DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)
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lunedì 25 gennaio 2021

Requiem per un PCI

 


LA "CONTROBIBLIOGRAFIA" SUL CENTENARIO DEL PCI STILATA DA “PIGI” BATTISTA IRRADIA VERITA’. QUANTI NEL TEMPO PRESENTE HANNO CHIARA L’IDEA CHE “I CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ” NEL NOVECENTO SONO STATI DUE, IL COMUNISMO REALE E IL NAZISMO REALE, E CHE QUELLE DUE PAROLE VANNO PRONUNCIATE ENTRAMBE CON RIPUGNANZA E DISPREZZO?" – LA LISTA DI LIBRI"UNO PIU' BELLO DELL'ALTRO" SUL CENTENARIO DEL PCI, LE DUE MILIONI DI DONNE STUPRATE DAI SOLDATI RUSSI IN GERMANIA E LA CENSURA DE “L’EUROPEO”

Giampiero Mughini per Dagospia

 

mughiniMUGHINI

Caro Dago, oggi alla pagina 23 del “Corriere della sera” c’è un colonnino di piombo che irradia verità. E’ la “Controbibliografia sul centenario del Pci” stilata dal mio vecchio compare Pigi Battista, uno che se ne intende.

 

In quella lista c’è Solzgenitzsin, lo storico Robert Conquest, l’ex anarchico di sinistra Victor Serge, l’ex fondatore del Pci Angelo Tasca, Nina Berberova, il grande François Furet, Gide appena tornato dall’Urss dove Stalin per tenerselo buono lo aveva fatto circondare da “compagni” aitanti, il meraviglioso piccolo romanzo “La scheggia” dello scrittore russo Vladimir Zazubrin, il libro in cui Renato Mieli (padre di Paolo) racconta che cosa esattamente fece e approvò il Togliatti del 1937. E cento altri.

victor serge 1VICTOR SERGE 1

 

A proposito del centenario del Pci (episodio sul quale ovviamente non c’è più il minimo dubbio che Filippo Turati avesse ragione, e Antonio Gramsci torto marcio) è la lista di libri uno più bello dell’altro che raccontano “il secolo delle idee assassine”, ossia le due idee, “il comunismo” e “il nazismo”, da cui sono venuti i massacri più spaventosi nella storia dell’uomo. I gulag nazi e i loro 6 milioni di ebrei assassinati? Spaventoso, certo.

 

E che dire invece degli oltre 5 milioni di ucraini assassinati da Stalin nei primi anni Trenta, al tempo delle “collettivizzazioni” forzate? Lo dico in modo ancora più brutale: quanti nel tempo presente hanno chiara l’idea che “i crimini contro l’umanità” nel Novecento sono stati due, l’uno criminale esattamente quanto l’altro, il comunismo reale e il nazismo reale, e che quelle due parole vanno pronunciate entrambe con ripugnanza e disprezzo? (Due giorni fa sono stato alla Procura della Repubblica di Roma dove mi aspettava una querela che mi ha fatto un tipetto che si autodefinisce leader dei “Centri di appoggio alla Resistenza per il Comunismo”. Nel 2021.)

stalin solgenitzinSTALIN SOLGENITZIN

 

Naturalmente il 95 per cento dei libri annoverati da Pigi li ho letti. Più che letti, annotati, compulsati, amati, divorati. Ecco, qui è il punto. Quali di quei libri sono entrati non dico della top ten dei libri più venduti (una graduatoria in sé indecente), ma sono stati al centro dell’attenzione di una qualche generazione intellettuale, ad esempio la mia?

 

Mai da nessuno ho sentito pronunciare il nome di Victor Serge. Chi in Italia conosce lo storico ungherese François Fejto, quello che prendeva a schiaffi culturali il comunista Gyorgy Lukàcs e di cui ricordo nitidamente i momenti in cui lo stavo intervistando su una terrazza parigina e lui era un fiume di intelligenza?

 

gramsciGRAMSCI

Quanto al genero di Benedetto Croce, il polacco Gustav Herling, uno che nel secondo dopoguerra era fuggito dalla Polonia stalinista ed era venuto a vivere in Italia, Laterza ci provò a pubblicare un suo libro che era un capolavoro ma si accorse che non c’era pubblico per quel libro e lo lasciò marcire negli scantinati.

 

Così, esattamente così sono andate le cose sino all’altro ieri nell’editoria e nel consumo culturale degli italiani. Quando ero all’ “Europeo” scrissi una sorta di recensione a un libro che raccontava a puntino che cosa avevano fatto, in termini di stupri e di atrocità varie ai danni dei civili, i soldati russi penetrati vittoriosi in Germania. Due milioni di donne stuprate. Il caposervizio cultura dell’ “Europeo” - ho detto “L’ Europeo”, non “Rinascita” - non lo pubblicò mai. Non per eleganza ma per disprezzo intellettuale non ne farò il nome.

 

CONTROBIBLIOGRAFIA SUL CENTENARIO DEL PCI

zazubrin coverZAZUBRIN COVER

Pierluigi Battista per il Corriere della Sera

 

Nella celebrazione di storici centenari, qui si suggerisce una molto sommaria integrazione per così dire bibliografica (di una bibliografia troppo oscurata o addirittura ignorata) che potrebbe almeno in parte simboleggiare un blando antidoto a una lettura troppo autoapologetica sparsa a piene mani a cento anni da Livorno ‘21.

 

Arcipelago Gulag di Aleksandr Solgenitsin, I racconti della Kolyma di Varlam Salamov, Gulag di Anne Applebaum, Koba il terribile di Martin Amis, Il Grande Terrore di Robert Conquest, Il secolo delle idee assassine di Robert Conquest, Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt, La società aperta e i suoi nemici di Karl Raimund Popper, Prigioniera di Stalin e Hitler di Margarete Buber-Neumann, Il corsivo è mio di Nina Berberova, Ritorno dall’Urss di André Gide, Tutto scorre di Vasilij Grossman, Il passato di un’illusione di François Furet,

 

victor serge coverVICTOR SERGE COVER

L’epoca e i lupi di Nadezda Mandel’stam, tutte le opere di Osip Mandel’stam, tutte le opere di Marina Cvetaeva, tutte le opere di Anna Achmatova, tutte le opere di George Orwell, L’uomo in rivolta di Albert Camus, La mente prigioniera di Czeslaw Milosz, Un mondo a parte di Gustaw Herling, Il dottor Zivago di Boris Pasternak, Commissariato degli archivi di Alain Jaubert, Buio a mezzogiorno di Arthur Koestler, Il dio che è fallito di Koestler, Silone, Wright, Gide, Spender, Fisher, Novecento il secolo del male di Alain Besançon, I fantasmi di Mosca di Enzo Bettiza, Il regime bolscevico di Richard Pipes, Togliatti 1937 di Renato Mieli,

 

Memorie di un rivoluzionario di Victor Serge, Autobiografia 1945-1963 di Emmanuel Le Roy Ladurie, Nemici del popolo di Nicolas Werth, L’utopia al potere di Mihail Geller e Aleksandr Nekric, Stalin di Boris Souvarine, La scheggia di Vladimir Zazubrin, Viaggio nella vertigine di Evgenia Semionovna Ginzburg, Lettere a Olga di Vaclav Havel, Cime abissali di Aleksandr Zinoviev, tutte le opere di Milan Kundera, Il tempo della malafede di Nicola Chiaromonte, la collezione completa della rivista «Tempo Presente», Intervista politico-filosofica a Lucio Colletti, Atlante


PIGI BATTISTA

ideologico di Alberto Ronchey, Storia delle democrazie popolari di François Fejto, La nuova classe di Milovan Gilas, Due anni di alleanza germano-sovietica di Angelo Tasca. Tutte le opere di Filippo Turati. Buon centenario e buona lettura.


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EPPURE CI SONO ANCORA ...


G L I  I R R I D U C I B I L I:



https://www.carc.it

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http://www.pmli.it/chesonoicarc.html

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martedì 24 settembre 2019

Era ora!

 "MI SONO LECCATO I BAFFI QUANDO HO SAPUTO CHE L’EUROPARLAMENTO HA EQUIPARATO COMUNISMO E NAZISMO QUALI I DUE GRANDI CRIMINI DEL NOVECENTO. LEGGO OGGI SUL “FATTO” CHE DANIELA RANIERI SE NE RAMMARICA. DOVE, QUANDO, IN CHE COSA, NEI CONFRONTI DI CHI IL COMUNISMO REALE È STATA UNA DITTATURA MEN CHE ORRENDA E DUNQUE MIGLIORE DEL NAZISMO? – GRANDE SOCIALISTA RIFORMISTA, RICCARDO LOMBARDI, MI DISSE…"


https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/versione-mughini-quot-mi-sono-leccato-baffi-quando-ho-saputo-che-214523.htm


giovedì 25 agosto 2016

ANPI? Mughini!

LA VERSIONE DI MUGHINI - A PROPOSITO DEGLI EX PARTIGIANI FAVOREVOLI AL “NO” AL REFERENDUM, DIRE CHE “INSEGNANO LA DEMOCRAZIA” (COME FA 'IL FATTO') E’ UNA STRONZATA GRANDE COSI’. LA BUONA PARTE STAVA CON L’URSS COMUNISTA, E AVREBBE TANTO VOLUTO CHE A GUERRA FINITA L’ITALIA SOMIGLIASSE ALL’URSS


Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

Caro Dago, padrone ovviamente ciascun ex partigiano italiano di votare come vuole al prossimo referendum sulle modifiche costituzionali, se votare “sì” o “no”, o meglio se votare pro-Renzi o contro-Renzi, dato che a questo si riduce il conclamatissimo referendum. Detto questo il titolo che ho letto ieri sera sul “Fatto”, e cioè che gli ex partigiani favorevoli al “no” è gente che ancor oggi “insegna la democrazia” è una stronzata grande così.

La buona parte degli ex partigiani (ossia di coloro che si schierarono dalla parte “giusta” nella guerra civile 1943-1945, e non c’è dubbio che fosse la parte “giusta”) non avevano niente a che vere con una benché esile idea della “democrazia”. Loro stavano dalla parte dell’Urss comunista, e avrebbero tanto voluto che a guerra finita l’Italia somigliasse all’Urss. Altra che “democrazia”.
 E poi c’è che i partigiani non erano affatto identici l’uno all’altro, e i partigiani comunisti e i partigiani azionisti e i partigiani comunisti. Furono dei partigiani comunisti pro-Tito a massacrare dei partigiani liberali quali il fratello di Pier Paolo Pasolini e lo zio di Francesco De Gregori, delinquenti politici che nel dopoguerra l’hanno fatta franca. Non era affatto un seguace della “democrazia” il gappista comunista Dante Di Nanni, un eroico combattente che a Torino preferì buttarsi giù da un balcone anziché cadere vivo nelle mani dei fascisti che lo avevano circondato.
Non era un seguace della democrazia un combattente formidabile e da me ammiratissimo nella mia giovinezza quale Giovanni Pesce, il cui libro sulle azioni dei gap era un “livre de chevet” dei terroristi rossi degli anni Settanta, tanto che il quotidiano “Lotta continua” ne pubblicò un brano all’indomani dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi, come a far capire che quello che avevano fatto alcuni di loro aveva dei precedenti illustri nella guerra civile del 1943-1945.
Beninteso io ho continuato ad ammirare Pesce pur dopo aver detto “addio” ai compagni della mia giovinezza. Solo che la democrazia non c’entra nulla, e difatti fino alla fine della sua vita lui continuò ad aderire a partiti italiani che più “comunisti” di così non si può. Beninteso, lui non aveva alcuna colpa che quegli idioti di terroristi volessero imitare le sue azioni di trent’anni prima.

La faccio breve. All’indomani del 25° aprile 1945 la qualifica di ex partigiano non voleva dire più nulla sull’Italia del presente. La diade avversativa fascismo-antifascimo era morta e sepolta, e questo semplicemente perché dopo il 25 aprile 1945 il fascismo storico era morto e sepolto. C’era invece in atto, nel cuore e nella realtà concreta dell’Europa, un crimine politico di entità eguale al fascismo, quel regime comunista che i carri armati dell’Urss vittoriosa avevano esportato in Polonia, in Ungheria, in Cecoslovacchia, nella Germania dell’Est, in Romania, in Bulgaria.
E sui crimini e sulla vergogna morale di quei regimi c’è adesso una biblioteca grande così, e se uno omette l’insegnamento che viene dalla quella biblioteca o è un cretino o è un mascalzone. Sia detto con rispetto per le persone, l’Anpi è un monumento al passato, niente che abbia a che vedere con il presente.
Lo stesso vale per il Sessantotto, da cui io mi sono dimesso nel 1969 quando mi accorsi che razza di idioti erano divenuti alcuni dei miei coetanei (alcuni dei quali futuri terroristi e assassini). Non vuol dire nulla dirsi “sessantottino”, in quegli eventi e in quegli exploit ce ne eravamo di tutte le etnie e di tutte le carature intellettuali. Lo stesso vale per gli ex partigiani.

Ciascuno risponde di se stesso e dei suoi pensieri e della sua etica. In quanto ex “partigiano” non ha nulla da insegnare a nessuno, se non il fatto che ebbe coraggio nel 1943-1945, un coraggio di cui noi tutti italiani siamo loro grati. L’espressione cara ad alcuni babbei, “L’Italia nata dalla Resistenza”, non vuol dire nulla di nulla. La guerra che ci liberò dai nazisti la vinsero gli aerei alleati che bombardarono a sangue il quartiere romano di San Lorenzo ma anche l’Abbazia di Montecassino, dove credevano fossero annidati i cannoni e le mitragliatrici nazi che puntavano dall’alto.
E comunque i primi ad arrivare a Montecassino furono i combattenti polacchi, quelli che volevano vendicare la sconfitta del settembre 1940, quando i nazisti entrarono in Polonia da un lato e i comunisti russi dall’altro.

Niente a che vedere con una possibile “democrazia” del Terzo Millennio. Ma che c’entra l’Anpi e il referendum e le difficilissime scelte di oggi, un oggi che non era mai esistito nella storia dell’umanità, con le mappe del 1943-1945, con gli eroismi di allora, con i sacrifici di allora, con i plotoni di esecuzione di allora? Eroismi e sacrifici ai quali io e la mia biblioteca portiamo tuttora il massimo rispetto. Quanto al votare “sì” o “no” il prossimo autunno c’entra nulla. Proprio nulla. Zero.

mercoledì 17 febbraio 2016

Intellettuali ...nel fumetto

Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia


Caro Dago, naturalmente hai fatto benissimo a dare risalto all’intervista che Francesco Merlo ha fatto a Milo Manara e che “Il Foglio” ha pubblicato oggi. Ho cominciato a reputare Manara un artista importante del fumetto internazionale al tempo giusto, ossia qualcosa come 35 anni fa.
 Al tempo in cui andai a casa sua, un po’ fuori Verona, e gli feci una lunga intervista per il settimanale in cui lavoravo. Come disegnatore di fumetti erotici gli è forse superiore il veneziano Paolo Eleuteri Serpieri, e comunque ringraziamo Iddio di averci dato Manara e le sue suadenti donnine. Anche a me disse che le donne più belle della sua vita le aveva intraviste un attimo per strada, in particolare una che gli scorse davanti mentre era seduto in un celebre caffè perugino.
Non c’è nulla di più intrigante di una che donna che ti passa davanti, abbigliata alla maniera di tutti i giorni, la guardi un attimo e se ne va via.A me è capitato anni fa, una ragazza in jeans e scarpe da tennis che indossava una maglietta qualunque che le lasciava scoperto il fianco. Intravista un attimo. Altro che la gran rumena di Sanremo che, seminuda, ci metteva cinque minuti a scendere giù per le scale del famoso teatro.

Ecco perché, talmente stregato come sono da Manara (che in più è una persona squisita) resto di stucco a leggere quel che lui confessa a Merlo: di non avere mai letto Solgenitsin “per stupido pregiudizio ideologico”. In quale altro Paese al mondo che non sia l’Italia, un Paese in cui i “pregiudizi” ideologici sono penetrati negli angoli i più riposti della nostra cultura, uno alla maniera di Manara non legge Solgenitsin, ossia uno degli autori-monumento del XX secolo?
    Non leggere l’autore che racconta dettaglio per dettaglio e lungo centinaia e centinaia di pagine l’orrore dell’esperienza politica che ha segnato il Novecento e ne ha acceso tutte le febbri, il comunismo reale sovietico? Pazzesco.
    Manara dice che è rimasto un po’ di sinistra, se essere di sinistra vuol dire “ritenere che la distribuzione della ricchezza dovesse essere un po’ più equa”. Ma che vuol dire? Non sembra al nostro Manara abbastanza “equo” che sui suoi e sui miei redditi noi consegniamo allo Stato il 50 per cento e passa di prelievo fiscale?
    Che vuol dire oggi essere di sinistra? L’unico comunismo possibile è stato per l’appunto il nostro, quello dei Paesi industriali dell’Occidente. 50 per cento a te, 50 per cento allo Stato. Più di così. O no?


BUSCAROLI.  DALLA PARTE DEI VINTI 


E a proposito di una cultura di sinistra che resta dominante in ogni accento e piega della nostra vita pubblica, com’è che in morte di Piero Buscaroli siano stati così avari sui nostri giornali di punta gli elogi al più grande musicologo italiano degli ultimi 40 anni, a un intellettuale talmente irto ma talmente importante?

Importante non solo perché come ha scritto lui di alcuni monumenti della storia musicale europea non ce n’è altri, ma proprio perché la sua è stata una delle voci più orgogliose dei “vinti” del 1945.
Quando uscì la sua autobiografia mi ci buttai a pesce. Il 50 per cento non lo condividevo, il 50 per cento mi era indispensabile. Indispensabile. In quanto cittadino del mondo in cui vivo, a comprenderne le radici e le memorie complesse. Onore al “vinto” Buscaroli.
 

Giampiero Mughini

martedì 9 dicembre 2014

Le valigette di Alemanno

Ancora una volta si deve dar ragione a quell'odiosetto di Mughini; e, purtroppo, prendere le difese di quello sprovveduto di Alemanno; e puntare il dito contro il sistema mass-mediatico per l'uso "esuberante" che fa delle intercettazioni. Caro Dago, anche il tuo, nostro, sito non si salva: "Valigette piene di contanti" dicevi nel titolo che riportava l'articolo di una troppo spesso "scoopista" Fiorenza Sarzanini; ma, se non sbaglio, nè titoli nè accenni sul fatto che la Procura avesse subito dichiarato che non c'era alcun riscontro.
Vittorio Nonsifacosì ExInFeltrito

Le valigie di Alemanno


Caro Dago,
GIAMPIERO MUGHINIGIAMPIERO MUGHINI
totale è il mio disinteresse umano e letterario per questa masnada di farabutti che (a quanto pare) hanno trafficato e triangolato nella pubblica amministrazione romana a dar lustro alle loro carriere e volume ai loro redditi. Di tutto ciò che raccontano i giornali - o meglio le “intercettazioni” pubblicate dai giornali - non c’è nulla che mi sorprenda, meno che mai la commistione tra gente che un tempo avresti detto di destra e quelli che un tempo avresti detto di sinistra. Così funziona la fogna della nostra società, lì dove si maneggiano quantità ciclopiche di denaro pubblico.

alemanno lupa capitolina by spinozaALEMANNO LUPA CAPITOLINA BY SPINOZA
Mi interessa molti invece la linea divisoria tra civiltà e barbarie a proposito dell’uso esuberante che i mass-media fanno delle intercettazioni. Il caso di Gianni Alemanno, l’ex sindaco di Roma (ovviamente a suo tempo avevo votato per Francesco Rutelli). Uno degli intercettati (e arrestati) racconta al telefono di aver “sentito dire” da non ricordo quale quaquaraquà suo vicino di casa che Alemanno si è fatto dei viaggetti in Argentina onusto di valige zeppe di money.

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Ebbene il circuito massmediatico funziona così. Parte un servizio televisivo dove quello sproloquio telefonico viene dato per serio e attendibile. Lo spettatore che non arriva alla fine del mese (la metà degli italiani) sta all’erta, in attesa di vedere le foto di Alemanno e delle sue valige all’aeroporto. Il servizio dura quattro o cinque minuti buoni.

Alla fine del servizio, in coda e a voce bassa lo speaker recita che la Procura di Roma non ha trovato niente di niente al riguardo. Che al momento non c’è niente di niente sulle valige di Alemanno, e questo laddove un buon 50 per cento degli italiani ce lo hanno già tatuato nell’anima che l’ex sindaco s’è portato via e messo al sole ciò che s’è guadagnato a forza di corruzione. Io questa la chiamo barbarie.

Beninteso, dovessero scoprire “senza il minimo dubbio” che quelle accuse sono vere, allora Alemanno potrebbe essere immediatamente ospitato nelle patrie galere e la chiave della cella buttata via. Allora sì. Ma non un minuto prima.

GIAMPIERO MUGHINI

giovedì 20 novembre 2014

Mughini & Fioravanti & Mambro


LETTERA 8

Premetto che non ho simpatia per Fioravanti e Mambro, e che pochina ne ho per Mughini.  Quest' ultimo dichiara di non aver mai creduto alla colpevolezza dei due. Nemmeno io. Troppe cose strane, in quella brutta faccenda. Mughini e' pronto a farsi dire che e' "un coglione grande cosi' ".  Be', essendo i coglioni solitamente due, io ,nel mio piccolo, mi candido a entrare nello scroto e a fare il secondo.
Vittorio Quellopiccolo ExInFeltrito

lunedì 26 maggio 2014

Grillo-Mughini

un italiano giovane e ambizioso che solitamente indossa una camicia bianca e che di nome fa Matteo Renzi, è quello che in campagna elettorale aveva schiamazzato e insultato meno di tutti. Aveva pronunziato parole sacrosante: "Cari elettori, non mandate in Europa dei buffoni". Per una volta gli italiani hanno ascoltato la voce della ragione. Allegria.