DI MAIO PROPRIO NON LEGGE LE EMAIL - ALTRO CHE 'MANINA': LA COMUNICAZIONE SUGLI 80MILA POSTI DI LAVORO PERSI IN 10 ANNI ERA SULLA SCRIVANIA DEL MINISTRO SEI GIORNI PRIMA DELLA BOLLINATURA DELLA RAGIONERIA GENERALE. QUINDI NESSUN COMPLOTTO DA PARTE DELL'INPS: BOERI SE LO DEVONO TENERE FINO A FEBBRAIO
Alessandro Barbera per www.lastampa.it
Luigi
di Maio comprende solo ora - e lo ammette lui stesso - quanto sia
complicata l’arte del governare. Procedure, autorizzazioni, nulla osta,
pareri e affini. Dopo aver denunciato l’esistenza di una «manina» che
all’ultimo momento avrebbe introdotto una stima «non scientifica» (cit.
Giovanni Tria) sull’impatto occupazionale del decreto dignità (ottomila
occupati in meno all’anno), il superministro del Lavoro ha scaricato
ogni responsabilità sul presidente dell’Inps Tito Boeri, capo della
struttura che ha realizzato quella stima.
Ma rimuovere Boeri prima della scadenza del mandato (a gennaio 2019) non
è possibile, perché la presidenza dell’Istituto di previdenza non è
soggetta alle regole dello spoil system: «La legge non ci consente di
rimuoverlo», ammette il ministro. C’è di più: farebbe un errore, perché
non c’è stata nessuna «manina» che ha tramato contro di lui. Tutto è
avvenuto alla luce del sole, ogni procedura è stata rispettata e i
collaboratori di Di Maio hanno avuto la stima una settimana prima della
pubblicazione del testo del decreto in Gazzetta Ufficiale. Una settimana
prima, non 24 ore, come apparso in alcune ricostruzioni: La Stampa ha i
documenti che lo provano.
Tutto inizia il due luglio, quando l’ufficio
legislativo del ministero del Lavoro scrive all’Inps per chiedere di
predisporre «con la massima urgenza» la platea dei lavoratori coinvolti
«al fine di quantificare il minor gettito contributivo». Detto fatto:
quattro giorni dopo, il sei luglio, la segreteria tecnica di Boeri
spedisce all’ufficio legislativo del ministero quanto richiesto. Mail
certificata e testo non lasciano dubbi: la scheda che stima
impietosamente il calo degli occupati è sul tavolo del ministero sei
giorni prima della bollinatura da parte della Ragioneria generale dello
Stato, il 12 luglio.
La
relazione tecnica verrà ritoccata il giorno prima della pubblicazione
in Gazzetta su richiesta della stessa Ragioneria - accade l’11 di luglio
- ma per ragioni che non hanno nulla a che vedere con quella stima: il
funzionario della Rgs, che per mestiere è chiamato a verificare le
coperture finanziarie di ogni provvedimento, chiede di quantificare gli
effetti del decreto sul sussidio di disoccupazione.
Dunque
nessun giallo, nessun complotto, e d’altra parte sarebbe stato
incredibile da parte dell’Inps - che dipende funzionalmente dal
ministero del Lavoro - un atteggiamento diverso. Al professore milanese
non resta che il peccato originario: quello di essere stato nominato a
quell’incarico dall’ex premier ora all’opposizione, Matteo Renzi. Ma è
poco più di un peccato originario: basta chiedere a chi in quei mesi ha
avuto l’occasione di assistere alle conversazioni fra Boeri e il leader
Pd.
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