DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

martedì 23 luglio 2013

Mah....

Eppure, non so perchè, io non ci credo; e, visti i tempi dell' italica Giustizia, spero di vivere abbastanza per vedere come finisce:


Sanità Abruzzo, Ottaviano Del Turco condannato a 9 anni e 6 mesi

I pm di Pescara avevano chiesto la condanna a 12 anni di reclusione. All'imprenditore Angelini, accusatore dell'ex governatore, inflitti 3 anni e mezzo. L'ex governatore dice di sentirsi umiliato: "Credo nella giustizia, ma troppe commistioni tra magistrati".


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1 - IL VERO CANCRO DELL'ITALIA 
Ottaviano Del Turco rivela che ha una grave forma di leucemia e, visti i tempi della giustizia italiana, non è detto che veda la fine del suo processo. Ovviamente questo non c'entra con la sua colpevolezza o con la sua innocenza, ma certo impressiona parecchio e deve far riflettere. Nove anni di galera per tangenti senza che sia stato trovato un euro sono davvero tanti, anche se contro l'ex sindacalista della Uil ci sono ben cinque testimoni. In ogni caso, comunque la si pensi sulla Sanitopoli abruzzese, ecco un'altra prova che il vero cancro dell'Italia non sono i giudici (come disse una volta il Banana), ma il pessimo funzionamento della giustizia, prima civile e poi penale.
Ottaviano Del TurcoOTTAVIANO DEL TURCO
Anche qui abbiamo un processo che riguarda fatti di otto anni fa e che impiega cinque anni ad arrivare al primo grado. C'è stata una custodia cautelare assolutamente inutile e barbara. C'è stata una campagna mediatica a favore di Del Turco decisamente esagerata, grazie al fatto che comunque era un pezzo grosso e ha un figlio al solito Tg5 dei "figli di", e forse anche controproducente. Ma non sta scritto da nessuna parte che un imputato debba aspettare in silenzio la propria condanna mentre alcuni giornali lo massacrano di intercettazioni.
lain34 ottaviano del turcoLAIN34 OTTAVIANO DEL TURCO
E se è per questo, qui abbiamo anche un procuratore capo, l'ormai pensionato Nicola Trifuoggi, che è stato capace di dire che "è colpa di Del Turco se in Abruzzo si aspetta un anno e mezzo per una mammografia oncologica". Adesso il problema oncologico ce l'ha l'ex ministro delle Finanze.
Ma ce l'ha anche l'Italia, e bello grosso. Siamo un paese che spaventa gli investitori esteri con l'incertezza del suo diritto e dove qualunque cittadino, se solo sfiorato dalla giustizia, può entrare in tunnel dal quale, se ti va bene, esci rovinato economicamente. Un posto dove i diritti della difesa sono sempre più compressi, con un codice dove decine di fattispecie penali create ai tempi del fascismo "dormono" in attesa di essere usate dal regime di turno contro questo o quel "disturbatore". Dove le carceri sono fuorilegge, eccetera eccetera.
Nicola TrifuoggiNICOLA TRIFUOGGI
2 - LE MELE CON LE PERE 
Repubblica registra ma non gioisce: "Del Turco condannato a nove anni. ‘Così prese mazzette per sei milioni dal re delle cliniche d'Abruzzo. Pescara, il giudice sbaglia a leggere la sentenza e dà all'ex governatore tre mesi in più". "Quelle tangenti nella busta con le mele, ecco le foto che hanno convinto la Corte. La difesa e una perizia sospetta per smontare la prova regina". Poi l'intervista al condannato: "A me la stessa pena di Tortora. Ho un tumore, ma voglio vivere per dimostrare la mia innocenza" (pp. 11).
Innocentista il Corriere: "Il Telepass, le foto, le mele. Quei buchi nell'inchiesta" (p. 5). Infatti l'hanno condannato. Forse non era il titolo giusto nel giorno giusto. Equilibrata la Stampa: pezzo di cronaca sulla sentenza e giusta intervista a Del Turco che più o meno ripete quanto detto al Corriere ("E' un processo senza prove. Mi sento come Enzo Tortora", p. 11). Idem sul Messaggero, che aggiunge un allucinante virgolettato del Trifuoggi: "Come per Enimont, non serve trovare i soldi delle tangenti" (p. 11).
ENZO TORTORAENZO TORTORA
Gode il Cetriolo Quotidiano, con Travaglio che mette in fila una serie di assoluzioni preventive a mezzo stampa e poi ci attacca sotto il dispositivo della sentenza di ieri ("The Pirler's List", p. 1). Protesta il Giornale con Gian Marco Chiocci, che conosce bene le carte dell'inchiesta ("Del Turco condannato senza prove" p. 1) e che ricorda come i carabinieri volessero arrestare il grande accusatore Angelini, ma per farlo dovettero andare alla procura di Chieti.
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IL NUOVO CASO TORTORA? - DEL TURCO: “CONDANNATO PER LE FANTASIE DI UN BANDITO” – “HO UN TUMORE, VOGLIO VIVERE PER DIMOSTRARE LA MIA INNOCENZA”

Del Turco ha preso la stessa condanna di Tortora: “Non c’è una prova, solo un castello di menzogne” – “È una vendetta dei padroni dell’Abruzzo: dai ras della sanità a chi ha costruito le autostrade 6 metri più strette” – “Ma quali mazzette, la casa l’ho comprata dall’Inps, viaggio in Panda e passo i natali a Collelongo”… - -

Corrado Zunino per "la Repubblica"
Ottaviano Del TurcoOTTAVIANO DEL TURCO
Nel salotto che mostra il profilo scarno dei Monti dei Lupi, lupi marsicani, Ottaviano Del Turco, 69 anni, l'ultimo segretario del Partito socialista italiano nato nel Novecento, già ministro delle Finanze (che importò i Bingo e fece pagare le evasioni fiscali a Pavarotti), ex presidente della Regione Abruzzo (e in tale veste è stato condannato a 9 anni e 6 mesi), rivela: «Da tre mesi so di avere un tumore, da due sono in chemioterapia. Domani andrò a Roma a chiedere al professor Mandelli di darmi cinque anni di vita, cinque anni per dimostrare la mia innocenza e riabilitare la giunta della Regione Abruzzo che ho guidato».
Ottaviano Del Turco - Copyright PizziOTTAVIANO DEL TURCO - COPYRIGHT PIZZI
Ha gli occhi gonfi, più volte si perdono a guardare il nulla. «Sono un figlio di Sandro Pertini, sono un socialista che ai congressi diceva, rivolgendosi a Bettino Craxi: "Tra noi c'è troppa gente elegante, gente che nello sguardo non mostra alcuna passione politica". Sono sempre stato un militante della democrazia attento alle degenerazioni del partito. Oggi devo sentirmi dire che ho preso tangenti per sei milioni e due: condannato sulla base delle invenzioni di un bancarottiere».
Ottaviano Del TurcoOTTAVIANO DEL TURCO
Presidente Del Turco, perché un imprenditore della sanità cresciuto a finanziamenti pubblici come Vincenzo Maria Angelini a un certo punto sceglie, come sostiene lei, di distruggerla? In sette interrogatori ha reso confessioni dettagliate.
«Angelini doveva girare sul presidente della Regione Abruzzo i suoi guai. Le aziende gli stavano fallendo, nessuno le voleva comprare, soldi pubblici non ce n'erano più. Doveva costruire un castello di fantasie per spostare su di me il peso dell'inchiesta. C'è riuscito. Nel suo primo interrogatorio, sa, disse: Del Turco non ha mai preso un euro. Il pm lo minacciò: "Rifletta su quello che sta dicendo". E lui, istruito dal suo avvocato, dall'interrogatorio successivo ha iniziato a spargere menzogne fantasiose».
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Presidente, saranno fantasie, forse non sarà vero che l'imprenditore Angelini sia venuto - come testimonierebbero i telepass autostradali - settantadue volte a casa sua per pagare tangenti. È un fatto che lei, presidente di una Regione che ha l'ottanta per cento del suo bilancio impegnato nella sanità, ha ricevuto Angelini in questo salotto cinque volte.
«Vuole farmi anche lei il processo? A casa mia ho ricevuto tutti (Del Turco si drizza sulla poltrona a fiori, il figlio Guido spegne il film che scorre su RaiTre). Ad Angelini, io, ho tagliato le unghie. Altroché delibere in cui elargivamo denari per prestazioni non erogate, sulle cliniche private regionali ho attivato gli ispettori e dopo tre anni ho riportato 80 milioni nelle casse della Regione. Ho fermato i padroni dell'Abruzzo, loro si sono vendicati».
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Chi sono i padroni dell'Abruzzo?
«Angelini e i suoi concorrenti, l'associazione Aiop. Insieme fanno il cento per cento della sanità privata. I ras delle cliniche erano stati abituati dalle giunte precedenti a prendersi tutto».
Poteri locali, ma forti, contro di lei.
«Certo. Vogliamo parlare dei monopolisti autostradali che hanno costruito corsie sei metri più strette rispetto al resto d'Italia e pretendono le stesse tariffe? Vogliamo parlare dei gestori idrici che dichiarano che l'acqua di Pescara è quasi buona? Ho rivelato i nomi, la magistratura non ha voluto indagare. Ho fatto un errore grave: ho voluto affrontare questi privati prepotenti tutti insieme e ho perso. Sono stato un massimalista, queste battaglie vanno fatte una per volta».
La magistratura ha trovato riscontri alle parole di Angelini. Lei, dice la Finanza, il giorno dopo aver ricevuto una tangente di 200 milioni avrebbe versato sui conti della sua compagna 239 milioni per l'acquisto della casa Inps di via Crescenzio, a Roma. Vivevate lì dai tempi di Affittopoli.
«Quei 239 milioni erano frutto di polizze assicurative aperte nel 2001. Soldi miei, guadagnati nel corso di una vita in politica. E la trattativa con l'Inps per l'acquisto della casa era iniziata nel 2003».
enzo tortoraENZO TORTORA
C'è una foto, scattata dall'autista di Angelini, in cui si vede l'imprenditore consegnarle una busta sull'uscio di casa. Una dazione, dice l'accusa.
«Sa cosa c'era dentro quella busta? Castagne, noci e mele. E la foto era di un anno prima rispetto alla presunta tangente. Le nostre perizie hanno smontato tutto».
Le vostre perizie non hanno convinto i giudici.
«Mi hanno condannato senza una prova applicando in maniera feroce il teorema Angelini. Oggi in Italia molti presidenti di corte sono ex pm che si portano dietro la cultura accusatoria. Il risultato, spaventoso, sono nove anni e sei mesi basati sulle parole di un bandito. Ho preso la stessa condanna di Tortora, e questo mi dà sgomento. Quando il pm chiese dodici anni, una pena che in Italia non si dà neppure per i più efferati omicidi, ho capito che stava cercando un bersaglio per una condanna esemplare. Hanno cercato disperatamente le prove per quattro anni e non hanno mai trovato un euro, né la traccia di un euro. D'altronde viaggio in Panda e trascorro i natali a Collelongo».
Franco MariniFRANCO MARINI
Presidente Del Turco, lei è ancora un uomo del Pd?
«Da cinque anni non faccio attività politica, non la farò mai più. Il Pd ha così paura dei giudici che non è neppure capace di difendere un suo dirigente innocente. Franco Marini mi è stato vicino, tanti sono scappati. Veltroni mi scrisse una cosa orribile, da inquisizione: "Sono certo che dimostrerai la tua innocenza". In uno stato di diritto è l'accusa che deve dimostrare la mia colpevolezza e non ha dimostrato niente».
Nelle ultime settimane da presidente della Regione, Prodi le inviò un commissario a causa dei bilanci della sua sanità. Lei cercò una sponda in Letta e Berlusconi.
«Anche gli avversari politici mi riconoscono che la sanità abruzzese, io, l'ho risanata. Non voglio buttarla in politica. Voglio solo dedicare quel che ho ancora da vivere a riprendermi l'onore».
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23 luglio 2013

Dunque l’hanno condannato e la pena inflitta in primo grado è molto pesante, quasi dieci anni. L’entità non deve stupire perché non solo il reato è grave ma il processo, per come si era messo, non offriva possibilità di mediazioni. Possibile che un personaggio politico moralmente irreprensibile come Ottaviano Del Turco, che fu scelto dai socialisti quando era loro assolutamente necessario eleggere un segretario al di sopra di ogni sospetto, sia divenuto, alla fine della sua carriera politica una sorta di satrapo che addirittura pretendeva che le tangenti gli venissero portate a domicilio? Quale terribile torsione o diabolica doppiezza ha caratterizzato la sua vita ? In un caso simile le prove dovrebbero essere evidenti e gli accusatori tanto se ne resero conto che parlarono, al momento dell’arresto, di prove schiaccianti. Salvo poi alla fine del processo modificare alcuni capi di imputazione perché la difesa aveva dimostrato che in determinati giorni, citati dai pm nel capo d’accusa, Del Turco sicuramente non aveva potuto commettere il reato che gli era imputato. “E’ vero”, rispose l’accusa, “vorrà dire che cambieremo la data”. Si potrebbe scegliere anche altro, ma forse è questo l’esempio più evidente per mostrare che di questa vicenda sentiremo ancora parlare.
di Massimo Bordin   –   @MassimoBordin

E dunque,

CHI VIVRA'

VEDRA.

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