15 febbraio 2011
Dare addosso all’onorevole Gianfranco Fini sembra diventato lo sport nazionale. L’uomo che doveva salvare il paese viene da un po’ di tempo sballonzolato come un pupazzo. Se qualcuno si sente infelice, trova consolazione nell’espressione di Fini, la quale assomiglia ormai in permanenza a quella di un cocker. Se c’è un guaio in famiglia, “ma pensa a Fini!”, ci si dice, e si ha come l’impressione che passi. Se, per senso di responsabilità verso le istituzioni, lui evita di fare il capo-partito, lo pigliano per il culo. Se tiene in tasca un fazzoletto con due nodi, legalità e giustizia, lo accusano di averli fatti troppo tardi. Se accenna alla possibilità di poter votare col Pd, viene schernito per l’incoerenza, se afferma il contrario, per l’incongruenza, se non dice niente, gli ricordano che è il secondo di Casini. Tutto questo è ingiusto. E’ vero, adesso ha troppe cose da fare. Ma l’onorevole Fini, come ci spiegaste a lungo, resta uno dei pochi dirigenti politici con la capacità di vedere il futuro. QUANDO NON SCORDA DI FARSI LEGGERE LA MANO.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
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