DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

mercoledì 10 aprile 2013

L'esodo di giornalisti e politici dalla verità

Elsa Fornero, che fa rima con cimitero

secondo una filastrocca cara alle militanti 

amiche dell'ex ministro Oliviero Diliberto: 

ecco chi è responsabile della tragedia 

familiare di Civitanova Marche. Tre persone 

si sono suicidate, la strage è di Stato. 

Un presidente di assemblea elettiva, 

la gentile onorevole Boldrini, issata 

su quello scranno per meriti umanitari dalla 

lista laburista di sinistra che l'aveva eletta nel 

segno della narrazione anticapitalistica di 

Nicola Vendola, decreta con la motivazione 

della sua partecipazione ai funerali il 

significato politico dell'evento, ne offre per 

così dire la lettura ufficiale.

Amen, così sia.


Grande Fratello esodato

A Civitanova è morto un uomo, non un “esodato”. La mostrificazione crisaiola ha raccontato l’opposto a milioni di italiani. Nel mirino c’è Fornero (e la sua riforma)

A Civitanova Marche, venerdì scorso, si è suicidato un uomo, Romeo Dionisi, assieme alla moglie, Anna Maria Sopranzi, e al cognato, Giuseppe Sopranzi. Un uomo di 63 anni, in difficoltà economiche, che ultimamente si muoveva da un lavoro saltuario a un altro, anche nel tentativo di saldare un suo debito contributivo verso l’Inps. Per quasi 18 milioni di italiani, però, è stato un “esodato” a suicidarsi. Tanti sono infatti, secondo i calcoli del Foglio, i cittadini raggiunti da un messaggio non corrispondente al vero – perlomeno a giudicare dall’estratto contributivo dell’Inps di Dionisi – giornalisticamente impreciso e politicamente fuorviante. Come è stata possibile una tale opera di mistificazione di massa? E perché? Ecco come è andata.
Venerdì scorso, alle 11:02 di mattina, un lancio dell’agenzia Ansa parla di “una coppia di coniugi (che) si è suicidata a Civitanova Marche per difficoltà economiche”. Segue dettaglio: “L’uomo era un esodato, la moglie aveva una modestissima pensione”. Le altre agenzie di stampa rincorrono e in tempo reale si fanno vivi anche tutti i siti web più popolari. Repubblica.it, che ogni giorno è visitato da circa 1,8 milioni di persone diverse (dati Audiweb), scrive subito un articolo di nemmeno 10 righe per la propria home page (o pagina principale). L’attacco del pezzo recita così: “Lui era un esodato, lei viveva con una pensione modestissima. Si sono impiccati a Civitanova Marche”. Corriere.it (1,3 milioni di utenti medi al giorno, Audiweb) attende un po’ di più, poi scrive grosso modo la stessa cosa, mantenendo questa versione anche per tutto il giorno successivo. Idem per LaStampa.it. Huffington Post Italia (100 mila lettori circa), diretto da Lucia Annunziata, si sbilancia ancora di più. Titolo a tutta pagina: “Colpa della riforma Fornero”. Tra virgolette, perché l’ha detto la Cgil, e subito sotto la foto di marito e moglie suicidi. Nel sommario, poi, le virgolette saltano senza colpo ferire: “Una coppia si impicca per motivi economici, l’uomo era esodato”.
Insomma, è bastato poco e la versione dei fatti data da Roberto Ghiselli, segretario generale della Cgil Marche, e Aldo Benfatto, segretario della Cgil di Macerata, è diventata “senso comune”: “Un episodio ancora più grave – avevano commentato i due verso le 13 – perché coinvolge un lavoratore esodato che si è trovato nella condizione di non avere più un lavoro né una pensione a causa della riforma Fornero”. Una visione nient’affatto isolata nel sindacato guidato da Susanna Camusso, se è vero che ancora lunedì, sul quotidiano online del sindacato di Corso Italia, Rassegna.it, una lunga ricostruzione delle battaglie sindacali contro la riforma Fornero iniziava così: “Era infatti un esodato Romeo Dionisi, l’uomo che, insieme alla moglie, si è impiccato venerdì scorso per i gravi problemi economici collegati alla sua condizione di ex lavoratore senza reddito (63 anni, ma troppo ‘giovane’ per andare in pensione). ‘Una tragedia immane che lascia sgomenti e disarmati – è stato il commento della Cgil – legata e intrecciata alla crisi che investe il nostro paese’, e sulla quale, ha aggiunto il sindacato, è necessario intervenire subito ponendo fine a quel ‘vergognoso limbo in cui sono state relegate centinaia di migliaia di persone, i cosiddetti esodati’”.
La sequenza “suicidio-esodato-Fornero” alla fine diventa plausibile, anche se falsa: il signor Dionisi non è mai stato un “esodato”, cioè un dipendente che ha accettato di abbandonare il posto di lavoro in cambio di una “buona uscita” dall’azienda che gli consentirà di arrivare fino all’età della pensione (età della pensione che la riforma Fornero ha in alcuni casi allontanato nel tempo). Dionisi era certo in una situazione non facile: era un muratore, aveva aperto una partita Iva, inquadrato dunque come lavoratore autonomo, e aveva difficoltà nel trovare commesse oltre a essere indebitato con l’Inps (meno di diecimila euro, quanto basta però per non disporre del Durc, Documento unico di regolarità contributiva, necessario per lavorare con la Pubblica amministrazione). “Per definizione, essendo lavoratore autonomo, non poteva essere un ‘esodato’ – conferma al Foglio Giampiero Falasca, avvocato esperto del mercato del lavoro, socio dello studio legale Dla Piper – L’unico modo in cui ha ‘incrociato’ la riforma Fornero è stato, come altre decine di milioni di italiani, per il fatto che l’età pensionabile è stata spostata per tutti da 62 a 67 anni, essendo stata eliminata la pensione di anzianità”. D’altronde questa misura, con i 30 miliardi di risparmi che garantisce ogni anno, è quella che finora ci ha più riparato dagli attacchi dei mercati”.
Per verificare se Dionisi fosse o meno un “esodato” sarebbe stato sufficiente chiederlo al vicino di casa e presidente del Consiglio comunale di Civitanova, Ivo Costamagna, oppure rivolgersi alla Direzione territoriale del lavoro o indagare nel “casellario” dell’Inps. Tuttavia la sequenza “suicidio-esodato-Fornero” è uno dei piatti forti della semplificazione crisaiola. E così tutti i principali telegiornali, durante la giornata di venerdì, hanno lanciato servizi (spesso di apertura), riferendo del “suicidio di un esodato”: Tg1 delle 17, Tg3 delle 19, Tg4 delle 14 e delle 19, Tg5 delle 14, Studio Aperto delle 12:30 e delle 18:30, idem per SkyTg24. Il direttore del TgLa7, Enrico Mentana, alle 20 ha addirittura stravolto la scaletta del suo Tg e nel suo editoriale ha sottolineato come per una volta non avrebbe messo in prima pagina la politica ma “una storia bruttissima e con una rilevazione statistica molto pesante. (…) Hanno deciso di togliersi la vita un uomo e una donna, una coppia, lui non riusciva a trovare lavoro, era esodato”. Utilizzando i dati forniti dal Centro d’ascolto dell’informazione radiotelevisiva di Radio Radicale, si deduce che in totale oltre 14 milioni di persone sono state raggiunte via tv da una notizia infondata. Non perché il suicidio non ci sia stato o sia meno tragico, è ovvio, ma perché il dossier “esodati” aperto con la riforma Fornero non c’entra affatto con questo episodio. Gianni Betto, direttore del Centro d’Ascolto, non è troppo sorpreso: “Già nell’aprile 2012, a riforma delle pensioni approvata, e in concomitanza con l’inizio del percorso della riforma Fornero del lavoro, i media italiani ‘scoprirono’ i suicidi. Se infatti per tutto il 2011 e i primi tre mesi del 2012 i media avevano trasmesso ai cittadini 70 notizie su episodi del genere, in poco più di un mese le notizie relative allo stesso argomento sono state 438. Secondo le statistiche, però, i suicidi non erano aumentati”.
Sabato mattina, a dire il vero, i principali quotidiani non riferivano più della condizione di “esodato” del signor Dionisi. Perlomeno se si escludono Libero (che in prima pagina riportava questo sottotitolo: “Famiglia sterminata dalla crisi: si uccidono un esodato, moglie e cognato”); il confindustriale Sole 24 Ore che in prima pagina titolava sobriamente: “Esodato, senza salario, indebitato: la crisi uccide tre volte”; e infine il manifesto, quotidiano comunista. Nessuno, comunque, ha ritenuto utile rettificare esplicitamente la versione dispensata il giorno prima, via tv e Web, a milioni di italiani. Ancora domenica, due esponenti di Scelta civica, movimento guidato da Mario Monti, cioè dal presidente del Consiglio che non ha mai smesso di rivendicare la giustezza della riforma Fornero delle pensioni, accettavano senza replicare l’equazione “suicidio-esodato-Fornero”. Pier Ferdinando Casini, sul Corriere della Sera, esordiva così: “Davanti all’Italia vera, la politica è in ritardo inammissibile. Le aziende chiudono. Gli esodati si suicidano”. Maria Paola Merloni, imprenditrice e senatrice, intervistata su Repubblica, non accennava alcuna contestazione di merito alla seguente domanda del giornalista: “Però si è anche approvata una riforma delle pensioni che ha prodotto la piaga degli esodati. Uno di questi era proprio l’uomo che si è ucciso a Civitanova”. Falso, ancora una volta. Tuttavia non conta, nemmeno per i sostenitori della riforma Fornero.
Gli specialisti della comunicazione, infatti, parlerebbero oramai di “frame” ben stabilito nell’inconscio degli italiani, frutto a loro volta di “media frames” costruiti dai produttori di notizie. Ci sono alcuni “oggetti” del dibattito pubblico, spiegò tra gli altri lo studioso americano Maxwell McCombs, che dai media vengono presentati regolarmente assieme a una “selezione degli attributi necessari per pensare a questi oggetti” e che assieme “esercitano un forte effetto di agenda-setting”. L’utilizzo di questi frame, o “cornici”, fa sì che “l’attenzione si focalizzi su alcuni attributi e che si allontani da altri”. Si tratta di un circolo vizioso, come sostengono i sociologi statunitensi Joseph Cappella e Kathleen Jamieson, perché “si ha un’efficace persuasione quando il messaggio è avvantaggiato dalle convinzioni pregresse del pubblico. (…) Quando i giornalisti incorniciano le vicende politiche entro ‘frames’ strategici, attivano convinzioni pregresse, senza bisogno di crearle”. A sua volta poi questo processo rafforza le tendenze dei giornalisti, portando alla continua trasmissione degli stessi contenuti. Risultato: il 73 per cento dei lavoratori del paese, secondo una ricerca Eurisko, ha sentito parlare della legge Fornero, ma ben il 66 per cento non sa di che cosa si tratta, il 39 per cento non ne conosce bene i contenuti, mentre il 27 per cento, cioè più di un italiano su quattro, confessa un buio totale in merito. Anche così si spiega il fatto che nella categoria piuttosto specifica dell’“esodato” rientrino oramai fattispecie che nulla vi hanno a che fare, come quella di un disoccupato di 62 anni che perde il lavoro e fatica a trovarne un altro prima di arrivare all’età pensionabile (67 anni).
Molti sono stati poi i politici che, senza avvertire il bisogno di verificare la notizia, hanno strumentalizzato il suicidio del signor Dionisi. Antonio Di Pietro – che alle ultime elezioni si è candidato assieme a Oliviero Diliberto, ex ministro e amico di indossatrici di magliette “Fornero al cimitero”, non raggiungendo i consensi necessari a entrare in Parlamento – ha detto: “Lui era un esodato, uno di quelli lasciati senza lavoro e senza reddito da quel governo cinico, uno di quei 350 mila lavoratori truffati e ingannati dallo stato che li aveva convinti a lasciare il lavoro promettendo di accompagnarli sino alla pensione e poi li ha lasciati nudi in mezzo a una strada, senza dignità”. Falso. Poi è toccato a Stefano Fassina, responsabile economico del Partito democratico, che ha chiesto l’attivazione di “commissioni speciali” sul tema, ma partendo da premesse infondate: “La tragedia di Civitanova, dove un lavoratore esodato e sua moglie con una pensione minima si sono tolti la vita, è l’ennesimo indicatore delle condizioni reali dell’Italia”. E’ sulla scorta di questo episodio che il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha convocato una manifestazione nazionale “contro la povertà”. Anche nel Pdl, seppure non a livello di vertici, qualcuno ha portato questo caso disgraziato come prova della necessità di un “governo politico” che non ripeta gli errori dei tecnici sugli esodati. Soltanto ieri il ministro del Lavoro uscente, Elsa Fornero, ha detto che sugli esodati “c’è stata una grande ignoranza collettiva e una grande irresponsabilità”, riferendosi pure a “accordi privati fatti senza che ci fosse una conoscenza, ma implicitamente ponendone l’onere a carico della collettività” e a qualche “distorsione intenzionale”.
Pietro Ichino, giuslavorista con un passato nella Cgil e nel Partito democratico, poi animatore di Scelta civica con Monti, riconosce esplicitamente le origini politiche di questo dibattito “falsato”. Prima però ci tiene a precisare: “Se anche il lavoratore suicida fosse stato un esodato, ben difficilmente la causa decisiva del suo gesto disperato avrebbe potuto essere individuata nel differimento della pensione disposto dal decreto ‘Salva Italia’ del dicembre 2011 – dice al Foglio – Perché, anche applicandosi la vecchia disciplina, non avrebbe potuto avere il pensionamento prima del 2015. Tutti gli ‘esodati’ che attendevano la pensione nel 2012, 2013 o 2014 sono stati ‘salvaguardati’, cioè si è garantito il loro pensionamento nei tempi previsti. Questo, ovviamente, non toglie nulla alla tragicità del gesto del lavoratore di Civitanova e della situazione personale che lo ha generato. Tuttavia non si può far leva su questo episodio per attaccare la riforma più importante compiuta dal governo Monti”. Poi Ichino si sofferma sul ruolo dei media: “La questione degli esodati è stata enfatizzata a dismisura, in funzione della polemica contro la riforma delle pensioni attuata dal governo Monti. I media hanno gran parte della responsabilità della disinformazione diffusa su questo punto. Pochissimi sanno, per esempio, che gli ‘esodati non salvaguardati’ sono lavoratori di età vicina ai 60 anni, che hanno accettato l’‘incentivo all’esodo’ nel 2010 o nel 2011 con la prospettiva di ottenere la pensione nel 2015 o in un anno successivo. Sia ben chiaro: anche questi hanno diritto a un sostegno del reddito, ma logica e giustizia tra le generazioni vuole che questo sostegno venga dato loro in forma di trattamento di disoccupazione, condizionato alla disponibilità effettiva per l’occupazione eventualmente possibile, e non in forma di prepensionamento, a spese dei loro figli e nipoti”.
Molti di questi figli e nipoti, però, sui social network, non si prendono la briga di verificare alcunché e continuano ancora oggi a commentare la versione dei fatti di Civitanova data per vera da tg e siti web. Claudio A. su Twitter: “Lui esodato (grazie agli errori di Jena Fornero), lei con la minima, suicidi per la crisi. E Jena Fornero è addolorata? NO! Sei colpevole!”. Mc.: “Famiglia suicida, Fornero: ‘vedete che c’è una via d’uscita anche per gli esodati? Si chiama morte’”. C.: “Di lacrime della Fornero ne son piene le fosse”. T.: “E’ un po’ come se Hitler dicesse che gli ebrei abbiano risentito del riscaldamento troppo alto.... #fornero”. Così, sfruttando la tragedia di Civitanova Marche, riprende e si alimenta la cerimonia retorico-necrofila che contribuisce a esulcerare il paese.

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