"Mi è piaciuto affittare una barca simile alla stessa che avevo dieci anni fa", dice D'Alemix. Ma quando ci è salito sù non si è accorto che è LA STESSA? Vittorio Sbadato ExInFeltrito
C’era una volta il Mago Dalemix, che aveva tanta nostalgia per i pentoloni nei quali un tempo rimestava. In preda a malinconia e disperazione un giorno decise di rimettersi in cucina. Prese un pentolino (da tempo ormai non aveva più pentole grandi). Soffiò sulle braci che sempre manteneva sotto la cenere. Gli vennero le lacrime agli occhi: sia per il fumo di quel suo stentato fuocherello ma soprattutto al pensiero del tempo felice in cui andava, allegro e acclamato, a cucinare il risotto da Vespa; mica le tristi figuracce che ora faceva dalla Gruber. Fame ora, non fama. Quei pezzetti di bollito che aveva ora gli parevano poca cosa, però. Non c’era quasi più niente in dispensa. Soltanto un resto di grasso. “Grasso?” bofonchiò Dalemix; “Che ci possa stare con ’sto bollito?”. La risposta gliela diedero la disperazione e la fame. Lo prese e lo buttò nel pentolino. Mescolò il tutto pian piano (sempre verso sinistra). Ma quel grasso stentava ad amalgamarsi. Rimescolò ancora, mise il coperchio e andò ad aprirsi una bottiglia. La scolò, leccandosi i baffetti, rincuorato dal suo rosso e dal borbottio del pentolino. Grasso, alla fine, non ne vide più: quel grumo sembrava essersi sciolto per bene. Cominciò a mangiare quella sbobba. Per distrarsi pensò alla sua vita. ”Libero”, bofonchiò, ricordando quando, sotto sotto, rese grazie a quel povero Occhetto che lo aveva reso libero dal PCI. Da quel comunismo che voleva tutti uguali. “Uguali? Io uguale agli altri? Non scherziamo! Io sono il Migliore!”. Capì che il vino gli aveva confuso un po’ le idee. Divorando bocconi, chissà perché, gli venne in mente il conte Ugolino. Inghiottì anche l’ultimo pezzo. In primavera, era Marzo, qualcuno lo trovò steso a terra, mummificato, con le mani al collo come per togliersi un qualcosa rimastogli in gola. Vicino alla bocca, per terra, un grumo nerastro. “Grasso”, disse la Scientifica. “Liberi e uguali” si leggeva sulla corona che quattro gatti portarano al funerale. E tutti vissero ancora infelici e scontenti.
13 MAR 2016 15:56 LET’S TWEET AGAIN – QUANTO STA SU LE PALLE BAFFINO? “RENZI È TROPPO ATTACCATO ALLA POLTRONA" DISSE QUELLO CHE È STATO IN PARLAMENTO PER 6 LEGISLATURE (26 ANNI)’’ – ‘D'ALEMA POTREBBE DARE UN GRANDE CONTRIBUTO ALLA SINISTRA ITALIANA, PER ESEMPIO SPARENDO DALLA CIRCOLAZIONE’’
“Dopo aver accusato i dirigenti PD di arroganza, mi aspetto un attacco di #Dalema ai velisti coi baffi” -
Arsenale K @ArsenaleKappa D’Alema: “Partito in mano ad arroganti". Te piacerebbe. [@MikusRB]
Arsenale K @ArsenaleKappa D'Alema accusa i dirigenti PD di arroganza. Queste merde osano far parte del suo stesso partito. [@LVIX1] #dalema
l'Omosessualizzatore @DarioBallini "#Renzi è troppo attaccato alla poltrona" Disse quello che è stato in parlamento per 6 legislature (26 anni) #dalema
Arsenale K @ArsenaleKappa Una volta l'ego di #dalema ha invaso l'Austria. [@antani1978]
pirata21 @pirata_21 #DAlema:"#Renzi è troppo attaccato alla poltrona". Manco avesse fatto una bicamerale.
Massimo Nava @massimonava50 #D'Alema non ha capito Moretti. Di' qualche cosa di sinistra, non di sinistro
AndreaArmellin @Andreaarmellin2
Ha perso piu elezioni D'alema o Campionati Zeman ? #atrocidubbi
Enjolras @lamico_dellABC Massimo D'Alema potrebbe dare un grande contributo alla sinistra italiana, per esempio sparendo dalla circolazione.
Lunga intervista del Corriere a D'Alema; una sola su diciotto risposte era di politica internazionale. Ma alla domanda: "Il Pd è a rischio scissione?" il Mago risponde: "Non è a me che deve fare questa domanda. Mi occupo di problemi internazionali".
Per Bacco (!): ora nella storia enologica della cooperativa rossa salta fuori una busta per "Baffo". Auguriamoci che non abbia niente a che fare con "Baffino"; con questa escalation quel tale potrebbe montarsi ulteriormente la testa e mirare più in alto: di "Baffone" ce n'è già stato uno, che basta e avanza. Ma non sarà, invece, che i baffi gli portano scalogna?
OK: vendere vino a una cooperativa amica non è reato. Ma quando a D'Alema hanno domandato se è vero che è stato lui a chiedere alla cooperativa di comprare il suo vino lui ha risposto che non si ricorda. Ecco, sarebbe proprio quello il fatto importante da ricordare, no?
Perchè in politica se chiedi qualcosa a qualcuno ti devi aspettare che poi quel qualcuno possa chiedere qualcosa a te. E soprattutto se si parla di te come possibile commissario europeo devi stare ben attento a ciò che fai. Allora ok: il gallo Migliore del pollaio politico non commette reato ma dovrebbe abbassare la cresta perchè, alla faccia della superiorità morale della sinistra, il Leader Massimo è sceso al livello di un Lupi qualunque. Vittorio Invinoveritas ExInFeltrito
IL PODERE LOGORA CHI CE L’HA – MA CHE TRISTEZZA IL MAGO DALEMIX IN VERSIONE CINCINNATO CHE ESALTA L’ULIVO (LA PIANTA, NATURALMENTE) ‘DA 1500 €’ E IL ‘CANE BUONO CHE PUÒ UCCIDERE’ – L’EX ‘LOTHAR’ VELARDI: ‘UNA DERIVA TRISTE E BILIOSA, D’ALEMA NON HA PIÙ NULLA DI POLITICO’
Corrias: ‘La passeggiata di D’Alema con Friedman tra le colline della sua proprietà è un prezioso capitolo sui danni a cui conduce il potere e una gag da commedia all’italiana’ – ‘I 15 ettari di azienda agricola, battezzata proustianamente La Madeleine, non fanno che moltiplicare il rimpianto che emana dopo le molte avventure finite in sconfitte’…
La passeggiata di Massimo D'Alema tra le terre emerse della sua proprietà umbra fatta in compagnia di Alain Friedman - tra ulivi secolari "che valgono millecinquecento euro, pensa, millecinquecento euro l'uno!" e cani "che non mordono, ma direttamente uccidono" - è un prezioso capitolo sui danni, anche psichiatrici, a cui conduce la deriva del potere e del potente quando corrosi dalle alte temperature della solitudine, del narcisismo ferito e del rimpianto non più riconciliato: "Mi occupo dell'Italia solo nelle pause, tra un impegno internazionale e l'altro". Ma per fortuna è anche una irresistibile gag comica (per quanto involontaria) di eterna commedia italiana. La quale non conduce mai alla scespiriana tragedia.
Ma finisce sempre per riconciliarci con questo amato Paese eternamente fatto di macerie e maccheroni. Perché tra le sue immense risorse (specie emotive) sopravvive la capacità di guardare con un certa tenerezza persino i titolari delle suddette macerie (e maccheroni). In fondo anche loro vittime del crollo, e del troppo sugo, come il Berlusconi impietosamente struccato nelle foto del Sunday Times.
WALTER VELTRONI E MASSIMO DALEMA JPEG
O in questo commovente D'Alema danzante, in bianco padronale, che di vigna in vigna, si riempie gli occhi contabilizzando le sue soleggiate proprietà: "Quella collina fa parte dell'azienda, diciamo, e poi anche il versante che non si vede... E anche laggiù, fino a quella altura...".
Estensioni che deglutisce goloso, preparandosi a esibire le sue nuovissime competenze enologiche: "Facciamo due vini. Uno in purezza senza solfiti. L'altro più strutturato". E pazienza se "purezza" non vuol dire "senza solfiti", quello che conta è il braccio teso ad accarezzare il vasto orizzonte campestre che dovrebbe stupirci: "Massì, siamo una piccola azienda agricola, diciamo, che dà lavoro a più di qualcuno". Ed ecco, dal viottolo, sbucare un cane, che lo sollecita a tranquillizzare l'ospite: "É un cane buonissimo". Buonissimo? Non del tutto: Be', se percepisce il pericolo, uccide", sogghigna. Gli piace la perentorietà del verbo.
MASSIMO DALEMA
E quello che gli ispira: "Sempre obliasti, Aiace Telamonio/ogni prudenza in guerra, ogni preghiera", che poi sarebbe un Cardarelli novecentesco (e ridondante) che recita per presentarci non sé medesimo, ma il cane: "Ecco lui è Aiace, l'unico maschio dell'allevamento", a confermare un sottinteso, oppure un riverbero, tra le qualità del cane e del padrone, la capacità di uccidere dell'uno e di andare in guerra dell'altro. Che è intrinseca biografia offerta all'anglo giornalista.
E privato turbamento, per essersi intestato la sola guerra italiana a non essere rinominata "missione di pace", quella contro la Serbia, anno 1999, 10mila obiettivi bombardati in due mesi, con il plauso di Cossiga e della Nato, più gli sghignazzi della destra, compiaciuta per come si mostrava al mondo l'ex pioniere del Pci di Togliatti arrivato finalmente a manovrare non solo i bottoni, ma anche gli otturatori del potere. E ora un potere al tramonto lo assedia, proprio lì, tra Narni e Otricoli.
Al punto che i 15 ettari di azienda agricola, battezzata proustianamente La Madeleine, che è come dire Nostalgia, non fanno che moltiplicare il rimpianto che emana. A dirne la fissità rurale, il ripiegamento provinciale, dopo le molte avventure di palazzi romani finite in sconfitte. Dopo i marosi cavalcati su Ikarus.
MASSIMO DALEMA
E le altrui scale della politica traversate su scarpe cucite a mano. Tutti i residui di quelle fascinazioni danarose - "D'Alema piace alla destra perché anche lui disprezza la sinistra" - sono in questa risacca di nobiluomo in ritiro volontario e sdegnoso. Non rottamato da altri, sia chiaro. Che lo fanno assomigliare allo straziante protagonista dell'Ultimo nastro di Krapp di Beckett, assediato dagli anni ormai trascorsi. Ma sempre raccontandosi come l'eterno viaggiatore del film Tra le nuvole (lo nota Giuseppe Salvaggiulo nella notevole biografia Il peggiore) quando incanta gli anziani nelle feste di paese "con le sue fantasmagoriche avventure planetarie".
MASSIMO D ALEMA INTERVISTATO DA ALAN FRIEDMAN
"Recentemente sono stato in Brasile". "Vengo da New York, tutti gli anni partecipo all'assemblea della Clinton Foundation, di cui sono socio". "Io sono stato al congresso dell'Spd a Berlino". "Noi abbiamo fatto un convegno a Parigi". "Arrivo da Bruxelles, sto per partire per la Cina, vuol vedere il visto?".
È così che riemerge ogni tanto, elegantissimo, tiratissimo, ospite di Lilli Gruber - "Sono appena rientrato dalla Polonia, è successo qualcosa?" - gonfio di stizza e indispettito. Indispettito dalle domande. Indispettito dall'Italia, dalla bassa politica, da Matteo Renzi, "il ragazzino". Ma specialmente dal vuoto. "D'Alema non ha più nulla di politico - dettò il suo ex maestro di sartoria Claudio Velardi - . Lo dico con affetto antico che sconfina nella tenerezza e nella pena. Ha imboccato una deriva triste e biliosa. Ormai siamo nella psicologia non è in pace con se stesso".
Molti anni fa, quando ancora si immaginava skipper d'ogni corrente, diceva: "Andare a vela è un grande insegnamento per la politica e la vita. In vela sai che non puoi andare controvento, ma sai pure che piegandoti di 30 gradi, puoi risalirlo. Questo è un insegnamento per la vita: se non ti pieghi non vinci". Peccato che a forza di piegarsi, senza mai andare controvento, abbia perso (quasi) tutto. Perché continua a guardare senza vedere. Neanche con i suoi ulivi ci riesce, pensa che siano soldi sonanti, invece che vita.
MASSIMO D ALEMA INTERVISTATO DA ALAN FRIEDMANMASSIMO D ALEMA INTERVISTATO DA ALAN FRIEDMAN
Lettera 8 "Il gacciopado è dapeciucio", dice Alan-Ollio-Friedman a Piazza Pulita, cavalcando il suo scoop su Monti (il quale durante le interviste con "Ollio" era uno Stanlio quasi perfetto: mancava solo che si fosse grattato un po' il ciuffo). Ma cioootamente, Ollio-Friedman: i gattopardi sono dappertutto. E siamo ciuci gacciopadi; forsi anchi ciù, che sei sempe in tiliviscione a facci le ciue anglosassoni pediche; magari in compagnia di un redivivo come quel tale Casarini, ex del Centro Sociale "Pedro", poi "Tuta bianca", poi "Disubbidiente", poi "No-global", poi consulente di marketing, poi scrittore per la Mondadori di Berlusconi, ora richiestissimo opinionista nei pollai televisivi.
E comunque grazie, Ollio, per averci fatto vedere Stanlio-Monti e il gattopardo Maxim Dalemovich, ex-velista di lusso (ma sempiterno veleggiatore), ora "lavoratore della terra" nella sua dacia.
P.S. Ma ci sarà ancora qualcuno che avrà il coraggio di farsi intervistare-distruggere da Friedman?
Viccioio Gacciopado InFelcicio
"Sono sempre io quello che viene attaccato... Che c'entro?" Si chiede, da sotto il suo guscio, il Calimero-Mago Dalemix. Povero piccolo vecchio sgorbio rosso. Non sa la risposta. Ignorante!
Le smorfie di fastidio e supponenza di Epifani (che fanno il paio con quelle, malcelate dai sorrisetti sarcastici, dei sui compagni-dinosauri D'Alema, Bindi, Finocchiaro, Bersani & C) indicano con chiarezza quale sia la loro effettiva volontà di darci un nuovo PD, fresco, giovane, votabile e vincente.
Notizia ANSA. D'Alema dice di non chiedere a lui notizie sul PD e la sua possibile scissione: "....guardi, io non faccio parte né dei parlamentari del Pd né degli organismi dirigenti del Pd, non vedo perché lei si rivolga a me". Non vede il perchè? Se vuole gli mandiamo il nome di un buon oculista.
"Dopo le elezioni Monti potrà ottenere al massimo quello che non candidandosi avrebbe potuto ottenere al minimo."
Parole di D'Alema; che mente, quell'uomo...
Per quanto si schermisca definendosi «un esodato della politica», Massimo D'Alema non solo è in campo, ma in prima linea attaccando Antonio Ingroia e la sua lista «Rivoluzione civile», «quintessenza della peggiore cultura dell'estremismo» impregnata di «moralismo che è cosa diversa della moralità» e a caccia di voti solo «con il nobile compito di impedire al centrosinistra di avere la maggioranza al Senato per costringerci all'alleanza con Monti e poi gridare che siamo traditori». ..... Questa è una comitiva notissima - Diliberto, Ferrero, Pecoraro Scanio... - che non ha dato gran prova di sé nel governo del Paese ma ha creato una certa quantità di danni alla sinistra. Ero ministro quando manifestavano contro il governo di cui facevano parte, ora sono impegnati a creare difficoltà al Pd. Spero non siano danni eccessivi». ..... «Da ministro degli Esteri, so cosa ha significato riuscire a ottenere dall'Onu l'incarico in Guatemala per un italiano. E so cosa vuol dire per la credibilità del Paese che l'incaricato stia lì solo una settimana, per giunta in collegamento con Santoro, e poi se ne vada. Quindi da Ingroia lezioni di moralismo non ne accetto». ***************************************************************************************************
In questo caso, con grande fastidio, tocca dar ragione al "Grande Saccente", Mago Dalemix.
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"Da ministro degli Esteri, so cosa ha significato riuscire a ottenere dall'ONU l'incarico in Guatemala per un italiano". Così dice D'Alema, criticando Ingroia per aver lasciato quel posto, dicendo all'ONU che accettava un incarico politico che gli era stato "proposto" in Italia. A suo tempo agli Italiani aveva detto che il posto in Guatemala non l'aveva chiesto ma che gli era stato "offerto". Cercando di capire come sia andata veramente questa faccenda, l'ho chiesto -senza risposta- anche allo stesso ex-magistrato, appellandomi alla trasparenza che un candidato Presidente del Consiglio dovrebbe avere. Ebbene, a questo punto non è il caso che non solo D'Alema ma anche qualche altro Italiano sappia come sono andate veramente le cose?
Vittorio Guatemalteco InFeltrito
MA IL POSTO PER INGROIA IN GUATEMALA È STATO CHIESTO O OFFERTO?...
Lettera 13 "Da ministro degli Esteri, so cosa ha significato riuscire a ottenere dall'ONU l'incarico in Guatemala per un italiano". Così dice D'Alema, criticando Ingroia per aver lasciato quel posto dicendo all'ONU che accettava un incarico politico che gli era stato "proposto" in Italia. A suo tempo agli Italiani aveva detto che il posto in Guatemala non l'aveva chiesto ma che gli era stato "offerto". Cercando di capire come sia andata veramente questa faccenda, l'ho chiesto -senza risposta- anche allo stesso ex-magistrato, appellandomi alla trasparenza che un candidato Presidente del Consiglio dovrebbe avere. Ebbene, a questo punto non è il caso che non solo D'Alema ma anche qualche altro Italiano sappia come sono andate veramente le cose? Vittorio Guatemalteco InFeltrito **********************************************************************************************************
Uhhh, ragazzi, che soddisfazione!!! 12-12-12, ecco la fine del mondo: Maxim Dalemovich alias Mago Dalemix, si lamenta perchè Monti tratta gli altri "con un atteggiamento professorale quasi fossero tutti ignorantoni che devono imparare da lui"!!! Sììì, ha detto proprio così il Conte Max! Evviva, forse ora può capire cosa provano gli italiani quando lui (pardon, Lui) distilla da sotto ai suoi baffini, con le sue smorfiette spocchiose, parole di verita (senza accento, alla "Figlio di Menuel", vero Dago?)!!! Oh come sono contento che il Mago Dalemix invidi le magie di un mago più bravo di lui!!! Uhhh, stasera stappo una buona bottiglia!!!