DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

martedì 31 maggio 2011

Tesoruccio mio, perchè copi?

Ecco come un insegnante - la cui testimonianza si trova nel libro che un sociologo, Marcello Dei, ha appena pubblicato sull'argomento (Ragazzi, si copia, Il Mulino) - ha sintetizzato il proprio comportamento di fronte all'alunno sorpreso a copiare: «Il mio atteggiamento è di confronto. Voglio capire perché lo sta facendo, voglio discutere con lui, capirne le ragioni, e poi prendere delle decisioni, anche lasciarlo copiare o smettere di copiare. Ecco, dipende dalla discussione che ne nasce».
Ecco: "bisogna discutere e capire le ragioni" del perchè uno copia. 


Nel frattempo noi capiamo perchè la scuola va a remengo.



Non fate più copiare gli studenti

L'educazione alla legalità comincia proprio con i valori della scuola

di  GIOVANNI BELARDELLI 
In questi giorni un gruppo di insegnanti e presidi va raccogliendo adesioni in calce a un appello che invita quanti saranno commissari e presidenti di commissione negli esami di terza media o di maturità a non «chiudere un occhio» se qualcuno copia e a non «fornire ai propri allievi traduzioni o soluzioni» durante lo svolgimento delle prove d'esame. Si tratta di un appello (si veda il testo in sul sito gruppodifirenze.blogspot) che sarebbe pleonastico nella maggior parte dei Paesi europei. E ancor più risulterebbe superfluo negli Stati Uniti, dove gli studenti universitari, nei loro «codici d'onore», s'impegnano non solo a non copiare ma - fatto per noi inconcepibile - a denunciare chi copia. Ma certo pleonastico non è in Italia, dove non sono rari i casi di insegnanti che fanno proprio le due cose appena citate: tollerano che si copi o addirittura forniscono loro stessi un «aiutino» agli studenti.
...l'anno passato l'Invalsi, i cui test in italiano e matematica ormai fanno parte integrante degli esami di III media, dovette invitare gli insegnanti delle discipline oggetto della prova a rimanere fuori dalle aule, per evitare appunto che loro stessi potessero suggerire agli studenti, come era avvenuto l'anno prima. 
Ad maiora!

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