DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

lunedì 30 giugno 2014

Faccia di Marmo


FACCIA DI MARMO - GAIA TORTORA NON ACCETTA LE SCUSE DEL PM CHE ARRESTÒ INGIUSTAMENTE IL PADRE: “TROPPO TARDI, SONO PASSATI 30 ANNI. FORSE LO FA ORA PERCHÉ TRABALLA LA SUA ENNESIMA POLTRONCINA” - ALDO GRASSO: “POTEVA STARE ZITTO”

Diego Marmo si è scusato per aver rovinato la vita di Tortora e averlo definito “mercante di morte”. La figlia Gaia non ci sta: “Provo compassione e pena per chi ha giocato con la vita di un innocente. Se si fosse scusato prima, non avrebbe avuto le sue promozioni”…

1. IL PM SI SCUSA, 30 ANNI DOPO (POTEVA SOFFRIRE IN SILENZIO)
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

uliano con la nuova giunta il primo a sinistra e?? diego marmo pm del caso tortoraULIANO CON LA NUOVA GIUNTA IL PRIMO A SINISTRA E?? DIEGO MARMO PM DEL CASO TORTORA
Poteva starsene zitto. Poteva portare ancora il peso del suo silenzio. Poteva vedersela con la sua coscienza, che non fa mai dichiarazioni pubbliche. Giorni fa, Diego Marmo ha chiesto scusa alla famiglia di Enzo Tortora (scuse respinte) per le vicende giudiziarie che annientarono la carriera televisiva e la vita del famoso presentatore:

«Ho richiesto la condanna di un uomo dichiarato innocente con sentenza passata in giudicato. E adesso, dopo trent’anni, è arrivato il momento. Mi sono portato dietro questo tormento troppo a lungo. Chiedo scusa alla famiglia di Tortora per quello che ho fatto. Agii in perfetta buona fede».

L'ARRESTO DI ENZO TORTORAL'ARRESTO DI ENZO TORTORA
Tormento? Marmo è tornato all’attenzione della cronaca le scorse settimane, quando è stato nominato assessore alla legalità del Comune di Pompei. A molti, la nomina è sembrata un insulto alla memoria di Tortora e così sono scoppiate le polemiche. Trent’anni fa Diego Marmo era il pubblico ministero che formulò pesantissime accuse contro Tortora, poi assolto con formula piena perché il presentatore di Portobello non faceva parte della camorra. Ma di quelle accuse Tortora morì e nessun magistrato di quel processo aveva finora pubblicamente manifestato rincrescimento.

Una pagina nera per la giustizia italiana e non solo: il Tg2 d’allora si distinse subito per l’accanimento con cui seguì la vicenda dell’«insospettabile di lusso», la stampa preferì sposare, almeno all’inizio, la tesi colpevolista (con la sola eccezione di Enzo Biagi), molti mascherarono il suo arresto con una sorta di risibile rigenerazione da una tv che non piaceva.
enzo tortora tvENZO TORTORA TV

Marmo, che durante la requisitoria, nel 1985, descrisse il giornalista come «un cinico mercante di morte», non era solo. I magistrati inquirenti erano Lucio Di Pietro (promosso poi procuratore generale a Salerno e alla Procura nazionale antimafia) e Felice Di Persia (giunto poi al Csm). Tortora fu rinviato a giudizio da Giorgio Fontana, allora giudice istruttore, e messo alla gogna «nel nome del popolo italiano».

Le nostre ingiustizie si vendicano sempre. Non ci rendiamo conto, spesso, che nel porre rimedio alle cose finiamo col cercare un sollievo che le aggrava ancora di più.


2. LA FIGLIA DI TORTORA RIFIUTA LE SCUSE DEL PM "ORA È TROPPO TARDI"
Maria Volpe per il "Corriere della Sera"
ENZO TORTORAENZO TORTORA

«È tardi. È troppo tardi. Ci sono stati 30 anni in mezzo». Parole chiarissime, inevitabili. A scriverle è Gaia Tortora la figlia più piccola di Enzo. Oggi ha 45 anni, è capo redattore politico al Tg de La7. Quando suo padre venne arrestato lei aveva 14 anni. Una adolescenza e una giovinezza rovinate per sempre dal calvario di quell’uomo per bene. La sorella maggiore, Silvia, anche lei giornalista e pure scrittrice, in questi anni non ha mai nascosto la sacrosanta rabbia.

Due giorni fa si sono trovate di fronte alle parole di Diego Marmo, il pubblico ministero che formulò pesantissime accuse contro Enzo Tortora. Accuse false. Ma lui non pagò mai per quell’errore. Non chiese mai scusa. Lo ha fatto l’altro ieri in un’intervista a «Il Garantista», il nuovo quotidiano di Piero Sansonetti: «Adesso dopo trent’anni è arrivato il momento. Mi sono portato dentro questo tormento troppo a lungo. Chiedo scusa alla famiglia Tortora per quello che ho fatto».

Myrta Merlino e Gaia TortoraMYRTA MERLINO E GAIA TORTORA
Reazioni? Silvia tace. Gaia affida a Facebook la risposta. «Scrivo qui queste poche righe perché stanca di parlare. Stanca di spiegare. Stanca di pensare che anche questa volta le mie parole potrebbero essere ridotte o interpretate. Lo faccio qui ad uso e “consumo” di tutti. Di quelli che mi vogliono bene e anche dei colleghi che puntualmente mi cercano. Quelli di cui riconosco il pudore nell’avvicinarmi e quelli che ancora oggi non smettono di stupirmi per la sciatteria e l’insensibilità».

Poi Gaia Tortora entra nel merito di quelle scuse scandalosamente tardive di un uomo che non solo non ha pagato, ma è stato pure premiato negli anni. L’ex procuratore capo di Torre Annunziata, già procuratore aggiunto a Napoli, oggi in pensione, da qualche giorno è stato nominato assessore alla legalità del comune di Pompei.

Gaia Tortora Enrico MentanaGAIA TORTORA ENRICO MENTANA
Prosegue dunque la figlia del conduttore di «Portobello»: «È troppo tardi. Ci sono stati 30 anni in mezzo. Ma se avesse ammesso di aver sbagliato prima non avrebbe ottenuto le sue promozioni. E ora forse la sua ennesima poltroncina traballa sotto il peso delle polemiche. Provo compassione e pena per chi ha giocato con la vita di un uomo innocente». Infine una richiesta «Chiedo ai politici di destra e sinistra di smetterla di dire cosa sarebbe bene per Tortora.

Senza mai porsi il problema di cosa provocano le loro esternazioni in noi. Chiedo al governo di fare una riforma della giustizia che abbia un senso e dia una dignità alla parola giustizia. Dignità. Una parola di cui quegli ominicchi, come ci ha insegnato il grande Sciascia, non conoscono probabilmente neanche il significato». Parole che in molti hanno condiviso sui social.

Perché nessuno ha dimenticato quella requisitoria: Marmo descrisse il giornalista Rai come «un cinico mercante di morte», riferendosi alla presunta (e inesistente) attività di trafficante di cocaina. Non solo. Rivolgendosi al legale di Tortora ebbe a dire: «Il suo cliente è diventato deputato con i voti della camorra!». (Tortora gli rispose gridando: «È un’indecenza»).

Gaia Tortora al tg La7GAIA TORTORA AL TG LA7
Un’indecenza che cominciò il 17 giugno 1983 quando Tortora venne arrestato. Sette mesi di carcere, poi gli arresti domiciliari per motivi di salute. Nel giugno dell’84 viene eletto deputato al Parlamento europeo con i Radicali. Il 17 settembre 1985 è condannato a 10 anni di carcere principalmente per le accuse di pentiti. Il 31 dicembre si dimette da europarlamentare rinunciando all’immunità parlamentare.

Resta agli arresti domiciliari e il 15 settembre 1986 viene assolto con formula piena dalla Corte d’Appello di Napoli. Pochi mesi dopo, il 20 febbraio 1987 torna in tv e quello stesso anno, il 13 giugno, viene assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione. Una gioia breve perché Enzo morirà il 18 maggio 1988.

venerdì 27 giugno 2014

Pallottelli


Caro Balotelli io ti perdono, ti perdono i gol sbagliati, ti perdono i passaggi e gli stop sbagliati. Ti perdono tutte le sciocchezze che hai detto, sei così giovane e inesperto.
Concordo con te e con tutti quelli che ritengono che non è solo colpa tua l'eliminazione, ma tutta la squadra ha giocato male.

Ma posso almeno dirti che Cavani, il tuo omologo dell'Uruguay ha corso per tutti i 90 minuti a marcare Pirlo? Posso farti notare che i tuoi fratelli neri, che tu citi come esempio, corrono tutti come forsennati e che perdono sudati e dignitosi? Per quello che guadagni e per gli anni che hai, posso almeno incazzarmi per il fatto che passeggi come un anziano ai giardinetti e dai la sensazione di un bambino viziato che non s' impegna? Almeno corri, non chiedo molto.

Bella la nuova cresta bionda, continua il colore anche in quella parte del corpo che cambiando curvatura cambia anche nome, sulla spiaggia farai un figurone.
La Nazionale risorgera' ma con giocatori operai che orrono come tutti gli altri. Viva l'Italia.
Con affetto squalo di terra

Giustizia


Il pm Marmo del caso Tortora, parla dopo 30 anni: "Ho sbagliato, sono il suo assassino morale"






Scagionamenti

A lei è andata anche bene: alla giustizia italiana son bastati due anni, questa volta.
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Lo sfogo di Rosi Mauro scagionata dopo due anni "La gogna non si cancella"

L'ex senatrice leghista: "Non auguro al mio peggior nemico ciò che ho passato. Ringrazio i pm per il loro lavoro immane"

Milano - Era la «strega nera». Donna e meridionale dentro una Lega di maschi, fu l'unica a venire espulsa.
Mentre il Trota restava al suo posto, con le sue lauree albanesi a scrocco, Rosi Mauro veniva cacciata con ignominia.
«Non auguro al mio peggior nemico ciò che ho passato in questi anni. Oggi sono felice. Ma due anni e due mesi di gogna non si cancellano, non si cancellano le incursioni e le falsità sulla mia vita privata. Devo ringraziare i pubblici ministeri che hanno fatto un lavoro immane, e questo lavoro li ha portati a convincersi della mia innocenza. Ma questa innocenza è stata calpestata senza ritegno sui giornali, in televisione, su internet».
Non è una intervista: per questa, spiegano la Mauro e il suo avvocato, ci sarà tempo e spazio dopo che la richiesta di archiviazione firmata l'altro ieri dalla Procura sarà passata al vaglio del giudice preliminare. Ma per la Rosi è difficile non lasciarsi andare a uno sfogo. Il 12 aprile 2012 la sindacalista padana, già astro fisso del cerchio magico bossiano, venne giustiziata senza processo dal triumvirato Maroni-Calderoli-Giorgetti, chiamati a salvare le sorti del Carroccio sotto la tempesta dell'inchiesta sui fondi neri e sulle spese pazze di «The Family», il clan Bossi. La cacciarono dal partito e le ordinarono di dimettersi dalla vicepresidenza del Senato. «Io per tutta la mia vita avevo obbedito. Ma di fronte a quell'ingiustizia mi ribellai, perché sapevo di non avere fatto niente. Dissi che mi stavano facendo una schifezza. E risposi che non mi sarei dimessa».
Le contestavano le accuse lanciate contro di lei da Francesco Belsito, il cassiere della Lega. Un assegno da 6.600 euro intestato «Rosi». Un altro assegno da sedicimila euro. E poi l'accusa più devastante, quella che portò i giornali a frugare fin dentro la sua camera da letto: 77mila euro per comprare in Albania la laurea a Pier Moscagiuro, l'ex poliziotto divenuto il suo compagno. Lei, quando è stata interrogata, ha detto che gli unici soldi visti davvero sono stati i 16mila euro: il valore della sua auto, venduta alla Lega «a me non serviva più, perché mi portava sempre in giro l'auto del Senato». Degli altri soldi, dice di non sapere assolutamente niente. Ora la stessa Procura le riconosce che non c'è uno straccio di prova. E che «non è irragionevole ritenere che Belsito abbia utilizzato la Mauro e Moscagiuro come pretesti per prelevare denaro per se stesso».
A Porta a Porta, mentre il suo mondo le crollava addosso, non resse e scoppiò a piangere. Intanto partiva il linciaggio sui siti dei leghisti duri e puri, che in qualche modo dovevano nascondere e spiegare a se stessi le barbonate del padre fondatore, le scoperte strabilianti sulle spese di Umberto Bossi e dei suoi eredi: i vestiti, la benzina, il dentista, gli alimenti per le ex mogli, il veterinario per il cane. Ammettere che il Senatùr si era ridotto a fare la cresta sui rimborsi era troppo difficile. Difficile ammettere che lo stato maggiore era colluso: «Tutti - ha spiegato la Mauro ai pm - sapevamo che venivano spesi dei soldi per gli studi di Renzo e Riccardo Bossi, ma si parlava di studi effettivi al Cepu, si parlava di Londra». Ma alla base che chiedeva pubblici esorcismi, qualche testa andava data in pasto. Toccò a lei. «Eppure sarebbe bastato poco per capire che la storia non stava in piedi, chi ha mai pagato 77mila euro per una laurea in Albania? Ne bastano due o tremila. E poi Moscagiuro non è neanche diplomato».
Oggi, dice Rosi Mauro, «non appartengo più a quel mondo». Lo dice senza apparente malinconia, anche se dietro ci sono vent'anni di vita, l'impiegata venuta dalla Puglia che incrocia il verbo visionario di Bossi negli anni in cui alle strologanti conferenze stampa dell'odontotecnico di Cassano Magnago si presentavano pochi e diffidenti cronisti, e il nemico non erano i negri ma i terroni come lei; eppure qualcosa scattò. Di quei tempi gloriosi di attacchinaggi e pizzerie, oggi a Rosangela detta Rosi restano le due paginette scarse di una richiesta di archiviazione.

giovedì 26 giugno 2014

O che gioia, o che Sollazzo!



Boris Sollazzo per ‘Giornalettismo’

Boris SollazzoBORIS SOLLAZZO
Caro Mario ti scrivo, così mi distraggo un po’. Mi distraggo da un calcio che ha visto morire un ragazzo, la cui unica colpa è aver risposto a urla d’aiuto, il cui unico errore è stato andare a vedere la sua squadra del cuore giocare la finale di Coppa Italia in un’altra città. Mi distraggo da un’eliminazione al Mondiale che in giornate dolorose come questa sembra solo una rumorosa stupidaggine.

balotelli biondoBALOTELLI BIONDO
Ti scrivo perché ti ho sempre difeso. Perché sono convinto che viviamo in un paese razzista e provinciale, perché crescere tra prese in giro, prima, e buuu razzisti poi, non deve essere stato facile. Te lo dice uno, napoletano, che quando va allo stadio e si sollevano quelli che altri chiamano “sfottò” o peggio “discriminazione territoriale” (che fa tanto operatore ecologico per spazzino: chiamiamolo odio ottuso e violento, perché questo è), sente i propri occhi inumidirsi e in gola la voglia di urlare, rabbioso. Perché l’Italia odia gli anticonformisti, chi esce fuori dalla massa e dal pensiero comune, chi finisce sulla copertina del Time. Siamo un popolo di invidiosi e rancorosi, meschini che amano odiare i vincenti.
 
Conosco pochi navigatori e ancora meno santi, ma tanti che ributterebbero a mare chi ha un colore della pelle diverso dal loro.
Però, caro Mario, se mi parli di fratelli “negri”, di superiorità, allora sei come loro. Allora mi diventi razzista, rispondi all’odio con il disprezzo. E mi fai fare pensieri molto cattivi.
Uno di questi è: come andrebbero le cose se Mario Balotelli fosse bianco?
prandelli balotelli caporettoPRANDELLI BALOTELLI CAPORETTO

Verrebbe preso in giro per la sua indolenza e le sue prestazioni imbarazzanti. E sarebbero in pochi a difenderlo: un presidente innamorato, magari, o tifosi ostinati.
Ricordate Alvaro Recoba?
Lo chiamerebbero con nomignoli che poco hanno di epico, ne radiograferebbero ogni movimento, anche labiale, infine si attaccherebbero alle sue origini per scherzarlo.
Non ci credete? Beh, pensate ai romani Francesco Totti e Daniele De Rossi.

verratti e balotelliVERRATTI E BALOTELLI
Non gli si perdonerebbe nulla, altro che le quaranta prove d’appello concesse negli ultimi sei anni da Mourinho Mancini Allegri Seedorf Prandelli. Ricordate il Gianfranco Zola ingiustamente espulso contro la Nigeria? Non si appellò ai suoi fratelli sardi che io ricordi. E fu oggetto di una clamorosa ingiustizia.
E ancora Beppe Signori, che rifiutò il ruolo di terzino in una finale. Criticatissimi, entrambi. Esageratamente, aggiungo.

O forse se Balotelli fosse stato bianco non lo avrebbero convocato. Proprio per le intemperanze caratteriali. O anche solo perché non veniva sopportato dal resto dello spogliatoio. O infine perché sembra un campione, ma non lo è. Devo davvero citare Antonio Cassano in passato o Mattia Destro, estromesso perché, pare, troppo introverso? O quel Roberto Mancini che potrebbe riallenarlo in azzurro? O Mauro Icardi, che non sarebbe convocato neanche in un’Argentina con un attacco meno atomico?

per balotelli niente bacio solo piantoPER BALOTELLI NIENTE BACIO SOLO PIANTO
Qui a Balotelli lo psicanalizzano, lo difendono, lo capiscono. Sbaglia il pallonetto con la Costa Rica, ma è colpa dell’Italia cattiva se succede. O dei compagni che senza nominarlo lo accusano. Eppure ci sono ancora Baggio, Donadoni, Di Biagio o Zola additati per un rigore sbagliato. E non lo fecero certo contro dei volenterosi centramericani. Non avevano tre punti in classifica e tutto il mondiale ancora davanti.

E così via.

balotelli con le valigeBALOTELLI CON LE VALIGE
Sai che c’è SuperMario? Che se pensi ad Asamoah Gyan del Ghana, che sbagliò malamente un rigore decisivo per la sua nazionale e fu convinto a restare in nazionale a furor di popolo, devo confessarti che ad accomunarvi, ora, sono solo le origini e il colore della pelle. Lui ha sempre sudato per quella maglia, tanto che il suo allenatore dice di lui “può giocare ovunque, tranne che come palo”. Perché non riesce a stare fermo, tanto è l’impegno che mette in un match, tanto è abituato a occuparsi dei compagni in difficoltà. Tu non torni mai. Tu te la prendi con i compagni che non ti servono, ma non vai a cercarti la palla. Tu getti le maglie a terra, protesti, ti fai ammonire, bofonchi nello spogliatoio, twitti ed esponi magliette vittimiste nelle tue rare esultanze.
 
Tu, ora come ora, in campo dai così poco da fare che potresti giocare solo come palo.
Non Balo, attenzione, palo.
balotelli in italia uruguay 1BALOTELLI IN ITALIA URUGUAY 1
No, Mario, non è razzismo. E proprio perché secondo me sei italiano, come direbbe Toto Cotugno, un italiano vero, come chiunque altro, io ti (mal)tratto. Proprio come farei con tutti gli altri. E tu non nasconderti dietro un colore. Dietro quel razzismo che hai sempre combattuto.

Non fidarti di chi ti ha difeso per furbizia, calcolo o visione perversa del politicamente corretto. Sono gli stessi maschilisti che dicono che “le donne sono superiori”, gli stessi razzisti che inneggiano alla superiorità fisica “di chi è di colore”, gli stessi omofobi “che hanno tanti amici gay”. Sono coloro che inneggiano alla tolleranza. Di chi? Di cosa? Noi dobbiamo convivere da pari, non tollerarci.

Fidati di chi se la prende con te. Perché io ho adorato Recoba – pur non tifando Inter – e nella nazionale di Vicini tenevo per Mancini. Ma me la sono presa con loro quando hanno esagerato e non hanno saputo essere degni delle maglie che indossavano.

balotelli in italia uruguay 3 3BALOTELLI IN ITALIA URUGUAY 3 3
Mio caro Mario, la verità è che per ora non vali Edmundo. Che mi era simpatico da matti, ma che ha rovinato qualsiasi squadra in cui abbia giocato. Senza, però, nascondersi dietro fratelli bianchi, neri o mulatti. Lui voleva solo il carnevale di Rio. Come tu vuoi goderti la tua ricca gioventù. Lo ha fatto anche la Sharapova nel tennis e non ha invocato le sue sorelle bionde. O russe. Quando ha deciso di vivere alla grande e vendere la sua immagine, lo ha fatto. Quando ha deciso di vincere, pure.

giovedì 19 giugno 2014

MessicoenuvolUE

Da Sarajevo, messaggio per gli euroscettici; e, p.c., per il sottosegretario alle politiche comunitarie.
Per coordinare il team di esperti internazionali e valutare i danni dell' alluvione in Bosnia (2,7 miliardi di Euro, che la Bosnia non ha e che il 24 giugno Bruxelles cerchera' di reperire con una "donors conference" di solidarieta'), il 26 maggio la UE ha nominato e inviato a Sarajevo un consulente, che viene dal Messico (!). A Sarajevo corre voce che la UE lo paghi con uno stipendio (solidale) di 2500 Euro al giorno.
Distimicamente MessicoenuvolUE ExInFeltrito

Vittorio: siamo in due a sparare!


"Quando vedo qui nanetti in tv mi viene voglia di sparare". Vittorio Feltri è scatenato. In un intervento a Telebari, il fondatore di Libero parla della tv e mette nel mirino i programmi canori in cui si esibiscono i bambini. La trasmissione più odiata di Feltri è "Ti lascio una canzone" condotta da Antonella Clerici. "Ogni volta che accendo la tv o vedo Papa Francesco o vedo i cuochi, o vedo Renzi o quei nanetti orrendi, quei bambini che cantano che sono diretti dalla signora Clerici. Trovo tutto abbastanza stucchevole, nulla di personale, non ce l’ho con le persone, però insomma se la televisione ci deve ammorbare con le stesse facce che dicono sempre le stesse cose. E’ vero che la banalità richiede coraggio ma a forza di banalità si sbadiglia". Poi Feltri rincara la dose: "Penso che i bambini dello Zecchino d’Oro intenerissero, questi che scimmiottano gli adulti rompono i coglioni, già ce li rompono abbastanza quelli veri. Ci mancano solo quelli finti piccoli miniaturizzati, io non li reggo, mi viene voglia di sparare". Infine Feltri fa un paragone tra i bambini e i cani: "Come diceva un sincero democratico, mi viene voglia di mettere la mano alla fondina. Siamo alla finzione esasperata, questo un po’ infastidisce, già i bambini rompono le scatole, parliamoci chiaro. I bambini e i cani annoiano dopo un po’, se poi cantano anche, preferisco quelli che abbaiano". Ora si attende la risposta della Clerici...

mercoledì 18 giugno 2014

Le frecce spuntate di Freccero


Lettera 11
Dago, oggi hai scritto che Freccero ha scoperto Dagospia. Be', a lui un "ben arrivato" e a tutti quelli che reverenzialmente pendono dalle sue iconiche labbra un invito a ridimensionarlo un pochino.
Distimicamente Massbanalmediolgo ExInFeltrito

giovedì 12 giugno 2014

Un Montenegro?



Lettera 9
Dago, ieri hai ripreso una presunta classifica sui dieci luoghi più belli da esplorare nel mondo; bè, in Namibia, che è al primo posto, ok: andarci di corsa. In quanto al Montenegro, che mettono al secondo posto, ma per favore, non scherziamo!
Distimicamente Viaggiatore ExInFeltrito

lunedì 9 giugno 2014

Balle e ballottaggi



Egr. Direttore,
certo che la capacità di molti giornali di distorcere la realtà è sorprendente - e premetto che sono un elettore di centrodestra, e scrivere ciò mi pesa molto - ma, dopo i corposi e pensosi titoli sugli esiti dei ballottaggi vorrei far notare che i numeri della "sconfitta" di Renzi sono i seguenti :
Capoluoghi al ballottaggio 16
Capoluoghi al PD 10
Capoluoghi a FI 3
Capoluoghi a M5S 1
Capoluoghi alla LEGA 1
Capoluoghi ad altri 1
Se la sconfitta è conquistare i due terzi dei capoluoghi dove si è votato, mi auguro che prossima volta il mio schieramento perda sonoramente (vorrà dire che avrà fatto il 100% di preferenze).
con cordialità, Alessandro V.

giovedì 5 giugno 2014

Mestieri belli e mestieri antichi



Lettera 11
Se davvero i fatti sono come ci viene detto, o sono così coglioni da pensare che, pur in una situazione che già sapevano sotto indagine, non sarebbero stati scoperti, oppure quelli che fanno "il mestiere più bello del mondo" sanno che anche se scoperti ci rimettono poco. In ogni caso, a quei "figli di quelle che fanno il mestiere più antico del mondo" bisogna che la Legge si decida, una volta per tutte, a dare pene più certe e più dure. A quando un bel "41-bis" per i corrotti?

Vittorio Setiprendotifaccioilculopiùgrandedelmondo ExInFeltrito

sabato 31 maggio 2014

Travaglio si sta separando da Grillo?

Per Travaglio è iniziata l'operazione ravvedimento e distacco da Grillo. Si è finalmente accorto che stava montando l'ennesimo cavallo sbagliato che, come Di Pietro e Ingroia, non porta da nessuna parte. Meglio tardi che mai. Avanti ora, fans di Travaglio: seguitelo!

Grillo e Farage, programmi a confronto

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Ufficio stampa di Nigel Farage:


"La politica di libertà di voto dell'Europe of Freedom and Democracy (EFD) è rispettosa di ogni partito politico. A differenza dei Verdi e di molti altri gruppi del Parlamento europeo, il gruppo EFD permette alle delegazioni nazionali di votare come ritengono opportuno secondo la propria ideologia, preferenze politiche e di interesse nazionale. Per l'EFD , un gruppo non è un partito politico. Si tratta di una scelta strategica e pragmatica al fine di ottenere posizioni nelle commissioni del Parlamento europeo, per ottenere finanziamenti, tempo di parola in parlamento, e un segretariato esperto e professionale. Non è programmatica. Ciascuna delle parti all'interno del gruppo è libera di scegliere il proprio modello di voto, direzione ideologica ecc. Nell'ottica del gruppo EFD si tratta di un matrimonio di convenienza per il reciproco vantaggio.

Lo statuto del gruppo
Il gruppo è aperto ai deputati che credono in una Europa della Libertà e della Democrazia e che riconoscono la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani e la democrazia parlamentare.
Il Gruppo sottoscrive il seguente programma :
1 . Libertà e cooperazione tra le persone di Stati diversi
2 . Più democrazia e il rispetto della volontà popolare
3 . Rispetto per la storia d'Europa , delle tradizioni e dei valori culturali. Popoli e nazioni d'Europa hanno il diritto di proteggere i propri confini e rafforzare i propri valori storici, tradizionali, religiose e culturali. Il Gruppo rifiuta la xenofobia, l'antisemitismo e qualsiasi altra forma di discriminazione
4 . Rispetto delle differenze e degli interessi nazionali: libertà di voto
Accettando di far propri questi principi nei suoi procedimenti, il Gruppo rispetta la libertà delle sue delegazioni e deputati di votare come meglio credono.

UKIP è contro la guerra
A differenza dei leader verdi e liberali ( ALDE ), che hanno entrambi urlato per la guerra in Libia, quando Hermann Van Rompuy ha visitato il parlamento a dicembre 2012, l'UKIP ha avuto una opposizione coerente e di principio alle guerre imperialistiche straniere e contrario alla Gran Bretagna come cagnolino della politica estera aggressiva dell'UE o degli Stati Uniti. UKIP si è opposta all'intervento militare dell'UE e del Regno Unito in Iraq, Afghanistan, Libia e Siria
UKIP è un'organizzazione democratica, con delle procedure decise dai suoi membri
Nigel Farage è il leader del partito UKIP, ma non decide la politica UKIP. Questa è una questione dei membri del partito e del Consiglio Direttivo Nazionale. UKIP è un'organizzazione democratica e non una dittatura. Nessuna forma di razzismo, sessismo o xenofobia è tollerataNessuno che sia mai stato membro di un partito di estrema destra può unirsi a UKIP. Questo è scritto nella costituzione del partito.
La costituzione del partito è stata modificata in modo che i membri del partito e i deputati che infrangono la legge o mettono in imbarazzo il partito possono essere espulsi. Ex eurodeputato UKIP Nikki Sinclaire è stato espulso dal UKIP dopo essere stato sorpreso nell'appropriazione indebita di denaro da parte del Parlamento europeo. La politica UKIP sugli errori dei membri è "Una volta che si trovano fuori, si sono gettati fuori". Nigel Farage si è offerto di testimoniare in tribunale contro l'ex deputato che è stato scoperto a prendere i soldi da parte del Parlamento europeo.
E' stato affermato nel corso della riunione dell'Ufficio di presidenza del Parlamento europeo all'inizio di quest'anno che le accuse formulate contro il signor Farage dal deputato liberal democratico MacMillan Scott sono state vagliate e nulla di male è emerso nei confronti del signor Farage.
Farage ha lavorato come broker al London Metal Exchange, non è mai stato un banchiere e non ha nulla a che fare con le banche o servizi finanziari.
Vedi biografia sul sito della BBC
Farage non ha mai sostenuto offerte di libero scambio UE e ha detto pubblicamente che non sosterrà l'affare TTIP. Farage ha attaccato le grandi banche, le grandi imprese e i grandi burocrati che come lui afferma dominano l'UE .
Il 15 gennaio 2014, nel Parlamento di Strasburgo, Farage ha detto: "Siamo dominati da grandi imprese, grandi banche e sotto forma di Barroso, da grandi burocrati. E in realtà è su questo che si giocheranno queste elezioni europee: sarà una battaglia tra le democrazie nazionali contro la burocrazia europea."

UKIP si oppone alla dominazione tedesca e al controllo della Troika
Farage ha difeso il diritto dei paesi di proteggere i loro poveri dagli effetti disastrosi della UE, della Commissione Europea, FMI, BCE (la Troika). Egli si oppone al federalismo dell'UE, più correttamente chiamato centralizzazione.Farage è contro la dominazione tedesca dell'Europa attraverso il suo potere politico ed economico. Il 1 febbraio 2012 ha dichiarato a Strasburgoche:
"Cameron sostiene attivamente questo patto spregevole, questo piano per distruggere e umiliare gli Stati nazionali che non sopravvivono alla visione germanica di come le economie dovrebbero funzionare. Ora, devo dire che ho pensato che le proposte del fine settimana uscite dal del Ministero delle Finanze tedesco suggerissero che un commissario europeo e il suo staff occupassero un grande edificio ad Atene per prendere le redini del paese. Nessuno può negare oggi che la Grecia è poco più che una colonia. E questo è tutto un terribile errore enorme. La Grecia non è una società controllata. La Grecia è una nazione con un'anima, una nazione con orgoglio, con la storia. Hanno inventato la democrazia! Stanno soffrendo, hanno la disoccupazione giovanile del 50% causata dal signor Van Rompuy."
Politica energetica UKIP
UKIP si oppone alla politica energetica dell'UE perché sovvenziona turbine eoliche inefficienti e assurdamente costose. Si ritiene che la politica energetica dell'Unione europea stia spingendo al rialzo i prezzi, provocando povertà di combustibile per i poveri e guidando l'industria di Europa e verso la Cina e l'India dove la manodopera e l'energia sono a buon mercato. Ha una politica di sostegno per il carbone, il gas di scisto, l'energia nucleare e delle maree.
L'appartenenza al gruppo EFD consente al MoVimento 5 Stelle di perseguire una propria politica distinta per l'energia

UKIP sostiene la democrazia diretta e si oppone all'Euro
UKIP ha sempre difeso la democrazia locale e nazionale. E' un appassionato sostenitore dei referendum locali e nazionali. Si oppone alle imponenti leggi comunitarie e alle politiche economiche sulle popolazioni che non danno il loro consenso per tali politiche. E' fortemente contrario alla centralizzazione della UE e al controllo della Troika. Si ritiene che il progetto euro abbia generato povertà e disoccupazione per milioni di persone nel sud Europa e debba per ciò essere combattuto.
Nigel Farage a Strasburgo il 15 febbraio 2012 disse: "Beh Commissario, hai scelto l'uomo giusto. Puppet Papademos è al suo posto ad Atene. Ha detto: "La violenza e la distruzione non hanno posto in un paese democratico" Quale paese democratico? Non è neanche un primo ministro democraticamente eletto. E 'stato nominato da voi. La Grecia non è gestita attraverso la democrazia, è gestita da una Troika. Tre funzionari stranieri che volano in aeroporto di Atene e raccontano ai Greci quello che possono e non possono fare. La violenza e la distruzione che si è vista è causata proprio perché le persone sono state espropriate dei diritti democratici. Che altro si può fare? E devo dire: se fossi un cittadino greco sarei stato là fuori durante le proteste! Sarei là fuori cercando di abbattere questa mostruosità."
Ufficio stampa di Nigel Farage

Grillo-Farage: la scatoletta di tonno è nella testa di Beppe


Grillo-Farage: la scatoletta di tonno è nella testa di Beppe

Così no. Così non si fa. Non si elude scientificamente la domanda ‘ma siete di destra o di sinistra’ durante tutta una campagna elettorale, e non solo, con l’esplicita finalità di non restringere il bacino elettorale in cui attingere voti, per poi, con le urne ancora calde, prendere il primo volo alla volta di Bruxelles e andare ad ipotizzare accordi con Nigel Farage. Quel Farage? Quello dell’Ukip (United Kingdom Indipendence Party), il partito populista di destra nato da una compagine secessionista del Partito Conservatore britannico? Quello che ha costruito gran parte del suo consenso in patria facendo leva sull’idea che sia stata l’immigrazione a togliere il lavoro ai cittadini del Regno Unito? Quello xenofobo, omofobo e sostenitore dell’inferiorità femminile? Quello, proprio quello.
Non si fa. Non si gioca sull’ambiguità post-ideologica che destra e sinistra non esistono più (per la cronaca destra e sinistra sono due categorie del pensiero ed esisteranno sempre) per sfuggire alle etichette che circoscriverebbero il consenso trasversale, facendo scudo alla vaghezza con concetti onnicomprensivi come l’onestà e la difesa della sovranità popolare, per poi andare a sondare le convergenze con un personaggio che sull’estremismo destrorso ha fondato la propria fortuna.
Non si conclude la campagna elettorale invitando una gremita piazza San Giovanni a inneggiare a Berlinguer, ammiccando platealmente ad un elettorato di sinistra, orfano di rappresentanza, deluso dalle contaminazioni continue e dall’abulia identitaria del Partito Democratico, per poi fargli un cappottone come la scampagnata con Farage.  
I tratti approssimativi con cui il Movimento ha tratteggiato i confini della propria sagoma, la nebulosità post-ideologica con la quale ha creduto di cavalcare il terzo millennio rischia di rivelarsi il tallone d’Achille di un gruppo politico che punta al rinnovamento totale del paese attraverso una trasparenza adamantina.
Che il fine non giustificasse i mezzi è stato il cavallo di battaglia con cui Grillo ha spiegato il gran rifiuto dei Cinque Stelle a qualunque accordo con la compromessa fauna politica italiana, a partire dai giaguari bersaniani in avanti. Stupisce dunque che il mezzo diventi giustificabile ora che ad incarnarlo è il ghigno mefistofelico di Nigel Farage, che non vorrebbe dei rumeni come vicini di casa, parole sue. E stupisce altresì che questa nuova morbidezza nella ricerca di punti d’incontro con altri soggetti politici faccia la sua comparsa post delusione elettorale, quando la paura di non aver alcun peso politico in Europa (dove in assenza di un gruppo parlamentare composto da almeno 25 deputati e da non meno di 7 paesi si finisce per contare poco e nulla) improvvisamente ha la megliosull’integrità umana e politica.
L’elettorato di sinistra che ha sperato di trovare in Grillo una possibile alternativa, una linfa nuova con cui corroborare la decadenza della struttura partitica istituzionale, questa mossa non la perdonerà. Perché essere incensurati, onesti, vigorosi, volere la legge anti-corruzione, la legge sul conflitto d’interessi, il reddito di cittadinanza, essere un’opposizione viva e propositiva è tutto molto importante, ma da che parte vira il timone è una faccenda troppo seria per non essere considerata.
Non basta nutrirsi della storia di un uomo come Dario Fo per profumare l’aria di sinistra. Al momento l’unica scatoletta di tonno che sembra essersi aperta è la testa di Grillo.
Veronica Gentili Blog