DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)
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giovedì 13 dicembre 2018

La manovra dei cazzari giallo-verdi



Forzatura sul deficit nella manovra: 

bruciato un miliardo in pochi mesi.


Deficit dal 2,4% al 2,04%: tra mutui in rialzo e aste più care, quanto ci è costata la forzatura con l'Europa

Nei due mesi e mezzo di strappo con la Ue lo spread è schizzato oltre quota 300 ritrovando i massimi da oltre cinque anni. Per lo Stato ha significato maggiori spese per interessi, per le famiglie un rialzo dei tassi per i nuovi mutui. E per i possessori di azioni, banche in primis, è stato un autunno nero.

Flavio Bini, Repubblica 13.12.18


giovedì 25 ottobre 2018

Il tunnel dello spread


Lettera 21
Tria, ieri sera: lo spread così alto “non è sostenibile a lungo”. Conte, stamattina: lo spread “se resta alto diventa un problema”. Poi, magari domani Salvini: “Chi se ne frega dello spread”. Di Maio, dopodomani: “Ho trovato la quadra”. Toninelli, al suo risveglio: “Se trovo il tunnel ne usciremo”. Ma questa specie di governo di sognatori che fino al 6 marzo regalava illusioni si sveglia adesso? Non so tu, Dago, ma io non ho il coraggio di guardare come stanno i miei risparmi.
Vittorio Depauperato ExInFeltrito

lunedì 1 ottobre 2018

Sempre più gomplotto...

30.9.2018

DI MAIO: 

''STAMATTINA A QUALCUNO NON ANDAVA BENE CHE LO SPREAD NON SI FOSSE IMPENNATO, SI È SVEGLIATO E HA PENSATO BENE DI FARE UNA DICHIARAZIONE CONTRO L'ITALIA''.



Moscovici: 

«Quello che può creare turbolenze non sono le mie parole
 ma quello a cui reagisco».

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POLITICA
01/10/2018 20:46  Huffington Post

L'Europa boccia il 2.4% italiano: "Non è credibile, 

tenteremo di convincere Roma a tornare indietro"

L'Eurogruppo chiede spiegazioni a Tria, il ministro anticipa il rientro per rifare i conti... 

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Manovra, Salvini: “Me ne frego di Bruxelles".

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28.9.2018


Si è chiusa con una perdita del 3,7 per cento e 22,2 miliardi di capitalizzazione bruciata una delle sedute più difficili degli ultimi anni di Piazza Affari, che ha bocciato la 'manovra economica del popolo' impostata dal governo giallo-verde e che dovrà passare al vaglio dalla Commissione europea. Il livello di deficit rispetto al pil, fissato al 2,4 per cento rispetto a una previsione iniziale sotto il 2 per cento, ha deluso gli investitori che, fin dalle prime negoziazioni, hanno fatto scattare le vendite sul listino milanese intimoriti dal progressivo allargamento dello spread con i titoli tedeschi che è indicativo dell'aumento del rischio paese (dopo essere arrivato a 280 punti base, il differenziale si è poi assestato a quota 267 a fronte di 220-230 dei giorni scorsi). Ad andare giù sono stati soprattutto i bancari (Banco Bpm -9,4 per cento, Intesa -8,4 per cento, Bper -8,3 per cento, Ubi -7,8 per cento). In mattinata gli indici della Borsa hanno subito perdite anche maggiori, ma nel pomeriggio, il lieve ridimensionamento dei rendimenti dei btp a 10 anni e del differenziale con i tedeschi, accompagnato dalla risalita di Wall Street e dalla nuova corsa del prezzo del petrolio, hanno contribuito a ridurre il passivo del Ftse Mib, seppure la caduta di Milano si colloca al 12esimo posto tra le peggiori performance del listino dal 2014. Ecco i primi commenti a caldo di analisti e operatori di Borsa.
   
Andrea Delitala (Pictet Asset Management):
 “La nota di aggiornamento al Def, con il deficit al 2.4 per cento del pil per il 2019 e i due anni successivi, rappresenta uno slittamento notevole rispetto ai numeri che erano stati prospettati dal Mef nei giorni scorsi; i mercati finanziari sono stati delusi rispetto alle attese poiché questi saldi sono incompatibili con una riduzione strutturale del rapporto debito-pil. Il documento con le stime economiche non è ancora stato pubblicato tuttavia, se dovesse essere confermata la mancata convergenza (verso il basso) del deficit e del debito, ne uscirebbe stravolta la disciplina di finanza pubblica con il rischio concreto di andare ad uno scontro con le istituzioni europee”. E se invece lo scontro fosse evitato come ne uscirebbe la credibilità delle regole europee di buona condotta finanziaria? “Altrettanto delicato per implicazioni di mercato è il parere delle agenzie di rating: a fine agosto lo spread vicino a 300 punti base scontava un downgrade per il debito Italiano, ed ora ci stiamo riavvicinando rapidamente a quei valori. Il problema è il punto di partenza del rating italiano, molto prossimo alla perdita dello status di paese 'investment grade'. La perdita di questo giudizio provocherebbe l’esclusione dell’Italia dai più importanti indici obbligazionari mondiali, scatenando la liquidazione forzata di titoli di Stato italiani da parte di molti investitori esteri, oltre a non renderli acquistabili dalla stessa Bce”.
  
Adrian Hilton (Columbia Threadneedle Investments):

“La proposta di un piano con un deficit del 2,4 per cento non è in sé una catastrofe, e rientra comunque nei limiti di Maastricht. Ma nelle ultime settimane, i mercati erano stati portati a credere – dal più moderato ministro delle finanze Tria – che una percentuale inferiore al 2 per cento fosse più probabile, e gli spread si erano in qualche modo stabilizzati. Il tutto è cambiato in modo molto brusco ieri sera. La prospettiva di un’uscita dell’Italia dall’Eurozona sarebbe stata impensabile qualche anno fa; a nostro avviso, è comunque una prospettiva che continua ad essere improbabile (ma che non è più impossibile da immaginare, se consideriamo il successo dei movimenti euroscettici in questo paese). La nostra preoccupazione principale al momento è il possibile deteriorarsi ulteriore del contesto economico: il vero rischio per l’Italia potrebbe materializzarsi quando, senza sufficienti riserve strutturali per abbassare la crescita dei tassi, la dimensione del surplus primario richiesto per stabilizzare il rapporto debito-pil potrebbe diventare irraggiungibile. Questa volatilità non aiuta di certo il sentiment nei confronti dell’Italia e permane anche il rischio che possibili downgrade da parte delle agenzie di rating possano aggravare ulteriormente la crisi.

Antonio Cesarano (Intermonte Sim):
“L’impressione è che il vero timore degli operatori non sia tanto il contenuto della manovra quanto piuttosto l’eventuale intensificazione dello scontro con la Commissione europea, ben prima della presentazione del disegno di legge di bilancio e della relativa valutazione della Commissione previsto entro fine novembre. Rispetto all’analoga reazione del mese di maggio (quando divenne alto il timore di elezioni anticipate a fine luglio) oggi si sta registrando una relativa buona tenuta della parte a breve, con spread 2-10 anni btp che per ora sta tenendo sopra i 200 punti base. A fine maggio tale spread si posizionò temporaneamente sotto i 100 punti base. La reazione dei mercati appare preoccupata, a giudicare dall’allargamento dello spread, ma con alcuni spiragli aperti, come dimostrato dalla relativa buona tenuta della parte a breve termine dei btp. In altri termini è come se gli operatori, digerito il 2,4 per cento del deficit-pil stessero attendendo a questo punto i dettagli della composizione per comprendere quale sarà l’atteggiamento verso la Commissione europea. La presenza di voci di spesa più collegate agli investimenti insieme a toni più concilianti da parte del governo, potrebbero aiutare a rendere prevalenti gli spiragli positivi”.


DEFICIT E DEFICIENTI ovvero Il gomblotto dei media


Scrive Sallusti su Il Giornale:

Troppo onore a considerarci responsabili, con il nostro «terrorismo mediatico», dell'innalzamento dello spread e del crollo delle borse. Solo un cretino - a questo punto mi chiedo se lei lo è o ci fa - può infatti immaginare che nelle centrali delle agenzie finanziarie e delle banche di tutto il mondo agiscano dopo avere letto Il Giornale. Me li vedo, i broker di New York e Londra, passare in edicola prima di andare in ufficio e sfogliare i quotidiani italiani con trepidazione prima di decidere cosa fare con i nostri titoli di Stato: «Sallusti è preoccupato: dài vendiamo, vendiamo prima che sia tardi».

Solo un cretino - e mi richiedo se Di Maio lo sia - può ignorare che i mercati si muovono non in base alle opinioni di chicchessia, ma solo studiando e sviscerando i fatti. Alla fine di questo lavoro, basato su atti e documenti, tirano una conclusione e ci scommettono sopra. E venerdì scorso, studiata la sua manovra e ascoltate le sue parole pronunciate nella notte dal balconcino di Palazzo Chigi, hanno scommesso sul fatto che lei, signor Di Maio, sia un cretino che sta mettendo a rischio i loro soldi, un terrorista della finanza. E hanno venduto. Semplice, no?

Ha voluto salire sul ring e al primo cazzotto piagnucola come un bambino. Se oggi non prenderà un secondo gancio al volto lo dovrà solo ai pompieri - primo fra tutti Mattarella - che in queste ore si stanno prodigando a convincere i mercati che non lasceranno il Paese totalmente in mano a terroristi, per giunta kamikaze, e non parlo di noi ma di lei, signor Di Maio. Speriamo che vengano ascoltati e creduti.
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Sallusti dimentica però un altro guaio: con Di Maio è d'accordo anche Salvini.



sabato 29 settembre 2018

La manovra del popolo bue.


Ora che il «governo del cambiamento» ha preso in mano il Paese, punta a farlo crescere di più mediante disavanzo e debito ancora maggiori e l' inversione del percorso avviato dagli ultimi quattro governi per rimuovere alcuni ostacoli alla crescita. Inoltre, la manovra è effettivamente azzardata. Pur con ipotesi prudenziali, Federico Fubini nel Corriere di ieri ha quantificato quell' azzardo in un probabile accumulo di oltre 100 miliardi di euro aggiuntivi di debito pubblico nei prossimi tre anni, con una preoccupante conseguenza.
(M.Monti)

(...) portare a una crescita nel 2019 di circa il 2 per cento e crescere ancora di mezzo punto percentuale all’anno, raggiungendo quella soglia minima del 3 per cento necessario per guardare al futuro dell’occupazione e della stabilità finanziaria del Paese che una crescita intorno all’1 per cento annuo non garantirebbe.
Se la sostenibilità del debito pubblico italiano viene giudicata sulla base del rapporto tra debito pubblico e Pil, va constatato che esso si ridurrà nel corso dell’intero triennio, dato che la crescita del Pil nominale resterà in modo permanente al di sopra del 2,4 per cento del deficit di bilancio. Ciò vale nella peggiore delle ipotesi, quella di una mancata crescita, ma ancor più in quella di un successo della combinazione di spesa come quella indicata nella Nota di aggiornamento.
Poiché il governo è composto da persone che capiscono i rischi finanziari, ma anche avvertono i gravi pericoli dovuti a un peggioramento della crescita, l’attuazione del programma di governo sarà oggetto di un costante monitoraggio per verificare se gli andamenti dell’economia e della finanza restano coerenti con gli strumenti attivati; tutto ciò a cominciare dal 31 dicembre 2018, ancor prima dell’avvio del programma. Sono certo che il mercato valuterà in positivo le scelte fatte riconoscendo al governo il beneficio della razionalità che alimenta la speranza del mantenimento di una stabilità politica non meno preziosa della stabilità di bilancio.

(P. Savona, ministro per gli Affari europei)

martedì 10 luglio 2012

Stocazzodispread



LO SPREAD È BISEX: SI ALZAVA CON BERLUSCONI E LE SUE SQUINZIE E SI ALZA ANCHE CON MONTI E SQUINZI - IL PERSONAL TRAINER E COMPAGNO DI CECCHI PAONE LO HA MESSO A DIETA, PANE E VERRUCHE - DOPO I TAGLI NELLA SANITÀ, AL MOMENTO DEL RICOVERO BASTERÀ PRESENTARSI IN OSPEDALE 


Lettera 9
Lo spread è bisex: si alzava con Berlusconi e le sue squinzie e si alza anche con Monti e Squinzi.
Vittorio Stocazzodispread InFeltrito