento dei votanti su Rousseau ha approvato il contratto di governo tra Lega e Movimento 5 stelle. Dei 44.796 iscritti che hanno votato sulla piattaforma online grillina, sono stati 42.274 a benedire il programma di governo, a fronte di soli 2.522 contrari (tra i quali, comunque, c'è stato anche qualche parlamentare). In ogni caso, il Sacro Blog ha emesso il suo verdetto e lo ha fatto in modo repentino. La votazione è stata infatti annunciata solo questa mattina alle 10 e si è conclusa alle 20. In palese contrasto, peraltro, con lo Statuto del Movimento, che al punto 4 parla chiaro: "La consultazione in Rete è indetta con avviso sul sito internet del Movimento 5 Stelle, con preavviso di almeno 24 ore". Talmente chiaro che Lorenzo Borrè, l'avvocato difensore di decine di grillini dissidenti e bestia nera di Beppe Grillo e Davide Casaleggio, già prevede possibili ricorsi.
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21.5.2018
Lettera 3
Caro Dago, dovevano governare "da soli", con Di Maio premier o comunque "mai con un tecnico". Governeranno con la Lega e il candidato 5 Stelle non guiderà il governo ma ci sarà un professore. La prossima promessa di Di Maio è: "Non cederemo ai poteri forti". Così sappiamo già  cosa ci aspetta. 

Rob Perini
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Caro Dago, ma se Di Maio diventa ministro del Lavoro, alla Cultura chi ci va? Il re degli ignoranti?
Scottie
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Lettera 8
Caro Dago, "Abbiamo chiuso su nome del premier e squadra di governo e speriamo che nessuno metta veti su una scelta che rappresenta la volontà della maggioranza degli italiani". Salvini dev'essere uscito di testa. Nessun italiano ha votato per l'alleanza Lega-M5S: erano avversari.
Riccardo Porfiri
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Clamorosa svolta del MoVimento 5 Stelle Puglia sullo scottante tema dell’infestazione di Xylella che affligge gli ulivi pugliesi. In occasione della visita dei Commissari europei, che valuteranno lo stato delle operazioni di contenimento per la diffusione del batterio responsabile del Co.Di.Ro. i pentastellati pugliesi cambiano verso e chiedono di procedere con gli abbattimenti. Eradicazioni definite “chirurgiche” ma che sempre abbattimenti sono. Proprio quelle che i 5 Stelle hanno combattuto per anni.

Quando il MoVimento 5 Stelle sposava le tesi complottiste della Procura di Lecce

Sembrano passati secoli da quando il MoVimento 5 Stelle festeggiava la sospensione del piano di abbattimenti predisposto dal Comissario governativo Silletti. Invece era poco meno di tre anni fa quando sul suo sito ufficiale il M5S Puglia accoglieva il sequestro della Procura di Lecce che bloccava le eradicazioni sostenendo che «le argomentazioni sostenute dai magistrati sono esattamente le stesse sulle quali si incardinava la mozione M5S». Mozione con la quale i pentastellati eletti al Consiglio regionale chiedevano di bloccare le eradicazioni degli ulivi infetti.
M5S PUGLIA XYLELLA ERADICAZIONI - 1



Per la cronaca le argomentazioni su cui si basava l’inchiesta della Procura di Lecce erano totalmente anti-scientifiche e complottiste. Al punto che nella famosa ordinanza della Procura si incolpavano i ricercatori  dell’Università di Bari, dell’Istituto agronomico del Mediterraneo (Iam) di Valenzano e il Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura Basile Caramia, sospettati di essere i principali responsabili dell’introduzione del batterio della Xylella Fastidiosa in Italia. Per mesi i ricercatori indagati sono stati considerati dalla popolazione gli untori che hanno portato la Xylella in Puglia.

martedì 14 luglio 2015

Il prode Prodi






Ha ragione Maurizio Belpietro: non è stata l’eventuale compravendita di qualche senatore a far cadere il secondo governo di Romano Prodi. A ucciderlo furono gli alleati del Professore e il tragicomico ambiente dell’Unione di centrosinistra. Fu l’ennesima prova che le sinistre italiane erano inadatte, e sono, a guidare il paese. Si curavano soltanto del proprio interesse. Le meschinerie di partito prevalevano su tutto. Il loro personale di governo risultava un insieme di arroganti incapaci e di ridicole macchiette. E su tutto dominava la vocazione al suicidio, l’irresistibile piacere di impiccarsi da soli al loro stesso albero. Una specialità del socialcomunismo italico.
Ancora prima che nascesse il governo, ossia all’inizio della campagna elettorale del 2006, Prodi venne trattato dagli alleati come un avversario da ostacolare. Voleva presentare una propria lista con il suo nome, ma gli dissero di no. A nome dei Ds e della Margherita, il rifiuto gli venne comunicato da Piero Fassino e da Francesco Rutelli. Per una ragione meschina: avevano il timore di rendere troppo forte Prodi, grazie a una piccola truppa di elettori che si fidavano soltanto di lui.
Può sembrare strano, ma i più ostili al Professore erano i cattolici della Margherita. Non lo volevano come candidato premier. E quando fu sicuro che sarebbe stato lui a guidare il centrosinistra, lo boicottarono in tutti i modi possibili. A cominciare da Ciriaco De Mita, Franco Marini, Dario Franceschini, oggi ministro di Renzi, e Paolo Gentiloni, che adesso guida gli Esteri.
Niente lista? Allora il Prof chiese di poter disporre almeno di una consistente pattuglia di parlamentari prodiani. La tirchieria ottusa dei partiti dell'Unione glie ne concesse appena cinque. Infine Prodi chiese che si presentasse la lista dell’Ulivo non soltanto alla Camera, ma pure al Senato. La risposta dei capi partito fu incredibile: a Montecitorio sì, a Palazzo Madama no. Perché? Confesso di non averlo mai capito.
Il 17 maggio 2006, L’Ulivo vinse le elezioni, ma soltanto per un pelo. Alla Camera, su 38 milioni di schede scrutinate, il vantaggio fu appena di 25 mila voti, poi rafforzato dal premio di maggioranza. Ma al Senato il Prof ebbe a disposizione un margine molto ristretto: 158 seggi contro 156. In compenso, il programma di governo risultò adatto a un regime totalitario, destinato a durare vent’anni. Dopo un tira e molla estenuante fu varato un volume di trecento pagine. Ecco la prova regina che l’Unione di centrosinistra, un cartello di ben nove partiti, era un’accozzaglia di forze non soltanto diverse, ma incompatibili tra loro.
A distinguersi per l’atteggiamento idiota furono le sinistre radicali. Prodi le chiamava «le mie frange lunatiche». Rifondazione comunista voleva dal Prof un’anticipazione di socialismo. Fausto Bertinotti lo definiva con un ghirigoro di parole: «L’uscita dal ciclo economico e politico degli ultimi cinque anni del governo Berlusconi, con la volontà di invertire la strada degli ultimi vent’anni».
Quando le urne vennero aperte e si cominciarono a contare i voti, Prodi si rese conto di essere finito su un tavolaccio di chiodi roventi. In un’intervista che mi concesse per l’Espresso, aveva detto: «Guardi che a me non piace mediare. Io voglio governare». Ma il primo sforzo al quale lo costrinsero fu una trattativa estenuante sulla composizione del governo.
Un programma obeso poteva figliare soltanto un esecutivo di dimensioni ciclopiche. Il risultato fu mostruoso: un premier, due vicepremier, 23 ministri, 10 viceministri, 66 sottosegretari. Totale: 102 eccellenze, o 101 se escludiamo il Prof. Un record mondiale. Prodi si trovò a guidare anche signore e signori che gli erano ignoti. Ma con il vantaggio di essere ben piazzati nei piani alti dei partiti che li avevano imposti.

Nel corso di un’altra intervista, il Prof mi rivelò: «Avevo proposto un governo di soli quindici ministri. Mi sono ritrovato con venticinque, compresi i due vicepremier. E sa perché? Me lo ricordo bene il giorno che Fassino e Rutelli entrarono insieme nella mia stanza a Palazzo Chigi. E mi dissero: devi dare nove ministri ai Ds e sei alla Margherita. Il resto è venuto da sé».
Tutti quei ministri e la corte sterminata dei sottosegretari si fecero conoscere subito dall’Italia per la voglia spudorata di esternare. Dopo la nascita del governo, sull’Italia intera cominciò un bombardamento parolaio a tappeto. Tanto violento da far sembrare quello degli Alleati su Dresda, verso la fine della seconda guerra mondiale, un’innocua scarica di mortaretti.
Il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, disse subito no al ponte sullo stretto di Messina. Il ministro Di Pietro gli replicò: tocca a me parlarne, non a te. Pecoraro Scanio aggiunse: sono d’accordo con Bianchi, investiamo nei parchi nazionali i soldi che non si devono spendere per il ponte. La Bindi esternò sui Pacs, le coppie di fatto. Gentiloni sulla legge Gasparri per la Rai. Ministri e viceministri di Rifondazione chiesero di abolire la sfilata del 2 giugno perché l’Italia era votata alla pace e non alla guerra.
Un altro ministro di Rc, Ferrero, gridò no ai lager di accoglienza per gli immigrati. La senatrice rifondarola Patrizia Sentinelli chiese il ritiro della missione in Afghanistan. Paolo Cento, paracadutato all’Economia, materia a lui del tutto sconosciuta, sproloquiò sulla Tobin Tax e sulla ripresa economica che di per sé non era un bene. Il più brillante fu il bresciano Elidio De Paoli, chiamato il Leghista rosso, nominato sottosegretario alle Politiche giovanili e attività sportive. La sua prima dichiarazione sorprese l’Italia: «Sia chiaro che di sport non mastico niente. Per me il tamburello o le bocce pari sono».
Contro ogni previsione, il secondo governo Prodi riuscì a durare sino alla fine del gennaio 2008. Poi cadde sotto una frana messa in moto dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella. I pm di Napoli gli avevano spedito agli arresti domiciliari la moglie Alessandrina Lonardo, presidente del Consiglio regionale della Campania. Lo stesso Mastella era inquisito. Secondo un libro di Rodolfo Brancoli, stretto collaboratore di Prodi, il ministro si era fiondato nello studio del Prof, urlando: «Se mi vogliono fare il culo, ve lo faccio prima io!».
Ma il governo appariva da tempo un malato terminale, corroso giorno dopo giorno dalle divisioni interne. E soprattutto dal continuo sabotaggio di Rifondazione comunista. Dopo le elezioni del 2006, Fausto Bertinotti aveva affrontato Prodi a muso duro: «O mi dai la presidenza della Camera o mi fai ministro degli Esteri». Ottenne lo scranno più alto di Montecitorio che doveva andare a D’Alema. Tuttavia i suoi colonnelli non smisero di attaccare il Prof. Il nuovo segretario rifondarolo, Franco Giordano, era solito dire: «Mi considero un leader dell’opposizione». E il solito Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, riteneva «una buona notizia» che alla Fiat Mirafiori ci fosse stato uno sciopero contro il governo.
Nell’andarsene da Palazzo Chigi, il premier confidò a Brancoli: «Quando fallisce per due volte lo sforzo di costruire un’alternativa riformista, per molti anni sarà impossibile governare». Una profezia azzeccata, come tutti possono constatare.
di Giampaolo Pansa
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Non è che non lo si sapesse, tutto questo.
Però ora Renzi sta governando.
E ciò che è patetico è sentire il prode Prodi che dice, senza paura del ridicolo, che lui sarebbe ancora presidente del consiglio !!!

«C'erano dei rumors , delle voci di cui non sapevo nulla, come ho detto al giudice. Se l'avessi saputo sarei ancora presidente del Consiglio».