Una sentenza da Quarto mondo
Parla Ben Ammar: “I giudici così mettono al bando metà paese”
La decisione della Corte di Cassazione, che due giorni fa ha confermato la condanna a quattro anni per frode fiscale inflitta a Silvio Berlusconi dalla Corte d’Appello di Milano (che pure dovrà rideterminare la pena accessoria, cioè l’interdizione dai pubblici uffici), “riguarda più l’Italia che Berlusconi stesso”. Una sentenza – è il ragionamento dell’imprenditore e produttore cinematografico Tarak Ben Ammar – che segnala una “deriva in atto che mette a rischio la vostra democrazia”. Ben Ammar, giramondo nato in Tunisia e tra le altre cose consigliere d’amministrazione di Telecom e Mediobanca, parla con il Foglio e sottolinea che il tentativo definitivo di eliminazione di un leader politico per via giudiziaria “rende indiscutibile, agli occhi di tutti, che un problema di democrazia c’è. Che se Montesquieu teorizzava la separazione dei poteri come base della Repubblica, e se la stessa è ancora vigente negli Stati Uniti e sempre meno nella Francia in cui vivo, allora oggi in Italia c’è un problema di democrazia. Ora con questa sentenza siete entrati nel ‘Quarto mondo’, e lo dico da uomo del cosiddetto ‘Terzo mondo’ che tenta di portare il suo paese e la sua cultura nel ‘primo mondo’”. Ben Ammar, classe 1949, attraverso Quinta Communications controlla la rete privata tunisina e panmagrebina Nesma, dal 2012 è proprietario anche del canale egiziano On-Tv cedutogli da Naguib Sawiris, per un totale di 50 milioni di spettatori al giorno, “un progetto di modernizzazione della società”, lo definisce lui stesso. Ben Ammar usa parole dure per descrivere la situazione italiana, ma senza ditino alzato, parla piuttosto col tono affranto dell’amante che si sente un po’ tradito dal nostro paese: “A partire da Tangentopoli, il potere giudiziario è diventato sempre più forte. Al punto che ormai, anche quando ha ragione, finisce per avere torto da un punto di vista istituzionale”. Troppo interventista, insomma, al di là dei limiti che gli sarebbero consentiti. Sarà, ma se a dirlo è lei, vicinissimo all’ex presidente del Consiglio… “Di più, io di Berlusconi sono amico fraterno. Per questo non ne metto nemmeno in discussione l’etica personale”. (segue dalla prima pagina)
“Conosco Berlusconi nei suoi segreti più intimi – dice Ben Ammar – non c’è sua scelta di cui non sia al corrente. Non è l’uomo nero delle trattative segrete, tanto che nella comunità economica e finanziaria spesso si scherza: ‘Non diciamolo a Silvio, altrimenti poi lo sapranno tutti’. Insomma, si dice che le sentenze non si commentano, ma nella storia ce ne sono state molte di sbagliate: in questo caso sono certo che Berlusconi non abbia lasciato operare evasori o corruttori nella sua azienda, Mediaset, o in combutta con essa. L’ho già detto: l’unico suo socio straniero sono stato io, lo rimango e sono geloso”. Ride. E poi serio: “Finora non avevo mai commentato i suoi processi, soprattutto quelli in corso, ma adesso non posso non parlare di uno scandalo che si trascina dal 1993, cioè da quando Berlusconi ha deciso di fare politica”. Due sere fa, dopo aver registrato e trasmesso il videomessaggio di commento alla Cassazione, l’ex presidente del Consiglio ha risposto a quella di Ben Ammar tra le prime telefonate in arrivo: “Gli ho fatto i complimenti. E’ il classico uomo cui puoi guardare nell’anima attraverso gli occhi. Ha parlato con il cuore in mano, era commosso. Gli ho detto che mamma Rosa lo aveva ascoltato – io sono un credente – e che lo invitava sicuramente a seguire il suo cuore”.
E’ dal momento della discesa in campo, ragiona Ben Ammar, che qualcuno ha preferito sfidare Berlusconi non sul piano della politica, ma dicendo agli italiani che non potevano votarlo: “Perché c’era il conflitto d’interessi, perché era ineleggibile, perché era un mafioso, un pedofilo, ora un evasore. Ma nonostante questi ‘consigli’, milioni di italiani hanno continuato e continuano a votarlo. Mentre nonostante le tante assoluzioni, come avete scritto sul Foglio, ci saranno milioni di italiani che continueranno a non votarlo. Questa sentenza è importante, però, perché conferma la teoria del ‘Berlusconi perseguitato’”.
Ben Ammar non intende minimizzare un altro messaggio che ritiene di intravvedere tra le righe della sentenza e soprattutto nella reazione dell’opposizione politica a Berlusconi. “Ancora una volta, il mio ragionamento parte dalla conoscenza personale che ho di Berlusconi, da un episodio che potrà far sorridere. Sono anni che gli propongo di fare assieme un giro del mondo. Lui ogni volta mi risponde: ‘Devo prima completare la mia riforma politica dell’Italia’. Ecco, quello che la magistratura tenta di cassare è il sogno di un uomo della cosiddetta società civile. Ricordo che quando ero al liceo, in una scuola cattolica di via Aurelia a Roma, rimasi colpito da una frase di John Kennedy, presidente degli Stati Uniti: ‘Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese’. Ora è noto a tutti che, se un domani ci saranno altri ‘Berlusconi’, questi saranno sottoposti allo stesso tipo di attacco sistematico”. Quel che non è mai andato giù a molti, è soprattutto il carattere di “outsider” di Berlusconi: “Eliminato lui o altri come lui, le strade rimarrebbero aperte ai soli professionisti della politica, alle solite vecchie lobby e ai soliti attori del vecchio e stantìo sistema finanziario. Ma oggi quel sistema non va giù agli stessi italiani. Vedo sempre più spesso, infatti, imprenditori che rinunciano a fare affari in Italia, banche che non prestano, milioni di italiani che convogliano la loro sacrosanta frustrazione in un voto di mera protesta come quello per Grillo, e la disoccupazione che aumenta”.
Perciò, continua Ben Ammar, quel che più apertamente dovrebbe essere discusso è l’intento pedagogico insito nell’offensiva giudiziaria e mediatica: “Da anni c’è un élite, anche mediatica se penso per esempio all’importante gruppo Espresso, che continua a ripetere ‘questo uomo è il male’, oppure ‘questo uomo è la mafia’, ‘questo uomo è il capitalismo’, e via dicendo. Questa élite non comprende una buona parte del suo stesso popolo. A molti italiani continua di fatto a dire: ‘Potrete contare soltanto quando sarete come noi’. Eppure perfino i francesi, che conosco bene e che non sono mai stati magnanimi con voi italiani, hanno dovuto in qualche modo lodare Berlusconi, come emerge dalla lettura dei giornali di oggi (ieri per chi legge, ndr)”. Conclude l’imprenditore tunisino: “Ecco, a quelle élite che in tutti i modi vogliono far fuori Berlusconi, anche senza tenere conto della volontà popolare, dico: mi ricordate quegli occidentali o quei fondamentalisti islamici che in Egitto e altrove continuano a dire a noialtri che la democrazia ci farebbe male, che sarebbe meglio se ci attenessimo a quanto suggeriscono loro. Ma vorrei vedere cosa succederebbe se domani si andasse al voto. Se gli italiani non preferirebbero una rivoluzione totale ai consigli dei soliti noti”.
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