DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)
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martedì 5 maggio 2020

Non toccate la Botteri!



Lettera 21
Dagosapiens, tutto ‘sto casino perché la Botteri si è sentita presa un po’ in giro? Body-shaming? Ma dài: prendiamo in giro il Papa, il Presidente, la Merkel, la Lagarde, la Von der Leyen, ecc.  ma la Botteri non si può? Le hanno scompigliato i capelli e sciupato un po’ il golfino e lei se la prende per questo?  Se davvero per il suo lavoro (stare a New York o a Pechino davanti a un computer a cercar notizie) Mamma Rai la paga 200.000 euro più benefits, bè, potrebbe anche passar sopra a frizzi e lazzi. Nella sua Trieste si direbbe: “Lassa star, baba!  No sta farghe la punta ai stronzi!” (Lascia perdere! Non stare lì a cavillare!).
Vittorio Bodyscemi ExInFeltrito





domenica 11 gennaio 2015

Il delirio di Travaglio

Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano

Daniele luttazziDANIELE LUTTAZZI
Commovente questa appassionata difesa della libertà assoluta di satira da parte dei peggiori censori italioti. Gente che per vent’anni ha leccato politici e potenti di ogni colore, praticato e giustificato censure, chiesto e ottenuto la cancellazione di programmi in tv fino alla totale abolizione della satira dalla Rai,

si lancia ora come scudo umano a protezione dei corpi ormai esanimi dei giornalisti e vignettisti di Charlie Hebdo, quindi a costo e rischio zero, difendendo il diritto-dovere della satira di attaccare chiunque, senza limiti di tono né di buon gusto, foss’anche una divinità o un’intera religione, in qualunque parte del mondo. Purché, of course, non in Italia. Il loro motto è: scherza coi fanti e pure coi santi, ma lascia stare i politici italiani.
Daniele luttazziDANIELE LUTTAZZI

La storia di Daniele Luttazzi, ostracizzato da tutte le tv da 13 anni, parla da sé. Nel 2001 finisce nel mirino del Cda Rai perché, nel suo Satyricon su Rai2 diretta da Carlo Freccero, ha osato annusare gli slip rossi di Anna Falchi e mangiare una finta cacca di cioccolata in polemica con il consigliere Alberto Contri, che l’ha accusato di coprofagia; poi s’è azzardato a intervistare Pannella e Flores d’Arcais, che hanno criticato il Vaticano. Ma il suo peccato mortale è invitare il sottoscritto, il 14 marzo, 40 giorni prima delle elezioni, a presentare L’odore dei soldi, un libro scritto con Elio Veltri sui rapporti di B. (e Dell’Utri) con la mafia e le misteriose origini delle sue fortune.
SABINA GUZZANTISABINA GUZZANTI

Tema largamente disertato dalla cosiddetta informazione. Da quella notte succede di tutto. Mario Landolfi (An), presidente della Vigilanza, spara: “Il programma di Luttazzi va chiuso, Freccero dev’essere allontanato, Zaccaria e tutto il vertice Rai devono dimettersi”. Paolo Romani (FI): “Attacco proditorio, vergognoso, senza precedenti contro il presidente Berlusconi sul servizio pubblico. Chiediamo una riunione immediata della Vigilanza per chiedere le dimissioni del vertice Rai e dei suoi direttori”.

Marco TravaglioMARCO TRAVAGLIO
B. scende da Arcore a Roma, parla con Bossi (“è più indignato di me”), poi riunisce a pranzo il consiglio di guerra: Casini, Letta, Bonaiuti, Buttiglione, Pisanu, La Loggia, Scajola e Tremonti. Passa la proposta Casini: la Casa delle Libertà (si chiama così) diserterà tutti i programmi Rai. Due giorni, non di più. Cossiga parla di “crimine politico alla Rai”. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Mario Petrina, duetta con Emilio Fede al Tg4 e si scaglia contro Luttazzi e il sottoscritto: denuncia il primo per “esercizio abusivo della professione giornalistica” e invoca per il secondo un procedimento disciplinare per lesa “deontologia”.

Anche da sinistra si spara a zero. Ecco il verde Marco Boato: “Quel che è accaduto a Satyricon è inaccettabile, tanto più grave in quanto avvenuto a Camere sciolte. In una democrazia non si fanno processi sommari per via mediatica. Non è satira, ma una scorretta operazione televisiva”.
giuliano ferrara a spasso con i cani foto colantoni gmtGIULIANO FERRARA A SPASSO CON I CANI FOTO COLANTONI GMT

E Francesco Rutelli, candidato premier: la reazione della Cdl contro Satyricon “è stata legittima rispetto all’uso di una trasmissione per fare propaganda politica, ma c’è il diritto di replica”. D’Alema afferma: “Satyricon è un boomerang per la sinistra”. Fede invece osserva: “Satyricon è un boomerang per la sinistra”. E Dell’Utri, più sobrio: “Luttazzi è un cretino”.

Il Foglio di Giuliano Ferrara e il Giornale si associano alla richiesta di cacciare Luttazzi e il vertice Rai che non l’ha zittito in tempo. Sul Corriere, Paolo Franchi sostiene che la sua “non è satira”. Oltre a quelle pubbliche – e alla raffica di cause civili miliardarie firmate da B., Dell’Utri, Tremonti, Fininvest, Mediaset e Forza Italia contro di lui, contro Freccero e contro gli autori ed editori de L’odore dei soldi – Luttazzi riceve anche minacce private: lettere anonime, dossier sulla sua vita privata, telefonate mute, strane intrusioni in casa sua.
dell utri in bellusconeDELL UTRI IN BELLUSCONE

Anche perché Il Giornale di Belpietro ha pensato bene di pubblicare la sua dichiarazione dei redditi, col suo indirizzo ben visibile. E, nell’indifferenza generale, è costretto a girare sotto scorta per mesi, con le auto della polizia che circondano i teatri durante i suoi spettacoli.

Almeno quei pochi teatri che non gli negano il palco per motivi di opportunità politica. Satyricon intanto viene chiuso, prim’ancora dell’editto bulgaro di B. (18 aprile 2002) contro Biagi, Santoro e Luttazzi. Non riaprirà mai più.
Carlo FrecceroCARLO FRECCERO
   
Il 16 novembre 2003 va in onda – tra mille difficoltà – la prima puntata di RaiOt di Sabina Guzzanti, dedicata alle tv di B. e alla legge Gasparri allora in discussione. Un trionfo: 18,37% di share, con punte del 26. Record della serata tv, record storico di Rai3. Infatti il programma viene subito sospeso e poi chiuso dal vertice Rai (presidente Lucia Annunziata, dg Flavio Cattaneo, direttore di rete Paolo Ruffini, Cda con noti intellettuali liberali come Alberoni, Petroni, Rumi, Veneziani). I grandi giornali giustificano l’epurazione.

Sebastiano Messina, su Repubblica, insinua una manovra studiata a tavolino dalla Guzzanti per passare da martire: “Un concitato gioco delle parti nel quale il fantasma della censura berlusconiana – dunque dell’intolleranza del potere – è riuscito a far litigare furiosamente il direttore di Rai3 e la più brava imitatrice di Berlusconi e D’Alema... Questa surreale commedia dell’assurdo è cominciata quando Ruffini... ha chiesto agli autori di RaiOt di rinviare di una settimana l’esordio per ‘un problema di opportunità’, alla vigilia dei funerali per i caduti di Nassiriya...

shadya avec lex premier ministre italien dalemaSHADYA AVEC LEX PREMIER MINISTRE ITALIEN DALEMA
Ma sollevava anche – senza ipocrisia – la questione della compatibilità di ‘alcuni momenti del programma’ con la ‘sobrietà’ di Rai3... Gli autori e la protagonista hanno ceduto precipitosamente alla tentazione di dimostrare al mondo (con un intempestivo pathos rivoluzionario) che la realtà si adeguava alla satira, e il Berlusconi in carne e ossa faceva esattamente quello che loro gli facevano dire nella parodia televisiva, censurando proprio la sfida alla censura”.

Sabina Guzzanti Draquila BerlusconiSABINA GUZZANTI DRAQUILA BERLUSCONI
Il pretesto usato dalla Rai per la serrata, oltre alla mancanza di “sobrietà”, è che Mediaset (teoricamente la concorrenza) ha denunciato il programma per 20 milioni. I giornali se la bevono e rincarano la dose, portando altra acqua al mulino della censura. Giordano Bruno Guerri osserva sul Giornale che RaiOt “non fa ridere”, “dice un sacco di sciocchezze preconcette” e soprattutto si permette di “prendersela con Lucia Annunziata solo perché è presidente della Rai e brava e donna... I sabiniguzzanti piangono sempre che non c’è libertà di dire e sono sempre lì a dire quello che vogliono ovunque, anche sui muri: naturalmente tra i collaboratori dietro le quinte ci sono Curzio Maltese e Marco Travaglio, ormai Bibì e Bibò”. Il Foglio deride la Guzzanti che “grida al regime, ciancia di censura e va in onda” (sic).

sabina guzzanti nei panni di silvio berlusconiSABINA GUZZANTI NEI PANNI DI SILVIO BERLUSCONI
Esprime “solidarietà a Ruffini”. Andrea Marcenaro trova che l’“arricciare il naso” di Sabina è tipico dei cocainomani. Per Giuliano Ferrara la Guzzanti “dovrebbe stare zitta” perché “ha qualcosa di teppistico e crassamente ignorante”. E la censura se l’è cercata lei “apposta per gridare al regime”, “rompendo ogni regola, come fecero Santoro e Biagi”.

Poi, bontà sua, riconosce che la proposta del vertice Rai “di produrre cinque puntate, farle vedere ai signori amministratori editori, e poi e solo poi mandarle in onda, visto sottoscritto e autorizzato, non è bella, tutt’altro”. E così viene scavalcato in intolleranza dal direttore del Riformista, Antonio Polito: “Se si esclude l’ipotesi che la Rai sia Hyde Park Corner, bisogna concludere che ieri il Cda della Rai si è comportato come il Cda di un’azienda...
SATYRICON RAI LUTTAZZI TRAVAGLIOSATYRICON RAI LUTTAZZI TRAVAGLIO

Leggiamo vibrate proteste per attentati alla libertà di satira, di attacchi alla democrazia, di dissenso imbavagliato... Non c’è né censura né punizione, né per il direttore di rete, che pure aveva seri dubbi sull’opportunità di mandare in onda RaiOt, né per la Guzzanti. In questo ha ragione la Annunziata... E ora? Spetta alla Guzzanti. Ci sono ampi margini per far ridere irridendo i potenti senza indulgere all’invettiva e senza offendere mezzo mondo, ebrei compresi. Li sfruttino da bravi professionisti ben pagati, nei limiti della deontologia, cui forse la satira non è tenuta ad attenersi, ma il servizio pubblico radiotelevisivo sì”. Il solito Messina, su Repubblica, parla di “brutto programma” che “non funziona”, non è “satira, ma comizio”.
 Stavolta gli attacchi alla satira da sinistra superano addirittura quelli da destra: chi chiede alla Guzzanti di registrare le altre puntate e sottoporle all’imprimatur del Cda e della Vigilanza (la satira “col permesso de li superiori”), chi invoca “moderazione”, chi “contraddittorio”, chi “par condicio”. La satira col bilancino.
Nel novembre 2008 Luttazzi torna in tv dopo sette anni su La7 con Decameron. Che però viene chiuso dalla rete l’8 dicembre, dopo la quinta puntata. Il pretesto è una visione surreal-pornografica di Luttazzi, che descrive Giuliano Ferrara in una vasca da bagno piena di escrementi con B., Previti e la Santanchè in completo sadomaso armata di frustino.
Ma il vero movente è che sta per andare in onda la sesta puntata sul Papa, il Vaticano e i preti pedofili. I soliti giornaloni scrivono che non è censura: è Luttazzi che è volgare e blasfemo. Ecco: la satira, con buona pace di Aristofane, Ruzante e Rabelais, dev’essere pia, ossequiente e rispettosa del bon ton. Almeno in Italia.


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Filippo Facci contro Travaglio e Luttazzi: che c'entra l'editto islamico con quello bulgaro?

Bene, ora spiegaci che c’entra l’editto islamico con l’editto bulgaro, spiegaci che cosa c’entra - caro Marco-senza-vergogna-Travaglio - la vostra industrietta macinasoldi con la satira vera, quella degli ammazzati di Parigi che graffiavano nella carne viva del pianeta: la religione, l’islam, l’ebraismo, l’Occidente, la crisi. Spiegaci che cosa cazzo c’entra (scusa la parola cazzo, ma fa sempre satira) con le vostre cazzate dove il rischio massimo era una reprimenda di Sandro Bondi; che cosa c’entra cioè il martirio vero (inteso come pericolo di vita) con il martirio finto (inteso come requisito di carriera).
La rivista Charlie Hebdo rischiava la pelle ogni giorno senza guadagnarci granché, si faceva il mazzo per sopravvivere sul mercato: non pretendeva d’essere inserita d’ufficio nella tv di Stato con programmi scadenti, roba che poi moriva da sola anche nella tv privata (come a La7) perché semplicemente non faceva ascolti: vero Luttazzi?, vero Guzzanti?, vero Dandini?, eccetera. Le vignette danesi riprese dai francesi giocavano in un altro campionato, non erano le mutande di Anna Falchi o le cacche di Daniele Luttazzi o il Papa sodomizzato all’Inferno che tanto piaceva a Sabina Guzzanti, non erano le barzellette sporche per le quali voi presunti satiri scomodavate Senofonte e l’articolo 21 della Costituzione, ergendovi a oppressi. Gli ammazzati di Hebdo non facevano comizi a manifestazioni di capi-partito come Grillo o Di Pietro, non andavano in vacanza con fonti univoche e poi politiche come Ingroia, non facevano spettacolini teatrali e libri e dvd e pseudo-lezioni universitarie e monologhi in prima serata da Santoro: facevano satira per davvero e li ricorderemo come esempio coraggioso di libertà di opinione, non li ricorderemo per “l’odore dei soldi” di cui non è rimasto nulla se non i soldi (tuoi) e l’odore (vostro).
Gli ammazzati di Hebdo non pretendevano immunità giudiziarie e civili per autoproclamazione, non pretendevano di poter dire tutto quello che volevano su chi volevano e come volevano: senza mai pagarne un prezzo, perché “la satira non si processa”. Non evocavano di continuo il regime e la censura, non pretendevano di essere intoccabili persino da una magistratura peraltro acclamata, insomma: non avevano bisogno di pararsi il sedere col diritto di satira ogni volta che gli scappava una cazzata. Perché loro, la satira, non la facevano su Ruby e sulla Carfagna, non la facevano dicendo nano e ciccione o piegandosi su cartacce giudiziarie d’accatto: loro la facevano sulle libertà individuali e collettive sin dagli anni Sessanta, mica su Berlusconi per vent’anni di fila. E ora tu, macchietta rinsecchita e senza sorriso, a sangue caldo torni a romperci le palle coi tuoi ciclostile sul regime, e a pagina 22 del Fatto Quotidiano ospiti pure l’equilibrato Luttazzi che si paragona ai francesi e scrive testualmente che «non c’è bisogno di trasferirsi nei Paesi arabi per trovare resistenze alla satira sulla religione», rivelandoci di aver ricevuto minacce di morte e d’esser stato costretto a mesi sotto scorta.
Ma certo, è un paragone calzante, dietro casa di Luttazzi erano pronti Ferrara e la Santanché coi kalashnikov, c’era anche un piano per prendere ostaggi nel fortino clandestino della Raidue targata Freccero. O forse no, Travaglio e Luttazzi non dicevano sul serio. Forse era satira anche quella, dev’essere così. Comunque occhio: i tre terroristi francesi li hanno seccati, Ferrara e la Santanchè e Berlusconi sono ancora in giro.
di Filippo Facci

mercoledì 7 maggio 2014

Ride ben chi ride ultras


Lettera 10
Cercava notorietà e importanza quell'energumeno dello stadio. Ora sarà felice di aver raggiunto l'obiettivo. Forse sarebbe il caso di riportarlo all'anonimità del suo nome, Gennaro De Tommaso, evitando di citarlo con quel bestiale soprannome di cui è tanto orgoglioso e sul quale i media si sono avventati avidamente. Anche Crozza ci ha fatto sù il suo spettacolino, con grandi risate di Floris e del suo studio. 
Crozza, Floris: non avete pensato, che a casa sua anche il De Tommaso, la sua famiglia, il suo clan, fieri della popolarità che veniva loro regalata, si facevano delle gran risate, alle spalle dell'Italia intera? A quei personaggi dobbiamo proprio fare anche questo regalo? Possibile che, in nome della satira (o dell'audience?) dai media, dai giornalisti (Travaglio docet) tutto debba essere ridotto alla risata? 
Vittorio Risusabundatinorestultorum ExInfeltrito

mercoledì 13 febbraio 2013

Festival delle miserie. Ovvero: Spettacolo Italia.



Lettera 17

A Sanremo Crozza, come altri guitti prima di lui, ha voluto lanciare il suo guanto di sfida alla pavida Rai: "Vi faccio vedere io...". E anche lui ha dimostrato che non ci vuole poi molto a profanare il sacro palco dell'Ariston: al massimo si viene fischiati. Quel che è grave è che non abbia ancora capito che dando addosso ossessivamente a Berlusconi ottiene l'effetto contrario: porta più gente dalla parte della "vittima". 
Crozza sta imperversando; una sovraesposizione che forse non fa bene nemmeno a lui. La satira politica sta imperversando, sparando a zero di qua e di là; sembra che i nostri comici sappiano far ridere soltanto con la politica (e con qualche "cazzo" e "culo" messi qua e là). Non sorprendiamoci se imperversa il qualunquismo, soprattutto tra i giovani, grandi fruitori di ciò che in tv fa ridere e che poi viene rilanciato nel web. E non sorprendiamoci se a tutti noi la politica viene fuori dagli occhi; è diventata spettacolo; i talk-show sono i nuovi "Gran Varietà", Studio Uno", "Canzonissima", "Carramba". Ogni sera, ogni sera, in ogni rete, ore e ore di chiacchiere politiche con i vari siparietti ridanciani; l'Italia affonda ma il conduttore fa le domande ridendo, il politico cerca di ridere anche lui, il pubblico ride e applaude e avanti così. Arriva Sanremo e siamo all'apoteosi: becchi e bastonati, spariamo giulivi in eurovisione le nostre canzonette e le nostre miserie politiche. Non se ne può più. Un'overdose. Siamo strafatti.
Vittorio Incrozzato InFeltrito




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2. COME I FAZISTI HANNO DISTRUTTO SANSCEMO
Riccardo Bocca per L'Espresso.it
L'incidente non è stato un incidente ma una catastrofe di dimensione epica, per ciò che resta del tenero Crozza. All'improvviso, mentre sul palco stava strafottendo il solito nonno Silvio, qualcuno della sala l'ha contestato un po', gettando insulti per aria che sono entrati dentro i microfoni. «Vai a casa!!!!», starnazzavano i tali, «Pirla!!!!», è parso anche di udire. Idiozie e nient'altro che idiozie, veniva subito da pensare. O al massimo un buono spunto, per un satiro come Crozza, da cui partire ripiombando all'assalto.
SANREMO MAURIZIO CROZZA CONTESTATOSANREMO MAURIZIO CROZZA CONTESTATO
Invece no, è andata diversamente. È andata che l'ottimo Crozza - l'ottimo, e a dire il vero ipernoioso ieri sera Crozza - non ha retto l'imboscata.
Anzi, come un bambino sculacciato in piazza ha iniziando a guardarsi attorno, smarrito, cercando aiuto nelle vicinanze e salivando nel forlani style. Pessima immagine, vista dal divano. Ma soprattutto sintesi del danno che Fazio e sodali stanno arrecando al Festival di Sanremo.
Non soddisfatto di aver spremuto la memoria di giganti come De Andrè o il (rim)pianto Gaber, infatti, ora il partito fazista ha snaturato il pop totem della canzone italiana, trasformandolo da luna park del grottesco in educato recinto canoro. Errore! Tragico errore! Lo sbaglio degli sbagli che però non arriva a caso, ma è frutto di una supponenza alta quanto i tacchi di madame Littizzetto, fulgido esempio di nanotecnologie sfoggiate in scena.
SANREMO MAURIZIO CROZZA CONTESTATOSANREMO MAURIZIO CROZZA CONTESTATOSANREMO MAURIZIO CROZZA CONTESTATOSANREMO MAURIZIO CROZZA CONTESTATO
Il signor Fazio, infatti, ha provato da un lato a comporre un puzzle di qualità - da Raphael Gualazzi, ieri, a Daniele Silvestri -, mortificando però poi tutto con la beatificazione del compagno Toto Cutugno e dei vodkomani del coro russo. Per non parlare -anzi: parliamone- del depresshow di Maria Nazionale, figurina cantanapule dalla cui bocca sono usciti versi (per)versi come «E mo nun me fa cchiù stu terzo gradooo...».
Un tripudio della modestia, mi conscenta, però sempre agghindato da evento semiculturale.
SANREMO PRIMA SERATA jpegSANREMO PRIMA SERATA JPEG
O meglio. Nell'insieme, il trionfo fintochic delle buone cose di pessimo gusto che avrebbero fatto la gioia di Guido Gozzano; tanto piccine e taroccate da offendere il senso stesso del Festival, quantomai vivo e appagante quando non si vergogna di quello che è: una boiata pazzesca, per citare Paolo Villaggio prima che Fazio lo tumuli in uno dei suoi speciali.
SANREMO PRIMA SERATA jpegSANREMO PRIMA SERATA JPEG
Un'occasione di divertimento metamediatico, insomma, che nulla c'entra con la retorica del Giuseppe Verdi a inizio serata, e neppure con la scontata pioggia di tette, culi eccetera che miss Luciana ha regalato al pubblico. Alla fine, a rimanere nelle orecchie e occhi dei teledelusi, è stato il suono medio di medie canzoni, e l'imbarazzo di master Crozza per una volta depotenziato: non solo dai quattro provocatori, ma dalla fragilità creativa dell'intero spettacolo.
Mai più, lo giuri, dovrà esibirsi nei salottini di Fabio Gozzano.
Sempre sperando, s'intende, di non riscrivere le stesse parole per mastro Elio e le sue Storie tese: altre lucenti stelle che potrebbero brillare nella seconda serata.
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domenica 11 marzo 2012

Satira, non offesa.

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E dunque, ditemi: se io guardassi una foto qui sopra e dicessi: "Ma guarda che faccia da culo; roba da cagarci sopra", non dico che ci guadagnerei sopra (non sono abbastanza "artista" e fortunato) ma il tizio in questione non se la potrebbe prendere con me, per la mia ...satira, vero?
Perchè, nella Giustizia bisogna avere fiducia, vero?
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