DiStImIcAmEnTe





QUANDO FU NON RICORDO,
MA VENNI PRESO UN GIORNO
DAL DESIDERIO D'UNA VITA VAGABONDA,
DANDOMI AL DESTINO D'UNA NUVOLA
CHE NAVIGA NEL VENTO,
SOLITARIA.
(Basho)

...ma ora...

STO DIVENTANDO VECCHIO.
UN SEGNO INEQUIVOCABILE E' CHE
LE NOVITA' NON MI APPAIONO INTERESSANTI
NE' SORPRENDENTI.
SON POCO PIU' CHE TIMIDE VARIAZIONI
DI QUEL CHE E' GIA' STATO.
(Borges)

sabato 11 giugno 2011

Sinistra papalina


L
eggete cosa pensa un laico tutto d’un pezzo come Eugenio Scalfari: «La gerarchia ecclesiastica è entrata pesantemente nella politica italiana con l’atteggiamento preso in materia referendaria. La Chiesa non può suggerire come ci si debba comportare rispetto a una legge dello Stato e non può raccomandare uno specifico comportamento elettorale, si tratti di elezioni politiche o amministrative o di consultazioni referendarie. Quando entra su questo terreno compie infatti una palese e macroscopica violazione del Concordato». Dettagliuccio: parole così nette contro l’ingerenza ecclesiastica non sono di questi giorni. Scalfari le scrisse durante la campagna per i referendum sulla procreazione medicalmente assistita. Era il marzo del 2005. Oggi, in realtà, sulle pagine di Repubblica la musica è un po’ diversa.
All’epoca il quotidiano di largo Fochetti e tutti i grandi giornali spingevano per l’abrogazione della legge 40 del 2004, che regola tutt’oggi la materia. La Conferenza episcopale e il cardinale Camillo Ruini chiesero invece agli elettori di non andare  a votare, e in questo modo stravinsero. Ovviamente l’intellettualità laica accusò la Chiesa di intromissioni indebite. Guido Ceronetti, sulla Stampa, denunciò che l’Italia si stava avvicinando «alla repubblica islamica iraniana». Mentre Nichi Vendola scomunicò Ruini: «Ogni volta che la Chiesa devia sul piano dell’ingerenza temporale perde, perché si allontana dall’ombra della croce».
Sei anni dopo, alla vigilia dei referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento, della preoccupante ingerenza cattolica non c’è più traccia. Eppure le omelie di vescovi e preti sono enfatizzate in ogni frase che può essere interpretata come un appello in vista del voto. Mani esperte tagliano i loro discorsi ad uso della tesi che occorre dimostrare. E cioè che, a partire dal Papa per finire all’ultimo dei frati, la Chiesa vuole che il bravo cristiano vada a votare per il «sì». Il punto, si scopre insomma adesso,  non era che la Chiesa «non può raccomandare uno specifico comportamento elettorale». Può farlo, anzi deve. Purché il comportamento sia quello che vuole la sinistra.



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