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20 luglio 2011
Paolo Borsellino si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo nel 1959. Era di destra e iscritto al Fuan, l’organizzazione universitaria missina, quando gli scontri tra rossi e neri erano abbastanza frequenti. Borsellino venne accusato dalla polizia di aver partecipato a uno di questi, una specie di grande rissa avvenuta dalle parti dell’università nel 1960, cosicché venne aperto un fascicolo su di lui dal magistrato competente e, per giudicare sulla sua partecipazione o meno alla suddetta rissa, venne chiamato Cesare Terranova, poi ucciso dalla mafia in un attentato che fece storia. Borsellino si difese, contestò di aver partecipato allo scontro e convinse il giudice Terranova delle sue buone ragioni, tanto che Terranova archiviò il caso e mandò libero un inquisito che avrebbe fatto poi, del rispetto della legge, la ragione stessa della propria vita. Ho raccontato questa storia su un inquisito particolarissimo perché, dopo aver ascoltato Fini il quale, proprio alla commemorazione di Borsellino, ha proposto che “gli inquisiti non devono ricoprire incarichi pubblici”, mi sono domandato se questo Fini fosse il famoso dirigente politico o un venditore di aspirapolveri.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
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