DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

martedì 14 luglio 2015

Evasione dalla Sicilia


BOLLO DI SAPONE - SICILIA COME LA GRECIA: IL BOLLO AUTO NON LO PAGA NESSUNO: I TRIBUTI DOVUTI E NON PAGATI TRA L’ANNO 2000 E IL 2012 AMMONTANO A OLTRE UN MILIARDO! LA SICILIA HA DEBITI PER QUASI 8 MILIARDI…

È una buona metafora, questa storia del bollo auto in Sicilia, per spiegare l’incapacità (o l’assenza o la connivenza) delle istituzioni nell’isola. In teoria, evaderlo è impossibile: accanto alla targa di ogni veicolo appaiono il codice fiscale di chi lo possiede e il suo indirizzo di residenza. Ma ci vuole la volontà di andarlo a cercare…


Fausto Carioti per “Libero quotidiano”


Un miliardo, duecentosettantaquattro milioni, centocinquantamila e duecentoventi euro. Che «depurati da sgravi vari, sospensioni e contribuenti deceduti, si riducono a euro 762.262.850». Ovvero 150 euro esatti per ogni siciliano, neonati inclusi. Tu chiamale, se vuoi, evasioni. Innocenti evasioni, dato che le possibilità di essere acciuffati dagli incaricati di Riscossione Sicilia sono bassissime.
CROCETTACROCETTA

Quel miliardo e passa, cifra iperbolica, è l’ammontare dei tributi dovuti dai siciliani per il possesso dei loro veicoli e non pagati tra l’anno 2000 e il 2012. Nello stesso periodo, per lo stesso tributo, nella stessa regione, sono state infatti «riscosse somme solo per 169.512.013 euro». Meno del 12% del totale. Numeri e ammissioni che appaiono per la prima volta negli atti della giunta siciliana, grazie alla relazione che accompagna il disegno di legge sulla regionalizzazione della tassa automobilistica.
ROSARIO CROCETTAROSARIO CROCETTA

Provvedimento con cui Alessandro Baccei, assessore per l’Economia di Rosario Crocetta, spera di invertire la rotta a partire dal prossimo anno. In attesa di vedere se la medicina funziona almeno un po’, la diagnosi conferma la estrema originalità della gestione finanziaria della Regione, che a fronte di un debito destinato a raggiungere i 7,9 miliardi a fine 2015 (ma negli angoli bui delle contabilità locali potrebbero nascondersi orrende sorprese), a spese sanitarie pari a 9,2 miliardi l’anno (il 46% delle uscite regionali) e alla incapacità di riscuotere persino un tributo “facile” come quello sull’auto, con sprezzo del ridicolo mette in conto al Servizio sanitario anche quel particolare intervento di chirurgia estetica noto come «sbiancamento anale» (uno dei motivi per cui nei giorni scorsi la procura di Palermo ha fatto arrestare il primario Matteo Tutino, medico personale di Crocetta).

ALESSANDRO BACCEIALESSANDRO BACCEI
È una buona metafora, questa storia del bollo auto in Sicilia, per spiegare l’incapacità (o l’assenza o la connivenza) delle istituzioni nell’isola. In teoria, evaderlo è impossibile: accanto alla targa di ogni veicolo appaiono il codice fiscale di chi lo possiede e il suo indirizzo di residenza. Ma ci vuole la volontà di andarlo a cercare. E poi in Sicilia tutto sembra fatto apposta per aiutare chi non paga, inclusi i tempi del contenzioso: gli accertamenti per i bolli auto evasi nel 2009 sono stati notificati nel 2012 e iscritti a ruolo solo nel 2015.

È lo stesso Baccei, tecnico di scuola Ernst & Young, messo alle costole di Crocetta da Graziano Delrio, a trovare imbarazzante il confronto con le altre regioni. Col Veneto, ad esempio: il numero di veicoli è simile, anzi in Sicilia ce ne sono di più (4,2 milioni contro 3,9), eppure il gettito che il Veneto ricava dal bollo auto è più che doppio rispetto a quello della Sicilia: 696 milioni di euro contro 345,8 milioni.

BOLLO AUTOBOLLO AUTO
Detta altrimenti, se la riscossione del tributo avvenisse con la stessa efficacia con cui è svolta in Veneto, a palazzo d’Orleans, sede della giunta di Crocetta, incasserebbero oltre 300 milioni in più ogni anno e non ci sarebbe stato bisogno di elemosinare una cifra identica presso il governo centrale, come avvenuto nei giorni scorsi.

Con grande scandalo dei leghisti, che chiedevano a Matteo Renzi di dare quei soldi proprio al Veneto, colpito dalla tromba d’aria (da conservare, a proposito, le parole di Giovanni Ardizzone, presidente dell’assemblea siciliana e membro dell’Ucd: «I senatori leghisti pensassero al Veneto, regione in cima alla classifica per evasione fiscale»). Normale, così, che il gettito ricavato in media dal bollo auto di ogni veicolo siciliano (mettendo nel conto anche quelli che non pagano, secondo la regola di Trilussa) sia pari ad appena 81 euro e risulti essere il più basso d’Italia.
BOLLO AUTOBOLLO AUTO

Il Veneto ne fa 179, il Piemonte 127, la Lombardia 120, l’Emilia-Romagna 134, il Lazio 136 e la Campania 96. Il confronto con la Campania, che certo non è un modello di efficienza fiscale, è umiliante anche dal punto di vista dei costi: per la gestione delle tasse automobilistiche la Sicilia spende ogni anno 8,5 milioni di euro, mentre la Campania, scrivono i tecnici della giunta, «con un parco veicoli più numeroso, con procedure di aggiudicazione a terzi del servizio, ha costi pari a euro 3.850.000».

Adesso Crocetta e il suo assessore promettono di cambiare tutto. Claudio Melchiorre, esperto di economia siciliana e decano del movimento dei consumatori, è tra quelli che non ci credono: «Le famiglie siciliane vivono con meno di diecimila euro l’anno e non hanno alternative per spostarsi. La Regione chiede soldi che nessuno potrà pagare».

Il prode Prodi






Ha ragione Maurizio Belpietro: non è stata l’eventuale compravendita di qualche senatore a far cadere il secondo governo di Romano Prodi. A ucciderlo furono gli alleati del Professore e il tragicomico ambiente dell’Unione di centrosinistra. Fu l’ennesima prova che le sinistre italiane erano inadatte, e sono, a guidare il paese. Si curavano soltanto del proprio interesse. Le meschinerie di partito prevalevano su tutto. Il loro personale di governo risultava un insieme di arroganti incapaci e di ridicole macchiette. E su tutto dominava la vocazione al suicidio, l’irresistibile piacere di impiccarsi da soli al loro stesso albero. Una specialità del socialcomunismo italico.
Ancora prima che nascesse il governo, ossia all’inizio della campagna elettorale del 2006, Prodi venne trattato dagli alleati come un avversario da ostacolare. Voleva presentare una propria lista con il suo nome, ma gli dissero di no. A nome dei Ds e della Margherita, il rifiuto gli venne comunicato da Piero Fassino e da Francesco Rutelli. Per una ragione meschina: avevano il timore di rendere troppo forte Prodi, grazie a una piccola truppa di elettori che si fidavano soltanto di lui.
Può sembrare strano, ma i più ostili al Professore erano i cattolici della Margherita. Non lo volevano come candidato premier. E quando fu sicuro che sarebbe stato lui a guidare il centrosinistra, lo boicottarono in tutti i modi possibili. A cominciare da Ciriaco De Mita, Franco Marini, Dario Franceschini, oggi ministro di Renzi, e Paolo Gentiloni, che adesso guida gli Esteri.
Niente lista? Allora il Prof chiese di poter disporre almeno di una consistente pattuglia di parlamentari prodiani. La tirchieria ottusa dei partiti dell'Unione glie ne concesse appena cinque. Infine Prodi chiese che si presentasse la lista dell’Ulivo non soltanto alla Camera, ma pure al Senato. La risposta dei capi partito fu incredibile: a Montecitorio sì, a Palazzo Madama no. Perché? Confesso di non averlo mai capito.
Il 17 maggio 2006, L’Ulivo vinse le elezioni, ma soltanto per un pelo. Alla Camera, su 38 milioni di schede scrutinate, il vantaggio fu appena di 25 mila voti, poi rafforzato dal premio di maggioranza. Ma al Senato il Prof ebbe a disposizione un margine molto ristretto: 158 seggi contro 156. In compenso, il programma di governo risultò adatto a un regime totalitario, destinato a durare vent’anni. Dopo un tira e molla estenuante fu varato un volume di trecento pagine. Ecco la prova regina che l’Unione di centrosinistra, un cartello di ben nove partiti, era un’accozzaglia di forze non soltanto diverse, ma incompatibili tra loro.
A distinguersi per l’atteggiamento idiota furono le sinistre radicali. Prodi le chiamava «le mie frange lunatiche». Rifondazione comunista voleva dal Prof un’anticipazione di socialismo. Fausto Bertinotti lo definiva con un ghirigoro di parole: «L’uscita dal ciclo economico e politico degli ultimi cinque anni del governo Berlusconi, con la volontà di invertire la strada degli ultimi vent’anni».
Quando le urne vennero aperte e si cominciarono a contare i voti, Prodi si rese conto di essere finito su un tavolaccio di chiodi roventi. In un’intervista che mi concesse per l’Espresso, aveva detto: «Guardi che a me non piace mediare. Io voglio governare». Ma il primo sforzo al quale lo costrinsero fu una trattativa estenuante sulla composizione del governo.
Un programma obeso poteva figliare soltanto un esecutivo di dimensioni ciclopiche. Il risultato fu mostruoso: un premier, due vicepremier, 23 ministri, 10 viceministri, 66 sottosegretari. Totale: 102 eccellenze, o 101 se escludiamo il Prof. Un record mondiale. Prodi si trovò a guidare anche signore e signori che gli erano ignoti. Ma con il vantaggio di essere ben piazzati nei piani alti dei partiti che li avevano imposti.

Nel corso di un’altra intervista, il Prof mi rivelò: «Avevo proposto un governo di soli quindici ministri. Mi sono ritrovato con venticinque, compresi i due vicepremier. E sa perché? Me lo ricordo bene il giorno che Fassino e Rutelli entrarono insieme nella mia stanza a Palazzo Chigi. E mi dissero: devi dare nove ministri ai Ds e sei alla Margherita. Il resto è venuto da sé».
Tutti quei ministri e la corte sterminata dei sottosegretari si fecero conoscere subito dall’Italia per la voglia spudorata di esternare. Dopo la nascita del governo, sull’Italia intera cominciò un bombardamento parolaio a tappeto. Tanto violento da far sembrare quello degli Alleati su Dresda, verso la fine della seconda guerra mondiale, un’innocua scarica di mortaretti.
Il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, disse subito no al ponte sullo stretto di Messina. Il ministro Di Pietro gli replicò: tocca a me parlarne, non a te. Pecoraro Scanio aggiunse: sono d’accordo con Bianchi, investiamo nei parchi nazionali i soldi che non si devono spendere per il ponte. La Bindi esternò sui Pacs, le coppie di fatto. Gentiloni sulla legge Gasparri per la Rai. Ministri e viceministri di Rifondazione chiesero di abolire la sfilata del 2 giugno perché l’Italia era votata alla pace e non alla guerra.
Un altro ministro di Rc, Ferrero, gridò no ai lager di accoglienza per gli immigrati. La senatrice rifondarola Patrizia Sentinelli chiese il ritiro della missione in Afghanistan. Paolo Cento, paracadutato all’Economia, materia a lui del tutto sconosciuta, sproloquiò sulla Tobin Tax e sulla ripresa economica che di per sé non era un bene. Il più brillante fu il bresciano Elidio De Paoli, chiamato il Leghista rosso, nominato sottosegretario alle Politiche giovanili e attività sportive. La sua prima dichiarazione sorprese l’Italia: «Sia chiaro che di sport non mastico niente. Per me il tamburello o le bocce pari sono».
Contro ogni previsione, il secondo governo Prodi riuscì a durare sino alla fine del gennaio 2008. Poi cadde sotto una frana messa in moto dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella. I pm di Napoli gli avevano spedito agli arresti domiciliari la moglie Alessandrina Lonardo, presidente del Consiglio regionale della Campania. Lo stesso Mastella era inquisito. Secondo un libro di Rodolfo Brancoli, stretto collaboratore di Prodi, il ministro si era fiondato nello studio del Prof, urlando: «Se mi vogliono fare il culo, ve lo faccio prima io!».
Ma il governo appariva da tempo un malato terminale, corroso giorno dopo giorno dalle divisioni interne. E soprattutto dal continuo sabotaggio di Rifondazione comunista. Dopo le elezioni del 2006, Fausto Bertinotti aveva affrontato Prodi a muso duro: «O mi dai la presidenza della Camera o mi fai ministro degli Esteri». Ottenne lo scranno più alto di Montecitorio che doveva andare a D’Alema. Tuttavia i suoi colonnelli non smisero di attaccare il Prof. Il nuovo segretario rifondarolo, Franco Giordano, era solito dire: «Mi considero un leader dell’opposizione». E il solito Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, riteneva «una buona notizia» che alla Fiat Mirafiori ci fosse stato uno sciopero contro il governo.
Nell’andarsene da Palazzo Chigi, il premier confidò a Brancoli: «Quando fallisce per due volte lo sforzo di costruire un’alternativa riformista, per molti anni sarà impossibile governare». Una profezia azzeccata, come tutti possono constatare.
di Giampaolo Pansa
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Non è che non lo si sapesse, tutto questo.
Però ora Renzi sta governando.
E ciò che è patetico è sentire il prode Prodi che dice, senza paura del ridicolo, che lui sarebbe ancora presidente del consiglio !!!

«C'erano dei rumors , delle voci di cui non sapevo nulla, come ho detto al giudice. Se l'avessi saputo sarei ancora presidente del Consiglio».


lunedì 13 luglio 2015

Un fiasco di Tsipras, per favore.


Un abbraccio forte a Barbara Spinelli, Stefano Fassina, Pippo Civati e Beppe 

Grillo....

Tsipras dimostra che il populismo va bene per giocare con il referendum ma non per salvare un paese. 
di Claudio Cerasa | 13 Luglio 2015 ore 13:50

... e per ubriacarsi di illusioni !

martedì 7 luglio 2015

Tutti a Mykonos!

@spinozait: 

Grillo, Vendola e Fassina in Grecia ricordano quelli che vanno a trombare a Mykonos perché non ci riescono a Rimini.

lunedì 6 luglio 2015

giovedì 2 luglio 2015

Roma-Bangkok: anni luce.


Lettera 12
Caro Dago (e p.c. "cara" Alitalia e, già che ci siamo, "cari" uffici pubblici), lo sapevi che a nell'aeroporto di Bangkok (Asia, non mondo occidentale!) dopo fatto il check-in trovi dei computerini con nomi e foto degli impiegati che ti hanno servito e che tu puoi valutare per la loro efficienza e gentilezza dando loro un voto?
Vittorio Pausacappuccino ExInFeltrito



venerdì 26 giugno 2015

Cellulare ...griffatissimo. Fregature su ebay.

Talvolta va bene, altre volte va male e l'oggetto (e il venditore!) su ebay non è come si credeva.

Ecco la corrispondenza intercorsa tra un venditore e un acquirente dopo l'acquisto di un Motorola razr v3 che il venditore aveva descritto come NUOVO, che NUOVO NON ERA, e che aveva problemi di funzionamento:

11-5 La ringrazio per la sua risposta. Io posso spendere altri 30 euro, se può comprendere anche la spedizione per posta. Spero di sì.
Grazie ancora.
11-5 La ringrazio x l'offerta ma il telefono è nuovo nn usato, e costa solo 8€ spedizione.meno di 60€ è impossibile.

(14-5 Acquistato in asta e Pagato EUR 50,40 con PAYPAL in data 14 mag 2015)

25-5
il motorola razr v3 che mi ha venduto come "nuovo", non è nuovo (si vede dai numerosi graffi),
Ma pazienza per quello, il grave è che per qualche motivo non mantiene la rete; quando si parla dopo un po' cade la linea. Davo la colpa a Vodafone, ma oggi ho provato a farmi chiamare sul mio vecchio v3 ( che ha solo il display che non va ma che funziona, e con quello parlo benissimo e la rete non cade. E ho provato più di una volta. E dunque, caro ...sig. griffatissimo? Come la mettiamo???

25-4
La confezione viene aperta per contraltare che all'interno della confezione sia presente tutta la componentistica. Qualora fossero presenti dei graffi o il prodotto non soddisfaceva le sue esigenze aveva tutto il diritto per cambiarlo, ma a quanto ho capito il telefono risulta già utilizzato.
E sinceramente mi sta accusando di un 'malfunzionamento' alla linea telefonica e non al telefono,
Lei ha acquistato un prodotto in asta ad un prezzo molto più basso del suo costo (mi è costato a me 55€).
Come può vedere dai miei numerosi feedback sono una persona seria e disponibile,
Le chiedo quindi di avere un linguaggio più consono meno 'minaccioso'.
Per qualsiasi ulteriore info resto disponibile.

25-5
Più che minaccioso il mio linguaggio è da considerare arrabbiato, essendo la seconda volta che su ebay cerco di prenderne uno che funzioni ! (glielo avevo scritto nella mia richiesta di informazioni, ricorda?). Cosa mai posso minacciare?
Ora lei mi dice: "... il prodotto non soddisfaceva le sue esigenze aveva tutto il diritto per cambiarlo, ma a quanto ho capito il telefono risulta già utilizzato." Ebbene, ome fa un cliente a vedere se il telefono funziona bene se non lo prova? Inoltre, le ho spiegato che la linea telefonica funziona benissimo con il vecchio telefono (sempre un v3); l'ho capito facendo, appunto, varie prove, che con il telefono chiuso in scatola non avrei potuto certamente fare! E' il suo cellulare che fa cadere la linea dopo pochi secondi di conversazione! E le ho detto che i graffi non sarebbero stati un problema; nuovo, usato o rigenerato che sia, se funzionasse il telefono lo terrei!
Essendo lei una persona seria e disponibile, ed essendo ancora nei termini previsti, penso che lei sia disponibile a risolvere il problema; alla restituzione; o alla sostituzione con uno da lei testato. Mi dica lei.

25-5
Le riscrivo il messaggio che non le è stato inviato da ebay.

Più che minaccioso (cosa potrei mai minacciare?) il mio linguaggio era semplicemente arrabbiato, dato che è il mio secondo tentativo di avere su ebay un v3 con il quale posso ... semplicemente telefonare (mi pare che glielo avevo già scritto quando le ho chiesto informazioni).
Ora lei mi dice che se “… il prodotto non soddisfaceva le sue esigenze aveva tutto il diritto per cambiarlo, ma a quanto ho capito il telefono risulta già utilizzato”. Ebbene, le ripeto che se fosse solo per i graffi, nuovo, usato o rigenerato che sia il suo cellulare, lo terrei; non pretendo la luna. Chiedo che funzioni, che mi consenta di telefonare!
Le ripeto che inizialmente davo la colpa alla linea telefonica, ma dopo aver fatto varie prove con il mio vecchio v3, ho visto che con quello non ho problemi di linea; è il suo che perde il segnale e fa cadere la linea dopo pochi secondi.  
E, mi scusi, come fa un cliente a vedere se un cellulare funziona bene o no, se non provandolo?
Utilizzandolo! non certo lasciandolo intatto nella scatola; se, come mi dice, lei è una persona seria e disponibile penso che dovrebbe concordare, invece di farmi quell'obiezione!
Inoltre, essendo ancora nei tempi previsti, penso che dovrebbe essere disponibile alla restituzione, o alla sostituzione con un v3 da lei testato; o che altro non saprei. 
Sono una persona seria anch'io, non faccio giochetti per perder tempo; rispedirglielo mi costerà altri soldi; non mi converrebbe se il problema non ci fosse, non crede?
Ha altre soluzioni?

26-4
Se va in qualsiasi negozio di telefonia mobile ed acquista un telefono cellulare, lo utilizza non le verrà cambiato perché dopo risulta usato.
Mi dia qualche giorno di tempo, non le prometto nulla provo a parlarne anche con il mio socio e le faccio sapere se possiamo trovare una soluzione.
27-4
Bè, magari in un negozio non scrivono "nuovo" su un telefono che nuovo non è...; e con la garanzia lo riprendono e qualcosa fanno, no?
Guardi, io ci metto tutta la mia buona volontà per tenerlo; però anche oggi, e per sicurezza sono uscito fuori all'aperto, le tacche c'erano tutte e quindi ho chiamato mia figlia: in tre-quattro minuti la linea è caduta quattro volte. Le tacche ci sono all'apertura del telefono e poi se ne vanno.
Confido in qualcosa.

27-4
Una disperazione, poco fa: la linea cadeva ogni 5-6 secondi. Basta, non provo nemmeno più.

4-6
Mi aveva detto di pazientare qualche giorno e l'ho fatto, ma mi par di capire che non fate nulla.
Cosa devo fare io, dunque? Tenermi il v3 "nuovo" e inutilizzabile?

4-6
Salve,mi spiace che la contatto in ritardo ma solo.oggi è tornato mio collega che si occupa del post vendita,vorrei cercare di risolvere il problema ma come le ho già anticipato lei può esercitare diritto di recesso ma solo nel.caso il.prodotto non sia stato utilizzato.
Se vuole le posso inviare copia della.fattura di acquisto e portarlo in un centro Motorola(è in garanzia 2 anni).

4-6
Va bene, mi mandi la fattura. Proverò a sentire cosa mi dicono in merito alla garanzia.

17-6
Più nessuna risposta da “griffatissimo”.

17-6
1) Nessuna fattura arrivata;
2) al centro Motorola mi hanno comunque detto (come immaginavo) che il telefono non è nuovo (come sapevo) .
Sono stato paziente e fiducioso (toppo, temo).
Ho guardato la sezione reclami su ebay e su paypal: a me sembra che la cosa più corretta e conveniente per tutti sia che vi riprendiate il telefono NON NUOVO e malfunzionante e che mi rimborsiate. Non vi pare?

18-6
Mi scuso per il ritardo ma stiamo cercando la fattura in originale d'acquisto del nostro fornitore.
Nel caso le invito a leggere la parte riguardante elettronica di consumo: la restituzione deve essere fatta con imballaggio originale e non utilizzato.
Nei prossimi giorni le farò avere la fattura.

18-6
ho risposto alla sua sulla mail di ebay.

Qui le allego due foto del display del cellulare da lei descritto come "nuovo"; ma che, come le avevo già scritto, avrei anche tenuto se non avesse avuto i gravi problemi di mantenimento  della rete.
Io l'ho ricevuto così come lo vede.
Spero che non mi dica che l'ho ridotto io così in quattro giorni di prove in casa e due ore fuori casa...


25-6
nessuna risposta alla mia mail del 18 con le foto.
E in quanto la fattura, forse state continuando le ricerche; ma sarebbe comunque inutile perchè al centro Motorola hanno detto che non fanno niente in garanzia su un telefono non nuovo.
(In quanto alla vostra osservazione sull'imballaggio, sapete bene me lo avete mandato già aperto).

Ora, stufo di tutta questa storia, intendo chiuderla.
Ho perso dieci minuti a fare un bel copia-incolla di tutto; ciò che posso fare è inviarlo a ebay e a paypal. Non otterrò gran che, e non avrei voluto rovinare il vostro feedback, ma non ritengo giusto lasciar correre.
A meno che, ora che avete anche visto le foto, non vogliate rivedere le vostre posizioni, riconoscere il vostro errore, restituirmi i soldi e, dimostrando correttezza, chiudere così la storia.
A me pare ragionevole, oltre che corretto. Mi auguro anche a voi.

26-6
Nessuna risposta da “griffatissimo”.


giovedì 11 giugno 2015

Monolocale NON affittasi



Lettera 28
Un pensionato ha un monolocale acquistato con i suoi risparmi e lo affitta pensando di arrotondare la pensione. 350 euro al mese, e sa che buona parte di quelli glieli prenderà il fisco. "Pazienza", pensa; "sempre meglio che niente". Lo affitta ad un giovane che dimostra di avere un lavoro e che (nonostante gli stereotipi della nazionalità e i consigli degli amici) gli fa una buona impressione; e che giura che rispetterà il contratto. "Bè", pensa, "oltre a tutto ho anche fatto un'opera buona per un giovane immigrato".

Dopo due mesi i pagamenti diventano irregolari. "Pazienza", pensa; ma gli telefona ricordandogli l'impegno preso. Dopo cinque mesi i pagamenti non arrivano più. Telefonate inutili. Il datore di lavoro, contattato per scrupolo, conferma che il giovane non ha perso il lavoro. Dunque, via alle raccomandate. L'inquilino non le ritira. Il pensionato va di persona. Scopre che, in quei 34 mq. affittati e adatti ad una persona sola, ora vivono in tre: il giovane, una ragazza e un bambino.
sgomberata casa occupata milanoSGOMBERATA CASA OCCUPATA MILANO

Per cautelarsi avvisa la polizia locale, che dice di non poter far molto. Un avvocato gli conferma che, anche avviando la procedura di sfratto, non sarà facile riavere monolocale e soldi. Il pensionato pensa che ha già perso tremila euro e che dovrà pagarne qualche altro migliaio al legale; e non sa con quali risultati.

Ma pensa anche che quel giovane lo sta derubando dei suoi risparmi, e dunque pensa di doversi affidare alla giustizia. Anche la giustizia lo considererà un ladro? Ascoltando quel che è successo ad altri, ha seri dubbi. Alcuni conoscenti gli hanno detto che loro non affittano più, piuttosto di correre questi rischi. Il pensionato conclude che, non avendo tutele, anche il suo monolocale resterà chiuso, vuoto e improduttivo. Se e quando lo riavrà.
LA CASA DELLE DONNE DI VIA DEL GOVERNO VECCHIO OCCUPATA SIMBOLICAMENTELA CASA DELLE DONNE DI VIA DEL GOVERNO VECCHIO OCCUPATA SIMBOLICAMENTE
Vittorio Nonaffittasi ExInFeltrito