Sono bastate una foto taroccata, diffusa dalle tv pachistane e poi ripresa dai media di tutto il mondo, e la notizia dell’inabissamento del corpo di Bin Laden in mare per alimentare isospetti dei soliti teorici del complotto, in Italia e all’estero, sulla morte del leader di Al Qaeda, annunciata lunedì dal presidente americano Obama: alcuni addirittura negano che sia avvenuta (si tratterebbe di una finzione); altri, invece, mettono in dubbio la versione ufficiale dell’operazione fornita dagli Stati Uniti.
Un copione già visto ai tempi dell’attentato alle Torri Gemelle e, tornando alla Guerra Fredda, dell’atterraggio sulla Luna dell’astronauta Neil Armstrong nel 1969: per i complottisti, allora, si trattò di una ricostruzione hollywoodiana. Del resto quando muore il nemico c’è sempre qualcuno tra gli amici dell’ucciso che nega fino in fondo l’evidenza. Successe con la salma diErnesto Che Guevara: dovette intervenire Fidel Castro in persona molti giorni dopo per mettere a tacere le voci contrarie. I simpatizzanti del nazismo, d’altra parte, credettero che la foto di Hitler morto nel bunker di Berlino fosse una messinscena: il vero Fuhrer era riparato in Argentina. Fantapolitica, insomma.
Come quella tornata in auge in questi giorni. Stavolta ad alimentare i dubbi è stata la foto di Bin Laden morto diffusa poco dopo la riuscita del raid americano dalle tv pachistane: un’immagine elaborata con un programma di editing e ripresa dal sito Unconfirmedsources, un nome che già dice tutto. Una bufala, tanto che le stesse tv in Pakistan, che l’avevano resa nota, hanno poi ammesso l’errore.
Sono arrivate persino le smentite deitalebani, il gruppo sanguinario Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp), secondo cui lo sceicco del terrore sarebbe ancora vivo. Ma le loro credenziali non sono poi così alte. D’altra parte c’è chi crede, invece, che Bin Laden sia davvero stato ucciso. Ma non durante la missione top secret americana: per Giulietto Chiesa, l’ex inviato de La Stampa ed europarlamentare che già dieci anni fa mise in dubbio l’attentato dell’11 settembre a New York, ci sono prove che lo sceicco sia «morto da tempo»: lo dimostrerebbero due dichiarazioni, una della defunta Benazir Bhutto, l’altra del presidente in carica pakistano Zardari.
Gli Stati Uniti, dopo aver comunicato che la prova del Dna confermava che si trattasse di Bin Laden, hanno fatto sapere che verrà reso pubblico il video della salma del terrorista gettata ieri nel Mar Arabico dalla USS Carl Vinson, mentre stanno valutando l’ipotesi di rendere pubbliche anche le foto del corpo del leader di Al Qaeda. Ma ci sarà sempre qualcuno che metterà in dubbio anche tali prove. Il complottismo è ormai diventato un genere. Della fiction, ma anche del giornalismo.
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