DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)
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venerdì 18 gennaio 2019

Pericolo: referendum!

Mattia Feltri, parlando del referendum inglese pro-Brexit (e della pericolosità di questo strumento!):

 MATTIA FELTRI: “IL POPOLO INGLESE È PENTITO, MA IL PIÙ PENTITO DOVREBBE ESSERE CAMERON, PERCHÉ NON POTEVA NON SAPERE CHE NOIALTRI DEL POPOLO CI FACCIAMO TRAVOLGERE DA SIMPATIE E ANTIPATIE, CAMBIAMO IDEA FACILMENTE E ARDIAMO DAL DESIDERIO DI DELIBERARE SU QUESTIONI DI CUI IGNORIAMO I CONFINI E LE CONSEGUENZE

venerdì 16 dicembre 2016

Travaglio Pinocchio




Lettera 22
Dago, ieri sera mi è scoppiato lo schermo del televisore. Schegge in tutta la stanza. Quando? Otto e mezzo, nel momento in cui Travaglio ha detto che lui ha votato contro la riforma costituzionale, non contro Renzi.  Dallo schermo in frantumi è spuntato fuori un naso da Pinocchio lungo un metro e mezzo.
Vittorio Marcopinocchio ExInFeltrito

lunedì 5 dicembre 2016

Il ducetto a Piazzale Loreto



Lettera 11
Contenti? Missione compiuta: il ducetto-cazzaro-rignanese-pittibimbo ecc. ecc. è stato impiccato a testa in giù nel Piazzale Loreto referendario. E avanti il prossimo. I dagonauti tiratori scelti si riposino un attimino e poi pronti a impallinarne un altro che, immancabilmente, non andrà bene (ma agli italiani chi mai può andar bene?). Almeno, Dago, tra un po' vedi di risparmiarti un titolo tipo "A ridàtece Renzi".
Vittorio Loreto ExInFeltrito
P.S. Complimenti al solito Sud: ancora una volta ha dimostrato che andare a votare è troppo faticoso. Poi dice che è abbandonato dallo Stato...

venerdì 2 dicembre 2016

Meglio un uovo oggi o un gallinaccio domani?

Per DAGOSPIA:

Se ho contato bene, nella Posta di ieri su 26 lettere 12 erano del fronte del NO. Nessuna per il SI. E anche in passato un bombardamento continuo su Renzi, e quindi sul governo (battutine, in gran parte, non certo grandi argomentazioni). Leggendo,  qualcuno potrebbe pensare che il No è destinato a stravincere. Chissà: forse non è così. Premetto che io non credo che tu, caro Dago, deliberatamente cestini gli interventi favorevoli al SI. Perché, dunque, non ci sono lettere del fronte del SI? Semplice: perché non ne scrivono. E perché non ne scrivono? Da bravo nord-estino mi verrebbe da dire... "Perché c'è gente che, invece di scribacchiare su internet, lavora!". Bè, senza arrivare a una  sparata di questo tipo (nella quale c'è solamente un qualcosina di vero) ci sono altre considerazioni da fare. La maggior parte dei commenti che in internet si leggono su alberghi, ristoranti, acquisti, medici, ecc., sono scritti da chi non si è trovato bene; quando siamo più o meno soddisfatti poche volte ci mettiamo lì a scrivere, no? Oltre a questo c'è da dire che molta gente non ha il coraggio, o la capacità, di andare pubblicamente contro la cosiddetta intellighenzia che anche, e soprattutto, in questo referendum si è schierata in forze. E infine, lo si è visto sempre più spesso, ai sondaggi pre-elettorali quel genere di persone, per quello stesso motivo nascondono le loro vere intenzioni di voto. E dunque? E dunque occhio:in questo referendum-elezioni le cose potrebbero non andare come sembra. E io me lo auguro, perché: 1) le elezioni non sono adesso; 2) con l'attuale scenario politico il dopo-Renzi (dài, che qualcosa di buono ha fatto!) è un salto nel buio; nel buio del populismo o del qualunquismo. A me i salti nel buio non piacciono; i grilli-casaleggi-travagliati mi irritano; quella specie di centro-destra che ci ritroviamo mi fa pena; le felpe leghiste mi vanno strette;  di tutto ciò le conclusioni andrebbero tratte alle prossime elezioni, non in questo referendum su una riforma che, certo, come tutte le cose non è perfetta.  Ma poiché è su questo terreno che si vuol combattere, caro Dago, io dico, come tutte le persone di buon senso, che è meglio la riforma-uovo oggi (di Renzi) che chissà quale gallinaccio domani. E così eccotela qui finalmente una lettera dal fronte del SI. Un po' lunga, stavolta, ma ...per par condicio, mi auguro che tu l'accetti .

Vittorio UnavoceperilSI ExInFeltrito

P.S.  Sig.Travaglio: lei oggi scrive che con il No si sta dalla parte giusta. Ma davvero??? Ricordo che per lei, prima dei grillini, la parte giusta era Di Pietro, e poi Ingroia...

La gallina di Travaglio



"... con il No, dall’inizio (quando B. era per il Sì), ci sono tutte le forze democratiche, tradizionali e nuove: Cgil, Fiom, Magistratura democratica, Associazione partigiani, costituzionalisti e intellettuali progressisti, la sinistra Pd, la galassia ex-Sel, Possibile, i 5Stelle (sì, anche loro), Libertà e Giustizia, il Fatto, il manifesto, Micromega e molte firme di Repubblica. Quindi bisogna votare No. Con l’orgoglio di stare in ottima compagnia. E dalla parte giusta."

Travaglio dixit. Per lui la parte giusta, prima dei grillini, era Di Pietro, e poi Ingroia. Per cui è proprio il caso di votare SI.

P.S.  In ogni caso, la saggezza popolare dice che è meglio un uovo oggi che ...chissà quale gallinaccio domani.

lunedì 28 novembre 2016

Votare Sì per dare un dispiacere al sussiego dei ceti riflessivi

Votare Sì per dare un dispiacere al sussiego dei ceti riflessivi

La famosa "accozzaglia", una pletora di benintenzionati che si scandalizza
 per il clientelismo e per De Luca e avvilisce in modo tanto disdicevole
 la nostra cultura politica.


Va bene che dopo Trump non si può più giocare con la scorrettezza politica, ma fino a un certo punto. Io per esempio voterò Sí al referendum per motivi diversi da quelli indicati dal presidente del Consiglio o da Maria Elena Boschi: riprendere in mano il futuro e cambiare o modernizzare l’Italia sono cose che per storia personale e anagrafe non considero da tempo alla mia portata. Giusto che dei quarantenni responsabili si diano da fare, ma io c’entro poco. Il mio voto è per il titolo della riforma, dei cui dettagli me ne fotto, esattamente come i costituzionalisti che fingono di appassionarsene, in nome del buon senso. Sono anche contento se il processo politico cominciato due anni e mezzo fa andrà avanti, dato che nella mia miopia non ne vedo altri in campo. Ma il motivo vero è ancora un altro: desidero dispiacere un pochino, con la singola frazione di cittadinanza espressa dalla mia croce sulla scheda, ai ceti riflessivi, intollerabilmente sussiegosi, che formano la famosa “accozzaglia”.
Nella sceneggiata napoletana si sente spesso esclamare “i’ t’accide”. Nel vernacolo romano andante si dice “io a quello je menerebbe” o, nei casi più gravi, “l’ammazzerebbe”. Nel gergo politico insincero si condanna il voto di scambio, considerato formalisticamente un reato penale nel mondo sottosopra che combatte o crede o vuol far credere di combattere il mondo di mezzo del malaffare politico, quando tutti sanno che il voto popolare è nei secoli uno scambio, ideale e più spesso materiale, vero scambio o presunto. Se un politico campano di razza come Vincenzo De Luca fa un elogio del clientelismo, e conferisce un’onorificenza verbale a un sindaco che si dà da fare a muovere cose e consensi, si apre un caso linguistico e politico e lo si condanna. Si condanna non il clientelismo, che già farebbe un po’ ridere, ma un discorso evidentemente scherzoso e paradossale sul clientelismo, cioè su una politica appassionatamente carnale, operativa, fondata sul trascinamento del popolo e sul peso attribuito al territorio e alla società che lo abita invece che alle piccole trame ribalde della Rete di Rousseau e Casaleggio. Se uno vuole corrompere il sistema del consenso non fa un elogio del clientelismo, se ne guarda bene, questo è appena ovvio per tutti. Un po’ come nel paradosso sofistico del mentitore. Se il mentitore dice: “Io mento”, dove starà mai la verità? Cosí se un presidente dell’Antimafia mi mette in una blacklist di impresentabili a due giorni dalle elezioni per una affaire dalla quale sono prosciolto con tante scuse qualche mese dopo, sceneggiare un “i’ t’accide” mi sembra il minimo sindacale, non una minaccia camorristica, che probabilmente seguirebbe altre vie. Ma l’Antimafia invece apre un qualche dossier per cercare di nuovo di infamare l’infame. Ecco. La correttezza politica, che già era un vuoto intellettuale e morale, diventa ora un baratro, un modo insieme sussiegoso e dispotico di esigere conformità e sudditanza al linguaggio dominante.
Il partito dell’accozzaglia è questa cosa qua. D’Alema, che dovrebbe vendere il suo vino rosso alle cooperative rosse e scrivere le memorie di uno statista, erige barricate costituzionalistiche. Grillo come al solito scoreggia. Salvini alterna un comitato per il No a un comizio con una Le Pen che non risulta arrivare da una costola della sinistra. Travaglio litiga perfino con Santoro, e ho detto tutto. Bersani lavora per il re di Prussia, che al momento buono gli darà dello zombie, non è una novità. Berlusconi come sempre è l’unico che ha capito tutto e vota Sí e No nella prospettiva di un nuovo abbraccio con il suo erede, sperando che l’amplesso avvenga a vendetta consumata. L’Economist di Londra? Bè, non voglio nemmeno aprire il capitolo dei guru o mugwump dell’opinionismo mondiale che chinano la loro seriosità sulla povera Italia: bastano due parole, Brexit e Trump, e tutto è chiaro.
Bisogna votare Sí per il bene comune e per premiare il boy scout in chief e le sue marmotte. Ma anche con una carica emozionale negativa, altro che assalto al futuro, per deludere la pletora di benintenzionati che avvilisce in modo tanto disdicevole la nostra cultura politica, il nostro sapere “intrare nel male” per sortirne qualche volta un buon risultato.

giovedì 25 agosto 2016

ANPI? Mughini!

LA VERSIONE DI MUGHINI - A PROPOSITO DEGLI EX PARTIGIANI FAVOREVOLI AL “NO” AL REFERENDUM, DIRE CHE “INSEGNANO LA DEMOCRAZIA” (COME FA 'IL FATTO') E’ UNA STRONZATA GRANDE COSI’. LA BUONA PARTE STAVA CON L’URSS COMUNISTA, E AVREBBE TANTO VOLUTO CHE A GUERRA FINITA L’ITALIA SOMIGLIASSE ALL’URSS


Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

Caro Dago, padrone ovviamente ciascun ex partigiano italiano di votare come vuole al prossimo referendum sulle modifiche costituzionali, se votare “sì” o “no”, o meglio se votare pro-Renzi o contro-Renzi, dato che a questo si riduce il conclamatissimo referendum. Detto questo il titolo che ho letto ieri sera sul “Fatto”, e cioè che gli ex partigiani favorevoli al “no” è gente che ancor oggi “insegna la democrazia” è una stronzata grande così.

La buona parte degli ex partigiani (ossia di coloro che si schierarono dalla parte “giusta” nella guerra civile 1943-1945, e non c’è dubbio che fosse la parte “giusta”) non avevano niente a che vere con una benché esile idea della “democrazia”. Loro stavano dalla parte dell’Urss comunista, e avrebbero tanto voluto che a guerra finita l’Italia somigliasse all’Urss. Altra che “democrazia”.
 E poi c’è che i partigiani non erano affatto identici l’uno all’altro, e i partigiani comunisti e i partigiani azionisti e i partigiani comunisti. Furono dei partigiani comunisti pro-Tito a massacrare dei partigiani liberali quali il fratello di Pier Paolo Pasolini e lo zio di Francesco De Gregori, delinquenti politici che nel dopoguerra l’hanno fatta franca. Non era affatto un seguace della “democrazia” il gappista comunista Dante Di Nanni, un eroico combattente che a Torino preferì buttarsi giù da un balcone anziché cadere vivo nelle mani dei fascisti che lo avevano circondato.
Non era un seguace della democrazia un combattente formidabile e da me ammiratissimo nella mia giovinezza quale Giovanni Pesce, il cui libro sulle azioni dei gap era un “livre de chevet” dei terroristi rossi degli anni Settanta, tanto che il quotidiano “Lotta continua” ne pubblicò un brano all’indomani dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi, come a far capire che quello che avevano fatto alcuni di loro aveva dei precedenti illustri nella guerra civile del 1943-1945.
Beninteso io ho continuato ad ammirare Pesce pur dopo aver detto “addio” ai compagni della mia giovinezza. Solo che la democrazia non c’entra nulla, e difatti fino alla fine della sua vita lui continuò ad aderire a partiti italiani che più “comunisti” di così non si può. Beninteso, lui non aveva alcuna colpa che quegli idioti di terroristi volessero imitare le sue azioni di trent’anni prima.

La faccio breve. All’indomani del 25° aprile 1945 la qualifica di ex partigiano non voleva dire più nulla sull’Italia del presente. La diade avversativa fascismo-antifascimo era morta e sepolta, e questo semplicemente perché dopo il 25 aprile 1945 il fascismo storico era morto e sepolto. C’era invece in atto, nel cuore e nella realtà concreta dell’Europa, un crimine politico di entità eguale al fascismo, quel regime comunista che i carri armati dell’Urss vittoriosa avevano esportato in Polonia, in Ungheria, in Cecoslovacchia, nella Germania dell’Est, in Romania, in Bulgaria.
E sui crimini e sulla vergogna morale di quei regimi c’è adesso una biblioteca grande così, e se uno omette l’insegnamento che viene dalla quella biblioteca o è un cretino o è un mascalzone. Sia detto con rispetto per le persone, l’Anpi è un monumento al passato, niente che abbia a che vedere con il presente.
Lo stesso vale per il Sessantotto, da cui io mi sono dimesso nel 1969 quando mi accorsi che razza di idioti erano divenuti alcuni dei miei coetanei (alcuni dei quali futuri terroristi e assassini). Non vuol dire nulla dirsi “sessantottino”, in quegli eventi e in quegli exploit ce ne eravamo di tutte le etnie e di tutte le carature intellettuali. Lo stesso vale per gli ex partigiani.

Ciascuno risponde di se stesso e dei suoi pensieri e della sua etica. In quanto ex “partigiano” non ha nulla da insegnare a nessuno, se non il fatto che ebbe coraggio nel 1943-1945, un coraggio di cui noi tutti italiani siamo loro grati. L’espressione cara ad alcuni babbei, “L’Italia nata dalla Resistenza”, non vuol dire nulla di nulla. La guerra che ci liberò dai nazisti la vinsero gli aerei alleati che bombardarono a sangue il quartiere romano di San Lorenzo ma anche l’Abbazia di Montecassino, dove credevano fossero annidati i cannoni e le mitragliatrici nazi che puntavano dall’alto.
E comunque i primi ad arrivare a Montecassino furono i combattenti polacchi, quelli che volevano vendicare la sconfitta del settembre 1940, quando i nazisti entrarono in Polonia da un lato e i comunisti russi dall’altro.

Niente a che vedere con una possibile “democrazia” del Terzo Millennio. Ma che c’entra l’Anpi e il referendum e le difficilissime scelte di oggi, un oggi che non era mai esistito nella storia dell’umanità, con le mappe del 1943-1945, con gli eroismi di allora, con i sacrifici di allora, con i plotoni di esecuzione di allora? Eroismi e sacrifici ai quali io e la mia biblioteca portiamo tuttora il massimo rispetto. Quanto al votare “sì” o “no” il prossimo autunno c’entra nulla. Proprio nulla. Zero.

lunedì 13 luglio 2015

Un fiasco di Tsipras, per favore.


Un abbraccio forte a Barbara Spinelli, Stefano Fassina, Pippo Civati e Beppe 

Grillo....

Tsipras dimostra che il populismo va bene per giocare con il referendum ma non per salvare un paese. 
di Claudio Cerasa | 13 Luglio 2015 ore 13:50

... e per ubriacarsi di illusioni !